Aspettando Natale a…Palermo, col commissario Montalbano
Dopo averci accompagnati alla scoperta del Barocco siciliano, scenario suggestivo delle sue indagini più avvincenti (“Luoghi di Carta”: A casa del commissario Montalbano), il caro Salvo – per il quale, ormai l’avete capito, nutro una vera e propria infatuazione – apre oggi per noi la terza “finestra d’Avvento” letterario, introducendoci alla magia natalizia (e culinaria prima di tutto!) della splendida Palermo.
Come mai, vi chiederete, il commissario più scorbutico della letteratura italiana trascorre il Natale lontano dalla sua Vigata? È una lunga storia, ma vi basta sapere che Palermo è certamente “il male minore” rispetto all’angosciante prospettiva di passare le feste in Liguria, o peggio ancora a New York, come proposto dalla povera Livia che, anche stavolta, subirà l’ennesimo bidone.
“E così, per puro masochismo, accettò l’invito del suo amico, il vicequestore Valente, ora a capo di un commissariato di periferia a Palermo, di passare il Natale con lui. Masochismo perché la moglie di Valente […] cucinava come i picciriddi quando mischiano in una scodella mollica di pane, zucchero, peperoni, farina e tutto quello che trovano a portata di mano e poi te l’offrono, dicendo che ti hanno preparato il mangiare”.
(“Gli arancini di Montalbano”, Mondadori 1999)
Il suo Natale palermitano non sarà tuttavia sfarzoso e commerciale, come potrebbe? Così, seguendo a debita distanza i passi del commissario, lo vediamo abbandonare in fretta le luci e le vetrine di via Maqueda, l’acceso vociare dei venditori della Vucciria, la pomposità festosa dei palazzi nobiliari e del Teatro Massimo e imboccare una viuzza secondaria, che si perde in un buio silenzioso, ma che Montalbano sembra conoscere bene e aver già percorso in altre occasioni.
“[…] A Valente aveva detto che sarebbe arrivato il 24 mattina: si era invece ripromesso di passare la serata del 23 tambasiàndo per le strade palermitane, senza obbligo di parola con nessuno. […] Accelerò il passo e arrivò finalmente in un’osteria dove andava ogni volta che si ritrovava a Palermo. […] Sbafatosi a occhi chiusi per il piacìri un piatto di melanzane con la pasta e la ricotta grattuggiata, stava aspettando il secondo quando Peppe gli si avvicinò. “La chiamano al telefono, signor Montalbano”. Il commissario strammò. Chi poteva sapere che lui in quel momento s’attrovava lì?
Ebbene sì. Rotture di “gabbasisi” pure a Palermo, l’antivigilia di Natale! A Montalbano non resta che sperare nel cenone di Capodanno, a Vigata, a casa della cara Adelina che gli preparerà uno dei suoi piatti preferiti: i deliziosi arancini che danno il titolo a questa prima raccolta di Camilleri e lasciano anche a noi l’acquolina in bocca.
Eliana Iorfida