Torino e la leggenda dell'Uovo di Pasqua, tra mito e storia
La leggenda dell'Uovo di Pasqua ci porta dritti a Torino dove, tra storia, tradizioni e folklore, scopriamo come il dolce di cioccolato, simbolo per eccellenza della festività cristiana, sia diventato a tutti gli effetti uno dei simboli identificativi della pasticceria del capoluogo piemontese.
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Sapevate che in Italia l’usanza di mangiare un uovo di cioccolato durante la Pasqua nacque a Torino? Benché i primi “prototipi” fossero stati allestiti già alla corte di Luigi XIV, la storia e la leggenda dell'Uovo di Pasqua moderno riconducono l'idea geniale proprio ad alcuni maestri cioccolatai torinesi, all’inizio del ‘900. E non è un caso...
Torino e l'Uovo di Pasqua: origine e storia
Cosa lega Torino alla leggenda dell'Uovo di Pasqua? L'America!
Sì, perché a quanto pare, dopo la scoperta dell’America e di quella sconosciuta e amarissima bevanda maya, la duchessa Caterina, moglie del duca Emanuele Filiberto di Savoia, espresse il desiderio di poter assaggiare il cacao e se lo fece portare a Torino, città dove, un secolo dopo, nascerà la prima cioccolateria d’Italia.
Tuttavia, per l'Uovo di Pasqua "made in Italy" bisognerà attendere gli anni '20. È in quel periodo infatti che, dopo i primi prototipi francesi e quelli della vedova Giambone, che nella bottega di via Roma riempiva già i gusci vuoti delle uova di gallina con la cioccolata, la Casa Sartorio di Torino brevettò il primo sistema al mondo per modellare il cioccolato in forme vuote.
Gli stampi a cerniera, chiusi e posti nella macchina, subiscono un movimento di rotazione e rivoluzione mediante il quale la pasta in essi contenuta si distende uniformemente su tutta la superficie interna. Dopo il raffreddamento le forme si tolgono intere, variandone lo spessore a seconda della quantità di pasta che si introduce negli stampi”.
Così recitava una pubblicazione del 1926.
Quando fu introdotta la sorpresa all'interno? Nel 1925! Dapprima animaletti in zucchero o confetti, poi regali sempre più costosi e preziosi: già nel 1927 le Uova di Pasqua di cioccolato erano di moda a Torino e stavano per affermarsi uvunque, con un successo inaspettato, che cavalcò in pieno il boom del Secondo Dopoguerra.
Non è un caso che anche il famoso Ovetto Kinder sia nato in Piemonte, nel 1974, il giorno in cui Michele Ferrero disse ai suoi collaboratori:
Sapete perché ai bambini piacciono tanto le Uova di Pasqua? Solo perché hanno le sorprese dentro. Diamogli la Pasqua tutti i giorni”.
Uovo di Pasqua, simbolo della festività cristiana
Perché l'uovo è simbolo della festività cristiana legata al ciclo vita-morte-resurrezione e, ancor prima, elemento sacro di numerosi culti pagani?
Molta la letteratura in merito, ma un'osservazione banale legata all’aspetto di questa pietanza basta da sola a spiegare il mito, la sacralità e la leggenda dell'Uovo di Pasqua: apparentemente privo di vita, come il corpo di Gesù nel sepolcro, in realtà l'uovo è materia viva, anzi, è vita agli albori, proprio come la Resurrezione cristiana.
L’usanza di regalare uova fresche durante la Pasqua, da cui il nome di Uovo di Pasqua, cominciò a diffondersi nel Medioevo in tutta l’Europa cristiana, probabilmente a partire dalla Germania.
All’inizio le uova venivano bollite e avvolte nelle foglie, quindi decorate con dei fiori. Il dono divenne consueto anche tra i sovrani e nelle corti aristocratiche, dove si affermò poi la moda delle uova rivestite d’oro e pietre preziose, dando origine alle famose Uova Fabergé, donate nel 1883 dallo zar Alessandro III alla zarina Maria.
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