Destinazioni - Comune

Cles

Luogo: Cles (Trento)
Cles (Clés o Cliès in nones) è un comune italiano di 6.840 abitanti della provincia di Trento. È capoluogo del comprensorio della Val di Non. Geografia fisica Manovre militari in val di Non (1905-1935) Il museo è stato allestito nel 2009 in una casa nelle vicinanze della Diga di S.Giustina. Nelle varie sale sono rappresentate le due manovre. Le manovre del 1905 furono organizzate dall'Impero austro-ungarico e videro la presenza dell'imperatore Francesco Giuseppe. Al tempo la Val di Non faceva parte dell'Impero austro-ungarico ma era anche terra di confine e per questo aveva un ruolo importante sia politicamente che militarmente grazie alla sua posizione strategica. Dopo la prima guerra mondiale la valle di Non assieme al Trentino fu annessa al Regno d'Italia sotto il Re Vittorio Emanuele. Le manovre di questo periodo furono tra le più importanti di tutto il ventennio fascista. La valle rimaneva sempre terra di confine pur avendo cambiato bandiera e Mussolini aveva l'intenzione di dimostrare al vicino austriaco la forza del proprio esercito. Nello stesso periodo furono organizzate altre grandi manovre in preparazione alla seconda guerra mondiale: sulle Alpi Orobie, nel nord-est del Friuli, nelle Valli dell'Adige. Benito Mussolini partecipò attivamente e in prima persona alle manovre in Val di Non. Queste grandi manovre però, provocarono scompiglio e disagio tra la popolazione in quanto gli uffici pubblici e le abitazioni dovevano essere liberati, bisognava provvedere al cibo per i soldati, il bestiame al pascolo era proibito e i veicoli potevano circolare solo in determinati orari. Alla fine delle manovre, il 30 agosto 1935 a Romeno, in un video pubblicato alla mostra, Mussolini dichiara ai suoi soldati (circa 100.000) che le manovre in Val di Non erano terminate, ringraziandoli per il loro aiuto e la loro disciplina. Palù di Tuenno Il biotopo di Tuenno è una zona paludosa che si può raggiungere in auto, in bicicletta o a piedi attraverso la pista ciclabile. La palude è caratterizzata prevalentemente da acquitrini e canne di bambù; nella distesa di canne di palude sono presenti anche alcuni cespugli di salice. Nella parte orientale dell'area naturale è presente un piccolo laghetto d'acqua, mentre alcune pozze più grandi sono nascoste tra la fitta vegetazione. Il biotopo è interessante soprattutto per l'avifauna. Qui infatti è stata riscontrata la riproduzione di numerosi volatili. Molti di questi sono caratterizzati da grande rarità a livello provinciale. Tra le numerose specie si possono citare il martin pescatore, la gallinella d'acqua, la folaga, l'Airone cenerino, lo Svasso maggiore, la cannaiola, il tarabusino, il migliarino di palude, il cannareccione, il porciglione, il yuffetto, il germano reale, la cannaiola verdognola. Inoltre la palù di Tuenno rappresenta per gli uccelli migratori un importante zona di rifugio, sosta e alimentazione. Infatti, costituendo uno tra i pochissimi ambienti naturali umidi di tutta la Val di Non, essa si presenta "come un albergo gratuito" in un vasto territorio relativamente inospitale per le specie di uccelli migratori, in quanto antropizzato. Circa due decenni fa (dal 2011), però, due terzi della superficie della Palù di Tuenno sono stati coperti da inerti per costruire il campo sportivo di Cles. Nonostante ciò il biotopo è in qualche modo riuscito a sopravvivere. Lago di Santa Giustina Vicino all'abitato di Cles si trova il lago artificiale di Santa Giustina, formato con lo sbarramento del fiume Noce. La diga fu completata nel 1951, è alta 152 metri, ed era all'epoca della costruzione la più alta d'Europa. Il lago contiene 180 milioni di metri cubi d'acqua ed alimenta le turbine della centrale idroelettrica di Taio. Il lago prende il nome dalla località in cui si trova la diga, che a sua volta prende nome da un antico eremo di cui rimangono solo dei ruderi, protetti da un incavo naturale della roccia. Non molto distante dalla diga si può trovare il santuario di S.Romedio. Stemma di Cles Il Comune di Cles aveva uno stemma già dal 1881. In esso era rappresentato un edificio caratterizzato da due torri. In uno stemmario fu descritto così: ... chiesa con due torri (ecclesia) ... , descrivendo erroneamente l'edificio come una chiesa; in realtà esso rappresentava Castel Cles, che ha due caratteristiche torri gemelle. Nel 1931 Cles inviò al governo di Roma la richiesta di concessione di un nuovo stemma e di un gonfalone, perché fino allora erano stati usati quelli imposti dall'ex Governo Austro-Ungarico: "Il Comune di Cles chiede di portare per stemma una chiesa, emblema del paese, che appunto da ecclesia prese il nome". Fu concesso l'attuale stemma, con questa descrizione: l'elemento essenziale dello stemma è rappresentato da un semplice edificio dotato di una porta e appoggiato su una gradinata. All'apice del tetto a due ali sovrasta un campaniletto cuspidato con una finestrella. I colori argentato e rosso sono quelli dello stemma della famiglia dei baroni di Cles. La corona muraria di comune e le fronde di quercia ed alloro, legate da un nodo d'argento e di rosso con nastri bifidi agli estremi completano come ornamenti esteriori. Il gonfalone riporta lo stesso stemma ed è descritto così: drappo partito di rosso e di bianco riccamente ornato di ricami d'argento caricato dello stemma sopra descritto con l'iscrizione centrata in argento. Storia Il nome Cles è di origine molto antica e non si sa di preciso da dove derivi. Potrebbe derivare da alcune parole in latino: Ecclesiae (luogo sacro di riunione); Cleus (luogo chiuso, fortificato); Clusum (luogo posto fra monti e villaggi); Clavis (luogo in posizione centrale). Esso è formato da tre rioni di origine molto antica: Pez deriva dal ladino che significa abete; Spinazeda deriva da "spina", un arbusto spinoso che cresceva in quel posto; Prato deriva da