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San Cataldo

Luogo: San Cataldo (Caltanissetta)
San Cataldo (Santu Cataddu oppure Santu Catallu in siciliano) è un comune italiano di 23.603 abitanti della provincia di Caltanissetta in Sicilia. Geografia fisica San Cataldo sorge in una zona collinare interna, posta a 625 metri s.l.m., che si estende a nord del centro abitato, tra i comuni di Serradifalco, Mussomeli, Caltanissetta, collocato all'interno del comprensorio dell'altopiano Solfifero Siciliano, un'antica area mineraria. Dista 63 km. da Agrigento, 9 km. da Caltanissetta, 50 km. da Enna, 150 km. da Ragusa. È attraversato da un solo fiume, il "Salito", il quale è formato da diverse sorgenti che nascono dalle falde del M. Schiavo presso il paese di Santa Caterina Villarmosa. L'abitato si estende nell'altopiano tra Portella del Tauro e Babbaurra, ricco di pozzi d'acqua parzialmente potabili. Clima Il clima della città è continentale con inverni relativamente rigidi ed estati calde. L'aria è salubre e, malgrado la sua altimetria, il clima è abbastanza mite. In inverno la temperatura in rari casi scende al di sotto dello zero con alcune nevicate di poco conto l'anno. L'estate invece si presenta calda con valori di umidità non eccessivi e quasi ogni anno si sfiorano i 40 °C. Il vento soffia prevalentemente da SE. Per conoscere le previsioni meteo e i dati in tempo reale consulta il sito Meteo. Storia All'interno del territorio, nei pressi di Vassallaggi, vi sono testimonianze di insediamenti umani risalenti al VI-V secolo a.C.. L'attuale centro abitato ha origini relativamente recenti. Fu una baronia, poi comune, fondata dal principe Nicolò Galletti nel 1607, richiedendone il 18 luglio la licenza dal Re di Sicilia Filippo III (licenza vox populandi). La licenza consentiva di edificare e popolare l'antico casale Calironi (in siciliano Caliruni e in greco Kalyroon), sito all'interno della baronia di Fiumesalato. I motivi che spinsero il principe alla richiesta furono di natura politica, in quanto si ottenevano titoli e privilegi e si acquistava il diritto di sedere nel "braccio" militare del Parlamento siciliano. Anche l'aspetto economico certamente rivestì un ruolo non marginale. Il borgo fu popolato con l'immigrazione dai paesi vicini, come Sutera, Mussomeli, Petralia, e anche da quelli più distanti, come Gangi, Castrogiovanni e Caltanissetta. Così si iniziò a formare il paese. Il borgo prese il nome da san Cataldo, già venerato nella baronia di Gagliano Castelferrato (nell'attuale provincia di Enna), posseduta in passato dalla famiglia Galletti. È possibile che inoltre il principe desiderasse ingraziarsi il re, il quale era devoto al santo, o che desiderasse ricordare il passaggio del santo per quelle terre. Nel 1623 il paese contava 722 abitanti; nel 1651 erano circa 1.607. Nel 1669, diciotto anni dopo, fonti ecclesiastici riportano una popolazione di 2.490 abitanti. Nel 1699 si arrivò a 3.066 abitanti. Nel 1921 si contavano 23.486 abitanti. Nel corso degli anni San Cataldo ha subito parecchi rimaneggiamenti dal punto di vista urbanistico, al punto che oggi appare come una città nuova, nella quale prevalgono costruzioni recenti e pochissime costruzioni possono vantare una discreta valenza storica. Ormai uniche testimonianze culturali del passato sono alcuni edifici di culto, come la chiesa madre e costruzioni signorili nel centro storico. Onorificenze Nel 1865 il comune di San Cataldo, con Regio decreto n. 2519 del 18 settembre, venne elevato al rango di città in riconoscimento delle sue benemerenze nell'assistenza pubblica. Simboli L'attuale stemma del Comune è in vigore dal 1948, dopo il referendum della scelta tra la Monarchia e la Repubblica. Lo stemma del Comune è rappresentato da "Troncato nel I di verde, all'insegna della croce greca d'oro; nel II di verde a cinque spighe crociate al naturale". Lo stemma sopra descritto è sormontato dalla corona della Città (art. 15 reg. 13.04.1905 n. 234) nonché dal manto (consistente in un drappo di velluto porpora soppannato di ermellino) movente dalla corona e accollato allo scudo, annodato ai lati in alto con cordoni d'oro. Monumenti e luoghi d'interesse Museo etno-antropologico Il Museo Etno-Antropologico, è un museo con delle cose antiche delle popolazioni, che erano contadini che sono conservati dei costumi folcloristici e dei materiali agricoli. La sede è sopra l'ex Scuola Media "Paolo Balsamo", oggi ridenominato in Scuola Secondaria di primo grado - Balsamo - Carducci. Complesso monumentale del Calvario Sorge nella zona alta della Città. Fu edificato nel 1854 ed è teatro della Scinnenza durante i riti della Settimana Santa. Viene rappresentata la morte di Gesù sulla Croce il venerdì santo sera. È dotato di una grandissima scalinata la quale