Destinazioni - Comune

Butera

Luogo: Butera (Caltanissetta)

Butera (Vutera in siciliano, dall'arabo بوتيرة Butirah) è un comune italiano di 4.897 abitanti della provincia di Caltanissetta in Sicilia. Il nome tuttora utilizzato venne dato da Ruggero I di Sicilia, in seguito alla conquista della città. Confina con i comuni di Gela, Licata, Mazzarino, Ravanusa e Riesi. Dista, a sud, 49 km da Caltanissetta, il capoluogo di provincia. Geografia fisica Il territorio di Butera è collinare all'interno, e pianeggiante sulle coste (Piana di Gela); ed è compreso tra il fiume Salso e il Disueri. La città sorge su una collina a 402 metri sul livello del mare, a sud del capoluogo. È l'unico comune (con Gela) della provincia, ad essere bagnato dal Mediterraneo, nel Golfo di Gela. Il territorio presenta al suo interno il lago Comunelli, formato da sbarramenti allo scopo di costituire riserve d'acqua in caso di siccità. Con i suoi 295 km² di superficie, è il nono comune in Sicilia, e il 39simo in Italia per estensione. Lungo la costa sono presenti le frazioni marine di Falconara e Marina di Butera, caratterizzate da un leggero interesse turistico. Storia La collina di Butera è stata meta di stanziamenti umani sin dalla preistoria: tracce di insediamenti sicani risalenti all'età del bronzo medio (1400-1000 a.C.) sono venuti alla luce nella parte più alta del costone roccioso. Più in basso, una necropolia strati sovrapposti fu cimitero della piccola comunità preistorica, e, seppur circoscritta ai secoli VIII-V a.C., avrà certamente iniziato ad esercitare la sua funzione cimiteriale già centinaia di anni prima. Ad avvalorare questa ipotesi, la presenza in località Piano fiera di un manufatto piuttosto remoto, indicato dagli archeologi col nome di cista dolmenica (lastre di pietra assemblate in maniera cubiforme), che dimostrerebbe una maggiore antichità abitativa del sito vista l'analogia di questo monumento con alcune architetture sarde risalenti all’età del rame (2900-2000 a.C.) . Le vicende di questo territorio al momento della colonizzazione greca sono pochissimo documentate dalla storiografia antica, e non possono che essere ricostruite solo sulla base della ricerca archeologica. Sappiamo che già sin dal momento della sua fondazione, Gela dovette scontrarsi con le popolazioni indigene limitrofe conquistando i loro villaggi: Omphake, forse identificabile con Butera, dovette seguire questo destino. Lo si deduce dai reperti tombali. Infatti, se fino all’VIII sec. a.C. le tombe di Piano della Fiera non mostrano alcun rapporto con l’area greca, a partire dalla seconda metà del VII sec. vi appaiono ricchi corredi con vasi d’importazione greca. Nel corso del VI secolo, la cittadina sicana verrà abbandonata e sarà ricostruita solo durante il periodo di Timoleonte, poco dopo la metà del IV sec. a.C. Rimase però sempre un piccolo villaggio abitato da agricoltori, valido baluardo ai tentativi di aggressione esterna che non mancarono per tutto l’alto medioevo (500-1100 d.C.). ﺑ Butera venne chiamata dagli Arabi Būtīrah [, che significa luogo scosceso. Nell'aprile del 1089 le truppe normanne guidate dal Granconte Ruggero espugnarono la città, ultima roccaforte dei Saraceni in Sicilia, in una memorabile battaglia che li vide vincitori sui musulmani. La terra fu subito elevata a contea da parte del conte normanno, il quale la assegnò in dote al cognato-genero Enrico del Vasto, che in quello stesso anno contrasse matrimonio con Flandina d'Altavilla, figlia di Ruggero. La contea di Butera fu uno dei maggiori stati normanni in Sicilia per importanza. Passata quindi agli aleramici del Vasto - che la mantennero fino al XII secolo - nel territorio vi migrarono consistenti unità di coloni provenienti dall'Italia settentrionale, che fecero del territorio una delle maggiori terre lombarde di Sicilia. Dai del Vasto passò ai normanni Bartolomeo de Luci e Guglielmo Malconvenant, e, in epoca sveva, precisamente nel 1219 la contea