Destinazioni - Comune
Albino
Luogo:
Albino (Bergamo)
Albino (Albì in dialetto bergamasco) è una città italiana di 18.218 abitanti della Valle Seriana in provincia di Bergamo, Lombardia. Dista circa 13 chilometri a nord-est dal capoluogo orobico.
Geografia fisica
Territorio
Con una superficie di 31,32 km² ed un'altezza media dal livello del mare di 342 metri, si estende lungo il fondovalle seriano su entrambi i versanti orografici.
Il capoluogo, su cui svetta la sagoma della Cornagera, si trova sulla destra idrografica del fiume Serio, ai piedi dell’altipiano di Selvino ed Aviatico, con il quale è collegato, oltre che da sentieri e mulattiere, anche mediante la Funivia Albino-Selvino. Sullo stesso versante orografico vi sono le frazioni di Comenduno e Desenzano al Serio, poste a nord del capoluogo stesso, e quella di Bondo Petello, situata in una posizione più elevata, al termine della valle del torrente Albina, tra il monte Nigromo ed il monte Rena.
Sull'opposto versante della valle Seriana, si sviluppa la Valle del Lujo, percorsa dall'omonimo torrente che nasce nei pressi del Colle Gallo, spartiacque con il comune di Gaverina Terme e la val Cavallina. In questa valle laterale, delimitata a Nord dal monte Altino ed a Sud-Est dal monte Misma, si trovano le frazioni di Fiobbio ed Abbazia, poste nel fondovalle, e quelle di Vall'Alta, Dossello e Casale, poste in località collinari.
Per ciò che concerne l’idrografia, oltre al fiume Serio, numerosi sono i corsi d’acqua che attraversano il territorio comunale. Quello con portata maggiore è il Lujo, affluente del Serio da sinistra, che si sviluppa nell’omonima valle e che raccoglie le acque di numerosi piccoli rivoli composti dalle acque in eccesso provenienti dai monti circostanti.
Di grande rilevanza sono anche l’Albina, che prende il nome dal paese stesso e lo divide dalle frazioni di Bondo Petello nella parte più a monte e da Desenzano in quella più a valle, ed il Rio Re. Quest’ultimo, il cui corso attualmente è quasi completamente interrato, nei secoli scorsi ha ricoperto notevole importanza per l’economia albinese, in quanto sfruttato per la movimentazione di magli e mulini e per le esigenze idriche dei campi limitrofi.
Inferiore portata e rilevanza territoriale per il Rovaro, che nel suo tratto terminale funge da confine con Gazzaniga, nonché per gli altri piccoli torrenti che percorrono la val Brendena, la valle del Rena e Valgua (tutti affluenti dell’Albina), e quello che scende dal monte Cereto lungo la val Guarnasca che funge da confine amministrativo con il comune di Nembro.
Sono inoltre presenti anche alcuni canali artificiali, che attingono direttamente dal fiume Serio, che hanno ricoperto una notevole importanza per lo sviluppo agricolo ed industriale del territorio. Tra questi vi sono la roggia Comenduna e la roggia Serio Grande, entrambe costruite nel periodo compreso tra il XII ed il XIII secolo.
La prima nasce a Nord della frazione di Comenduno, da cui prende il nome, nei pressi del ponte per Cene. Parallelamente ad essa vi è anche il canale Honegger-Italcementi-Spini, costruito in tre differenti periodi per soddisfare le esigenze delle rispettive aziende. Entrambe confluiscono nelle vasche di carico, poste nella parte meridionale del paese nei pressi del ponte romanico che collega il capoluogo con la valle del Lujo e Pradalunga, che forniscono la portata alle rogge Morlana, Borgogna-Pradalunga e Serio Grande.
Quest’ultima fin dall’epoca medievale ha ricoperto un ruolo fondamentale per i possedimenti del comune di Bergamo presso le campagne della pianura bergamasca, importanza che crebbe nel XIX secolo con l’espansione industriale.
