Destinazioni - Comune

Riesi

Luogo: Riesi (Caltanissetta)
Riesi è un comune italiano di 11.666 abitanti della provincia di Caltanissetta in Sicilia. È situato nella Sicilia centrale vicino alla valle del fiume Salso, a sud della provincia. Geografia Si trova 20 km a sud di Caltanissetta, 73 km da Agrigento, 63 km da Enna, 104 km da Ragusa. Si estende su una superficie di 6.667 ettari ed è situato a 330 metri sul livello del mare. Sorge alle falde del Monte Santa Veronica. Riesi era attraversata dalla Strada statale 190 delle Solfare, oggi in variante con due bivi di accesso in città: Riesi Nord e Riesi Sud. A circa 5 km dalla città la SS190 incrocia la SS626 della Valle del Salso (Caltanissetta-Gela) Uscita Iudeca. Storia Riesi è stata fondata nel XIII secolo. Il nome deriva da una parola araba che significa “luogo abbandonato, incolto”. La circoscrizione territoriale di Riesi fu occupata dalle popolazioni già dal III-II millennio a.C., dove, successivamente vi si insediarono Sicani e Siculi. I sepolcri e loculi rinvenuti in contrada "Costa di Mandorle" risalgono all'epoca dei sicani. Altri cenotafi sono stati ritrovati nelle contrade "Porco Spino" e "Birriggiolo". Con l'avvento dei greci provenienti da Agrigento il territorio fu ellenizzato infatti dai ritrovamenti archeologici sono emersi alla luce elementi appartenenti a cascine dell'età ellenica. I Romani prima e i Bizantini poi vi approdarono cosicché le fattorie si immiserirono per cui i popoli si diradarono e quando la sicilia fu conquistata dagli arabi, questi si imbatterono in un luogo disabitato e trascurato perciò lo chiamarono Rahal-Met cioè "casale abbandonato". Dopo che i Normanni conquistarono la terra siciliana, essa venne spartita e donata dal Gran Conte Ruggero a discendenti e a quei cavalieri distintisi in battaglia. A Piazza Armerina, insieme a Butera e ai casali di Mazzarino e Garsiliato, fu conferita la potestà territoriale su Riesi, poi concessa a Enrico Aleramico. Nel 1296 Giacomo II di Aragona concesse i feudi di Riesi e Cipolla a Federico di Moac, per poi affidare nel 1300 la loro proprietà a Francesco I Ventimiglia, seguito da Ludovico d'Aragona, Palmerio de Caro, per ritornare nuovamente al Casato dei Ventimiglia. Il 12 febbraio 1392, Filippo I Ventimiglia - Maresciallo perpetuo del Regno di Sicilia - nel suo testamento dettato a Catania, divide i suoi beni fra i figli Filippo II, Antonio, Nicola, Ilaria e Preziosa, beneficiando la moglie Costanza Abbate di una rendita di 60 once d'oro annue. Coinvolti nella ribellione del cugino Antonio I Ventimiglia, conte di Collesano, i figli e la moglie di Filippo I sono privati dei beni nel 1397. Nel 1453 Riesi e Cipolla ritornano in possesso dei Ventimiglia, con l'investitura a Filippo III Ventimiglia, Barone di Pettineo, Riesi e Cipolla, nipote di Filippo I, figlio del detto Francesco I conte di Geraci e Collesano. Da Andrea Ventimiglia - figlio di Antonio di Riesi - eredita la baronia di Riesi, nel 1474, il nipote Francesco Gastone Castellar, probabilmente figlio di Ilaria II Ventimiglia, sorella di Andrea, morto senza eredi. Giovanni Ruiz de Calcena, cancelliere di re Ferdinando, che aveva ottenuto il territorio di Riesi e Cipolla dalla moglie Giovanna Eleonora Castellar e Ventimiglia nel 1513, acquisì la "licentia populandi" dal sovrano assieme al "mero e misto impero". Anche se egli non rivendicò mai questo diritto, poiché mai si recò in Sicilia ad assumere possesso delle sue terre. Riesi, pertanto, rimase inalterata, continuò ad essere quel piccolo borgo di contadini, per la maggior parte stagionali, e coloni che si insediarono tra i piedi del "Monte Veronica" e la "Capreria". Tuttavia, questo tentativo di popolare Riesi da parte dei coloni si rivelò fallimentare perché i terreni erano paludosi e inoltre mancava la presenza di un castello che provvedesse a difendere il villaggio dai continui saccheggi dei briganti. Il paese rimase quindi disabitato per circa un secolo finché, tramite una molteplicità di passaggi il feudo, a Pietro sopraggiunse Altariva il quale decise di farlo riabitare. Questa decisione era suggerita dai privilegi politici che un nobile acquisiva nel momento in cui faceva nascere un nuovo paese con più di ottanta famiglie. Risiedendo in Spagna, Altariva gestì le sue terre siciliane attraverso un