è teatro di manifestazione di ogni genere: festival, sfilate ed esibizioni teatrali di vario genere. Nel 2007 sono iniziati i lavori di restauro ad opera della Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali di Caltanissetta, e nel 2010 vengono terminati con l'installazione di 18 pannelli in ceramica delle dimensioni di 1,60 metri x 2 a basso rilievo, di cui 14 rappresentanti i tradizionali momenti della Via Crucis e Via Lucis. I pannelli sono stati realizzati da 18 scuole ceramiste presenti in tutta Italia, facenti parte dell'"Associazione Italiana Città della Ceramica", che ha sede a Faenza, in Emilia-Romagna e con la quale l'Amministrazione comunale di San Cataldo ha sottoscritto un protocollo d'intesa. Al progetto hanno partecipato anche gli studenti dei due Istituti d'Arte di San Cataldo: lo statale "Filipo Juvara" e il regionale "Rosario Livatino". Monumento/Altare ai Caduti/Monumento ai Marinai La piazza degli Eroi è un posto di ritrovo per i sancataldesi. Nel 2011 è stata ricostruita la piazza togliendo i quattro pilastri simboli della guerra; demolito la parte altare e il palcoscenico; ed aggiunti di recente i pallini di cemento ai bordi del monumento; le piante sono state spostate in alcune zone del paese e ne restano di due esemplari. Sono presenti anche l’Altare ai Caduti per la patria 1940 - 45 ed il Monumento ai Marinai caduti nel 2. conflitto mondiale 40 - 45. Il Monumento ai Marinai caduti nel 2. conflitto mondiale 40 - 45 è situato in corso Vittorio Emanuele (all'altezza di piazza S. Francesco) nella città di San Cataldo. L’Altare ai Caduti per la patria 1940 - 45 è situato nel cimitero di San Cataldo.Dal santuario del cimitero è presente anche un bassorilievo bronzeo dedicato ai caduti nella seconda guerra mondiale. Nel cimitero sono seppelliti tanti soldati di San Cataldo. I resti mortali furono ripresi e portati dai tanti cimiteri d'Europa, incluso la Russia. Palazzo-Castello del principe Galletti Sul primo castello dei baroni Galletti nulla di preciso si conosce tranne che la sua posizione situata in una collinetta denominata sino a poco tempo fa "quartiere forca", al quale si arriva dall'attuale via Marsala. Agli inizi del XVIII secolo il Principe Giuseppe Galletti e De Gregorio iniziarono, nel Piano del Palazzo (oggi piazza Crispi), la costruzione di un secondo palazzo-castello, con una piazza ottagonale; purtroppo la costruzione restò nella fase iniziale per la morte del principe avvenuta il 7 novembre 1751. Il pronipote Nicolò Galletti, riprendendo l'idea della costruzione di un nuovo palazzo, preferì un'idea diversa da quella scelta dal suo avo Giuseppe. Attratto dalla bellezza di uno spuntone di roccia che si affacciava sullo stradone della Piazza, commissionò ad un architetto palermitano che aveva ideato e costruito la Villa S.Cataldo di Bagheria, il progetto del nuovo palazzo-castello, a cui fu dato lo stesso stile neogotico della Villa Bagheria. Architetture civili Il Municipio di San Cataldo si trova presso Piazza Papa Giovanni XXIII. È presente anche l' Ospedale Maddalena Raimondi e l'Istituto Statale d'Arte "F.Juvara di San Cataldo (CL)". Le torri civiche Il re siciliano Filippo III, nel decretare la fondazione del paese, concesse al Barone di Fiumesalato il diritto di costruire una torre per la difesa: "Concedimus... Turrim... Construere". È sorta nella parte alta della città, detta "Monte Taborre", in modo da dominare l'intero abitato. Nel 1780, si provvide ad installarvi un orologio con quattro quadranti di marmo e provvisto di suoneria, battente le ore su due campane squillanti. Nel 1959, a causa delle precarie condizioni, fu abbattuta per decisione del sindaco. L'altra torre civica, facente corpo unico con la Chiesa del Ss.mo Rosario, venne innalzata a cura e spese del Comune nel 1820, a più riprese, secondo le disponibilità finanziarie. Oltre a battere i quarti, le mezz'ore, e le ore, era fornito di una suoneria ausiliaria, che all'alba svegliava l'operaio che doveva recarsi a lavoro, alle otto del mattino avvertiva gli scolari per andare a scuola, a mezzogiorno segnava l'ora della sospensione del lavoro, a mezzanotte, faceva affrettare il passo ai nottambuli per rincasare. La torre suonava anche il caratteristico fischio dei sancataldesi: "Vacabunnu va a travaglia". Una terza torre è presente nella nuova parrocchia di Cristo Re, che oggi suona soltanto le ore, le mezzore, il mezzogiorno invitando a rivolgersi alla Madonna con l'"Angelus" o nel tempo di Pasqua il "Regina Coeli", a mezzogiorno suona lo "scampanio". Zona Archeologica di Vassallaggi A 4 km a Nord della città, in contrada Vassallaggi, sono i resti di un'antica città chiamata Motyon. Posta sulla grande via che univa Agrigento ed Enna, essa sorse in età protostorica quale centro indigeno. I