pratum, un luogo pianeggiante ed esteso. In epoca romana Cles era un Emporium antichissimo, vale a dire il più importante centro delle valli di Non e di Sole, al quale la gente accorreva da tutte le parti per affari, commerci e specialmente per il culto delle divinità pagane. Avvenuta poi, dopo l'anno 400 d.C., la conversione in massa al Cristianesimo, Cles continuò ad essere centro delle due valli, non solo per gli affari materiali, ma in modo speciale per quelli del culto cristiano. In quell'epoca furono abbattuti i monumenti del culto pagano e costruita a Cles la prima chiesa della valle, che per molto tempo servì per tutti i cristiani dei dintorni. Allora la gente cominciò a dire "andiamo ad Ecclesiam". Così, un po' alla volta, invece di dire Ecclesiam si passò a dire Clesiam, a Clesium e finalmente Cles, che diventò il nome del luogo. Tavola Clesiana Il 29 aprile del 1869 presso le attuali scuole medie di Cles (nella località Campi Neri) è stata ritrovata la nota Tabula Clesiana o Tavola Clesiana ovvero la più importante fra tutte le iscrizioni romane trovate finora in Val di Non. La tavola è datata 15 marzo 46 (d.C.) e porta inciso l'editto col quale l'Imperatore Tiberio Claudio concedeva la cittadinanza romana con forza retroattiva e quale speciale grazia sovrana agli Anauni, ai Tulliassi (che forse identificava il popolo dell'attuale Val Rendena) e ai Sindoni (con ogni probabilità le popolazioni della Val di Sole). Con questa iscrizione si intendeva sanare tutte le irregolarità antecedenti, e si resero validi atti e contratti illegali prima compiuti. Si tolse così ogni differenza politica e civile fra gli abitanti della città e quelli della valle, gli Anauni fecero parte del Municipium di Trento, che nel decreto imperiale è detto splendi (splendido). L'editto di Claudio fu iscritto su una tavola di bronzo alta circa 50 cm, larga 38 cm, dallo spessore di 5 mm e dal peso di 7,14 kg. Ai quattro lati si trovano fori circolari, che dovevano permetterne l'affissione ad una parete (probabilmente all'epoca era esposta al pubblico). L'iscrizione, ritrovata casualmente nel 1869 nei Campi Neri durante uno scavo, oggi è conservata a Trento al Civico Museo del Castello del Buonconsiglio; una copia è visibile a Cles nella piazza del Municipio e al Museo Retico di Sanzeno. La Tavola Clesiana, oltre che aver avuto un'importanza rilevante per la storia del Trentino in età romana, è stata indicativa anche per gli eventi politici dell'epoca. Bernardo Clesio Storicamente Cles è importante anche perché in questa cittadina è nato Bernardo Clesio (Cles, 11 marzo 1485 – Bressanone, 30 luglio 1539). Dapprima cardinale italiano poi principe vescovo di Trento. Clesio fu molto attivo nell'organizzazione del Concilio di Trento voluto per bloccare l'espansione della Riforma Luterana. Oltre ad avere intitolato parecchie vie del Trentino (come ad esempio la via che porta al Museo del Castello del Buonconsiglio a Trento) e lo stesso istituto scolastico di Cles in suo onore, la Cooperazione Trentina ha adottato fin dalla sua nascita lo stemma del cardinale come proprio simbolo. Palazzo Assessorile Il Palazzo Assessorile a Cles, è stato al centro di un ambizioso restauro che ha riportato l'edificio all'antico splendore e dopo quattro anni di lavori ininterrotti, ha riaperto i battenti in occasione della Giornata di primavera promossa dal Fai (Fondo per l'Ambientale Italiano) nel marzo 2009. La struttura inizialmente è stata adibita a deposito per le derrate alimentari, trasformandosi poi in una dimora nobiliare e successivamente nella sede del Capitanato delle Valli. Quindi ha ospitato le carceri, prima di diventare la sede del Municipio e del Consiglio Comunale. Si tratta quindi di un edificio che conserva in sé tutte le valenze amministrative, politiche e sociali degli ultimi 8 secoli ed è certamente il più antico testimone della storia clesiana. È un elegante e arcigno edificio tardogotico fortificato che si erge al centro borgata di Cles. Cresciuto attorno a una torre del XII secolo ricoprì, durante la sua storia secolare sia il ruolo di ricca abitazione urbana di famiglie nobiliari locali (i Cles, i Sant'Ippolito, i Thun), sia il ruolo di palazzo pubblico con funzioni giudiziarie (dal 1679). L'aspetto attuale del palazzo è frutto dell'ampliamento voluto dai signori di Castel Cles alla fine del Quattrocento. All'esterno conserva una facciata gotico/rinascimentale, impreziosita da bifore in gotico veneziano e da un esteso affresco di scuola nordica, datato 1482, rappresentante due angeli che sorreggono l'insegna araldica dei Cles, inoltre la merlatura, le feritoie, le caditoie sotto il tetto conferiscono alla struttura un aspetto austero. Nel 1679, sopra il portale gotico, è stata murata dalla comunità clesiana una lapide per ricordare la nuova destinazione d'uso del palazzo: in quel periodo l'edificio diventava sede degli uffici dei giudici delle Valli di Non e di Sole, detti appunto Assessori, e delle prigioni. L'interno conserva dei portalini quattrocenteschi in pietra lavorata e numerose sale su due distinti piani con affreschi rinascimentali datati 1543, opera di diversi pittori, fra i quali probabilmente Marcello Fogolino e Domenico Brusasorci. I preziosi soffitti lignei hanno decorazioni floreali e insegne araldiche di diverse famiglie della nobiltà locale. Il terzo piano, quasi interamente affrescato, ospitava le prigioni seicentesche. Nel corso del Novecento l'edificio ha perso la sua funzione giudiziaria, ereditata dall'antistante Palazzo Dal Lago, ed è diventato prima sede del Municipio, quindi elegante luogo d'esposizione d'arte. Castel Cles Sulla cima di un promontorio, nel centro geografico della Val di Non, si trova il castello dei Signori di Cles. Il maniero si rispecchia oggi nelle acque del lago di Santa Giustina e in passato era posto sulla collina per sorvegliare il ponte in legno che