amministratore e un sostituto. Il curatore Pietro Gil stabilitosi a Caltanissetta, rimase al servizio di Altariva solo un biennio; nello stesso tempo Cristoforo Benenati, in un primo momento colui che faceva le veci del Gil per la stipula di contratti, successivamente fu designato procuratore generale ed è grazie a lui e al suo spirito di iniziativa se il signore di Riesi riuscì a deliberare nel 1647 la licenza di popolamento del feudo concessa a Giovanni Ruiz de Calcena 134 anni prima, rendendola esecutiva. Il nuovo casale non sorse nello stesso punto dove era nato nel 1513 perché l'insediamento colonico si distanziò dalla palude. Le prime case furono costruite al "canale" e si estesero di fronte il Monte veronica fino a un punto chiamato "Pietra-piatta". Da quel momento in poi diversi contadini, artigiani e burocrati dei vicini paesi di Butera, Mazzarino e Pietraperzia cominciarono a trasferirsi nel nascente paese. Ad appena due anni dalla sua fondazione, nel 1649 Riesi passò di proprietà a Beatrice, figlia di Pietro Altariva e consorte di Diego Moncajo. Il paese assunse un nuovo nome: Altariva, per volontà di Beatrice, in onore del padre, nome che detense fino al 1700, anno in cui prese di nuovo l'antico nome. Nel 1700 in Sicilia si verificarono una serie di tristi avvenimenti bellici che però non si fecero sentire a riesi che continuò la sua regolare crescita. Nel 1714 Riesi passò al demanio del re; invece nel 1777 si trovò sotto il dominio della signoria di Luigi Maria Pignatelli e Consaga. L'ultimo barone ad essere investito del territorio di Riesi fu Giovanni Ermando. Nel 1812, con la nuova costituzione, venne abolito il sistema feudale in Sicilia. Nel 1819 comparve per la prima volta la figura del sindaco aiutato nell'amministrazione del paese dai primi due eletti. I moti rivoluzionari del 1820 e del 1848, che recarono gravi danni alla Sicilia, incocciarono i cittadini riesini preparati a lottare per la causa siciliana e parteciparono alla lotta antiborbonica seguendo gli ideali del risorgimento italiano. Il XIX secolo, portò non solo alle rivoluzioni, ma anche malattie quali colera, tifo, febbre petecchiale che determinarono la morte di parecchi cittadini. A queste piaghe si aggiunsero anche la disoccupazione e la carestia. I generi alimentari diminuirono e il carovita aumentò vertiginosamente, tanto che fu necessario istituire nel 1886 il monte frumentario per attenuare le sofferenze dei cittadini più bisognosi. Nel 1879 la fillossera devastò per intero i vigneti causando nuovi inconvenienti alla già debole economia riesina. La situazione parse peggiorata per quegli agricoltori che, non potendo adempiere al pagamento delle tasse, furono privati dei loro terreni, confiscati dallo Stato, e per gli zolfatai che con il loro stipendio esiguo non erano in grado di sfamare le famiglie; gli animi esasperati erano pronti a tutto. Nel 1893 vennero fondati i Fasci siciliani a cui presero parte contadini, braccianti, zolfatai che riuscirono a reclamare i loro diritti ottenendo condizioni di lavoro più umane e retribuzioni adeguate. Gli inizi del secolo XX furono pervasi da altri gravi episodi: nel luglio del 1914 un assembramento di fanatici mise in atto un tentativo di ribellione e proclamarono la "Repubblica di Riesi" che però terminò nel giro di un paio di giorni poiché l'ordine pubblico fu tempestivamente ripristinato. L'8 ottobre 1919 accadde un altro triste fatto, quando i contadini, stufi dei soprusi, si radunarono per scioperare occupando le terre dei latifondi e gridando: "la terra ai contadini", però pure questa rivolta, culminata con la morte di dodici riesini, fu presto repressa. Anni dopo il paese fu travolto dall'avvento del fascismo e dalla seconda guerra mondiale, mentre dal 1946 fu istituito il concorso del sindaco, valido ancora oggi. Fino agli anni ottanta molti degli abitanti della città lavoravano nelle vicine miniere di zolfo di Trabbia e Tallarita. I proprietari sfruttarono molto la popolazione impoverita. Molte famiglie per sopravvivere furono costrette a mandare i loro figli a lavorare in miniera, che era ad un'ora di cammino dal paese. Entrando nella città si vede un grande monumento che ricorda la sofferenza dei minatori. Nel 1961 il pastore valdese Tullio Vinay fondò il Servizio Cristiano per combattere la povertà. All'inizio, lo