primi abitanti di Vassallaggi sono da ritenersi Sicani della prima età del bronzo caratterizzata dalla ceramica rossa a motivi geometrici e dalle tombe "a forno". Religiosità ed edifici di culto In base al numero di abitati San Cataldo si è distinta per l'elevatissimo numero di sacerdoti, cinque dei quali arcivescovi e vescovi e altri in servizio presso la Santa Sede. Le vocazioni sono state molte, soprattutto nel settore dei regolari, in particolare nella congregazione dei salesiani di don Bosco, i quali hanno una rappresentanza attiva e una lunga presenza in città, ma anche nel clero secolare. San Cataldo ospitò il delegato della Santa Sede, l'allora arcivescovo Angelo Giuseppe Roncalli, divenuto poi papa Giovanni XXIII. Prima ancora che sorgesse il paese, esistevano nel territorio sancataldese degli Ospizi appartenenti a ordini religiosi della vicina Caltanissetta. I due più importanti furono: l'ospizio di S. Adriano degli Agostiniani, che sorgeva nei pressi della Chiesa della Mercede, e l'ospizio di S. Antonio dei padri Riformati, ubicato dov'è oggi la Chiesa di S. Giuseppe in via Misteri. I monaci si servivano di tali ospizi solo saltuariamente e, in modo particolare, durante le questue per depositarvi i prodotti, frutto delle elemosine ottenute. Tra le chiese non più esistenti, si ricordano: Chiesa di San Nicola, e la Chiesa del Resuscitato Chiesa Madre La chiesa madre, intitolata precedentemente alla Natività di Maria, fu iniziata dal barone Vincenzo Galletti di Fiumesalato e marchese di San Cataldo. La bolla vescovile agrigentina riporta la data del 18 agosto del 1632. Possiede il titolo di arcipretura, per cui i parroci che la reggono assumono il titolo di arciprete. Nel 1695, a causa di un crollo del transetto destro, che interessò la cappella di San Cataldo e del Crocifisso, la chiesa venne ricostruita ex novo così come oggi appare. I lavori furono voluti dal principe Giuseppe Galletti, il quale invitò per la consacrazione suo fratello Pietro, vescovo di Catania (9 maggio 1739). Per l'occasione la chiesa madre fu re-intitolata all'Immacolata Concezione, ma la vecchia dedicazione non si perse del tutto in quanto sull'altare maggiore rimase il dipinto della Natività di Maria (detto di Sant'Anna). La tradizione vuole che il progetto della chiesa fosse attribuito all'architetto Vaccarini, chiamato dal vescovo Pietro Galletti per ricostruire il duomo della città di Catania. Dopo la consacrazione della chiesa madre, la famiglia Galletti continuò ad occuparsi della chiesa abbellendola con i dipinti, la statuaria, suppellettili, e paramenti per le liturgie, e molti fedeli lasciarono i loro beni alla chiesa. Nel 1788 ci fu un terribile incendio che causò maggiori danni nella sacrestia in particolare all'archivio, al punto che l'anagrafe parrocchiale prende avvio solo dalla seconda metà del Settecento La chiesa rimase chiusa dall'aprile del 1965 al dicembre del 1979, con decreto del sindaco Maiorana, dovuta all'instabilità delle strutture portanti: le funzioni si svolsero nella chiesa di San Giuseppe, dove furono trasportati statue e paramenti. La chiesa si presenta a croce latina a tre navate, divisa da arcate, con volta a botte e cupola centrale. Anticamente era dotata di 14 altari. Chiese succursali nel territorio della chiesa madre sono: La chiesetta dell'oratorio del Santissimo Sacramento (U ratò) di origine settecentesca e ubicata accanto alla chiesa madre (sono unite). Questo piccolo tempio è stato completamente ricostruito nella seconda metà del Novecento. L'oratorio è la sede della confraternita del Santissimo Sacramento, fondata nel 1654. La chiesa Sant'Antonio Abate, dedicata alla Madonna del Carmelo, che viene festeggiata il 16 luglio. Attestata per la prima volta nel 1669, la chiesa fu interdetta da Lorenzo Gioeni, vescovo di Agrigento nel 1745. Precedentemente, nel 1740, l'arciprete di San Cataldo, Isidoro Amico volle innalzare un tempio, a croce greca. Quando il tempio era già in costruzione, nel 1773 Amico morì, e i lavori per lungo tempo rimasero fermi. Nel 1818 le pietre furono portate in piazza Madrice e, nel 1820 vennero utilizzate per la facciata della chiesa madre. L'area risultante dalla demolizione della chiesa non portata a termine, fu espropriata dagli eredi dell'arciprete Amico, i quali vi fabbricarono dei mulini, detti volgarmente "centimoli", dai quali il nomignolo degli Amico: "i centimolari. Nel 1853 Luigi Amico e i suoi congiunti costruirono una chiesetta dedicata alla Madonna Addolorata, detta chiesa di Sant'Antonio (chiesa di Santantunu), denominazione che rimane ancora oggi. Nel 1900/1904 o 1905 il sacerdote Cataldo Mistretta ricostruendola, la dedicò alla Madonna del Carmelo, titolatura ben presto andata in disuso a favore di quella originale. La chiesa è a una