collegava la borgata di Cles all'Alta Anaunia (ora inghiottito dalle acque del lago). La fortezza, sviluppatasi forse attorno ai resti di una torre di vedetta romana, era inizialmente appartenuta ad una consorteria di tipo comunitario, come fa intuire la presenza di più torri. Da questa cerchia emerse attorno all'anno mille la famiglia dei Signori di Castel Cles, il cui capostipite è Vitale de Clesio (documento del 1114) e il cui più illustre personaggio fu Bernardo Clesio, cardinale e Principe Vescovo di Trento, Cancelliere Supremo nonché presidente del Gran Consiglio segreto del re Ferdinando I. Persone legate a Cles Bernardo Clesio (1485-1539), cardinale Renzo Francescotti, (1938), poeta Franco Tretter (1944), politico Maurizio Fondriest (1965), ciclista Economia L'economia del paese per gran parte è improntata sull'agricoltura e in particolare sulla produzione della mela. La Valle di Non di cui Cles è il capoluogo amministrativo è una zona frutticola tra le più produttive d'Europa. A partire dal 1989 sono stati sottoscritti protocolli di autodisciplina per un'agricoltura di qualità nel rispetto dell'ambiente e quindi a tutela del prodotto e del consumatore. Grazie alla sua posizione e le comodità della città il turismo è un settore che si è valorizzato negli ultimi anni, attualmente esiste una ricca offerta di manifestazioni culturali, sportive e di svago. Sono anche presenti una stamperia Mondadori, una sede della multinazionale Ebara, ditta leader nel mondo nella produzione di pompe idrauliche, la sede principale e storica della Diatec Group, azienda fondata dal Cav.Diego Mosna che produce tutti i prodotti relativi a carte e stampati e numerose piccole industrie locali. Agricoltura Fino alla metà del XIX secolo il paesaggio anaune si presentava completamente diverso. L'economia agraria si basava principalmente sul gelso (il cui prodotto era destinato all'industria tessile) e sulla vite. Il Consiglio Agrario di Trento con altri istituti cerca di incrementare l'agricoltura promuovendo la frutticultura, visti anche i risultati positivi che stava dando in Sud Tirolo. D'altronde la coltivazione del gelso era in declino anche per le malattie e per l'eccessivo sfruttamento. Alcune famiglie si lanciarono in questa nuova avventura. Si deve ad un nobile di Revò, tale Francesco Maffei, l'introduzione della mela Renetta dal Canada già ad inizio 1800. Nei primi anni del 900 attorno al paese si coltivava frumento, orzo, segale. Nel 1924 i produttori di tabacco erano 14 con 44900 piante. Un notevole contributo al benessere delle famiglie era dato dall'allevamento del bestiame utilizzato per lavori agricoli e per la produzione di latte. Altra risorsa sicura era la bachicoltura. Era l'orgoglio e l'occupazione delle donne che curavano l'allevamento dei bachi. Inizialmente furono coltivate mele e pere e ben presto arrivarono riconoscimenti in ambito internazionale a cominciare da quelli ottenuti all'esposizione mondiale di Vienna del 1873. Già in quegli anni si mette in mostra una coscienza cooperativistica, infatti, nasce il Consorzio acquario generale che si occupa di costruire e gestire l'acquedotto che portava acqua ai comuni di Cles, Tuenno, Nanno e Tassullo. Nel 1889 a Cles nasce una società cooperativa per lo smercio cumulativo della frutta (accanto alla frutticultura rimane la produzione di foraggio legata all'allevamento). Negli anni settanta la coltivazione della mela diventa praticamente una monocoltura. Accanto alla renetta si affiancano nuove qualità la Golden Delicious e la Red Delicious. Di recente la Fuji e la Royal Gala. Dal 1989 le cooperative di mele della Val di Non e della Valle di Sole si sono unificate nel consorzio Melinda (con circa 5200 produttori). Lec Il "lec" è un acquedotto che porta l'acqua ai paesi di Tuenno, Tassullo, Nanno e Cles. Circa a metà del 1800 gli stessi paesi unirono i loro interessi in una società, il consorzio acquario generale, che anche oggi gestisce l'irrigazione dei frutteti. L'opera permise di risolvere la questione dell'irrigazione dei campi e di trasformare la coltivazione dell'epoca introducendo la frutticoltura. Si iniziò perciò a coltivare le prime mele e pere nella parte occidentale della Valle di Non. Il canale prelevava l'acqua in località Cantier nella valle di Tovel dal torrente Tresenica e con un percorso lungo le rocce raggiungeva la parte nord di Tuenno e poi proseguiva fino a Cles. Lungo il suo percorso due deviatori dell'acqua "dividevano l'acqua tra i paesi sopracitati secondo dei precisi accordi. I lavori di costruzione iniziarono nel 1852, il canale era largo 4 piedi, profondo 36 e lungo circa 10 km. Grazie al "lec" vennero irrigati 600 ettari. Per l'epoca l'opera era economicamente molto rilevante e il consorzio si indebitò per portare a termine l'operazione. Alcune personalità furono decisive per la nascita dell'acquedotto: don Gioseffo Pinamonti, amministratore, Francesco Antoniolli, capitano distrettuale dell'Impero austro-ungarico, Giovanni Brugnara, geometra originario di Cles e progettista del manufatto. Durante gli anni trenta vennero effettuati dei lavori di restauro perché c'era una perdita del 38% dell'acqua deviata ai quali seguirono poi altri lavori. L'acquedotto è ancor oggi quello originale e tuttora rifornisce di acqua il consorzio acquario e le campagne dei paesi che vi aderiscono. Sono cambiati i sistemi di distribuzione, prima a scorrimento, poi a pioggia ed ora a goccia ma il vecchio "Lec" adempie ancora alla sua funzione originaria. Istruzione Oltre ad un istituto comprensivo (scuola elementare e media) sono presenti anche alcune scuole superiori: la scuola professionale E.N.A.I.P., l'Istituto tecnico commerciale e per geometri Carlo Antonio Pilati, Licei classico, scientifico (bilingue, informatico) socio psicopedagogico e linguistico, e l'istituto magistrale. In questi istituti affluisce buona parte degli