scopo principale era promuovere l'alfabetizzazione tra bambini e adolescenti, poi si aggiunse quello di favorire l'agricoltura e la formazione. Oggi la Chiesa Valdese gestisce un asilo nido, una scuola elementare, una pensione, un consultorio familiare e una piccola fattoria. Politica e situazione sociale Riesi è soffocata da una forte criminalità organizzata. Ogni anno, conflitti interni alla Mafia con le cosche avversarie appartenenti rispettivamente a "Cosa Nostra" ed alla "Stidda", danno luogo ad incidenti e perdite umane. Nella primavera del 2006, il Presidente Giorgio Napolitano ha sciolto il consiglio comunale ed allontanato il sindaco dai propri incarichi a causa degli evidenti legami tra questi ed il crimine organizzato. La diffusa povertà prima della fine della seconda guerra mondiale e la difficile situazione sociale protrattasi fino ad oggi hanno costretto diversi riesini ad emigrare. Tra le destinazioni più frequenti, oltre alle grandi città italiane, il Belgio, la Francia, la Germania, l'Argentina e la Svezia. Molti riesini lasciano ancora le proprie case una volta diplomati per cercare lavoro o studiare in una delle grandi città italiane. Negli ultimi dieci anni si è registrato un forte incremento degli stranieri, soprattutto russi, ucraini, polacchi, rumeni e cinesi in cerca di lavoro e fortuna. Economia Dopo il declino dell'industria di zolfo, solfato di calcio e di barite il suo mercato è divenuto soprattutto agricolo, con un'economia basata sulla produzione di cereali, mandorle, uva, olive, carciofi, pesche e foraggi. Parecchio praticato è pure l'allevamento bovino, ovino e avicolo. Sono presenti una cooperativa e due frantoi privati. La cantina sociale "La vite" della provincia si trova a Riesi, dove vi opera una pressa meccanica. C'è anche una piccola produzione orafa e alcune piccole società di ingegneria meccanica ed elettronica. Negli ultimi anni il paese è stato protagonista di una crescita economica grazie alla nascita di fabbriche appartenenti al polo tessile, che di fatto, oggi non esistono più e si è in una fase di calo economico e demografico. Lo zolfo di Riesi nel passato L'attività mineraria è quella che più di altre ha segnato il passato di Riesi, nel cui territorio sergevano grandi miniere dalle quali ogni giorno venivano estratte tonnellate di roccia solfifera. Dopo gli anni cinquanta la concorrenza americana sbaragliò la produzione solfifera della provincia Nissena per cui la stragrande maggioranza delle miniere, di lì a poco, fu costretta a chiudere i battenti. Superato il centro abitato di Riesi, verso il confine con il comune di Sommatino, dopo circa 15 minuti di strada, in corrispondenza del ponte Muntina, sulla destra sorgono gli impianti delle miniere di Trabia e Tallarita, una delle più grandi solfare siciliane, dove in passato si estraevano fino a 10.000 tonnellate per cantiere di minerale solfifero ogni anno. Il grande bacino minerario, sito tra Riesi e Sommatino è attraversato dal fiume Imera Meridionale alla cui sinistra si trova la Tallarita e alla destra la Trabia. Le miniere sfruttavano un giacimento solfifero incassato fra i sedimenti della cosiddetta Formazione Gessoso-Solfifera del Miocene superiore, molto conosciuta e studiata dai geologi di tutto il mondo. Nella miniera Trabia, conosciuta in passato anche come la Sulfara ranni (Solfara grande) i primi lavori estrattivi risalgono intorno al 1730; il minerale, a causa della poca profondità, era così abbondante da essere visibile senza bisogno di scavare per cui bastavano una pala ed un piccone per raccoglierne grandi quantità. A partire dal 1830 però, grazie all'introduzione di nuovi mezzi meccanici l'attività assunse una maggiore rilevanza. Attorno alle miniere fu edificato pure un villaggio presso il quale vi erano una stazione dei carabinieri, un ufficio postale, una cappella, uno spaccio e gli alloggi per 300 dipendenti e relative famiglie. Gli impianti consistevano esternamente di una torre (o castelletto) sulla quale era sistemato un argano che garantiva il movimento verticale dei vagoncini che, riempiti di minerale nei cantieri sotterranei, venivano trasportati all'esterno. Il minerale estratto veniva di seguito arricchito in stabilimenti che spesso erano attigui alla miniera, dove, all'interno di forni speciali, si procedeva alla