sola navata. La chiesa di San Giuseppe si presenta con un campanile a vela. Fatta costruire intorno al 1660 per volontà di un certo Raffaele lo Puzzaro, fu successivamente ampliata da Onofrio Poletti nel 1713 ed infine ulteriormente ingrandita qualche decennio dopo da Isidoro Amico. La navata centrale della chiesa nel 1854 fu arricchita da decorazioni con stucchi, realizzati da Ferdinando e Filippo Rini, e conserva un ciclo di affreschi del pittore gelese Emanuele Catanese. Nel 1856, il procuratore della chiesa, il sacerdote Giuseppe Santangelo, chiese al pittore di illustrare la vita di San Giuseppe. La chiesa del Signore dei Misteri è situata di fronte al Calvario. Durante la seconda guerra mondiale fu distrutta e ricostruita dal terz'ordine francescano che continua a garantirne la custodia. Questa chiesetta porta la bolla vescovile del 29 giugno 1970, in realtà essa fu edificata nel 1770 per rispettare le disposizioni di Giuseppe Lo Monaco e intitolata al Signore del Mestiere che si festeggia la seconda domenica di agosto, in passato con una fiera di bestiame. Parrocchia Santo Stefano La parrocchia Santo Stefano ha sede nell'omonima chiesa, aperta al culto nel 1725, costruita grazie alle donazioni elargite da Francesco Amico. All'interno si conservano alcuni dipinti di autori locali: un Cuore di Gesù, opera di Carmelo Riggi, un San Filippo Neri, opera di Michele Butera e una Madonna che intercede presso la Trinità per le anime del purgatorio, opera di Raimondo Butera. Nel 1845 Rosario Pirrelli fece costruire nella chiesa di Santo Stefano una cappella, dove conservò un crocifisso che prese il nome di Crocifisso dei Pirrelli. Le chiese succursali nel territorio della parrocchia sono: La chiesa della Madonna della Catena voluta dal notaio Salvatore Baglio. Nel 1949 fu elevata a parrocchia e nel 2000 il vescovo di Caltanissetta Alfredo Maria Garsia decise che la chiesa dovesse ritornare rettoria. La chiesa di San Francesco d'Assisi, già chiesa dei Cappuccini, fu eretta per volontà del principe Giuseppe Galletti, annessa all'ex convento dei cappuccini, i lavori per la costruzione ebbero inizio nel 1724 e si protrassero per circa sei anni. Il 7 luglio del 1736 il vescovo Pietro Galletti consacrò solennemente la chiesa intitolata a San Giuseppe. I cappuccini rimasero in paese fino alla soppressione degli ordini religiosi avvenuta nel 1866. Dopo di che, il convento si trasformò in ospizio per anziani e la chiesa divenne comunale e continuò ad accogliere i defunti fino alla fine dell'Ottocento, nonostante fosse stato aperto nel 1840 il cimitero comunale. L'altare della chiesa secondo il restauratore Rosario Prizzi, potrebbe attribuirsi a Felice da Sambuca. Nella chiesa sono presenti quattro altari laterali in legno intagliato: il primo a destra custodisce la statua della Madonna Assunta del 1957 che viene condotta in processione il 15 agosto e sostituisce l'opera in cera della Madonna dormiente che adesso si trova in Chiesa Madre, nel transetto destro, sotto l'altare del Crocifisso. Parrocchia di Santa Maria del Rosario La chiesa parrocchiale di S. Maria del Rosario risale al Seicento. È situata lungo l'asse viario principale del paese (Corso Vittorio Emanuele). Nei primi del Settecento fu ricostruita. La chiesa rimase ad un'unica navata. Nell'Ottocento fu affrescata la volta da Calogero Seste di Serradifalco e il pittore Emanuele Catanese di Terranova oggi Gela a quest'ultimo fu affidato l'affresco della volta. Nel 1854 la chiesa fu finita. Il pittore Catanese di Terranova (Gela) dipinse 13 riquadri. Le chiese succursali nel territorio della parrocchia sono: La chiesa di Santa Lucia. Probabilmente fu fondata i primi anni del Settecento. Forse qualcosa esisteva già nella seconda metà del Seicento visto che in alcuni documenti notarili si faceva accenno al quartiere Santa Lucia. Il documento più antico che parla della presenza della chiesa risale al 1710. La chiesa del Purgatorio. La tradizione vuole che sia la chiesa più antica del paese, però non è così. Da alcuni documenti si sa che nel 1669 nella prima visita pastorale compiuta dal vicario generale Calogero Termine, viene riportata l'esistenza di questa chiesa. Nel Settecento vi si riunivano i componenti della Confraternita del Signore del Mestiere e ancora è possibile visitare la cripta, un tempo adibita a cimitero. Ad un'unica navata, fu ricostruita negli anni quaranta dell'Ottocento a causa delle precarie condizioni. Parrocchia Santa Maria delle Grazie La parrocchia Santa Maria delle Grazie (Santuario Maria Ss.ma delle Grazie-Chiesa della Mercede). Antico convento con annessa aula liturgica, la chiesa fu in seguito intitolata alla Madonna della Mercede ed elevata a parrocchia nell'anno 1954, dopo essere stata qualche anno prima ricostruita. Ad un'unica navata. Dal 2000 è Santuario diocesano. Parrocchie di nuova fondazione Nei nuovi quartieri residenziali, sorgono altre tre parrocchie: Cristo Re, S. Alberto Magno, S. Domenico Savio, tutte di struttura moderna, a questa si aggiunge la chiesa non parrocchiale di S. Maria di Nazaret all'uscita della città. È presente una Chiesa del Collegio di Maria in San Cataldo. Società Evoluzione demografica Abitanti censiti Tradizioni e folclore San Cataldo è stato in passato il paese delle feste popolari, solo alcune delle quali sono sopravvissute e adattate ai tempi moderni, che neppure l'ordine del vescovo diocesano poteva limitare. Le feste trovavano origine e mantenevano un carattere di emulazione corporativa. 