studenti delle valli di Non e Sole. Nel 2006 il liceo scientifico Bertrand Russell di Cles è salito all'attenzione della stampa nazionale per i buoni risultati ottenuti nei test PISA di quell'anno. Media A Cles ha sede una delle più antiche emittenti locali trentine (1978) ancora in attività: Radio Anaunia, FM 103,900, 91,300, 91,600 e 99,600. L'emittente è diretta da Claudio Gabos ed illumina la Val di Non, la Val di Sole, la Piana Rotaliana e la Val di Cembra. Trasporti Cles si trova sull'incontro tra la Val di Non e la Val di Sole e sul territorio si trova la Strada statale 42 che porta verso il Passo del Tonale e la Strada statale 43 che collega Cles con la Val di Non. Cles si può raggiungere con i mezzi pubblici cioè con i bus e con i treni della Trentino Trasporti. A Cles sono presenti due stazioni ferroviarie la più importante e la Stazione di Cles la seconda invece è la Stazione di Cles Polo Scolastico. Frazioni e quartieri Mechel In direzione di Tuenno troviamo Mechel sembra che il nome di questa frazione derivi dall'etrusco "paese", "luogo abitato" infatti, già da parecchi secoli avanti Cristo, risiedeva una popolazione stabile. Mechel è situato sotto il monte Peller dove vivono circa 500 abitanti, famoso per le scoperte archeologiche dell'epoca del ferro. Sono state trovate molte tombe in cui oltre al corpo venivano sotterrate spade risalenti all'epoca del bronzo, ori, fibule e cibo perfettamente conservato. Nei pressi del Castel di S. Ippolito a Mechel esiste un posto chiamato Cianvaza dove si trova una grotta che durante la seconda guerra mondiale gli abitanti si rifugiavano per scampare ai bombardamenti. Questa grotta si dice che fosse in origine una via di fuga segreta del castello dove la leggenda dice che sia nascosto un vitello d'oro. Chiese Chiesa di Santa Maria Questa chiesa viene nominata nei documenti nel 1328 e nel 1354. Gli scritti antichi ci fanno sapere che nel 1467 il vescovo suffraganeo Albertino consacrò l'altare dei santi Fabiano e Sebastiano. Più tardi viene consacrato il cimitero che si trovava intorno alla chiesa. Nel 1579, durante un'ispezione emerse che la chiesa di Mechel era in cattive condizioni e un pericolo per i fedeli, per cui si decise di abbatterla e ricostruirla sullo stile della chiesa di Cles. Nel 1586, il 12 maggio, venne consacrata dal vescovo suffraganeo Gabriele Alessandri. Nel 1733 viene elevata a curazia, ma senza fonte battesimale, solo nel 1792 si ebbe l'autorizzazione a battezzare. Sull'altare maggiore vi è una pala, da alcuni attribuita a Giovanni Battista Lampi, raffigurante la Madonna Assunta in Cielo. Chiesa di San Lorenzo Viene nominata per la prima volta nel 1390, ma le sue origini risalgono ad epoche più remote. La chiesa di san Lorenzo è ad una navata con volta a rete, finestre gotiche ed abside pentagonale. L'altare, è intagliato in legno con nicchia centrale in cui si trova la statua di San Lorenzo. Ai lati si trovano le statue di S. Antonio e di S. Francesco e in cima, S. Barbara con la torre. Di notevole interesse gli affreschi di ispirazione gotica. Tra gli anni 1988 - 1995 la chiesa fu restaurata ad opera di don Bruno Magagna. Castel Firmian È un edificio di notevoli proporzioni di stile composito, con elementi manieristici. L'attuale edificio è del 1486 e sorge su un precedente castello. La facciata del palazzo è caratterizzata da numerose di finestre, tutte quadrate, tanto che l'edificio è conosciuto come "Castello dalle cento finestre". All'interno alcune stanze sono abbellite di soffitti a cassettoni e arricchite di affreschi con motivi mitologici. Dres Proseguendo lungo la strada statale 43, in direzione di Malè, si arriva a Dres (661 s.l.m.; 124 ab.). Il suo nome deriva dal sostantivo pre-latino dur/dor, che significa acqua a corrente. Al numero civico 18 si conserva un affresco quattrocentesco, raffigurante S. Cristoforo, al numero civico 42, invece, una pittura a fresco, risalente al XVIII secolo, rappresentante la Madonna con Bambino incoronata da angeli. A Dres possiamo trovare anche la preziosa chiesa di S.Tommaso menzionata nel 1323. Chiese Chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta Sulla piazza di Cles si affaccia l'antica e monumentale chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta, ricostruita nello stile gotico-rinascimentale fra il 1512 e il 1522. La chiesa è ricordata per la prima volta nel 1128. Il portale maggiore reca nella lunetta un affresco dell'Annunciazione. È sormontato dallo stemma dei Clesio con iscrizione e da un rosone che alleggerisce la facciata dal tetto a due spioventi. Sulla porta di settentrione vi sono un altro stemma della famiglia Clesio e degli affreschi. L'interno è ad un'unica navata ad arco. Una fitta rete di costolature, che scende sulle pareti laterali, orna la volta gotica. La chiesa vanta un notevole fonte battesimale del 1598 e una preziosa argenteria. Finestroni a traforo e un antico orologio fregiano il campanile gotico. Recentemente la chiesa è stata oggetto di notevoli restauri. Nel campanile è conservata la cinquecentesca campana "Barona" voluta da Bernardo Clesio in occasione del rifacimento della chiesa. Emette la nota Re3. Chiesa dei Santi Pietro e Paolo a Maiano La chiesa di Maiano viene citata per la prima volta in un documento del 1348 e ha origini antichissime, come attestano i ritrovamenti archeologici di strutture e sepolture altomedievali. L'edificio è ad un'aula unica pressoché quadrata, ha un'abside poligonale e un campaniletto in facciata. L'interno conserva un prezioso ciclo d'affreschi e un altare di legno intagliato. Chiesa di San Tommaso a Dres La chiesa di San Tommaso è situata sull’antica strada che, attraversando la valle di Non portava, da un lato, verso la Valle di Sole, Malè e la Lombardia e dall’altro, verso il passo Palade e Merano. Probabilmente la cappella venne edificata nel XIII secolo e la prima notizia