Chiara Vigo e l'arte del bisso, la preziosa seta del mare
Conosciuta come la seta del mare, la tessitura del bisso marino è un’arte millenaria, un’arte di cui Chiara Vigo, maestro della seta del mare, è ultima custode. Candidata dal 2005 al patrimonio immateriale dell’Unesco, la Vigo tesse il sottile e prezioso filo della memoria di una tradizione dal valore inestimabile.
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Chiara Vigo, l’ultimo maestro di bisso marino
Siamo in Sardegna, nell’isola di Sant’Antioco, qui Chiara Vigo, nipote di un maestro di tessitura e di una maestra di tele da museo, preserva l’arte ereditata dai nonni: la tessitura del bisso marino. La seta del mare veniva anticamente usata per realizzare diversi indumenti, tra i più comuni scialli e guanti, o per ricamare e impreziosire stoffe.
«Il bisso non si vende e non si compra. Le opere in seta del mare possono solo essere donate o ricevute. Un Maestro di bisso vive di offerte» Chiara Vigo
Indossati da re e regine, i prodotti in bisso, da sempre filo d’oro prezioso, sono stati negli anni protagonisti di sfarzosi abiti, in prima linea alle esposizioni universali della Parigi del XIX secolo. Un tessuto dai costi elevatissimi, oggi quasi estinto anche a causa della sua lunga lavorazione.
Il bisso di mare è un gioiello che appartiene alla natura che la genera, ed è con questo spirito che Chiara Vigo, ultima custode del filo di seta del mare, conserva e diffonde la sua arte. Andiamo a scoprire i segreti del bisso marino.
Il frutto della seta del mare: la Pinna Nobilis
Nell’isola di Sant’Antioco il mare è popolato dalle Pinne Nobilis, dette anche gnacchere, molluschi simili ad una cozza gigante.
Possono arrivare anche ad un metro e mezzo di lunghezza e, oltre a produrre piccole perle colorate, generano dei filamenti utilizzati per aggrapparsi ai fondali e difendersi dai polpi. La Pinna Nobilis, ormai in via d’estinzione, oggi è una specie protetta tutelata anche dall’Europa.
Questi molluschi sviluppano una bava di cheratina, che, a contatto con l’acqua, si solidifica creando dei filamenti che si annidano intorno alla conchiglia. Il bioccolo delle gnacchere, una volta lavorato e sbiondato, diventa bisso dal color oro brillante, soffice e resistente al tempo stesso.
La lavorazione del bisso marino
La tessitura di questi fili rari e preziosi, più sottili di un capello, è un’antichissima tradizione approdata in Sardegna grazie alla principessa Berenice di Caldea, esiliata a Sant’Antioco per essersi innamorata di Tito, imperatore romano.
Il processo di lavorazione è lento e magico al tempo stesso: la Vigo tesse l’antico filo di seta del mare intonando un canto in ebraico, come una sorta di mantra.
Il bioccolo per essere trasformato in bisso viene ripulito da alghe e conchiglie, pettinato con un cardo a spilli e immerso in acqua dolce per quasi un mese (la sua acqua deve essere cambiata ogni tre ore). Una volta “sbiondato” si passa in un miscuglio segreto di alghe per essere poi pazientemente filato con un fuso di ginepro.
SOS Museo del Bisso, un’arte da difendere
Dopo la chiusura dell’Ecomuseo di bisso, oggi Chiara Vigo lavora la seta del mare nell’SOS Museo del Bisso, più che un museo un grande progetto per la conservazione e la trasmissione di un bene immateriale unico al mondo.
Il progetto, portato avanti dall’associazione Il Filo dell’Acqua, fondata dagli allievi del maestro Vigo, raccoglie i fondi per acquistare i locali dell’attuale museo.
Le porte del SOS Museo del Bisso negli anni si sono aperte a curiosi, studiosi, appassionati e media internazionali provenienti da ogni parte del mondo: è qui che Chiara Vigo tesse il filo della memoria e attraverso la sua incredibile storia tramanda questo antico e prezioso segreto offerto dalla natura.
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