1º gennaio: Gesù Bambino. La statua del Bambin Gesù, di 80 cm, si trova nella chiesa dell'oratorio del Santissimo Sacramento detta "U Ratò". Al braccio, il Bambinello porta il "cucciddatu" o "bucciddatu", il classico dolce di Natale della tradizione sancataldese, ripieno di marmellata e di fichi, finemente lavorato e decorato, dalla forma di un grande anello frangiato. Dopo il Pontificale serale del 1º gennaio, la statua settecentesca esce dalla chiesa madre, accompagnata dal clero, dalle confraternite, dalla banda musicale e anche di cornamuse, tamburelli e cerchietti. Percorsa la via processionale "dei santi" (il giro caratteristico delle processioni) e giunto davanti al convento dei padri mercedari, il Bambinello imparte la benedizione ai presenti, ruotando su sé stesso grazie ad un apposito perno presente sul fercolo. Lo stesso avviene in piazza Madrice, dove giunge la processione per la sua conclusione, anche li il Bambinello ruota su sé stesso impartendo la benedizione, questa volta estesa a tutta la città. 19 marzo: San Giuseppe. Anticamente era fastosa e celebrata con grande solennità. Attualmente è preceduta da un triduo e il 19 marzo, giorno della festa, dopo la celebrazione della santa messa nella chiesa dedicata a San Giuseppe, la statua del santo viene portata in processione per le principali vie della città. 10 maggio: San Cataldo. Il culto di San Cataldo è molto antico. Prima della fondazione del paese c'era una contrada e una chiesetta nella baronia di Fiumesalato che prendevano tale nome. La festa del patrono si celebrava in due date e cioè l'ultima domenica di maggio e la domenica dopo l'8 marzo, giorno in cui si commemora la nascita del santo. In occasione di quest'ultima ricorrenza, detta di "San Catallu di li faviani, ancora nell'Ottocento si svolgeva la processione mattutina; mentre nei primi decenni del secolo successivo la festa si ridimensionò celebrandola solo in chiesa. L'altra, dal 1980, si festeggia il 10 maggio in ricordo del rinvenimento del corpo del santo avvenuto nella città di Taranto. La festa del 10 maggio inizia con il triduo (preparazione 3 giorni prima della festa) e i primi vespri solenni del 9 maggio che corrispondono con l'anniversario della dedicazione della chiesa madre. La mattina del 10 maggio la città viene svegliata da colpi di cannone che annunciano la festa, e nella chiesa madre è un susseguirsi di sante messe, fino a quella solenne del pomeriggio, presieduta dall'arciprete e concelebrata da tutti i sacerdoti della città, e a seguire si svolge la solenne processione per le vie principali e a cui prendono parte le autorità comunali, militari e civili. Quarta domenica di Pasqua: Crocifisso di padre Pirrelli. Nel 1856 papa Pio IX concesse l'indulgenza plenaria per il Crocifisso di questo sacerdote. Ritornando alla festa, la domenica mattina, al suono della banda, la commissione preposta all'organizzazione della festa, va in giro per il paese a raccogliere con cavalli bardati a festa, offerte in denaro e frumento; dopodiché, in processione, attraversato l'intero corso principale, raggiunge la parrocchia di Santo Stefano in cui è conservato il Crocifisso e riposa il corpo di padre Pirrelli. Quiavviene la benedizione dei fanciulli e del pane, che viene distribuito nella stessa chiesa nel primo pomeriggio, con un pellegrinaggio (che anticamente avveniva a piedi scalzi). I vespri pomeridiani anticipano la messa dopo la quale, il crocifisso viene portato in processione per le vie del centro storico. 