documentale risale al 1322. In occasione del restauro svoltosi dal 2003 al 2005 è stata determinata la superficie della cappella primitiva, il perimetro dell’abside a calotta (originariamente coperta di affreschi di cui si è trovato traccia durante lo scavo archeologico), e, in parte, il pavimento più antico fatto di ciottoli e di battuto di calce. Sulla parete meridionale sotto gli affreschi e sotto l’attuale piano pavimentale, è apparsa una decorazione ad affresco: assomiglia a una tappezzeria e mostra antiche iscrizioni rovinate e un motivo a cardo, tardo quattrocentesco, che allude alle sofferenze di Cristo e, unito a una melagrana, alla Passione e Resurrezione. La chiesa attuale è ad aula unica, soffitto piano, con abside poligonale tardogotica a est, coperta da una volta a nervature senza funzione portante, facciata a ovest, completamente intonacata di bianco esternamente, frutto dei recenti restauri che hanno eliminato porzioni incongruenti o danneggiate d’intonaco. La facciata a capanna, fiancheggiata da un campanile, mostra un portale centrale a tutto sesto e due finestrelle simmetriche a lato, corrispondenti a una tipologia molto diffusa nel Trentino tra XVI e XVII secolo. Sopra il portale compare la data 1616 corrispondente alla fine dei lavori di allungamento dell’edificio sacro e di rifacimento della facciata. All’epoca risalgono pure i lavori di innalzamento del piano pavimentale, d’imbiancatura interna e la conseguente copertura degli affreschi (in parte a secco e semisecco) sui muri laterali; soltanto in occasione del recente restauro venne portata alla luce e restaurata la decorazione pittorica laterale, mentre gli affreschi sull’arco santo erano già visibili precedentemente. Peraltro l’arco santo venne ampliato verso il 1672 per dare maggiore visibilità all’altare (consacrato nel 1579) e alla pala di Mattia Fiser commissionata dalla nobile famiglia Begnudelli nel 1673. Sulla parete meridionale compaiono a circa due metri di distanza dalla controfacciata, tre frammenti di affreschi della fine del XIII secolo o dell’inizio del XIV, importanti perché documentano la manifesta antichità della chiesa, visto che ci riconducono al XIII secolo, periodo antecedente al 1322, a cui risale la prima citazione della chiesa. L’unico affresco leggibile si trova al centro e mostra quattro santi con aureole perlinate. Sopra l’ultimo santo a destra si legge il nome [BARTOLO]MEUS. Questi affreschi sono ascrivibili al cosiddetto Zeichenstil e Linearstil di matrice gotica, stili provenienti dal lago di Costanza e dalla Svevia e giunti nel Tirolo meridionale nel tardo tredicesimo secolo. Evidenti sono pure le affinità stilistiche con gli affreschi tardoromanici nell’antica basilica dei Santi Martiri anauniensi a Sanzeno. Sopra questi frammenti di affresco si ammira una scena molto originale con San Romedio e i santi martiri anauniensi Sisinio, Martirio e Alessandro. Questo anonimo pittore locale o tirolese impronta il suo stile a quello dei pittori nordici, in particolare a quello di un pittore attivo nel 1482 nella chiesa di San Marcello a Dardine, affine allo stile di Simon von Taisten e di Leonardo da Bressanone. Lo stesso maestro, o un suo stretto collaboratore, ha raffigurato negli anni Ottanta del XV secolo, San Romedio con i compagni Davide e Abramo nella chiesa di San Paolo a Pavillo. San Romedio e i santi martiri sono stati realizzati da un pittore più modesto, pure negli anni Ottanta del XV secolo e qui emerge chiaramente lo stile tirolese dove il colore soggiace al disegno, così pure la naturalistica raffigurazione fin nei particolari più minuti, tanto cara ai pittori del nord. I santi sono raffigurati in abiti da pellegrini come si usava nel Medio Evo: portano il mantello, il cappello, la bisaccia, il bordone, la conchiglia, il circulum precatorium, una sorta di rosario medievale, e moderni stivaletti di pelle di fattura quattrocentesca. Accanto, si trova un frammento con San Vigilio, San Sebastiano e Santa Caterina di Alessandria con i suoi attributi iconografici: la spada e la ruota. La santa, graziosa e slanciata, si conforma ancora allo stile gotico internazionale: i capelli ondulati giocano capricciosamente con i denti tremuli della ruota, il suo volto è molto dolce e la scena, nel suo complesso, viene impaginata su un fondo astratto in parte marmorizzato, dai colori brillanti. Si presume che l’affresco sia stato realizzato negli anni Novanta del XV secolo, probabilmente da un artista locale di talento, attivo nella chiesa di San Vigilio a Tassullo e influenzato dallo stile di Leonardo da Bressanone che aveva pure lavorato in Valle di Non, precisamente a Castel Braghér nel 1461. L’affinità stilistica a Leonardo si evince, oltre che dalla descrizione dei particolari e dalla grande corona di Santa Caterina, dalla mancanza di drammatica forza espressiva dei personaggi, dai cui volti invece, emerge un’intima, serena rassegnazione, come peraltro si evince palesemente nel volto di Cristo con San Giovanni Evangelista, Sant’Antonio Abate e San Rocco, dipinto sul muro settentrionale, esattamente di fronte all’affresco qui trattato. Per quanto riguarda San Rocco (il primo da sinistra), pur in assenza di attributi iconografici incontrovertibili, si può identificare il santo per la sua stringente somiglianza alle raffigurazioni di San Rocco nella chiesa di San Vigilio a Tassullo. Trattiamo ora di nuovo la decorazione della parete meridionale. Dopo una finestra aperta nel XVII secolo, che ha distrutto in parte l’affresco accanto ad essa, si trovano su uno strato pittorico omogeneo: il martirio di San Lorenzo (molto rovinato dalla finestra), una Madonna allattante assisa su un trono decorato con pinnacoli, piccoli archi, gallerie traforate; nel registro inferiore compaiono San Francesco riceve le stimmate e un frammento di Santa. Il pittore si ispira al modo di fare artistico di Altichiero