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Casale Cremasco-Vidolasco

Luogo: Casale Cremasco-Vidolasco (Cremona)
Casale Cremasco-Vidolasco (Casal e Idulasch in dialetto cremasco) è un comune italiano di 1 895 abitanti della provincia di Cremona. Monumenti e luoghi d'interesse Montecchio Montecchio, termine derivante dal dialetto cremasco “munt-ec”-Montevecchio; oppure dal tardo latino “monticolus”-Monticello, è un sito archeologico di Vidolasco appartenente al comune di Casale Cremasco. Scavi risalenti alla metà del XX secolo hanno consentito di appurare l'esistenza di un antico abitato assegnabile alla fase finale dell’età del bronzo e a quella iniziale dell’età del ferro. Storia e cultura del sito A causa della frammentarietà e sporadicità dei reperti ritrovati è impossibile ricostruire un quadro preciso della storia del dosso di Montecchio, sul quale sorse un insediamento della popolazione dei Liguri. Montecchio di Vidolasco è la maggiore fonte di reperti ed informazioni sulla tarda età del bronzo e della fase culturale protogolasecchiana di tutta la Lombardia. Ritrovamenti databili al X secolo a.C. suggeriscono che l’abitato fosse di natura domestica, provvisto probabilmente anche di un luogo di culto. La popolazione qui collocata era dedita alla caccia, alla produzioni di vari utensili, tra cui ceramiche, vasellame, e, raramente, oggetti metallici. Inoltre praticavano l’allevamento dal quale conseguivano le varie lavorazioni del latte, della filatura e della tessitura. I prodotti dell’artigianato venivano barattati con le popolazioni vicine e non, fino ad arrivare alla Svizzera, al Veneto ed all’Europa centro – occidentale. Venivano commerciati, inoltre, prodotti di lusso come ambra ed oggetti di bronzo. Le analisi dei corredi tombali della civiltà protogolasecchiana suggeriscono che essa avesse già una struttura gerarchizzata in quanto i diversi livelli di ricchezza dei corredi distinguevano i diversi stati sociali nella collettività. Scavo e conformazione del terreno Nel 1906, a Montecchio, veniva scoperta una terramara e il Prof. Pantaleone Lucchetti la relazionava al Congresso dei Naturalisti Italiani. Il dosso di Montecchio per l’estensione di un ettaro circa è costituito: da uno strato di spessore variabile, ma sempre superiore ad un metro, di argilla tenacissima. da uno strato sovrastante al precedente, dello spessore costante di quasi un metro, totalmente costituito da cocci di vasi di terra. Trattasi evidentemente, di una vera e propria gettata industriale (fabbrica di vasi di terra cotta) dell’epoca terramaricola (etrusco-romana, ossia bronzo-ferro). La località di Montecchio si presenta, perciò come anello di congiunzione fra le due porzioni occidentale e orientale del cremasco antico e precede lo stabilirsi della civiltà del bronzo e del ferro, che è la civiltà storica degli Umbri e degli Etruschi, succeduta a quella preistorica dei Liguri. Lo scavo regolare è iniziato il 6 giugno 1960, in località Cascina Montecchio nel comune di Vidolasco. Il lavoro di sterro, che si è protratto fino al 2 luglio dello stesso anno, è stato condotto con tutto il rigore necessario, dividendo la zona in settori e procedendo cautamente in senso verticale, tenendo distinti i materiali venuti alla luce alle varie profondità. In generale la stratigrafia si presenta dall’alto verso il basso nelle varie fosse scavate come segue: superficie coltivata, humus e radici per circa 15 cm; terreno misto a sassi, resti vegetali rimaneggiati per aratura, con qualche coccio sporadico atipico, per circa 50 cm; terreno archeologico ricco di reperti di argilla, terracotta, metallo, osso, per circa 50 cm; strato di concotto di 10 fino a 25 cm; terreno sterile sabbioso sottostante di spessore indeterminato. Tale stratigrafia starebbe a dimostrare una frequentazione non uniforme. Notevole ci sembra anche lo strato di sabbia sterile che interrompe lo spessore e che potrebbe significare una alluvione sopravvenuta improvvisa, dopo la quale la vita nella stazione preistorica ha ripreso il suo andamento normale. Reperti preistorici Il sito più ricco di reperti e il più