Evoluzione del territorio comunale
Il territorio di Albino nel corso dei secoli ha subìto numerose e sostanziali modifiche dei propri confini. Inizialmente, appena ottenuta l’emancipazione dal potere vescovile nel corso del XII secolo, il comune disponeva di un’area che corrispondeva all’attuale censuario del capoluogo con l’aggiunta dei territori di Bondo, Petello e delle aree poste alla sinistra orografica della valle del Lujo, che andavano dal ponte sul fiume Serio fino a Fiobbio.
Nella seconda parte del XIV secolo incluse nei suoi confini anche Aviatico, con le relative frazioni Ama, Amora e Ganda, e venne inserito nella “Facta della Porta di San Lorenzo”, circoscrizione a cui facevano riferimento anche i vicini comuni di Bondo, Desenzano, Comenduno con Bruseto e Vall'Alta, uniti poi nell’organismo sovra comunale denominato “Comune Maggiore di Albino” (o “Concilio Maggiore di Albino”).
Nel 1475 Albino assorbì il comune di Bondo, come richiesto dagli stessi abitanti.
Nelle accurate descrizioni effettuate dal capitano Giovanni Da Lezze per conto della Repubblica di Venezia, nel 1596 Albino risultava composto dalle contrade di Ama, Amora, Bondo, Bruseto, Ganda, Fiobbio, Petello e Polona.
Nel 1653, dopo decennali richieste dei “poveri di Bondo”, a cui si accodarono poi gli abitanti di altre contrade, venne riconosciuto lo status di “contrada esterna” a “Bondo con Petello e Dosso” e sulla scia, anche “Fiobbio con Berlino”, “Ama con Amora e Pradale” ed “Aviatico”.
Queste avevano un’autonomia praticamente totale tanto da essere dotate di un sindaco ciascuna, anche se in documenti successivi risultano talvolta ancora considerate incluse nei confini albinesi, complice il fatto che queste facevano comunque parte del Comune Maggiore di Albino.
Nel 1797, nell’ambito del passaggio di consegne tra la Repubblica di Venezia e la napoleonica Repubblica Cisalpina, venne soppresso il comune di Fiobbio, tuttavia già ripristinato nel 1805.
Una successiva riorganizzazione territoriale, avvenuta nel 1809, vide Albino inglobare nuovamente Fiobbio e Bondo e, per la prima volta, anche il comune di “Desenzano con Comenduno”, con Aviatico che tre anni dopo seguì la stessa sorte.
Il successivo cambio di dominazione, che vide la regione passare agli austriaci che la inserirono nel Regno Lombardo-Veneto, diede vita ad una nuova revisione dei confini che permise ad Aviatico, Bondo Petello, Desenzano con Comenduno e Fiobbio, di ottenere nuovamente quell’autonomia amministrativa persa pochi anni prima.
Tuttavia già nel 1818 Fiobbio ritornò nei confini albinesi, seguito cinque anni più tardi da quelli che per quasi sette secoli furono inclusi nei possedimenti dell’Abbazia di San Benedetto, vale a dire i borghi di Abbazia e Casale.
L’ultima, consistente, variazione fu quella operata dal regime fascista nell’ambito di una politica di accentramento dei poteri verso i grandi centri a scapito dei piccoli borghi. Questa vide l’annessione ad Albino dei comuni di Desenzano (che comprendeva anche Comenduno), Bondo Petello e, per la prima volta, anche Vall'Alta (nei cui confini era inclusa anche la frazione di Dossello), il tutto mediante il Regio decreto nr.62 datato 12 gennaio 1928.
Quest’ultima disposizione vide raddoppiare la superficie territoriale di Albino, che passò da 1544 ettari agli attuali 3132.
