Destinazioni - Comune

Sindia

Luogo: Sindia (Nuoro)

Sindia (Sindìa in sardo) è un comune di 1.767 abitanti della provincia di Nuoro, situato "storicamente" nell'antica regione della Planargia; mentre geograficamente il centro abitato è posto sulla Campeda, parti del suo territorio ricadono oltreché in Planargia, anche nel Marghine e nel Montiferru. Fa parte della diocesi di Alghero-Bosa. Storia Il territorio sindiese fu abitato in modalità diffusa fin dall'antichità, come dimostrano gli oltre 40 nuraghi presenti nel suo territorio. Anche in epoca romana, Sindia, ebbe una posizione di importanza strategica: il suo territorio è attraversato da vari tratti di strade romane secondarie (dette "diverticulae") nelle regioni di Sos Contones, "Montecodes" e dai resti di due ponti romani sul "riu Carrabusu" e di "Oinu". Tracce di ceramiche e sepolture furono rinvenute in tempi passati presso i nuraghi Sa Mandra, Sant'Arvara (in Sindiese "Sant'Alvara") e Corizanas. L'odierno abitato di Sindia, nasce intorno alla chiesa medievale di San Pietro, costruita dai frati cistercensi e dai servi che lavoravano nella Grangia (azienda agricola, legata alla chiesa di Santa Maria di Corte). Probabilmente esisteva già un piccolo nucleo abitativo, composto da abitazioni denominate pinnettas (tradizionali abitazioni a cono, coperte, costruite a secco da piccole lastre di pietra e usate dai pastori) intorno al nuraghe Giambasile (situato in via Eleonora all'interno del cortile di casa Virdis), intorno alle zona denominate "Coa pira" e "Maraseche". A questo preesistente nucleo, intorno all'anno 1150, si concentrarono ed unirono gli abitanti sparsi in piccoli centri demici nelle località di Muristevene, Sa Mandra 'e Sa Giua, Santu Deormitti (dove esisteva un santuario pre-esistente all'attuale chiesa), Corizanas, Sant'Arvara, Campeda, Solomo, forse Sa Cherina e di Nodos Lados, anche in "attrazione" alla Grangia (azienda medievale cistercense), che si andava formando intorno alla chiesa di San Pietro. Il nome Sindia è attestato per la prima volta nel Condaghe di San Nicola di Trullas (CSNT, scheda 274,nel XII secolo), viene citata anche nel Liber o Libellus Iudicum Turritanorum (LJT, sec. XIII)), dove viene raccontata la donazione dell'azienda curtense "curtis" di Capuabbas ai monaci cistercensi da parte del giudice (iukike) o sovrano di Torres, Gonnario II de Lacon. L'arrivo dei cistercensi a Sindia fu conseguenza dell'incontro di Gonnario, al rientro da un pellegrinaggio in Terra Santa con San Bernardo di Citeaux. Sindia è citata varie volte da Pietro Sella nelle sue Rationes Decimarum Sardiniae e da Dionigi Scano "Relazioni tra la Santa Sede e la Sardegna". Viene inoltre citata nel Codice di San Pietro di Sorres. Nell'età giudicale Sindia fece sempre parte della Curatoria della Planargia, sia durante la sua permanenza nel Giudicato di Torres, alla caduta di questo giudicato, intorno al 1272, divenne parte dei possedimenti privati dei Malaspina, nel 1308 venne perfezionato l'acquisto della Planargia e di Bosa Nuova da parte di Mariano III e Andreotto de Bas, Giudici d'Arborea. Abbiamo la notizia (Tola, "Ultima pax Sardiniae") ed i nomi dei suoi rappresentanti che il 9 gennaio 1388 si recarono presso la chiesa di San Giovanni Battista a Magomadas nella Corona (=assemblea) di Curatoria, per firmare la pace tra il Regno d'Arborea (governato dalla reggente Eleonora) e la Corona d'Aragona (governata da Giovanni I il Cacciatore), pace che avrebbe portato il 1º gennaio 1390 alla liberazione di Brancaleone Doria, marito di Eleonora. Nel 1416, l'ufficiale reale della Planargia di Bosa e Huguets de Serra, Maiore del Porto, riferirono a Jeorgi Oliverii, incaricato del re Ferdinando I di Aragona, di compilare un inventario dei beni e delle rendite della Planargia che il villaggio di Sindia conta fuochi, pari a abitanti. Dopo la caduta del Giudicato ed il passaggio al Regno di Sardegna e Corsica; fu infeudata nel 1430 a Guglielmo Raimondo de Moncada e nel 1453 la "villa" di Sindia ed il feudo vennero confiscati dalla Corona. Nel 1469 Sindia, passò in possesso di Giovanni