e Martino da Verona, seguaci di Giotto. La scena con San Lorenzo è molto narrativa; l’assenza di pause ritmiche e i gesti affastellati dei protagonisti aumentano la concitazione così pure espedienti narrativi quali la gamba dell’aguzzino che deborda dalla cornice del dipinto coinvolgendo il riguardante. I visi levigati e la soffusa modulazione del colore, steso con larghe campiture, ci introducono nel mondo di Martino da Verona, pur considerando che gli affreschi di Dres sono di modesta qualità, rispetto alle espressioni pittoriche di Martino. Nella Madonna allattante colpisce la somiglianza con la cosiddetta Madonna Castelbarco nella chiesa dei Domenicani a Bolzano, datata 1379. Quest’ultima costituisce la prima testimonianza in regione della pittura veronese legata ad Altichiero, giunta proprio per tramite del maestro della Madonna Castelbarco, nella chiesa di Santa Lucia a Fondo ed in seguito, a Dres e nella chiesa di San Vigilio a Cles. Rispetto alla Madonna Castelbarco, il linguaggio figurativo adottato a Dres è aggiornato alle diafane fisionomie di Martino da Verona e ai troni complicati adottati da Altichiero nelle sue opere padovane. Probabilmente gli affreschi nella chiesa di San Tommaso furono dipinte da un pittore veronese, oppure un pittore locale, formatosi al seguito di pittori veneti. Stilisticamente gli affreschi sono da far risalire al volgere del XIV secolo o ai primissimi anni del XV. L’arco santo è completamente affrescato; purtroppo i brani pittorici appaiono in parte mutili, in conseguenza dell’ampliamento dell’arco santo che ne ha distrutto in parte la superficie pittorica. A destra in alto compare la Vergine Annunciata. L’angelo sul muro opposto è andato distrutto nei rimaneggiamenti del XVII secolo. La Madonna, di ascendenza giottesca, è contenuta in un’edicola sproporzionata, ove la ricerca della messa in forma prospettica dello spazio rappresentato appare ancora incerta; è circondata da una cornice cosmatesca, introdotta da Giotto per la prima volta a Padova nella cappella degli Scrovegni, e che ebbe diffusione in Valle di Non fino all’inizio del ‘400. La realizzazione dell’Annunciazione può risalire a quest’epoca ed è ascrivibile ad un pittore veneto o locale formatosi al seguito di un pittore veneto affine a Martino da Verona, probabilmente attivo nella chiesa di San Vigilio a Cles dove raffigurò le Nozze mistiche di Santa Caterina d’Alessandria. Nel registro inferiore compare un affresco di qualità superiore: un Apostolo martire con un libro e la palma del martirio. Si nota l’impaginazione a tre quarti, la pennellata larga, costruttiva che modella la figura, conferendole risalto plastico, unitamente ad un sapiente gioco chiaroscurale che con gocce di luce struttura il cranio dell’Apostolo, ed inoltre si notano le pennellate brevi e vaporose della barba, l’elegante modulazione cromatica del manto e della tunica attestantesi su tonalità altichieresche con accenti derivanti dalla pittura lombarda fatta conoscere a Padova da Giusto de’ Menabuoi. L’affresco è databile agli anni Ottanta del ‘300. Allo stesso periodo sono ascrivibili due sante di qualità modesta, dipinte sul lato sinistro dell’arco santo: una Santa Martire in alto e Santa Caterina d’Alessandria nel registro inferiore. L’autore di quest’ultime è da ricondurre sempre all’ambiente veronese o ad artisti locali formatisi al seguito di artisti veneti, probabilmente attivi nella chiesa di Santa Lucia a Fondo, dove si trova un ciclo pittorico derivante dal maestro della Madonna Castelbarco più sopra citata. Sulla parete settentrionale accanto alla Crocifissione con santi già trattata, campeggia un’Ultima Cena lombarda, la cui parte inferiore è scomparsa. La scena è divisa da una cesura d’intonaco che pone in risalto la mano di due pittori, ognuno attivo nella sua parte di competenza. Un pittore, più talentuoso, dipinge Cristo, San Giovanni il cui capo poggia sul petto di Cristo, Pietro, Giacomo, Bartolomeo che, secondo l’iconografia tradizionale, indossa un manto più prezioso degli altri apostoli, quale risarcimento del suo tremendo martirio, essendo stato scorticato vivo. Il resto del dipinto è realizzato da un pittore più modesto, ma con spiccato gusto narrativo. Il tavolo è apparecchiato con abbondanza d’alimenti prelibati: ciliegie (con il processo di maturazione alludono alla Resurrezione), gamberi di fiume (grigi all’origine, diventano rossi durante la cottura e, con il loro cambiamento di colore, alludono pure alla Resurrezione), pesci (simbolo di Cristo). Questi artisti sono attivi pure nel 1476 nella chiesa di Sant’Agnese a Tres, dove più ancora che a Dres, si attestano su un linguaggio formale influenzato dalla pittura nordica, quali la preziosità delle decorazioni, le grandi corone, la saturazione degli spazi con ornamenti, gli stacchi cromatici senza modulazione chiaroscurale, le grandi corone delle sante; la datazione degli affreschi di Tres condiziona la datazione dell’Ultima Cena, da far risalire a un periodo tra gli anni Settanta e Ottanta del ‘400. Nel presbiterio sono esposti due candelabri attribuiti a Giovanni Battista Ramus, da far risalire alla metà del XVII secolo, in considerazione della presenza di elementi barocchi nell’intaglio del fusto, quali foglie e volute. Il coro ospita un altare consacrato nel 1579 dotato di due prolungamenti che dividono il fondo dell’abside dal presbiterio, celando un muro arricchito da una piccola fontanella barocca. L’altare contiene una pala datata 1673, donata dalla nobile famiglia Begnudelli originaria forse di Strombiano; il quadro raffigura la Madonna con Bambino, Sant’Antonio da Padova, San Tommaso, San Giuseppe. La parete della navata ci mostra una Via Crucis ottocentesca, trasferita dalla chiesa dei SS. Pietro e Paolo a Maiano; mentre sulla parete nord del coro compare un quadro raffigurante San Giovanni Nepomuceno. Sopra la porta d’ingresso