Storia
Dalla preistoria alla storia
I più antichi reperti rinvenuti sul territorio albinese riconducono all’età preistorica: tra questi si segnalano resti pleistocenici ritrovati nella valle del Lujo, in località montuose al di sopra dei centri abitati delle frazioni di Abbazia e Casale. Tra questi siti, quello di maggior importanza è il Coren bűs, esplorato in ricerche speleologiche effettuate nel 1938 e nel 1982, nel quale si segnalano resti fossilizzati di fauna pleistocenica, tra cui suini, pecore, cani, uno stambecco, un bue ed un orso (Ursus spelaeus). In essa inoltre sono emersi anche alcuni frammenti di selce, databili ad un periodo prossimo al X millennio a.C., riconducibili alle prime forme di presenza umana, nella fattispecie a gruppi di cacciatori che salivano d’estate dal fondovalle per cacciare.
Inquadrabili in questo ambito sono anche i reperti rinvenuti in alcune cavità naturali, situate nella valle dell'Albina (a monte della località di Petello in territorio di Aviatico), nelle quali si svilupparono alcuni tra i primi gruppi sedentari della valle Seriana.
In queste, conosciute con il nome di Bus de Scabla e Paradiso degli asini, sono state rinvenute sepolture dell'età del rame e presenze riferibili all’età del bronzo finale. Sempre in posizione elevata, ma nella piccola valle del Rovaro (che scende dal monte Rena nei pressi del confine con Gazzaniga ed Aviatico), si trova la Grotta Corna Altezza nella quale sono state trovate tracce di frequentazioni preistoriche e sepolture riconducibili all’età del rame, periodo al quale sono databili anche i resti emersi nelle vicinanze del Colle Gallo, ed un pugnale litico tipico della Cultura di Remedello, riconducibile ad un periodo attorno al III millennio a.C., rinvenuto presso la frazione Casale.
In quest’ultimo borgo, di grande rilievo è la scoperta avvenuta nel 1990 durante gli scavi per la costruzione del campo sportivo, in località Cap del Pir. In quell’occasione emersero resti di un insediamento stanziale neolitico, databile attorno al V millennio a.C., tra cui capanne in legno e due pozzi per l’acqua.
Sulle pendici del monte Misma numerosissime sono infine le cosiddette officine litiche, ovvero le aree in cui avveniva lo sfruttamento e la lavorazione della selce. Collocate ad un’altezza compresa tra i 600 ed i 1.000 m s.l.m., risalgono ad un periodo compreso tra il neolitico e l’antica età del bronzo, con una notevole intensificazione dello sfruttamento nell’età del rame (circa 3.000 a.C.).
Il livello di antropizzazione tuttavia rimase molto basso per parecchi secoli: i primi stanziamenti fissi di una certa consistenza possono essere fatti risalire al periodo della conquista dei Galli Cenomani, tra il VI ed il V secolo a.C., come si evince da alcuni toponimi presenti sul territorio comunale. A tal proposito il nome della frazione Comenduno è di chiara matrice celtica poiché il suffisso –dun veniva utilizzato dalle popolazioni celtiche per indicare un luogo sito in prossimità di colli o monti.
La dominazione romana
Una prima urbanizzazione avvenne in epoca romana, come testimoniato sia da numerosi reperti, che dalla stessa origine del toponimo del paese, che deriverebbe da Albinus, probabile fondatore del primo nucleo abitato, oppure da Albus (bianco). Meno probabile invece la connessione con il gallico alb, che indica genericamente un territorio sopraelevato.
La colonizzazione venne notevolmente favorita dalla presenza di risorse minerarie, su tutte il cadmio (ricavato dal rame) di ottima fattura e le pietre coti, come testimoniato da Plinio il Vecchio nella sua Naturalis Historia. Segni di quei tempi sono stati trovati su gran parte del territorio comunale, a dimostrazione della capillarità dell’urbanizzazione avvenuta. Tra i principali reperti vi sono una stele funeraria recante un'epigrafe di Publio Furio Ilaro, abitante di questi luoghi già duemila anni fa, originariamente murata nella chiesa parrocchiale di San Giuliano ed ora collocata presso il museo archeologico di Bergamo, ed i resti di una necropoli risalente al III secolo presso Comenduno. In quest’ultima, scoperta nel 1880, emersero nove tombe, una zona adibita a cremazione, ed una serie di monili ed oggetti appartenuti ai defunti, con ben 73 monete.