separazione dello zolfo dalla roccia calcarea. All'interno della miniera, nelle viscere della terra, i minatori scavavano incessantemente per tutto il giorno e a causa della temperatura elevata erano costretti a lavorare seminudi. Nel 1904 oltre all'introduzione di metodi meccanici venne costruita anche una teleferica lunga 10 km che collegava la stazione ferroviaria di Campobello di Licata, della linea Canicattì-Licata con il bacino minerario Trabia-Tallarita. Negli anni venti, nel pieno dell'attività estrattiva, queste miniere davano lavoro a poco meno di 3.000 minatori. Nel 1957, in conseguenza di una esplosione di grisou, franò un pozzo (Scordia) che causò molte perdite umane. La miniera fu chiusa nel 1975. Oggi gli antichi edifici nei quali un tempo lavoravano migliaia di minatori siciliani rappresentano soltanto ottimi esempi archeologico-industriali, dove particolarmente suggestivi sono i resti delle infrastrutture di lavorazione, tra i quali l'interminabile sequenza dei forni Gill (sistema più moderno di fornaci per la fusione). Spentasi l'industria mineraria ai giorni nostri Riesi è una cittadina che fa dell'agricoltura la sua principale fonte di sostentamento. Dal 2010 nell'area mineraria è presente un Museo delle Solfare di Trabia Tallarita, un'esposizione multimediale permanente dedicata all'epopea dello zolfo nisseno. Religione La religione prevalente è quella cattolica. Nel XIX secolo, la Chiesa valdese, un'antica confessione protestante del Nord Italia, acquistò una certa influenza grazie all'attività missionaria svolta in diverse parti della Sicilia. Per un breve periodo, più della metà della popolazione si definì "valdese" pur continuando ad andare a messa nelle chiese cattoliche ogni domenica. Questo spinse la Curia ad inviare i Salesiani di Don Bosco nell'isola al fine di riconvertire quanti aderirono alla nuova confessione. Oggi, la comunità valdese è ridotta ai circa 60 membri di chiesa ed alle rispettive famiglie. Gli emigranti ritornati in Sicilia dall'estero hanno portato con sé nuove confessioni. Questa è la ragione per cui sono presenti anche due chiese pentecostali ed una "sala del regno" dei testimoni di Geova. Gastronomia locale La gastronomia riesina trae le proprie origini dalla cultura contadina ed è basata su piatti semplici e genuini ove prevalgono i sapori della tradizione e della dieta mediterranea. Le preparazioni tipiche sono tante, indistinte, povere, naturali provenienti soprattutto da usanze contadine e appartenente alla tradizione siciliana. Importante anche la produzione vitivinicola che s'inserisce in varie parti del territorio provinciale. Taglierina con riso e legumi, taglierina fresca con riso e legumi, preparata solitamente nel giorno della festa di Santa Lucia; Maccarruna alla carrittera, maccheroni freschi conditi con olio, aglio fritto e cosparsi di abbondante pecorino grattugiato; La cuccìa, grano cotto assieme a ceci e fave e condito con olio, pepe e sale; tipico per la festa di tutti i Santi; Frittata di finocchi selvatici; Frittata di fave, Insalata di arance (arance sbucciate e tagliate a pezzettoni, conditi con olio, pepe e origano; Insalata di limoni, limoni sbucciati e tagliati a fette, conditi con olio e pepe, in abbondante acqua naturale; Pane di San Giuseppe, pane lavorato in maniera tale da far assumere la forma dei Santi; tipico per la festa di S. Giuseppe; La fuateddra, focaccia imbottita con olio e sarde, o semplicemente schiacciata e cosparsa di pecorino grattugiato; I guasteddri, pane crudo fritto nell'olio e cosparso di abbondante zucchero; Il muffuletto, pane lavorato con semi di finocchio, con pochissima mollica, conditi con olio, sale e pepe nero; tipico della festa di S. Martino; I mastazzoli, dolci lavorati con i frutti del carrubo; tipici per Natale; Li gnucchitti, dolci lavorati con uova e farina, fritti nell'olio e cosparsi di miele; tipici per Natale; Il vurciddrata, pane o dolce con impasto di fichi secchi; tipico per Natale; Il torrone, tipico per la festa della Madonna della Catena; I cuddireddri, dolci preparati con farina, zucchero e uova, manipolati con cura e foggiati in maniera caratteristica, giacché alla pasta si fa assumere una forma rotondeggiante, costituita da piccole corone, che vengono fritte; tipici per la festa di S. Lucia; Gli spingi, tipici per