Testaccio
Il Porto dell'Emporio era il punto d'approdo delle merci e delle materie prime (marmi, grano e vino) che, arrivate via mare dal porto di Ostia, risalivano il Tevere su chiatte rimorchiate dai bufali. Nei secoli, i cocci delle anfore da trasporto si accumularono a montagnola: da qui il nome di Monte Testaccio (o Monte dei Cocci) e la scelta dell'anfora come simbolo del rione. Il numero delle anfore accatastate si stima attorno ai 25 milioni: le anfore vuote venivano rotte in cocci, poi disposti ordinatamente e cosparsi di calce. Testaccio è un esempio tipico di urbanizzazione industriale: nata come insediamento abitativo separato, il rione entro le mura nacque come propaggine residenziale destinata agli operai a fine dell'Ottocento. Le numerose osterie e trattorie di una volta, si sono oggi trasformate in pub e ristoranti che perpetuano la vocazione "godereccia" del rione. Nel vecchio Mattatoio è stata installata una sezione del MACRO e la sede della Facoltà di Architettura dell'Università Roma Tre.