Altre testimonianze ci giungono anche da una punta di lancia emersa a Desenzano, alcuni resti di tubature in terracotta in località Ripa e numerosi segni legati alla transumanza. Tra questi si segnalano alcune ceramiche di periodo tardo-romano, rinvenute nella Buca delle capre (posta nelle vicinanze di Casale), databili attorno al IV-V secolo, ed in altre grotte frequentate anche in epoca preistorica: è il caso della Corna Altezza e del Paradis di Asegn. In entrambe sono emersi resti di sepoltura, mentre nella seconda anche monili (un anello in ferro, campanelli in bronzo, un pettine, un orecchino), una moneta, ceramiche ed anfore.
Il Medioevo
Dopo la caduta dell’impero Romano il territorio albinese, al pari di gran parte dell’area della Gallia Cisalpina, passò prima ai Longobardi, dei quali poche sono le testimonianze dirette, e poi al Sacro Romano Impero. Quest’ultima istituzione basò la sua organizzazione sul sistema feudale, che prevedeva la gestione delle terre imperiali da parte di un beneficiario incaricato dall’Imperatore. Albino ed il suo circondario, così come gran parte della bassa val Seriana, fu dato in gestione al vescovo di Bergamo, come testimoniato direttamente dal primo documento, datato 898, in cui viene citato il nome di Albinus. In quell’atto difatti si descrive una permuta effettuata nelle terre di proprietà del Vescovo Adalberto, nelle località albinesi nominate Runcolo (terreno da poco dissodato) e Sablone (terreni nuovi presso il fiume Serio). Successivamente compare anche il nome delle vicine località quali Bundo nel 993, Disinciano nel 1040 e Comenduno nel 1084. A partire dal X secolo Albino non venne più indicato come villaggio, ma come corte, ovvero centro di una certa importanza di proprietà signorile. Nella corte albinese, inizialmente appartenente alla Pieve di Nembro, era presente la Cappella di San Daniele, di proprietà vescovile, della quale oggi non esistono tracce.
L’autorità ecclesiastica cercò di legittimare in modo inequivocabile i suoi possessi, sui quali aveva un potere pari a quelle dello stato, arrivando a redigere un falso documento datato 968, secondo il quale l’Imperatore Ottone le concedeva piena giurisdizione sulla città di Bergamo e la val Seriana.
Nel frattempo la valle del Lujo era quasi completamente disabitata, fatta eccezione per il villaggio di Casale, nel quale si sviluppò una particolare forma di organizzazione fondiaria e della proprietà, nella quale un gruppo di contadini liberi prese in affitto dei poderi, disboscando piccoli appezzamenti di terra. Il primo nucleo, risalente ad un periodo compreso tra l’VIII ed il IX secolo, venne fondato da contadini provenienti dal paese di Albino, come testimoniato dalle decime su quelle terre riscosse dalla chiesa di San Giuliano.
L’impulso decisivo per lo sviluppo della valle del Lujo, in quei tempi conosciuta come Vallalta, per via della sua posizione più elevata rispetto alla val Seriana, si ebbe nel 1136, quando venne decisa la fondazione di un monastero al fine di valorizzare quelle terre altrimenti senza alcuna resa. L’abbazia, posta alle falde del monte Misma in quella che attualmente è la frazione che ne porta il nome, venne intitolata a San Benedetto ed assoggettata direttamente ai possedimenti della Sede Apostolica, rimanendo de facto terra separata per oltre sei secoli.
In quei tempi la Curia di Albino acquisì notevole importanza, tanto che nel 1186 i suoi confini si estendevano dal torrente Nesa, ad Alzano, fino a Colzate. Il potere che essa esercitava era pari a quello signorile di alcune famiglie, come i Capitani di Cene, con i quali entrò più volte in conflitto per il comando di parti del territorio. Il potere del Vescovo era molto ampio: poteva giudicare, arrestare, condannare, comminare multe e disporre il sequestro dei beni. I processi si svolgevano in un palazzo compreso nel castello del Vescovo che era posto presso l’attuale Piazza dei Caduti, in posizione di controllo sulla strada principale della valle, lungo cui si sviluppava il borgo. Confiscato nel XIX secolo e demolito il secolo successivo, includeva due torri (la principale alta quattro piani a pianta quadrata) e la chiesa di Santo Stefano.