la festa di carnevale. Siti La Chiesa della Madonna SS.ma della Catena, costruita nella prima metà del XVII secolo. La Chiesa del SS. Crocifisso, costruita nel 1744. La Chiesa Maria SS. del Rosario, costruita nel XVIII secolo. La Chiesa di San Giuseppe, edificata nel XIX secolo. La Chiesa evangelico-valdese, fondata nel 1898. La Chiesa di San Giovanni Bosco, eretta nel 1962. Il Monte degli Ulivi, complesso architettonico del Servizio Cristiano. Di proprietà della Chiesa Valdese, fu costruito tra il 1961 ed il 1966 dall'architetto Leonardo Ricci ed è uno dei massimi esempi di architettura italiana del XX secolo. Il 16 gennaio del 2009 sulla GURS (Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana n° 3 del 2009) con decreto del 22 dicembre 2008 il complesso architettonico del Servizio Cristiano ha ottenuto la "Dichiarazione di importante interesse artistico". Feste Settimana Santa, soprattutto il Venerdì Santo, con rappresentazioni della Passione di Gesù, processioni e un rito popolare. Festa della SS.Madonna della Catena, la seconda domenica di settembre, con riti folkloristici e processioni. Festa di San Giovanni Bosco, il 31 gennaio, con processioni. Festa di San Giuseppe, il 19 marzo e l'ultima domenica di luglio, con processioni, altari e tavolate. Festa dell'Immacolata Concezione, l'8 dicembre, con processioni. Settimana Santa riesina È la prima festività dell'anno che si contraddistingue in modo particolare per la sua solennità e per certe sue speciali costumanze. Si articola in una serie di celebrazioni che durano grosso modo una settimana: dalla Domenica delle Palme alla domenica di Resurrezione o di Pasqua. Tutta la festività è contraddistinta da una serie di cerimonie, di pratiche e di consuetudini particolari. Esse, infatti oltre a delineare alcuni dei pochissimi aspetti del sentimento religioso dei riesini, manifestano le più profonde aspirazioni e predilezioni popolari che di fatto sono repressi. La domenica prima della Pasqua, verso le 10, in piazza Crocifisso, una coreografica folla di fedeli e un buon numero di fanciulli con gigantesche foglie di palme in mano, alcune alte anche più di due metri, partecipa al rito della benedizione delle palme e dei ramoscelli d'ulivo. Alle 10.30 dalla Madrice, al festoso ritmo della locale banda musicale, prende il via la prima processione della ricca ed intensa Settimana Santa riesina. Vengono portate a spalla per le vie del centro storico, le statue di San Pietro e San Paolo che alla fine degli anni cinquanta sostituirono i più caratteristici e popolari "Sanpauluna" censurati da un discusso veto vescovile. Nei tre sabati che precedono la Pasqua, la chiesa del Santissimo Crocefisso apre le sue porte per un sentito pellegrinaggio alle cinque statue - Veronica, Gesù crocefisso, Ecce Homo, Addolorata e San Giovanni - protagoniste della Settimana Santa. Al tramonto, un lunghissimo filo di mortaretti, che percorre due volte il perimetro della piazza, viene acceso in un'interminabile "maschiata" che ricorda a tutti il significativo giorno del periodo pasquale. Il Lunedì e il Martedì Santo sono due giorni così comuni da passare inosservati. Solo verso il Mercoledì, infatti, le varie confraternite e il popolo in genere cominciano a prepararsi psicologicamente alla baldoria e al chiasso che è in programma a partire dalla serata successiva. Quindi nei primi tre giorni della Settimana Santa non si registrano avvenimenti degni di nota ma sono contrassegnate solo da tridui di pentimento, da rosarii e questue. Giovedì Santo Il Giovedì Santo regala ai fedeli un'atmosfera solenne grazie al parroco che fa rivivere con dodici ragazzi la lavanda dei piedi. Alla fine della celebrazione, dalla piazza si snoda un corteo composto dal comitato, le autorità, giovani vestiti da romani e il popolo che si racano nella chiesa del SS. Crocifisso, da cui escono, intorno alle 20.00, le statue dell'Ecce Homo e di S. Giovanni. Portati a spalla arrivano alla scalinata di S. Giuseppe dove viene recitata 'La Condanna', alla fine vi è una fiaccolata e fuochi pirotecnici. I simulacri percorrono diverse vie del paese facendo delle soste, prima nella chiesa di Maria SS. del Rosario, poi, nella chiesa Madre e infine rientrano intorno le 22.30 nella chiesa del SS. Crocifisso. Venerdì Santo Il Venerdì Santo è l'orgoglio del popolo