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La Street Art di Exit Enter, tra cuori e omini stilizzati

Scritto da Redazione , 13/12/18

Exit Enter, fiorentino d’adozione, è lo street artist che sta conquistando tutti con i suoi graffiti.

Angoli e vicoli di città d’arte come Firenze, Pisa, Bologna, Roma e Napoli ma anche le metropoli europee, da Barcellona a Lisbona, a Malta, diventano delle gallerie a cielo aperto grazie ai suoi disegni.

I suoi celebri omini stilizzati, disegnati con cuori o palloncini, minimali e fortemente espressivi, catturano l’attenzione dei passanti, e sembrano aspettarli lì per raccontare una storia, storie ogni volta diverse. 

Il nostro primo incontro con gli omini firmati .K è stato a Pisa. Passeggiando sul Lungarno, tra la chiesa della Madonna della Spina, in direzione del Palazzo Blu, si intravedono tra i vicoli le sue opere. 

È impossibile non distogliere l'attenzione dal grande fiume che attraversa il lato opposto della strada, dove i vicoli delle strade s’intersecano con il fiume formando una vera e propria sequenza di omini di Exit Enter, uno dei più grandi street artist italiani.

 

Looking for the exit - Florence 2018​​​​​​

 

ViaggiArt ha voluto conoscere questo artista straordinario che riesce ad arrivare dritto al cuore, per capire qualcosa in più sulla sua arte e sulla street art in generale, che molti ancora vedono come un imbrattamento.

 

V: In tutte le opere di street art è la tela parte integrante dell'opera, perché ovviamente ogni tela è diversa, quanto il luogo influenza la sua opera?

.K: Quando lavoro a casa e disegno gli omini li rifaccio al muro. Ricerco anche a casa queste texture di muro rotto o sciupato perché gli omini sono nati in strada. In ogni caso la ricerca dello spot (in gergo il luogo per dipingere) è molto importante per me perché plasma tutto il lavoro. Una crepa, un gancio attaccato al muro possono suggerirti qualcosa: ho sempre ambientato gli omini come se si muovessero già nel muro.

Non ho bisogno dello sfondo perché è già quello lì, è vissuto, racconta una storia. Ultimamente cerco di evitare i muri e dipingere sugli sportellini del gas o della luce, perché vorrei dar meno fastidio. Magari quel tot di persone che vedono il mio disegno come un imbrattamento possono forse convincersi. Lo sportellino non è il muro ma è del muro, è una sorta di compromesso. 

 

V: Lei riesce a riempire di bellezza anche quelli che invece sono degli imbrattamenti veri: scritte violente, svastiche. Il suo è un messaggio fortemente politico, una sorta di reinterpretazione, in cui cambia la chiave di lettura.

.K: Alle volte ci provo, ho fatto qualche intervento a cancellare, “a crossare”, simboli brutti. Ultimamente ci sono sempre di più brutti segni in giro sui muri, in qualche modo provo a levarli e a dare un senso anche all’atto del cancellarli.

 

no racism Exit Enter
Fuck racism! - Palma de Mallorca 2018
​​​​​​

 

V: Possiamo dire che la sua è una doppia operazione di marketing? Ha una linea fortemente riconoscibile, sostituita dalla firma, e al tempo stesso riesce a catturare l’attenzione in vicoli abbandonati che stanno al centro della città.

 

.K: L’aspetto del marketing è insito nella street art, l’operazione di andare a dipingere in una città la chiamiamo “bombardamento”: quando vai in una città a dipingere fai proprio uno spam della tua immagine. L’attitudine è quella della pubblicità: riempi una città e in questo modo la gente inizia a notarlo e a cercarlo, a farsi i loro viaggi. Io dipingevo in accademia, c’erano amici che andavano in giro a firmare e li seguivo, ma mi diceva poco, non comunicavo. Così, quasi per caso, è nato quell’omino e ho continuato, ho tramutato la tag in disegno.

I vicoli invece ho iniziato a dipingerli perché amavo perdermi in queste stradine, sono quelli dove trovi i muri sciupati e dove la notte puoi dipingere tranquillo. Di giorno invece sono interessanti perché ti ritrovi in stradine minuscole che non hai mai visto e molte persone ci si sono ritrovate cercando i miei disegni. È un progetto che è venuto fuori da sé. Quando condivi una tua idea con tante persone è il pubblico a dargli un senso. Ora vado a cercare i vicoli piccoli pensando a chi vorrà perdersi in queste piccole strade che molti non notano. 

 

Migranti da sempre, in cerca dell'uscita - Florence 2016

 

V: Chi riceve la sua arte spesso legge altri significati, l’atto del creare non può essere una cosa razionale, altrimenti non sarebbe arte.

.K: Questa è la fortuna di quando fai le cose in strada: hai un pubblico talmente vasto, diverso, molte volte anche impreparato che riesce a dare risposte assurde che non avrei mai immaginato. Certo, non sono fatte tutte a caso! Molte volte le ho fatte per estro, passione e poi mi sono reso conto che avevano un senso. Quando le persone hanno iniziato a farmi delle domande, mi sono dato un senso. È come l’arte, la pittura, la letteratura, dopo aver condiviso quello che hai creato sono le altre persone a darti una risposta. 

 

V: Quanto incide la città in cui si trova sulla sua arte?

.K: Porto i classici personaggi ovunque, se mi piace molto quella città cerco di creare dei personaggi che stiano bene in quel contesto, non solo in base al muro. Il luogo è importante anche per questioni partiche: se mi ritrovo in una città con le strade molto grandi bisogna stare attenti a fare alcuni tipi di disegni la notte per non farsi beccare. Se è una città piena di vicolini faccio un altro tipo di lavoro, se è una città storica faccio cose molto piccole. È un discorso culturale e funzionale al tempo stesso.

Nel 2014 iniziai a dipingere a Firenze, insieme a James Boy, e contattammo dei ragazzi di fuori per fare degli scambi, noi li ospitavamo nella nostra città per andare a dipingere e viceversa. I primi che abbiamo ospitato sono di Reggio Emilia, loro passavano le giornate a dipingere alle officine reggiane, una fabbrica abbandonata, e facevano cose gigantesche. Io e James eravamo abituati a dipingere cose molto piccole. Alla fine dipende anche dalla città in cui hai vissuto, cosa puoi fare e non puoi fare, questo ti modella un po’.

 

napoli exit enter
Pizza Vs McDonald's - Napoli 2016

 

V: Cuori, palloncini, uscite ed entrate, c’è qualcosa di romantico che spinge anche a sognare…

.K: La mia storia è romantica, l’amore e la passione intese come via d’uscita. Quando ho iniziato a disegnare questi personaggi stavo uscendo da una storia d’amore tormentata, era un periodo un po’ incasinato della mia vita. Se hai una passione forte ti ci dedichi, per me era quella la via d’uscita. E così che è nato il cuore con la scritta "Exit". Che poi in generale è quella la via d’uscita, la chiave della salvezza. Se tutti si volessero bene, se tutti avessero una passione e seguissero l’amore invece che altre stronzate sicuramente saremmo messi meglio. 

 

L’invito di Exit Enter è quello di seguire le nostre passioni, è quella la via d’uscita che ci spingerà lontano. Perciò, come direbbe Exit Enter nei suoi disegni: “Fly away”.

 

Fly away - Pisa 

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