fu acquisita da Bernardo d'Ocrea. Nel 1252 passò al figlio Gualtieri, ma poco tempo dopo, Galvano Lancia si impossessò del feudo. Alla morte di quest'ultimo avvenuta nel 1268, il territorio buterese passò al Regio Demanio. Nel 1320 il re Federico II la vendette per 100 onze a un militare del regno. Successivamente fu elevata nuovamente a contea sotto gli Alagona. Gli Alagona ebbero il possesso della contea fino al 1392. Ostili al re Martino e sconfitti da quest'ultimo, la terra venne confiscata e ceduta, unitamente alla torre Falconara, al principe catalano Ugo di Santapau con diploma concessogli il 18 ottobre a Castrogiovanni, per i suoi servizi resi al re aragonese nella guerra contro i ribelli. Il Santapau trasformò la contea in terra baronale. Monumenti e luoghi d'interesse Castello arabo-normanno: risalente all'XI secolo, nel corso dei secoli ha ricevuto diversi ritocchi, come evidenziato dal torrione e dalle finestre a bifora. Ancora oggi è in ottimo stato di conservazione, dopo i lavori di restauro eseguiti nell'ultimo decennio. Necropoli di Piano della Fiera: in uso fino al VI secolo a.C. e alla fase ellenistica, le sue origini risalgono all'età preistorica. Chiesa Madre, dedicata a San Tommaso: sita in piazza Duomo, eretta nel XVI secolo, custodisce sull'altare maggiore la '«Madonna degli Angeli» di Filippo Paladino. «Chiesa di San Rocco», eretta nel 1700, ad unica navata, custodisce la statua del Santo, patrono della città. È sita in via Armando Diaz. «Porta Reale», così chiamata, poiché, nel 1062, vi entrò insieme ad un esercito di lombardi, il conte normanno Ruggero I di Sicilia, per impossessarsi della roccaforte. «Piazza Dante» è la piazza principale della città; dove oggi sorge il palazzo municipale un tempo si trovava la chiesa di S.Giovanni [Battista]. «Chiesa di San Francesco» è la chiesa più antica di Butera. Fu fondata dai primi normanni cristiani, in seguito divenne una chiesa a di monaci francescani. La Chiesa madre di Butera La Chiesa madre di Butera, dedicata a San Tommaso Apostolo, sorge nella parte settentrionale della città. Essa fu realizzata a partire dalla fine del XII sec., precisamente nel 1185, fino al completamento nel sec.XVI. La chiesa madre oltre ad essere importante da sé, è anche importante per le celebrazioni del Natale ma soprattutto per le feste pasquali. La Chiesa è a croce latina, rivolta a nord della città, e ad unica navata, e la copertura della navata e del transetto è costituita da volte «a botte», l’incrocio della navata e del transetto è coperto da un' ampia cupola. Gli ingressi sono tre, di cui due sulla facciata centrale e una sul prospetto laterale posto a nord-est, L’architettura esterna si presenta come una massa compatta di muratura a pietra. Nel portone d’ingresso principale, di forma a mezzo arco, si nota al centro un semi-capitello a «gettante» e sul capitello è posto uno lo stemma papale. L’ingresso è preceduto da una scalinata a doppia entrata; mentre l’ingresso secondario è preceduto da una scalinata rettangolare, alla cui destra si legge la data del restauro della chiesa ad opera di tutti i fedeli, (1829). La chiesa possiede al suo interno numerose e pregevoli opere. A Domenico Provenzano si debbono i dipinti che troviamo sulla volta della navata centrale: «Gesù e la Samaritana», «Isacco con Esaù e Giacobbe», «Eva cacciata dal paradiso terrestre». «Dio e la creazione di Adamo ed Eva»; «la Trasfigurazione», la «Resurrezione di Lazzaro», «il Sacrificio di Abramo», «Mosè e i dieci comandamenti», del transetto e dell’altare Maggiore. Mentre nei pennacchi della cupola risaltano le figure dei quattro evangelisti. Sono presenti diverse tele sei-settecentesche e ottocentesche di buona fattura: la pala dell’altare Maggiore raffigurante «l’Assunzione della Madonna», di grande valore artistico, di Filippo Paladino, del XVII sec., il trittico di grande valore del XV sec. dipinto su tavola, raffigurante «San Tommaso Ap.», «San Pietro Ap.», «Maria