riesino. Dalle prime luci dell'alba fino alla mezzanotte, ininterrottamente, nell'inquietante atmosfera dei penetranti botti delle "castagnole" e delle tristissime note della banda musicale, ogni abitante rivive in un crescendo di indescrivibile emozione il giorno più tragico della passione di Gesù Cristo. Alle 5 ventuno assordanti colpi di "cannone" svegliano tutto il paese. Alle 5.30, preceduti da una potentissima "maschiata", escono dalla chiesa del crocifisso l'Addolorata e San Giovanni. Intorno le 6 dall'alto di un balcone, nella zona più antica del paese, il Canale, qualcuno recita una poesia alla Santa Madre che suo figlio è stato condannato. Inizia così la disperata ricerca in tutte le vie, le strade del paese, la divina presenza viene segnalata dallo scoppio continuo di "castagnole". Alle 15, nei quattro canti più importanti di Riesi, i "Quattru Cantunera" (l'incrocio tra corso Principe Umberto e corso Vittorio Emanuele) avviene il doloroso incontro - "La giunta". Preceduto dal drammatico suono del tamburo e della tromba, San Giovanni corre verso Gesù con la croce e ritorna dall'Addolorata. Dopo un ulteriore lancinante squillo di tromba avviene la "Giunta", la Madonna bacia la mano del Cristo: il fragore degli applausi si unisce all'incontro tra la Veronica, che asciuga il volto del Cristo e ad uno scoppio della "maschiata". Dopo la misericordiosa azione della Veronica si prosegue verso il Calvario. Alle 16, sotto la struggente musica della "lacrima", Gesù viene crocifisso: molti fedeli rompono in un incontenibile pianto. Alle 19, accompagnata dalle autorità locali, l'urna va a raccogliere le sacre spoglie. Alle ore 20.30 avviene la "scinnenza" - deposizione; lungo il tragitto "I Santa Cruci", gruppo locale di cantori, intonano tristissime nenie funebri. Una fiaccolata rende più solenne questo momento. Lo scarso chilometro che separa il Calvario dalla Madrice, viene percorso in non meno di tre ore. Al caratteristico segnale della "truccola" (due pezzi di legno che si urtano uno sull'altro) i portatori dei simulacri muovono tre passi avanti e due indietro, al patetico ritmo della malinconica musica. Verso la mezzanotte prima che la sacra Urna e i simulacri rientrano nella chiesa del SS. Crocifisso, nella piazza principale antistante la Basilica-Santuario Maria SS. della Catena, un gioco pirotecnico, simbolo del consumarsi del tempo e di Cristo che non è solamente morto ma che risorge, conclude la serata. Sabato Santo Il paese è a lutto per la morte di Nostro Signore Gesù Cristo. Non vengono celebrate messe né la mattina, nella quale avviene l'adorazione della croce, né il pomeriggio; intorno le 23.00 inizia la Veglia Pasquale che si conclude intorno all'una con fiaccolate, fuochi pirotecnici e "maschiate" e scampanii di campane. Domenica di Pasqua A Pasqua, alle 10, davanti alla Matrice, San Pietro e San Paolo fanno incontrare in una "giunta" di festa la Madonna con il Salvatore. Una gioiosa processione annuncerà a tutti il Cristo risorto. Alle 13.30 la giunta finale: nei quattro canti di città, con il prezioso aiuto di San Pietro e San Paolo, la Santa Madre riabbraccia il figlio di Dio. Ma quest'anno (2008) per prolungare i festeggiamenti della Pasqua si è spostata la "giunta" delle 13.30 alle 20.00 (un ritorno ai tempi delle confraternite) e per concludere i festeggiamenti della Settimana Santa vi è uno spettacolo di fiaccolate, fuochi pirotecnici, "maschiate" e la "Spartenza", cioè la separazione dei simulacri in chiese diverse. La Madonna della Giunta viene posta nella chiesa di Maria SS. del Rosario, dove sta una settimana e il secondo lunedì dopo Pasqua viene consegnata alla famiglia che la custodisce, S. Pietro e S. Paolo nella chiesa Madre e Gesù Risorto nella chiesa del Crocifisso. Per assistere a queste manifestazioni, molti fedeli vengono dai paesi limitrofi e addirittura da altri Stati. Festa della SS. Madonna della Catena Questa festività è sicuramente la più significativa conferma dell'inclinazione dei resini al grandioso e paradossale. La Madonna della Catena, festeggiata la seconda domenica di settembre, è la patrona della città. La festa consiste in una parata per le vie centrali del paese da parte della locale banda musicale. Il giorno della festa vede numerosissimi pellegrini provenire dai paesi vicini, nella notte, alcuni