sul muro occidentale privo di affreschi, sono appesi i ritratti di San Carlo Borromeo, cardinale e arcivescovo di Milano e di San Francesco di Sales. Chiesa di Santa Lucia a Caltron La cappella, dedicata a Santa Lucia, si trova nella frazione Caltron; da documenti ritrovati esisteva già nel 1356. Presenta una semplice aula rettangolare coperta con una volta a botte a costoloni e un'abside poligonale. All'interno della chiesa ci sono l'altare barocco in legno intagliato e dorato e la pala dell'Annunciazione. Chiesa di San Vigilio a Pez Nell'antico quartiere di Cles si trova la chiesa più antica della borgata dedicata a San Vigilio. Sul suo sagrato si raccoglievano i capifamiglia di Cles con i rappresentanti della popolazione. La prima notizia della sua esistenza risale al 991. Come tutte le vecchie chiese anauni, ha il tetto a due ripidi spioventi ricoperti di scandole a cuspide. Il portale è rinascimentale e, sulla facciata, vi sono tracce d'affresco. Tutte le superfici interne si presentano affrescate da dipinti del Trecento e del quattrocento. Particolare anche l'affresco del cristo a mandorla nell'altare a botte. Dai recenti restauri appena ultimati si sono ritrovate attorno alla chiesa i resti di un cimitero. Conservati molto bene gli stucchi cinquecenteschi. Si è scoperto che nel restauro del 1932 nell'altare se ne è modificato un pezzettino coprendo il buco contenente il lavabo dove il prete si lavava le mani prima di celebrare la messa. Convento di Sant'Antonio I frati minori arrivarono e si stanziarono a Trento nel 1221 quando S. Francesco d'Assisi era ancora vivente, diffondendo il messaggio di pace e bene e dando esempio di vita evangelica. Il convento, molto sobrio in origine, venne subito ampliato con un secondo chiostro. Fu costruito secondo lo spirito di povertà dei frati Riformati, senza ricercatezze e senza uso di materiali pregiati. Ha la forma quadrangolare doppia, nel lato nord è occupato dalla chiesa. I pilastrini dei chiostri sono in muratura e non in pietra, come quasi ovunque altrove. Il secondo piano del convento è stato aggiunto nel 1901. La pavimentazione dei chiostri è in marmo di Trento (1996) e sostituisce la precedente che era fatta con pietre (1720-1730). Nel tempo il convento divenne anche casa di noviziato, studentato e tecnologia, casa per ferie dei giovani francescani. Durante la seconda guerra mondiale furono alloggiati qui anche i seminaristi francescani delle valli di Non e di Sole. Il convento fu sempre ricercato quale luogo di pace e di meditazione per sacerdoti e riposo estivo per frati. A tutti diede un aiuto, non solo spirituale e morale, ma anche materiale. Fu sempre vicino ai più provati e pronto a soccorrere tutti in caso di guerre, di calamità, di peste e di incidenti. Nelle alterne vicende storiche il convento fu anche forzato alloggio dai militari: dimorarono qui i soldati austriaci, gli italiani e i tedeschi alla fine dell'ultima guerra. Durante la soppressione napoleonica (1810-1815) i frati furono costretti a lasciare il convento. Tutto fu messo in vendita a favore del Demanio, compresi i mobili e gli oggetti della chiesa. La chiesa rimase aperta e officiata da un frate, che viveva in paese, malgrado il parere contrario delle autorità centrali. Vennero posti in convento gli uffici della finanza, mentre nel primo chiostro si stabili una fabbrica di scodelle di terracotta. Il convento conserva alcune pregevoli opere d'arte, quali la pala dell'altare maggiore con Sant'Antonio (1653) di Pietro Ricchi, la Addolorata (1774) e la Fuga in Egitto di Cristoforo Unterpergher, l'Ultima Cena (1694) di Giuseppe Alberti, il Cristo morto (1779) di Giovanni Battista Lampi. Le pitture della chiesa sono opera di p. Angelo Molinari (1913). Nel primo chiostro è affrescata una meridiana, piuttosto malandata. Una seconda è dipinta nel secondo chiostro (1904: p. Nazario Barcatta). Nei chiostri si trovano pure tre affreschi di autore ignoto, databili al secolo XVIII, raffiguranti la flagellazione, Cristo sotto la croce, l'annunciazione; e un frammento di altro affresco risalente al tempo della costruzione del convento. Vi sono pure recenti dipinti di Franco Lancetti (1980). Nel piccolo museo del convento sono conservate altre opere d'arte e materiale artistico-storico. Per visitarlo, si può chiedere alla portineria del convento. Dal 1984 gran parte della struttura conventuale è destinata dai frati all'accoglienza delle nuove forme di povertà, che riguardano situazioni di disagio personale, familiare o sociale. Gli ospiti presentano problemi relativi all'alcolismo, alla droga, all'emarginazione e alla giustizia. In preparazione e in attesa di rientro in salute e nel proprio ambiente, nel convento viene proposta agli ospiti un'esperienza di vita comune, che trova un suo concreto momento terapeutico anche nella coltivazione e nella vendita di fiori e di piante. Proverbi e modi di dire Musica Banda Nel 2000 debutta a Cles, in occasione del carnevale, la neonata banda, assente dal 1964. Coro Il Coro Monte Peller nasce nel 1965 per volontà di alcuni amici sulla base di una comune passione per il canto di montagna, diretti dal giorno della fondazione e ancora oggi dal maestro Paolo Lorenzoni. Presidente Mario Micheli, segretario Alberto Lorenzoni. L'attività del coro annovera numerosi concerti nelle Valli del Noce e in Trentino con significative presenze fuori regione per concerti e rassegne in particolare nelle città dell'Italia del Nord e la partecipazione a concorsi canori con ottimi risultati. Nel corso degli anni è stata colta l'opportunità di intrecciare rapporti di amicizia con realtà corali europee in occasione delle trasferte oltre confine. Da ricordare le numerose trasferte in Austria e Germania, oltre a quelle in Spagna, Francia, Belgio, Polonia, Ungheria, Russia. Il Coro ha portato nell'aprile 2011 i canti della coralità trentina oltreoceano e