Santissima delle Grazie» e la «Croce trionfale» di grande valore del XIV sec., dipinto su tavola raffigurante «Cristo crocifisso che Vince il peccato e la morte». I lavori di stucco sono di Giovanni Maienza. I marmi che ornano gli altari, danno alla chiesa un aspetto importante e la magnificenza di un bel tempio, i Medaglioni in alabastro ai lati dell’altare maggiore che raffigurano: «il Sacrificio di Abramo»; «Melchisedek» e «Giuseppe venduto dai fratelli». L’altare centrale è caratterizzato dal coro ligneo, a destra e a sinistra, stallo datato (10/03/1954). Nel 2000 tutto il pavimento è stato restaurato, prima era in piastrelle di gramiglia di cemento, oggi è stato sostituito con lastre di marmo bianco di Carrara, estese anche all’abside. Negli anni ’80 sono state rimosse le balaustre, di gramiglia di cemento e di poco valore artistico. Ad iniziare dell’altare nel 2004, da una forma rettangolare è stato sostituito a forma quadrangolare, (si estende verso i quattro lati del mondo), è in marmo bianco Extra o Statuario di Carrara e simboleggia la Divinità di Cristo, la sua sfolgorante bellezza durante la trasfigurazione; di giallo orientale, riferito al colore della terra. Il basamento della parte inferiore è a forma di croce (centralità), è anche un grande cubo bianco. I quattro spigoli rappresentano le vestigia di un protendersi della base verso l’apice. Altra parte importante è l’ambone, luogo dove avviene la proclamazione della Parola di Dio. L’ambone ricorda la tomba vuota della Resurrezione di Cristo; è di marmo giallo orientale, colore della terra e marmo Extra o Statuario di Carrara quasi a simboleggiare lo splendore dell’Annuncio. L’aquila è in bronzo che sostiene il leggio. L’ambone è correlato all'altare, visto che è costruito con gli stessi materiali, si innalza dal basamento di quasi due metri di altezza e richiama “ il sepolcro vuoto”. Perché ai fedeli fosse consentito celebrare le lodi del Signore e vivere la fraternità ecclesiale nella bellezza della grazia che si irradia dai sacramenti e nella bellezza del tempio del Signore che è icona del tempio spirituale, per grazia di Dio a coronamento delle opere di restauro e adeguamento liturgico che hanno ridato lustro e sicurezza a questo monumento, in occasione della collocazione dei nuovi artistici e arredi fissi: altare, ambone e fonte battesimale essendo parroco don Giulio Scuvera, S.E. Mons. Michele Pennisi, vescovo della Diocesi di Piazza Armerina, consacrò questo tempio alla gloria di Dio il giorno 14 maggio 2004. Lungo tutto il perimetro della chiesa si evidenziano: i pilastri o balastre, con capitello composito di colore bianco e blu; la decorazione, prima della volta che percorre tutto il perimetro evidenziando lo stile a spirale che percorre tutto il fregio sopra la finitura a lunette con decorazione a candelatura; un intreccio nell’arco del tetto che è a volte a botte, tra un quadro e l’altro e in sequenza si notano rosette decorate in stile rococò; un’altra decorazione sopra il fregio a palmetta color lilla; i pilastri ai lati dell’altare maggiore, a capitello composito, hanno una funzione strutturale - parasta; la decorazione si completa sull’altare centrale sopra le colonne con il timpano e lungo la superficie – “geison”. Le rosette lungo la cornice vengono alternate da mensole con decorazione ad ovuli; le decolorazioni si ripetono ora sul fregio, ora sulle nicchie la parte interna della volta, nelle nicchie viene chiamata extra dosso. Al centro della volta, prima del transetto, si nota a rilievo lo stemma papale con decorazione a nastro a cartiglio. Ai lati del transetto si notano le nicchie del Crocifisso a destra, e del Cristo Risorto a sinistra, con le statue dell’Addolorata e della Madonna della Resurrezione, ai lati delle nicchie si notano le colonne che funzionano da pilastro decorativi. Si presume che la Chiesa sia stata elevata a dignità di “basilica minore”, anche se in Chiesa e fuori la Chiesa sono