15 agosto: Madonna Assunta. La festa è organizzata dall'ex convento dei Cappuccini e dal 2009 in collaborazione con la chiesa madre. La processione si svolgeva con l'urna della Vergine dormiente (la dormitio Virginis), nel 1957, per il percorso processionale, si sostituì con una statua lignea. Le origini di questa festa vengono collocate intorno alla metà del Settecento. Dal 2009, per volontà dell'arciprete Biagio Biancheri, la festa è stata ripresa con diverse iniziative; i festeggiamenti hanno già inizio l'ultima domenica di luglio. La Quindicina che precede la festa è stata trasferita in chiesa Madre dal 31 luglio al 14 agosto, in questi giorni si svolgono anche diverse manifestazioni culturali e religiose, come spettacoli a tema mariano o momenti di preghiera serale come la recita del Rosario o l'adorazione Eucaristica. Il 14 agosto presso la chiesa degli Ex-Cappuccini vengono cantati solennemente i Vespri dell'Assunta, mentre il 15, giorno della festa, vengono celebrate diverse Sante Messe ad iniziare dalla chiesa Madre alle 8, poi ai Cappuccini alle 9.30, mentre alle 12.00 la città saluta l'Assunta con 21 colpi di cannone. Alla sera, solitamente alle 19, in piazza Madrice si svolge la solenne concelebrazione Eucaristica unica in città, a cui prendono parte confraternite e sodalizi, e fa seguito la processione dell'Assunta (la statua lignea in piedi), accompagnata dalla banda musicale, lungo la via Cavour, C.so Vittorio Emanuele per arrivare alla chiesa dei Cappuccini. La festa si conclude con il tradizionale spettacolo di fuochi d'artificio. Numerosa la partecipazione dei fedeli ormai da diversi anni, grazie anche al fatto che il percorso processionale è stato accorciato, infatti quella dell'Assunta era la processione più lunga che si svolgeva in città. 8 settembre: Madonna Bambina. Anticamente veniva celebrata con grande solennità. Era la festa dei bambini e delle donne in attesa, le quali - in occasione di questa festa venivano in chiesa madre per la benedizione prima del parto. Insieme a quella dell'Assunta, anche questa della Natività di Maria è stata ripristinata l'8 settembre 2009 dall'arciprete don Biagio Biancheri. La festa è preceduta da un triduo di preghiera in chiesa Madre (5, 6 e 7 settembre), con preghiere e canti in onore della Bambinella Maria. L'8 settembre, giorno della festa, la piccola statua della Vergine Maria avvolta in fasce (come si fasciavano anticamente i bimbi), su un tronetto, dopo la Messa solenne delle 18, viene portata in processione lungo Piazza Madrice, Via Pagano, Piazza San Giuseppe, Via Roma e Piazza Madrice, con la banda musicale, un coro festante di bambini e di donne in attesa e le confraternite. La festa si conclude con la distribuzione dei confetti in onore della Bambinella e lo spettacolo di fuochi d'artificio. Prima domenica di settembre: Madonna delle Grazie. In passato veniva celebrata il 2 luglio; poi, in un periodo imprecisato, la data si spostò alla prima domenica di settembre. È organizzata dalla parrocchia della Madonna delle Grazie (convento dei Mercedari). Nel giorno della festa, si porta in processione il simulacro della Vergine (restaurato nel 2006), e dopo nel cortile vicino alla parrocchia, viene celebrata la messa all'aperto. Seconda domenica di ottobre: Santissimo Crocifisso. Il momento più importante è la processione per le "vie dei santi" (cioè l'itinerario tradizionale delle processioni). In questo giorno, è allestita una fiera, detta "fera ranni", che fino alla prima metà del Novecento era allestita nel "Piano Madrice"; sempre nel Novecento, la fiera trovo ospitalità in via Garibaldi, via Umberto e via Vittorio Emanuele ed in corso Sicilia. L'importanza della fiera, oltre alla funzione associativa, risiedeva nel provvedere all'acquisto di beni difficilmente il loco. 8 dicembre: Immacolata. Nel 1689 Vincenzo Galletti, moglie e figlio, commissionarono una bella statua lignea policroma rappresentante l'Immacolata che fu donata alla chiesa Madre, con la "clausola" che permanesse otto giorni (l'Ottava dell'Immacolata), nel convento dei mercedari, per poi far ritorno in chiesa madre. Tutt'oggi viene mantenuto tale impegno e la processione è accompagnata dalle confraternite. La tradizione vuole che, se la statua dell'Immacolata, opera tra le più belle dei Seicento siciliano, di scultura romana, per qualsiasi ragione (generalmente per il cattivo tempo, dovesse rimanere nella Chiesa del Convento, allora rimarrebbe definitivamente in detta chiesa. Il popolino parla di "contratto" vero e proprio che fece il principe Galletti, ma le autorità ecclesiastiche negano, in modo assoluto, che esista un qualsiasi contratto o convenzione. Quando i bambini chiedono il motivo della sosta dell'Immacolata nella chiesa della Mercede, gli adulti rispondono che la Madonna va a chiudersi per preparare il corredino al Bambinello Gesù, che nascerà a Natale. Attualmente la statua è posta sull'altare del transetto di destra. Questa festa inaugura il periodo natalizio, caratterizzato dalla novena di Natale, dai canti, e dal suono della banda musicale che, davanti alle edicole addobbate con ghirlande intrecciate con alloro e arricchite da frutta, arance, mandarini, mirto e nespole. Settimana Santa Sancataldese La Settimana Santa è preceduta da un lungo periodo che parte da gennaio, quando iniziano le sacre Quarantore, nelle