In breve tempo però le dimensioni della Curia albinese si ridussero notevolmente, tanto che nel 1178 cedette in perpetuo i diritti che vantava presso Bondo a famiglie della città di Bergamo (Zoppo, Adelasi, De Paltriniano). Pochi anni più tardi anche Nembro e Pradalunga passarono nelle mani di altri vassalli vescovili, mentre nella prima metà del XIII secolo ottennero l’emancipazione anche Alzano, Rova e Gazzaniga.
Età comunale
Sotto il controllo della Curia di Albino, e conseguentemente del Vescovo, rimasero quindi soltanto il capoluogo, Comenduno e Desenzano. Tuttavia nella parte finale del XII secolo anche questi ultimi riuscirono ad ergersi a comuni, anche se vincolati da giuramento nei confronti dell’autorità ecclesiastica, la quale manteneva ancora una sorta di controllo dall’alto.
Per svincolarsi completamente dalla sua ingombrante presenza, i comuni dell’albinese si posero sotto la protezione del comune di Bergamo, in aperta contrapposizione al potere ecclesiastico. Fu così che venne decisa l’istituzione del Comune Maggiore di Albino (detto anche Concilio Maggiore di Albino), una sorta di distretto intermedio tra il potere vescovile prima, dei Visconti poi, ed infine della Serenissima. Questo, menzionato per la prima volta nel 1173, comprendeva le comunità incluse nella conca tra i monti Cereto e Rena, vale a dire Albino, Desenzano, Comenduno, Bondo, Aviatico e le sue frazioni, nonché il censuario di Fiobbio. Ogni borgo eleggeva dei propri membri, detti campari, che avrebbero poi gestito la manutenzione di strade e ponti, nonché le trattative con le Signorie per l’utilizzo dei beni comuni quali prati e boschi. L’istituzione, che nel 1250 ottenne la definitiva autonomia dal Vescovado, ebbe lunga durata, fino a quando il 16 giugno 1816 i comuni sciolsero il patto dividendosi i beni comuni.
Conclusasi l’epoca di predominio vescovile, Albino passò sotto l’egida del comune di Bergamo, che nel 1263 inserì la zona nel distretto della Facta della Porta di San Lorenzo. In questa prima fase del periodo comunale ebbero modo di distinguersi grandi proprietari terrieri quali i Signori di Comenduno, i famiglia Suardi, i Riboldi Grassi ed i notai Venturino e Pecino Da Gaverina.
Tra le competenze comunali vi era anche la gestione del territorio: a tal riguardo venne decisa la costruzione, avvenuta tra il XIII ed il XIV secolo, del canale artificiale denominato roggia Comenduna, tutt’ora esistente. Questa era dotata di bocche di presa che attingevano al corso del fiume Serio nella zona a Nord dell’abitato e veniva utilizzata sia per soddisfare i bisogni irrigui della zona sia per garantire la portata alla roggia Serio Grande, che prendeva vita alcuni chilometri più a valle.
Per quest’ultima, di grandissima utilità per il comune di Bergamo, il Comune Maggiore aveva l’obbligo di controllarne le rive, condividendone la gestione della manutenzione con la città.