state scolpite gli stemmi Papali, ma per scarse decreti trovati nell'archivio parrocchiale la Chiesa rimane nello stato attuale. In oltre è collocata una pregevole epigrafe, collocata a sinistra della sacrestia in cui si può leggere in lingua latina, la consegna delle reliquie , del capo di S. Orsola v.m., il capo di S. Sofia vm., il braccio di S. Mauro, S. Callisto, e alcune ossa di S. Anastasio. A sinistra della Chiesa troviamo un pregevole organo del 1700, e in fine la Chiesa conserva un tesoro di un estimabile valore, in cui possiamo trovare: Teche, Reliquiari, Calici, Incensiere ed Ostensori, una Croce a Stile in argento del ‘700, e una Croce di Limoges in smalto del XII sec., di grande valore. La Chiesa è stata istituita a parrocchia a partire nel 1500. Il primo parroco fu Don Francesco Di Martino. Dall' 8 settembre 2011 è parroco l'Arciprete don Filippo Ristagno, originario di Butera, ordinato sacerdote nel 1991. Attualmente è cancelliere vescovile e segretario dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose “M. Sturzo”. Don Filippo assume l’importante incarico dopo la triste scomparsa di don Giulio Scuvera, ultimo parroco (1 settembre 1984 - 23 luglio 2011) della Chiesa Madre di Butera. Società Evoluzione demografica Abitanti censiti Economia L'economia si basa soprattutto sulla coltivazione di grano, mandorle, carrube, olive e agrumi. Importante è la viticoltura, che alimenta la produzione del vino. Notevole rilevanza ha l'allevamento di ovini e bovini. Importanti sono le sagre della pasta e delle mandorle. Il turismo, negli ultimi decenni, si sta lentamente sviluppando, soprattutto nelle zone costiere di Marina di Butera e Falconara, con le creazioni di diversi villaggi turistici. Personaggi illustri al Butiri, poeta arabo nativo di Butera Flandina d'Altavilla, contessa di Butera e di Paternò Simone Del Vasto, conte di Butera, figlio di Enrico Del Vasto e di Flandina d'Altavilla Guglielmo Malcovenant, conte di Butera Manfredi Alagona, potente signore della dinastia degli Alagona Fortunato Pasqualino, scrittore, drammaturgo e filosofo Gemellaggi Butera è gemellata con: Gevelsberg, Renania Settentrionale-Vestfalia, Germania Gambellara, Veneto, Italia Galleria fotografica Note ^ Dato Istat - Popolazione residente al 30 agosto 2013. ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF) in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Ente per le Nuove Tecnologie, l'Energia e l'Ambiente, 1 marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012. ^ Pietro Orlandini, Kokalos VIII, 1962, p. 79; Dinu Adamesteanu, 'Piano della fiera. Scavo della necropoli, in «Monumenti Antichi dell’Accademia dei Lincei», vol. XLIV, Roma 1958 ^ Salvatore Piccolo, Antiche Pietre. La cultura dei Dolmen nella Preistoria della Sicilia sud-orientale, Morrone 2007, p. 16. ^ Filippo Coarelli, Mario Torelli, Sicilia, Guide archeologiche Laterza, 1992, p. 165 ^ M. Camera, Memorie storico-diplomatiche dell'antica città e ducato di Amalfi, Stab. top. nazionale, 1875, p. 283 ^ AA.VV., Il Cimento: rivista di scienze, lettere ed arti vol. 6, Tip. Sebastiano Franco e Figli, 1855, p. 120. ^ Statistiche I.Stat - ISTAT; URL consultato in data 28-12-2012. Voci correlate Piana di Gela Strada statale 626 della Valle del Salso Vespri Siciliani Biddrina Ruggero I d'Altavilla Giovanni Battista Stazione di Butera Altri progetti Wikiquote contiene citazioni di o su Butera Commons contiene immagini o altri file su Butera Collegamenti esterni Chiesa Madre di Butera Sito istituzionale Il Portale di Butera Galleria fotografica Galleria fotografica

Immagine descrittiva - BY Di Satrebil100 - Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=31490212 c
Risparmia sul tuo hotel - hotelscombined.it

Ci spiace, non abbiamo ancora inserito contenuti per questa destinazione.

Puoi contribuire segnalandoci un luogo da visitare, un evento oppure raccontarci una storia su Butera. Per farlo scrivi una email a [email protected]