a piedi scalzi. Da qualche anno i giovani delle comunità ecclesiali di Riesi si sono organizzati per accogliere i pellegrini e pregare con loro. Alle due di notte i giovani si riuniscono alla periferia del paese e in un clima di preghiera, quando i pellegrini si sono radunati in gran numero, ci si incammina insieme verso il santuario dove, alle 4 del mattino viene celebrata la Santa Messa. La processione viene celebrata fra il tardo pomeriggio e la tarda serata. Quando il simulacro della Madonna della Catena esce dal portone centrale della Chiesa Madre ha luogo un violento frastuono; contemporaneamente comincia a suonare la banda musicale e viene fatta una maschiata seguita da un'assordante suono di campane. Dopo aver girovagato per le vie del paese il simulacro rientra nella chiesa madre splendidamente illuminato e seguito da un folto numero di parroci e fedeli. Il lunedì successivo, alle ore 21,00, viene dato al popolo riesino un grandioso spettacolo di giochi d'artificio. Festa di San Giuseppe La festa in onore del patriarca San Giuseppe, che si festeggia il 19 marzo e l'ultima domenica di luglio, è per antonomasia la festa degli artigiani. Sono molte le persone che dedicano l'altare a San Giuseppe come atto di devozione per grazia ricevuta dal santo. Doni richiesti per episodi vari. Storie diverse ma intrecciate dalla grande fede per il patriarca della sacra famiglia. L'altare è composto da una tavolata a più piani situata nell'angolo di due pareti in modo decrescente, apparecchiata con piatti tipici e ornata da frutta e altre prelibatezze; sopra l'altare è collocato un quadro di San Giuseppe. Quanto è posto nei diversi piani della tavolata sarà consumato dai poveri del paese il giorno della festa, inoltre viene imbandita una ricca tavola per i tre, sei, nove o i tredici santi che partecipano alla cena. Questa tavolata si chiama Artaru, perché i poveri che consumano il pranzo rappresentano rispettivamente la Madonna, San Giuseppe e Gesù Bambino. “San Giuseppe voli trafficu”, (ossia preparazione e fatica), è la frase rituale che si mormora in ogni casa nella quale, come da regola gli innumerevoli preparativi precedono la scenografica mensa sacra dedicata al santo. Oltre alla tradizione, San Giuseppe è festeggiato da tutta la comunità. Alla solenne celebrazione eucaristica presieduta dal vicario che si svolge presso la chiesa di San Giuseppe segue una solenne processione del simulacro del santo per le vie del paese. Non manca poi, come ogni anno, l'abituale fiaccolata alla scalinata San Giuseppe e lo sparo di moschetteria; Segue uno spettacolare Castiddu di fuocu (giochi pirotecnici vari), con musiche concertistiche nella serata successiva. Libri su Riesi Riesi di Massimo Rosario Paterna Riesi e i Rijsani di Massimo Rosario Paterna Riesi nella storia di Giuseppe Testa La repubblica di Riesi di Giuseppe Testa Una terra, un tetto, una speranza di Salvatore Michele Mirisola C'era ‘na vota Riesi di Giuseppe Paterna La storia di Riesi, dalle origini ai nostri giorni di Salvatore Ferro Le opere,i giorni,i sentimenti di Giuseppe Paterna Una Sicilia minore di Salvatore Michele Mirisola Storia di Riesi a fumetti di Giuseppe Veneziano e Massimo Rosario Paterna Riesi Kaputt Mundi di Nino Sanfilippo “Li paroli di l'antichi sunu sacri e santi” dell'Istituto Comprensivo “Carducci” di Riesi Uomini fatti e aneddoti nella storia di Riesi di Luigi Butera Il “Sorfaraio” di Gaetano Baglio La leggenda di la Spatazza di Rosario Riggio Opuscolo su Riesi di Giuseppe Testa Giorni a Riesi di Tullio e Giò Vinay Riesi e la Pirrera di Gaetano Carusotto e Marino Daniele Riesi: Tra passato e Presente di Gaetano Carusotto e Marino Daniele Riesi Motore Dell'Universo di Nino Sanfilippo e Sarino Giambarresi Mia Terra di Don Pino Giuliana La mafia di un villaggio siciliano 1860-1900 di Anton Blok La Charta Memoriae di Riesi. Una falsificazione del XIX secolo di Giuseppe Cosentino Il folclore di Riesi di Clelia Infuso La malaria a Riesi nel 1911 di Giuseppe Jannì Riesi in mutande di L. Carrubba Il diritto nella storia. A proposito della rivendica dei diritti d'uso civico a favore della popolazione di Riesi di Pasquale Gaetano Pasqualino Per una storia dei valdesi in Sicilia. La comunità di Riesi dal 1871 al 1920 di Massimo Rosario Paterna Riesi: viaggio nelle scuole del