Luogo - Castello

Castello Aragonese

Luogo: Via Possidonea, 75, Reggio Calabria

Il Castello Aragonese di Reggio Calabria sorge nell'omonima Piazza e rappresenta, insieme ai Bronzi di Riace, uno dei principali simboli della città. Benché noto come "aragonese", l’edificio ha in realtà origini molto più antiche. Nell'antichità, la zona era un punto nevralgico per la tutela del sistema difensivo: la cinta della palaiapolis (Palèpoli, l'arcaica città fondata nell'VIII secolo a.C. dai calcidesi) aveva come angolo inferiore proprio l'area dell'attuale Castello. La collina mantenne il suo ruolo di fortezza militare anche nel periodo ellenistico, con l'ampliamento della città verso il mare; in epoca romana, le mura furono abbandonate, per essere poi riedificate sotto l'imperatore Giustiniano I, a difesa del ruolo che Reggio ricopriva nei collegamenti tra l'Italia e Costantinopoli. Si creò un centro fortificato in grado di proteggere il porto della città e tutta la Calabria meridionale. L'esistenza documentata di un vero e proprio castello risale all'anno 536. Nel 1059 la fortezza passò dai Bizantini ai Normanni, e nel 1266 a Carlo I d'Angiò, subendo modifiche e ampliamenti a più riprese: la parte sveva rimase in piedi fino al terremoto del 1908, con una costruzione a pianta quadrata e quattro torri angolari. Tutti i restauri furono tesi ad adeguare la struttura all'evoluzione delle macchine d'assedio e alle artiglierie con polvere da sparo: nel 1450, in epoca spagnola, si aggiunsero due grosse torri merlate, un rivellino e il fossato (alimentato dal torrente Orangi); nel 1539, Pietro da Toledo ne fece aumentare la capienza interna, in modo da poter ospitare un migliaio persone contro le invasioni turche. L’impianto rimase pressoché invariato fino al Risorgimento, quando ne fu decisa la riconversione in caserma e prigione politica. Espugnato da Garibaldi, il Castello viene estromesso dal nuovo piano urbanistico della città, pensando più volte di demolirlo. Deliberatamente mutilato della parte più antica, il Castello conserva le due torri aragonesi al centro dell’attuale piazza. Per anni sede dell'Osservatorio dell'Istituto Nazionale di Geofisica, è oggi chiuso al pubblico.

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