Con l’inizio dell’epoca viscontea, oltre a verificarsi l’unione fiscale tra Albino e Bondo, con quest’ultimo che avanzò anche la richiesta di annessione al capoluogo, cominciarono a verificarsi episodi violenti tra le fazioni guelfe (predominanti presso Albino di Sopra) e ghibelline (Albino di Sotto), nelle quali si trovavano esponenti delle famiglie più in vista. Le cronache riportano di scontri fratricidi per tutto il XIV secolo, dal momento che già nel 1313 si racconta che il Vescovo Cipriano concesse ai cittadini di rifugiarsi nelle mura del suo castello di Albino a causa della guerra presente nel paese e nella valle. Ma il livello di recrudescenza raggiunse l’apice verso la fine del secolo: esponenti della fazione ghibellina nel maggio 1379 incendiarono numerose case tra Desenzano e Comenduno, uccidendo quattordici uomini, mentre il 4 marzo dell'anno successivo quaranta guelfi furono ammazzati nella chiesa parrocchiale. Ed ancora nel maggio 1398 i guelfi, guidati da Bugatto dei Signori di Comenduno, attaccarono una torre della famiglia dei Da Piano, demolendola, scatenando la ritorsione ghibellina che portò all’incendio di altre abitazioni ed all’uccisione di tre persone. Numerose furono le tregue stipulate, ma la pace non venne rispettata. Seguirono ancora incursioni ghibelline, con a capo esponenti dei Suardi, nelle quali vennero attaccati mulini e torri presso Albino (settembre 1404), a cui fece seguito una rappresaglia guelfa che portò alla distruzione di una torre.
Età Veneta
All’inizio del XV secolo la bergamasca intera fu a lungo contesa dai Visconti di Milano e dalla Repubblica di Venezia, con le varie entità territoriali intente a trattare con gli uni o gli altri al fine di ottenere situazioni maggiormente vantaggiose. Anche Albino contrattò più volte con le due potenze: i primi accordi furono firmati nel 1408 e nel 1416 con il milanese Pandolfo III Malatesta, che garantivano al paese privilegi, autonomia finanziaria e separazione fiscale, offrendo anche la gestione dei dazi su vino e carne. A questi seguirono trattati stipulati con i Veneziani nel 1428, e successivamente ancora con i milanesi tramite Niccolò Piccinino. La parola fine venne data dalla Pace di Ferrara che nel 1433 assegnò tutta la bassa val Seriana alla Serenissima, che mantenne le condizioni di privilegio concesse precedentemente alla zona.
La ritrovata stabilità politica permise di arrivare alla definitiva pacificazione sociale. La Serenissima decise infatti di eliminare tutte le fortificazioni esistenti, che vennero quindi demolite oppure riconvertite come abitazioni, dando il via ad un periodo di tranquillità in cui l’intera zona riprese a prosperare. Si svilupparono i commerci e vi fu nuovo impulso per l’agricoltura (frumento e granoturco su tutte) e l’allevamento. Si sviluppò inoltre anche l’industria manifatturiera, con la lavorazione di ferro ed acciaio come elemento trainante: ad Albino si trovavano magli e mole (presso il torrente Rio Re e la roggia Comenduna) per la lavorazione del materiale, mentre a Desenzano si svilupparono laboratori per la produzione di coltelli, lame ed armi, situazione facilitata dalla presenza di cave pietre coti sulle pendici del monte Misma. Questa nuova condizione, abbinata alla presenza di attività specializzate nella produzione di tessuti (specialmente presso Vall'Alta), portò allo sviluppo di un nuovo ceto borghese, come testimoniato dalla relazione stilata nel 1596 dal capitano veneto Giovanni Da Lezze, nella quale si descriveva Albino come una zona con discreta mercanzia, commerciata anche al di fuori della Serenissima. Tuttavia alla presenza di una dozzina di famiglie dal reddito elevatissimo si abbinava invece una condizione contadina, che raggruppava la maggior parte della popolazione, molto povera. A questa nuova realtà cercarono di opporsi i piccoli centri periferici, su tutti Bondo, basati prevalentemente su un’economia rurale, che richiesero la separazione dal capoluogo.
Queste difficoltà si acutizzarono notevolmente nel biennio 1629-1630 quando, in seguito ad una grave carestia, si scatenò un’epidemia di peste che uccise un terzo della popolazione. La protesta si concluse nel 1653 quando il governo di Venezia stabilì la suddivisione del territorio comunale di Albino in cinque contrade interne (Cim’Albino, Piazza Camparo, Chiesa, Albina e Him’Albino) e quattro esterne (Bondo, Petello e Dosso uniti, Fiobbio con Berlino, Aviatico e Ama con Amora e Ganda) che di fatto assunsero l’autonomia amministrativa.