chiese del paese e le processioni domenicali del Crocifisso "lassa, lassa la catina", a cui si affiancano i "Sabatini quaresimali" in onore della Madonna, un tempo organizzati dai vari ceti sociali. Ogni ceto sociale aveva ed ha un titolo della Madonna (con rispettiva statua): il primo sabato è assegnato al clero e la protettrice è la Madonna sotto il titolo dell'Immacolata. La festa si svolge in chiesa; il secondo sabato è assegnato alla Madonna della Mercede e appartiene al ceto dei "civili". La festa si svolge in chiesa; il terzo sabato è la volta degli artigiani con la Madonna del Rosario; il quarto sabato è assegnato ai "borghesi", coltivatori diretti, con la Madonna delle Grazie; il quinto sabato è dei "braccianti" devoti alla Madonna del Carmelo; il sesto e ultimo sabato è quello dei "carrettieri, viani e cordai" e della Madonna Addolorata. Ogni venerdì di Quaresima, la statua del ceto cui appartiene la festa, conservata per un anno intero da una famiglia della categoria in città, viene portata, tra i rami di alloro, nella chiesa madre. Il sabato pomeriggio, dopo la celebrazione eucaristica (un tempo il sabato mattina con la messa cantata), ha luogo la processione, con musica e sparo di mortaretti. Il simulacro, seguito un tempo da numerosi fedeli, viene accompagnato fino alla casa della famiglia devota che la terrà per un altro anno. Quel giorno la famiglia che riceve il simulacro della Madonna è in festa e distribuisce a parenti, amici e convenuti "ciciri" e "vinu", ossia ceci e vino. Dopo i sabatini, con la Domenica delle Palme, iniziano i veri e propri riti della Settimana Santa: nella chiesa madre si commemora l'ingresso trionfale di Gesù Cristo a Gerusalemme con la processione liturgica. Dal lunedì al mercoledì santo, in piazza degli Eroi (Monumento ai caduti), si svolgono alcune rappresentazioni sacre come il Processo a Gesù, il Sinedrio, e altre. La sera del Giovedì santo (un tempo alle 23, oggi alle 21), ha inizio la processione dell'Addolorata e di san Giovanni in cerca di Gesù Gesù carazaratu (Gesù carcerato/in carcere). La processione ha termine quando Maria e Giovanni, dopo aver cercato invano, giungono finalmente dove il Cristo è tenuto prigioniero. Ma all'arrivo dell'Addolorata la porta viene chiusa o meglio sbattuta per impedire alla Madonna di vedere il figlio Gesù coronato di spine e coperto di piaghe; a questo punto i "lamentatori" o "laudatori" intonano antiche cantilene sacre. All'alba del Venerdì santo, nella piazza San Giuseppe, avviene il primo incontro di Gesù con Maria e Giovanni che erano stati durante la notte alla ricerca. Da qualche anno (2004) presiede la processione (la quale è partecipata storicamente dal clero) è il vescovo di Caltanissetta, il quale da un balcone centrale della piazza, pronuncia un discorso per tutta la città. La processione si avvia quindi al Calvario, mentre il corpo di Gesù viene esposto per la venerazione pubblica nella cappella centrale del Calvario sino alle ore 13, ora in cui viene sospeso sul legno della Croce in attesa dell'atto sacro della Scinnenza (la morte di Cristo sulla Croce). A mezzogiorno, giungono davanti alla chiesa del Rosario le statue rappresentati la via crucis (i misteri), e li viene rappresentato un secondo incontro tra Gesù, Maria e Giovanni. La processione ha termine al Calvario per le ore 13 dove si svolge l'intronizzazione del Cristo sul legno della croce. La piazza è oggetto di un continuo pellegrinaggio di fedeli, alcuni, per devozione, a piedi scalzi. Alle 21 si mette in scena l'atto sacro della "Scinnenza": gli attori, con abiti della tradizione ebraica recitano enfaticamente la via crucis. Avvenuta la deposizione, con la fine della recita, si inizia la processione "della Sacra Urna" che contiene il Cristo crocifisso, accompagnato dalla Madonna e da san Giovanni, verso la chiesa madre. Le feste pasquali si concludono la Domenica di Pasqua, con l'incontro della Madonna con Gesù Risorto, accompagnati dalla Maddalena e dai Sampaoloni. I Sampaoloni, traggono origine dai giganti processionali, costruiti in cartapesta con asticelle di legno e fili di ferro in modo da essere portati da un uomo per le vie della città. Rappresentano i 12 apostoli. Cultura Scuole Anticamente, l'insegnamento era affidato al clero locale e si impartiva lezione nel convento dei padri mercedari. L'organizzazione scolastica era impostata su due cicli di studi: primario e secondario. La scuola era frequentata prevalentemente da figli di nobili e benestanti e in minor misura dai figli dei contadini e degli artigiani. Oggi si trova a San Cataldo il liceo artistico statale, l'unica scuola statale ad indirizzo artistico della provincia nissena, ex istituto statale d'arte, fondato nel 1963 ed intitolato all'architetto messinese e greco-siculo