Lungro: piccola, grande capitale arbëreshë
Il piccolo centro del cosentino, fondato dai profughi giunti nel Sud Italia dall’Albania, nella seconda metà del XV secolo, è un importante punto di riferimento per l’intera comunità albanese italiana, vera e propria capitale religiosa e sede dell’Eparchia di rito greco-bizantino.
Visitando il borgo antico, i richiami all’Oriente ci vengono incontro fin da subito: nella struttura circolare degli edifici, raccolti attorno alle due piazze centrali e dislocati nelle tipiche gjitonia (vicinati), nuclei sociali con regole proprie; così come nell’incrociare lo sguardo fiero delle origini, nel busto del patriota albanese Giorgio Castriota Scanderberg, cui è riservato il posto d’onore, al centro della piazza principale del paese.
Ma l’anima autentica di Lungro risiede nelle sue tradizioni antiche, custodite gelosamente, eppure offerte a studiosi e turisti in occasione delle suggestive feste religiose, durante i riti della Settimana Santa (Java e Madhe), della Pasqua (Pashkëvet) e dell’ormai celebre Carnevale (Karnivalli), in occasione del quale le vie del paese si animano di giovani che, al suono di zampogne e organetti, recitano le antiche poesie (vjershë) della tradizione canora arbëreshë.
I più golosi, non possono non apprezzare le specialità mediterranee a base di dolci al miele e, soprattutto, della deliziosa Shtridhëlat me fasule, particolare pasta lavorata finemente a mano e condita con salsa al pomodoro e fagioli, piatto tipico di Lungro.
Un’esperienza affascinante, alla scoperta di una minoranza culturale e linguistica antica, ma vitale e ospitale, in grado di trasmettere ancora oggi i propri valori attraverso costumi, profumi, tradizioni e suggestioni orientali.