Dall'avvento di Napoleone fino ai giorni nostri
Il passaggio dalla Repubblica di Venezia alla Repubblica Cisalpina, avvenuto nel 1797, lasciò indifferenti gli albinesi, dal momento che sul territorio non si verificarono né episodi di solidarietà verso la dominazione uscente, né di giubilo verso la nuova realtà, visto che non fu piantato nessun albero della libertà, come invece voleva la prassi napoleonica. La costituenda repubblica, oltre a riorganizzare il territorio che vide Albino e la valle Seriana inseriti nel Dipartimento del Serio, si volle dare una costituzione, per la redazione della quale furono inviati ai Comizi nazionali di Lione alcuni deputati, tra i quali figurava anche l’albinese Ottavio Negrisoli.
La successiva restaurazione portata dal Congresso di Vienna diede l’Italia agli austriaci, che instaurarono il Regno Lombardo-Veneto. Negli anni seguenti anche ad Albino, così come in gran parte della provincia di Bergamo, si svilupparono sentimenti patriottici per la nascita di una nazione italiana, che sfociarono nei moti del 1848, a cui partecipò attivamente anche l'albinese Giovanni Battista Spinelli, attivo a Bergamo su incarico di Gabriele Camozzi. Il passo decisivo verso l’unità d’Italia fu dato dalla Spedizione dei Mille del 1860, alla quale parteciparono anche i cittadini albinesi Giovanni Battista Poletti ed Enrico Piccinini.
In quegli anni la popolazione crebbe in modo considerevole, con il capoluogo che cominciò ad attrarre in modo significativo gli abitanti dei paesi vicini. Questo fenomeno si acutizzò ulteriormente dal 1875, anno in cui nella porzione meridionale del territorio venne creato, da parte della famiglia svizzera degli Spoerry ai quali dopo una decina di anni subentrarono gli Honegger, un importante insediamento industriale che sfruttava la potenza idrica garantita dalla roggia Serio Grande.
Pochi anni dopo, alla manifattura Spoerry- Honegger si aggiunse anche il cotonificio Borgomanero (poi diventato Albini), sorto più a Nord lungo la roggia Comenduna. Questa situazione portò Albino ad acquisire una centralità nell’ambito dell’economia bergamasca, tanto che verso fine secolo un telaio su otto risultava operante proprio nel paese seriano. Con 1.400 operai operanti nel settore (dei quali l’85% erano donne e minori) si verificarono importanti variazioni sociali, le prime rivendicazioni sindacali (1893) e una sempre più crescente marginalizzazione dei centri limitrofi rispetto al capoluogo.
Un ulteriore impulso all’economia locale venne dall’apertura sia della Ferrovia della Valle Seriana, che dal 1884 permetteva il collegamento di merci e passeggeri da Bergamo a Clusone, che del cementificio Guffanti. Quest’ultimo, di proprietà di una famiglia di piccoli manifatturieri, si sviluppò notevolmente andando poi a fondersi con la Società Fabbriche Riunite Cemento e Calce, formando l’Italcementi.
Tuttavia l’inizio del XX secolo, complice la crisi del 1929 e la successiva difficoltà dell’industria tessile, vide una notevole contrazione dell’occupazione con pesanti ripercussioni sull’emigrazione: si stima, ad esempio, che all’apice della crisi nel capoluogo emigrarono circa 500 persone all’anno, mentre nel 1935 il 12% degli abitanti di Desenzano risiedeva fuori paese. Erano gli anni del regime fascista, il quale attuò una politica di accentramento dei poteri a scapito dei piccoli centri. Fu così che il 12 gennaio 1928 i comuni di Bondo Petello, Desenzano al Serio e Vall’Alta, furono aggregati al capoluogo albinese, vedendo revocate quelle autonomie mantenute per secoli.
