Colpendolo con cosa? Col pendolo!
Immaginate la scena: Galileo Galilei cerca di spiegare al Granduca l’esperimento grazie al quale ha scoperto che la Terra si muove. Lo scienziato si trovava nella splendida Cattedrale di Pisa e contemplava l’oscillazione di una lampada votiva (oggi nella Cappella Aulla, nel monumentale cimitero cittadino), quando fu folgorato dall’ispirazione di riprodurre quel moto sincrono con un pendolo.
Nel Duomo di Pisa con Galileo Galilei
«Eccellenza» gli disse «ho scoperto che il mondo si muove».
«Ma davvero?» fece il Granduca, meravigliato e anche un po’ allarmato. «E come l’avete scoperto?».
«Col pendolo».
«Accidenti! Colpendolo con che cosa?».
«Come, con che cosa? Col pendolo, e basta. Non c’era nient’altro, quando ho fatto la scoperta».
Questo il divertente botta e risposta immortalato dalla geniale penna di Achille Campanile, fine maestro umorista che nel suo capolavoro, Vite degli uomini illustri (Bur, 1999), consegna ai posteri una galleria sui generis di personaggi che hanno fatto la storia dell’umanità e, con essi, anche tanti piccoli scorci d’ambientazione, leggendari e reali, che videro compiersi le loro imprese, come “La quercia del Tasso”. Avete presente?
Al Gianicolo, all'ombra della Quercia del Tasso
Quell’antico tronco d’albero che si vede ancor oggi sul Gianicolo a Roma, secco, morto, corroso e ormai quasi informe, tenuto su da un muricciolo dentro il quale è stato murato acciocché non cada o non possa farsene legna da ardere, si chiama la quercia del Tasso perché, avverte una lapide, Torquato Tasso andava a sedervisi sotto, quand’essa era frondosa. […] Meno noto è che, poco lungi da essa, c’era, ai tempi del grande e infelice poeta, un’altra quercia fra le cui radici abitava uno di quegli animaletti del genere dei plantigradi, detti tassi. Un caso. Alcuni credevano che appartenesse al poeta, perciò lo chiamavano “il tasso del Tasso”; e l’albero era detto “La quercia del tasso del Tasso.
Se a ciò si aggiunge che il Tasso aveva anche una “guercia”, ovvero una poveretta con un occhio storto che l’assisteva, allora il gioco di parole può andare avanti all’infinito, ridendo fino alle lacrime, perdutamente conquistati dall’inventore delle “tragedie in due battute”.
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