importante in assoluto, non solo per il cremasco ma anche per la Lombardia, è sicuramente Vidolasco. Lo scavo si estende per circa 50 m². Reperti ceramici La maggioranza dei reperti è costituita da più di un migliaio di frammenti di vasellame di tipologia e dimensioni alquanto varie. La quantità di ceramica, suddivisa in ceramica grossolana, ceramica media e ceramica fine, è notevolissima. Tra i reperti di ceramica troviamo: urne; ciotole; colatoi, utilizzati forse per un’attività domestica legata alla lavorazione del latte; vasetti di diversa tipologia; orci o dolia; coperchietti; rocchetti, utilizzati nell’attività domestica della filatura; elementi fittili, interpretati come alari di terracotta ad uso rituale. Due prese dei vasi rinvenuti meritano una particolare attenzione: una è costituita da un anello di cordone plastico, quasi fosse una rotella, la seconda è formata da un simile anello plastico più piccolo del precedente, ma sempre in leggero rilievo. I prodotti vascolari si distinguono per la ricchezza della decorazione, che rivela un gusto artistico piuttosto raffinato e una rilevante inventiva. Di norma gli oggetti a impasto hanno decorazioni rozze, mentre quelli ad impasto depurato hanno decorazioni più accurate. Reperti metallici Il complesso di oggetti in metallo non è molto ricco, tuttavia presenta alcuni pezzi di elevato interesse e, soprattutto, piuttosto determinanti per una valutazione cronologia dell’insediamento e per un giudizio sulla sua fisionomia. Tra i rilievi di bronzo troviamo: ardiglioni di fibule; spilloni; pinzette; palette rituali con manico a tortiglione. Reperti faunistici Presso il dosso di Montecchio sono stati rinvenuti numerosi reperti ossei di vari animali e di corna di cervidi lavorate per ottenere vari utensili di uso domestico. I reperti faunistici hanno permesso di riconoscere varie specie di animali: buoi, maiali, pecore o capre, cavalli, cani, cervi, cinghiali, caprioli, orsi, castori e gufi. In genere le ossa sono molto frammentarie e sono costituite prevalentemente da resti delle estremità e delle mascelle; per quanto riguarda il cervo, sono presenti anche vari grossi prezzi di palchi di corna che dovevano costituire una ricercata materia prima per utensili e ornamenti. Un esempio del tutto eccezionale è un pezzo ottenuto da un corno di cervo, che ha la forma di un moderno tappo di bottiglia di spumante. La completa assenza di armi può far supporre che si trattasse di un insediamento popolato da genti dedite, evidentemente, più che a bellicosi atteggiamenti, a pacifiche attività domestiche. Grazie ai resti faunistici sono state fornite notizie di un certo interesse, sia per il genere di animali domestici che alimentavano l’industria casearia e fornivano carni, pelli, corna, sia per quelli selvatici, come l’orso, che ci fa immaginare che nelle vicinanze era presente un ambiente di boschi folti, estesi, ricchi di bacche e di frutti selvatici. La presenza di “corni di consacrazione” o “idoli” getta, inoltre, una luce speciale almeno su di una parte del complesso, che doveva perciò forse comprendere una zona sacra o comunque destinata a procedimenti rituali. I reperti sono attualmente conservati all'interno del Museo Civico di Crema e del Museo Civico e Archeologico di Castelleone. Società Evoluzione demografica Abitanti censiti Amministrazione Note ^ a b Dato Istat - Popolazione residente al 31 dicembre 2013. ^ Statistiche I.Stat - ISTAT; URL consultato in data 28-12-2012. Bibliografia C.Alpini, M. Casirani, W. Venchiarutti, Casale Cremasco: due paesi, un comune nella storia, nelle testimonianze, nell'arte. A.Aschedamini, Vidolasco: monografia. W.Venchiarutti, La terra che dona: profili religiosi a Casale Cremasco-Vidolasco A.Zavaglio, Terre nostre: storie dei paesi nel cremasco. P.Lucchetti, Terramara. P.Lucchetti, Le azze di Camisano Cremasco(dalla storia naturale alla preistoria ed alla storia). V.Fusco, Fulcheria, 1983 V.Fusco, Stazione Preistorica, 1964 V.Fusco, Preistoria,1969 Voci correlate Fiume Serio Parco del Serio Serio Morto Roggia Babbiona
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