Se Cristo si è fermato a Eboli, noi proseguiamo fino ad Aliano
Lo facciamo volentieri, come sentito omaggio a Carlo Levi – artista e intellettuale tra i più sensibili e illuminati del nostro Novecento – in occasione dell’anno “leviano”, a quarant’anni dalla sua morte.
Da Torino alla Basilicata, confinato nel piccolo paese di Aliano, Levi riuscì a fondere in modo indissolubile la propria estetica ai paesaggi e alla gente dell’esilio, narrandoli e dipingendoli col tratto potente di un realismo smaliziato.
Basta una passeggiata per le vie del caratteristico borgo, Parco Letterario dal 1998, per respirare questa presenza ispirata, che rivive tra i vicoli e le case di pietra – acquisite e riportate alla loro anima originaria dal Comune – e si offre ai visitatori che scelgono di immergersi nella “lettura” di un luogo tanto simbolico.
“La Lucania mi pare più di ogni altro un luogo vero, uno dei luoghi più veri del mondo. Qui ritrovo la misura delle cose, le lotte e i contrasti sono cose vere, il pane che manca è un vero pane, la casa che manca è una vera casa, il dolore che nessuno intende, un vero dolore”.
(“Cristo si è fermato a Eboli”, Einaudi 1945)
Antiche case che si affacciano su stradine acciottolate, calanchi argillosi dal fascino millenario, a solcare i fianchi dell’assolato Appennino lucano, anfiteatri e spazi suggestivi, che si prestano come quinte sceniche a ogni forma di rappresentazione culturale e artistica: luogo dell’incanto, dal tempo sospeso.
Questo è Aliano e il suo circondario, non un “confino”, ma un “arrivo” da cui ripartire con nuova consapevolezza e un pizzico di autoironia, anche perché, come canta Rocco Papaleo in “Basilicata on my mind”: “Se Cristo si è fermato ad Eboli, a colpa di cu è? E certo nun è da nostra, nui lu vulimu bene…”.
Eliana Iorfida