passato di Ezio Fiorenza Chistu Riesi di Piera Cutaia La Miniera Trabia Tallarita, storie e lotte degli zolfatari di Giuseppe Giancarlo Calascibetta Un giorno forse ritornerò di Claudia Giarletta Lo Blundo Eventi, uomini, idee e testimonianze di Don Pino Giuliana La Cantina di Riesi di Salvatore Michele Mirisola La Regina delle Vittorie di Giuseppe Testa Un viaggio chiamato Riesi. I 50 anni del Servizio Cristiano di Jourdan M. La Parrocchia di San Giovanni Bosco- 50 anni di storia di Giuseppe Giancarlo Calascibetta Festa di Popolo di Don Pino Giuliana Ricordando Don Camilleri di Lillo Sciarrino Persone legate a Riesi Calogero Palermo, clarinettista Giuseppe Bognanni, lottatore Giuseppe Di Cristina, (1923-1978) - criminale e collaboratore di giustizia Francesco Di Cristina, (1896-1961) - criminale Calogero La Piana, Arcivescovo Antonino D'Antona, (1842-1913) - medico e senatore Rosario Pasqualino Vassallo, (1861-1928) - avvocato e deputato, colui che rifiutò la poltrona di Primo ministro Filippo Scroppo, (1910-1993) - pittore ed intellettuale Francesco Golisano, (1929)-1958) - attore Gaetano Azzolina, medico e chirurgo Curiosità Un evento curioso e significativo negli anni della seconda guerra mondiale fu certamente il passaggio del re Vittorio Emanuele III dalla via principe Umberto (4 dicembre 1942). Tra il 2007 e il 2008 fecero la loro comparsa a Riesi, in contrada Figotto dei "cerchi nel grano" che avevano la forma di sei cerchi attorno ad un cerchio centrale di 48 metri di diametro, nel maggio 2007, e di un fiore, nell'aprile 2008. Furono subito attribuiti a misteriosi extraterrestri atterrati sui campi con i loro dischi volanti, appiattendo le messi; mentre è noto da tempo che i cerchi nel grano sono opera di un gruppo di artisti buontemponi inglesi. Uno di loro, John Lundberg, ha perfino messo in rete una "guida per principianti". Sono note diverse loro opere in Italia, fra cui delle spiritose enormi orme di Bigfoot (85x30 m) realizzate nel 2005 in campi di grano a Milano, Roma e Foggia. Il 2 maggio 2009, dopo tre giorni di scavi, rilievi e misurazioni, il pavimento di un appartamento in via Mazzini ha raggiunto i 100 gradi. Il sindaco, Salvatore Buttigé, ha mobilitato più forze possibili per accertare l'origine del fenomeno: tecnici e studiosi del centro di geofisica e vulcanologia di Palermo, vigili del fuoco, addetti dell'Enel e della Siciliana Gas. Oltre settanta ore di monitoraggio continuo che si sono concluse con un nulla di fatto. Il fenomeno resta, e probabilmente resterà, un mistero. Società Evoluzione demografica Fra il XIX e il XX secolo diversi riesini abbandonarono il paese in cerca di fortuna nelle Americhe (Stati Uniti e Argentina in particolare) o in Australia. Negli anni immediatamente successivi alla seconda guerra mondiale la popolazione del comune raggiunse il suo picco più alto. Da Riesi nel Secondo dopoguerra partirono numerose persone per andare ad abitare nelle grandi città del nord Italia come Milano, Torino, Genova per trovare lavoro nelle nascenti fabbriche. Negli ultimi tempi, nel comune è in atto una forte crescita di cittadini extracomunitari. Abitanti censiti Nel 2008 Riesi presenta circa 14.500 abitanti. Etnie Alla data del 31 dicembre 2007 a Riesi risultano residenti 141 cittadini stranieri, così suddivisi per nazionalità: Amministrazione Galleria di immagini Note ^ Dato Istat - Popolazione residente al 30 novembre 2012. ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF) in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Ente per le Nuove Tecnologie, l'Energia e l'Ambiente, 1 marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012. ^ Mirisola, Una terra, p. 45-52. ^ Servizio Cristiano Resi ^ MSTT - Museo delle Solfare di Trabia Tallarita ^ Riesi (Cl): il giallo dei cerchi nel grano ^ ¤ c i r c l e m a k e r s ¤ ^ Pavimento raggiunge cento gradi a Riesi ^ ISTAT:presenza di stranieri a Riesi. URL consultato il 17-03-09. ^ Statistiche I.Stat - ISTAT; URL consultato in data 28-12-2012. ^ Cittadini Stranieri. Popolazione residente per sesso e cittadinanza al 31 dicembre 2007 Comune: Riesi - Tutti i Paesi. URL consultato il 15-08-2009. Altri progetti Commons contiene immagini o altri file su Riesi Wikivoyage contiene informazioni turistiche su Riesi
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