Luogo - Parco

FONDAZIONE PALAZZO CORONINI CRONBERG

Luogo: VIALE XX SETTEMBRE, 14, Gorizia
Il palazzo Coronini Cronberg, divenuto sede dell'omonima Fondazione per volontà del suo ultimo proprietario, il conte Guglielmo Coronini Cronberg (1905-1990), è una dimora storica risalente alla fine del Cinquecento. Passeggiando attraverso le quindici sale che compongono il percorso museale, tra cui la stanza dove nel 1836 soggiornò e morì l'ultimo re di Francia Carlo X di Borbone, il visitatore è trasportato d'incanto indietro nel tempo, grazie all'atmosfera calda e suggestiva delle sale con arredi cinque e seicenteschi del piano terra, ai suntuosi salotti settecenteschi, alle sale impero e agli ambienti ottocenteschi del piano nobile. Soprammobili, argenti, porcellane, cristalli, fotografie, ritratti e oggetti di uso quotidiano ricreano l'atmosfera di un'abitazione realmente vissuta, lasciando percepire in ogni stanza la presenza degli antichi proprietari.
Tra ricordi e cimeli di famiglia si possono ammirare opere d'arte di straordinario valore: dipinti attribuiti a Bernardo Strozzi e a Rubens, tele di Alessandro Magnasco, Giambattista Langetti, Giuseppe Tominz, Vladimir L. Borovikovsky, sculture di Bertel Thorvaldsen, Giuseppe Ceracchi e Franz Xaver Messerschmidt. La villa è circondata da uno splendido parco all'inglese di cinque ettari, nel quale si scoprono importanti reperti archeologici aquileiesi, un elegante tempietto di stile Liberty, piante rare e preziose: frassini, tigli, cedri dell'Himalaya, piante esotiche come le palme, i nespoli del Giappone, bamboo e una centenaria quercia da sughero.

Il Testamento
Il patrimonio storico artistico riunito nei secoli dalla mia Famiglia, completato e ricostituito a mia cura, non deve essere disperso ma servire al pubblico godimento ed all’educazione culturale della collettività.
Così inizia il testamento olografo di Guglielmo Coronini, stilato l’8 dicembre 1967 e così continua: ll palazzo Coronini Cronberg con l’annessa Cappella gentilizia (…) con tutto l’arredamento, mobili, quadri, sculture, archivio, biblioteca e collezioni varie di mia proprietà (…) insieme al parco (…) costituiranno un complesso museale intangibile e inalterabile, accessibile al pubblico a perpetuo ricordo della mia Famiglia e ad ornamento e attrattiva della mia città.
Il testamento del conte Coronini, pubblicato sulla stampa locale il 17 ottobre 1990, è un documento di estremo interesse; nei dieci fogli manoscritti, comprendenti dodici articoli siglati con numeri romani, emerge l’idea – condivisa anche dalla sorella Nicoletta – di creare una Fondazione a gestione privata, atta ad amministrare le proprietà di famiglia e a trasformarla in patrimonio per la sua città. Il documento, divenuto Statuto della Fondazione Coronini, regola sia la parte amministrativa e contabile sia quella prettamente museale. In esso è espressa con chiarezza la volontà di conservare il carattere attuale di grande dimora gentilizia nella sua viva unità di architettura, arredamento e parco, mantenendo inalterati i complessi ambientali.
Nulla è sottovalutato o lasciato al caso; le destinazioni d’uso del palazzo e del parco sono estremamente precise, così come le modalità di conservazione e di esposizione delle collezioni. In particolare, la biblioteca è consultabile liberamente mentre le collezioni numismatiche e grafiche così come il materiale archivistico, i manoscritti e libri rari, saranno esibiti in consultazione vigilata soltanto a studiosi di riconosciuta serietà (…). La concessione temporanea di opere d’arte a esposizioni nazionali o estere sarà limitata a manifestazioni di particolare rilievo culturale, che offrano tutte le garanzie per l’incolumità delle opere richieste.
La stessa amministrazione finanziaria e la gestione degli immobili, sono finalizzate alla salvaguardia del palazzo e dei suoi beni, alla corretta gestione museale, alla conservazione e integrazione organica delle collezioni con precedenza al completamento e aggiornamento delle raccolte bibliografiche, archivistiche e numismatiche di interesse locale e regionale.

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