In punta di piedi nelle Catacombe dei Cappuccini, a Palermo
Il Convento dei Cappuccini, a Palermo, è conosciuto in tutto il mondo per la presenza, nei suoi sotterranei, di un vasto cimitero, che attira la curiosità di molti turisti. Le gallerie, scavate alla fine del ‘500, formano ampie catacombe di forma rettangolare.
Le mummie che lo affollano, in piedi o sdraiate, vestite di tutto punto, sono divise per sesso e classe sociale, anche se la maggior parte appartengono ai frati dell’Ordine e a ceti sociali alti, visti gli elevati costi di imbalsamazione. Il metodo prevedeva di far “scolare” la salma per circa un anno, dopo averle tolti gli organi interni, quindi il corpo veniva lavato con aceto, riempito di paglia, e rivestito con i suoi abiti. In periodi di epidemie, i corpi venivano immersi prima nell’arsenico o in acqua di calce.
Malgrado l’aspetto macabro, le Catacombe dei Cappuccini rappresentano un patrimonio inestimabile, unico nel suo genere, di conoscenze sugli usi, i costumi e le tradizioni della società cittadina palermitana tra il XVII e il XIX secolo, tale da affascinare intellettuali, poeti e scrittori da tutto il mondo, tra i quali anche Alexandre Dumas e Carlo Levi. Ippolito Pindemonte decantò le Catacombe nei versi dei suoi “Sepolcri”:
“Morte li guarda e in tema par d’aver fallito i colpi”
Lo stato di conservazione, che fa apparire alcuni di questi corpi come semplicemente “addormentati” – è il caso della piccola Rosalia Lombardo, definita, per i suoi boccoli d’oro fissati da un grande fiocco e il suo visino sereno, “La Bella Addormentata di Palermo” – uno dei luoghi più impressionanti e suggestivi al mondo.
Eliana Iorfida