Filippo Juvara. Vi si trovano anche un istituto professionale per l'agricoltura e l'ambiente, un istituto tecnico commerciale e un liceo socio-psicopedagogico della diocesi di Caltanissetta. Persone legate a San Cataldo Pietro Galletti (1664-1757), vescovo cattolico Luigi Giamporcaro (1789–1854), vescovo cattolico Raimondo Butera, pittore Alberto Vassallo di Torregrossa (1865-1959), arcivescovo cattolico Luigi Cammarata (1885-1950), vescovo cattolico Cataldo Naro (1951-2006), arcivescovo cattolico Marianna Amico Roxas (1883-1947), venerabile cattolica Nicolò Asaro (1920-1973), senatore della Repubblica Salvatore Galletti (1923-2010), scrittore e pittore Giuseppe Alessi (1905-2009), politico Salvatore Galletti (1923-2010), scrittore e pittore. Francesco Pignatone (1923-2006), politico Giuseppe Messina (1893-1951), gesuita, storico delle religioni e orientalista italiano Bernardino Giuliana (1935-1999), poeta e attore drammatico Jerry Calà (1951), cabarettista, attore cinematografico e regista Leonardo Messina (San Cataldo, 22 settembre 1955), ex mafioso collaboratore di giustizia Cataldo Baglio (1958), attore, sceneggiatore, regista e comico Alessandro Pagano (1959), politico Massimiliano Di Franco (1978), pallavolista italiano Raimondo Luigi Bruno Maira detto Rudi (1946), politico Salvatore Maira (1947), regista Angelo Orlando (1965), calciatore Economia La campagna sancataldese appare ricca di testimonianze di un passato più recente, essendo infatti disseminata di vecchie strutture a volte anche imponenti, ricordo del passato minerario del Comune. In passato infatti, l'economia sancataldese, in origine prevalentemente agricola in un sistema feudale, ha vissuto tra il XIX e i primissimi inizi del XX secolo, il momento d'oro delle attività estrattive con lo sfruttamento delle più antiche solfare fino alla più recente attività estrattiva di sali potassici. Oggi l'economia è di tipo misto, strettamente collegata a quella della vicina Caltanissetta, ha visto un discreto sviluppo industriale dagli anni sessanta ad oggi, a partire dal declino delle attività agricole e il quasi totale abbandono delle attività estrattive. A seguito dell'abbandono delle campagne una grande parte del territorio, tra le zone di Gabbara-Mustigarufi e Quartarone, è stato convertito a bosco, e tutt'oggi non esiste ancora un piano adeguato per la valorizzazione e lo sfruttamento del territorio. San Cataldo è un comune in continua espansione che vede un lento e costante accrescimento della popolazione residente a seguito di una discreta migrazione che interessa la vicina Caltanissetta. Amministrazione Gemellaggi Olgiate Comasco, dal 2009 Cirò Marina, dall'8 maggio 2013 Sport Calcio La squadra di calcio cittadina è la Sancataldese Calcio, dai colori sociali verde-amaranto. Fondata nel 1945 e fallita dieci anni dopo, venne nuovamente costituita nel 1956 con il nome di Unione Sportiva Sancataldese. Le maggiori affermazioni sportive si ebbero a partire dagli anni novanta con l'affermazione nel "Torneo Acqua Vera" (1992) e la permanenza nel Campionato Nazionale Dilettanti per sette stagioni, dal 1996 al 2002. Attualmente la società milita nel campionato di Eccellenza. Galleria fotografica Note ^ Dato Istat - Popolazione residente al 1º febbraio 2013. ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF) in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Ente per le Nuove Tecnologie, l'Energia e l'Ambiente, 1 marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012. ^ Meteo San Cataldo ^ Regio Decreto del 18 settembre 1865 su araldicacivica.it. URL consultato il 18-03-2012. ^ a b Foto cerimonia del ”4 Novembre 2012” - Comune di San Cataldo ^ La Sicilia ^ http://ilsacco.it/pdf/Articolo10.pdf ^ comune.san-cataldo.cl.it; su Pirrelli, vd. Pietro Borzomati, 2006. Nel 1856 da Papa Pio IX ottenne l'indulgenza plenaria per il suo Crocifisso. ^ Una donna nella Chiesa. Marianna Amico Roxas. Biografia dell'epistolario, p. 117-118. online ^ Statistiche I.Stat - ISTAT; URL consultato in data 28-12-2012. ^ Crisi al Comune di San Cataldo Il sindaco si dimette ^ San Cataldo, il sindaco si dimette ^ Bomba politica a San Cataldo. Il sindaco Raimondi si è dimesso. ^ Si è dimesso il sindaco di San Cataldo ^ Dal sito del Comune di San Cataldo ^ Gemellaggio tra i comuni di San Cataldo ed Olgiate Comasco, Comune San Cataldo, 24-09-2009. URL consultato il 27-09-2009. ^ Gemellaggio ‘santo’ tra i comuni di Ciro’ Marina e San Cataldo (26) ^ Cirò Marina: dopo Supino probabile gemellaggio con la città siciliana si San Cataldo ^ Gemellaggio con la Città di Cirò Marina ^ Verso il gemellaggio per il Patrono Voci correlate Solfara Pergola Altri progetti Commons contiene immagini o altri file su San Cataldo
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