de Villamarì, ma alla metà del secolo successivo ritornò alla Corona. Nel 1629 il re spagnolo vendette il feudo della Planargia al Antonio Brondo a cui fu confiscato nel 1670. Nel 1698 fu Giuseppe Olives ad acquistare il feudo e infine nel 1756 passò ad Antonio Ignazio Palliaccio, da allora il Marchese della Planargia assunse anche il titolo di "Conte di Sindia". Alla fine di questo secolo si schierò contro i feudatari (in particolare le famiglie Delitala e Pinna) e Giommaria Angioy, protetto dagli abitanti trascorse una notte nell'accampamento dei suoi fedelissimi situato nelle località di Corte e nella località boschiva di Matta Sindia. Nel 1839 anche il feudo della Planargia venne riscattato e liberato dopo 500 anni dal fardello feudale. Con Regio Decreto del 2 gennaio 1927 passò dalla provincia di Cagliari, Circondario di Cuglieri alla nuova provincia di Nuoro. Nel 2004 ha scelto di restare con la provincia nuorese, staccandosi dopo secoli dalla Planargia che ha invece scelto il transito con quella di Oristano. Il 1º settembre 2010 il Consiglio Comunale ha Deliberato che il nome del paese in sardo è Sindìa. Monumenti e luoghi di interesse Nel territorio di Sindia, risultano da studi e citazioni i seguenti nuraghi: Miali 1 e 2, Sos Bandidos, Utturos de Gannas, Tziu Andria, Su Furrighesu, Stioccoro-Istioccoro-Su Ludrau, Corizanas, Tziu Mameli, Serras, Nelu, Serrese, Sa Fenestra, Sa Cherina, Biancu, Bidu Margiani, Codinatta, Su Annargiu, Mariotto, Nela, Sant'Alvara, Sos Benales, Pizzinnu, Fiorosu, Sa Casina, Monte Codes, Giambasile, Moresa, S'Ena 'e Solomo, Losa, Mura è 'Coga, Elighe, Giunturas, Mura 'Ena 1 e 2, Sa Tanca 'e sos Salighes, Mandra 'e Puddredros, a cui si sommano tombe di giganti (alcune come Su Furrighesu e Solomo importanti) un pozzo sacro e un dolmen. Quasi tutti questi monumenti sono in un pessimo stato di conservazione. Il paese conta attualmente le seguenti chiese: Nostra Signora del Rosario (parrocchiale), San Giorgio, San Pietro, San Demetrio, Santa Croce (inglobata nel cortile dell'asilo parrocchiale) ed i resti dell'abbazia cistercense di Nostra Signora di Corte o di Cabuabbas. Si hanno notizie di altre chiese ubicate nel territorio: Monsignor Giuseppe Masia nella sua opera del 1982 ricorda quelle di Santa Sofia e San Michele, Vittorio Angius S. P. (1860 circa) ricorda quelle di "Sas Recomandadas" (Madonna della Misericordia o della Neve) e di "Sant'Alvara", Vittorio Pinna (2002) cita quella di Santu Lianu (San Giuliano di Brioude); Mario A. Sanna ha ipotizzato l'esistenza di una chiesa intitolata alla Nostra Signora d'Itria (Madonna del Buoncammino) nei pressi di quella di San Giorgio, e di una intitolata a Sant'Elena. Mentre quella di Santu Lianu o Bibianu, conosciuta dagli studiosi del luogo, sarebbe da ricondurre al culto di Sant'Eligio di Noyon. Società Evoluzione demografica Abitanti censiti Etnie e minoranze straniere Secondo i dati ISTAT al 31 dicembre 2010 la popolazione straniera era di 41 persone. Le nazionalità maggiormente rappresentate in base alla loro percentuale sul totale della popolazione residente erano: Romania 38 2,06% Note ^ Dato Istat - Popolazione residente al 28 febbraio 2014. ^ Toponimo ufficiale in lingua sarda ai sensi dell'articolo 10 della Legge n. 482 del 15.12.1999, adottato con Delibera di Consiglio Comunale n. 32 del 01.09.2010 ^ Statistiche I.Stat - ISTAT; URL consultato in data 28-12-2012. Bibliografia Sindia. Guida al paese ed al territorio. a cura di Mario A. Sanna con la collaborazione di M. Ines Zedda e Renato Pinna. Comune di Sindia, 2010. Lumenes de Logu- I toponimi di Sindia, Vittorio Pinna, Bosa, 2002; Libellus Iudicum Turritanorum, A. Boscolo, A. Sanna, Cagliari, 1957; Distosa, Dizionario Storico Sardo, a cura di Francesco Cesare Casula, Sassari, 2002; Altri progetti Commons contiene immagini o altri file su Sindia Collegamenti esterni La scheda del comune nel portale Comunas della Regione Sardegna

Immagine descrittiva - CC BY-SA Di Gianni Careddu - Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=39206457 c
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