precisamente in Argentina, toccando Buenos Aires, La Plata, Rosario, Zàrate, Chajari, 9 de Julio. Grandissima affluenza di pubblico, in particolare di emigrati trentini. La Coralità Clesiana nasce a Cles nel 1999 da alcuni amanti del bel canto. Sotto la guida del maestro Tullio Lorenzoni ha ampliato il repertorio e affinato la tecnica. Dapprima il repertorio era ispirato alla tradizione popolare e di montagna, ma successivamente al canto d'autore, allo spiritual, oltre che alla musica leggera armonizzata per coro, ed interpretazioni di musica sacra. Sport U.S. Anaune L'U.S. Anaune fondata nel 1905, è una delle Società sportive più vecchie della regione Trentino-Alto Adige ed anche una delle più rappresentative in quanto, oltre a poter vantare un'antica tradizione sportiva, ha sempre operato a diretto contatto con le maggiori società sportive della Regione. Oggi l'U.S. ANAUNE si divide in 4 grosse sottosezioni e precisamente: U.S. Anaune calcio U.S. Anaune ciclismo U.S. Anaune pallavolo U.S. Anaune sci U.S. Anaune ciclismo L'unione sportiva anaune trae origine dal Club Ciclistico Anaune, associazione patriottica fondata nel 1905 dal prof. Giovanni Lorenzoni assieme ad un piccolo gruppo di persone amanti della bicicletta. Il 26 settembre 1907 si svolge a Cles la festa inaugurale del Vessillo sociale del Club ciclistico anaune, che porta nello stemma l'aquila tirolese con i colori gialloblu. La sezione ciclismo dell'Anaune può vantarsi di aver dato i "natali" ciclistici a Maurizio Fondriest. Nel 1983 una forte crisi organizzativa ha fatto chiudere l'attività della società. Nel 1994 ci fu una rifondazione della squadra che in seguito all'autorizzazione dell'allora direttivo dell'U.S. Anaune Madre, veniva battezzata con la denominazione U.S. Anaune Ciclismo. Nel 1995 venne adottata la nuova denominazione sociale di U.S. Cristoforetti Fondriest Anaune Cycling. Le fu scelto questo nome in quanto "Cristoforetti" e "Fondriest" divennero i suoi sponsor principali. Da questo momento in poi per l'U.S. Cristoforetti Fondriest Anaune inizia un periodo di grandi soddisfazioni e di importanti risultati, vanta la conquista di 6 titoli italiani nelle categorie giovanissimi, vari titoli provinciali e regionali e la consegna nel 2007 dalle mani del Governatore del Trentino, Lorenzo Dellai, della stella d'argento al merito sportivo, titolo che in regione possono vantare pochissime società sportive e che è assegnato dal CONI su scala nazionale. L'U.S. Cristoforetti Fondriest Anaune, presieduta in questi ultimi anni dal Presidente Paolo Leonardi svolge attività ciclistica per ragazzi giovanissimi dai 7 ai 12 anni, esordienti maschi e femmine 13 e 14 anni ed allieve femmine 15 e 16 anni ed è considerata una fra le società più importanti della regione ed in ambito nazionale. Nel 2007 la società si è ulteriormente qualificata con la doppia affiliazione su Trento e Bolzano diventando punto di riferimento a livello regionale soprattutto per il ciclismo giovanile femminile e diventando uno dei soggetti promotori, con l'A.S Liquigas - Lago Rosso di Cles e l'Andreis Cicling Team di Malè, delle Società Ciclistiche Valli del Noce, una realtà ormai più che una semplice prospettiva. Dal punto di vista dei risultati, nel 2007 la bacheca sociale dell'U.S. Cristoforetti Fondriest Anaune si è allungata con altri 10 trofei vinti sulle strade del Trentino e Alto Adige e le quattro maglie di campioni provinciali conquistate nel corso dell'anno, con il secondo posto assoluto di società nella classifica provinciale a punti e nel trofeo Rigotti a livello regionale e il settimo posto ai campionati italiani giovanissimi di Treviso. U.S. Anaune calcio L'U.S. Anaune sezione calcio ha iniziato l'attività negli anni venti ed è stata rifondata dopo la seconda guerra mondiale (1948); infatti il numero di matricola 2.060 è uno dei primi calcolando che questo numero si riferisce alle società a livello nazionale (come termine di raffronto le società delle valli trentine portano numeri superiori a 20.000). Negli anni passati la filosofia della Società era rivolta quasi esclusivamente alla prima squadra con competizioni a livello del triveneto, con risultati anche abbastanza appaganti dal punto di vista sportivo (campionato di serie D negli anni settanta), ma certamente non soddisfacenti dal punto di vista economico, tanto che i debiti assunti hanno fatto sì che la Società liquidasse il cospicuo capitale immobiliare di notevole interesse della quale era proprietaria (campo da calcio-tribune-spogliatoi). Oggi, i dirigenti attuali hanno impostato la struttura della Società indirizzando tutti gli sforzi verso il settore giovanile sicuri che questa sia la strada maestra al fine di impostare un lavoro serio nel sociale e nell'educazione sportiva dei giovani. U.S. Anaune pallavolo Nelle stagioni 2006/2007, e 2008/2009 la squadra locale di pallavolo maschile Anaune Blue City ha disputato il campionati di B1 rimanendo sempre al vertice, e conquistando anche la promozione in A2 (2008/2009). L'organico della squadra poteva contare sulla presenza del pluricampione del mondo Lorenzo Bernardi che ha concluso qui la sua carriera di giocatore. La squadra, dopo aver dovuto rinunciare al campionato di A2 per mancanza di sponsor, milita nel campionato di serie C. La squadra femminile milita in C. Eventi Nel 1980 Cles è stata sede di arrivo della 19ª tappa del Giro d'Italia. Tappe del Giro d'Italia con arrivo a Cles Amministrazione Evoluzione demografica Abitanti censiti 2011 6781 abitanti Ripartizione linguistica Nel censimento del 2001 il 10,44% della popolazione (672 persone) si è dichiarato "ladino". Variazioni La circoscrizione territoriale ha subito le seguenti modifiche: nel 1928 aggregazione di territori del soppresso comune di Mechel. Note Altri progetti Commons contiene immagini o altri file su Cles
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