Nella seconda parte del XX secolo il comune vide un tumultuoso sviluppo urbanistico, sociale ed economico che lo vide assurgere a centro di riferimento della bassa valle Seriana, con numerose attività artigianali che, sviluppandosi, riuscirono ad espandere il loro raggio d’azione ben oltre i confini regionali e nazionali.
Monumenti e luoghi d’interesse
Architetture religiose
Chiesa parrocchiale di San Giuliano
L’edificio più antico e storicamente rilevante presente sul territorio è senza dubbio la chiesa parrocchiale dedicata a San Giuliano, situata in posizione dominante sul centro abitato. Della prima struttura, risalente ad un periodo prossimo al IX secolo, non è rimasto praticamente nulla per via dei numerosi rifacimenti effettuati nel corso dei secoli al fine di adeguare la chiesa alla crescente importanza che questa andava acquisendo a partire dall’epoca medievale.
La struttura attuale è stata invece edificata tra il 1807 ed il 1816, su progetto di Simone Elia con stile neoclassico, mentre la facciata è stata eretta in un secondo momento su disegno di Antonio Preda. Parti in stile barocco, che facevano parte dell’edificio del XVII secolo, sono ancora presenti nelle sagrestie. Il campanile, con pianta quadrata ed una merlatura tipica del medioevo, risale al 1497 ed è opera della famiglia clusonese dei Fanzago. Successivi interventi, l’ultimo dei quali firmato nel 1895 dall’architetto Antonio Piccinelli, videro l’aggiunta della cuspide ottagonale e del rivestimento in pietra locale.
Numerose e di indubbio valore sono le opere custodite all’interno, tra le quali spiccano dipinti di Giovan Battista Moroni, Enea Salmeggia, Gian Paolo Cavagna, Francesco Zucco, Giambettino Cignaroli, del Padovanino e dei pittori locali Carnelli, Pezzotta e Nembrini. Il campanile recentemente ristrutturato, ospita diciotto campane (quindici in Sib2 più semitono in Mi4 e semitono in Lab3 per fare i concerti a 10 in Mib3, a 11 in Fa3 e un richiamo in Si4) fuse dalla Carlo Ottolina e figli Enrico e Secondo 1953 (Do4, Re4, Mib4, Mi4, Fa4, Sol4, La4 e Sib4 agg. De Poli 2007 il richiamo in Si4 è della Capanni del 1965) con doppio sistema di suono completo corde tastiera per le allegrezze solenni manuali e motori per le suonate elettriche.
Chiesa di San Bartolomeo
Ai margini di piazza San Giuliano, dove si trova l’omonima chiesa prepositurale, è situata la chiesa di San Bartolomeo. Riconoscibile per il suo stile romanico lombardo, risale ad un periodo compreso tra il XIII ed il XIV secolo. Inizialmente venne inclusa nella struttura dell’annesso monastero agostiniano, mentre dopo breve tempo passò tra i possedimenti della Congregazione della Misericordia Maggiore. Dopo un primo ampliamento datato 1467, seguì una ristrutturazione avvenuta nel corso del secolo successivo che le diede l’attuale forma ad aula unica, scandita da tre archi a sesto acuto che sorreggono il tetto in legno.
In quegli anni venne anche adornata da numerosi affreschi sia della bottega dei pittori Marinoni, tra cui le Storie di San Bartolomeo eseguite nel 1492, che di artisti di scuola bergamasca, dei quali rimane un ciclo pittorico dedicato al Beato Simonino da Trento. Altri elementi di questa struttura sono le ben ventuno sculture lignee situate sull'altare maggiore, nonché il polittico in legno dorato di Pietro Bussolo. Gran parte di queste opere sono state soggette ad un restauro conservativo che, terminato nel settembre del 2011, ha permesso di riportarle all’antico splendore.
Chiese secondarie
Numerosi sono gli altri luoghi di culto presenti sul territorio albinese: nel solo capoluogo, oltre ai due sopra citati, ve ne sono altri otto.
Tra questi vi è la chiesa di Sant’Anna che, situata nella centralissima via Mazzini, venne edificata verso la metà del XVI secolo come luogo di culto inglobato nel monastero carmelitano femminile. Ampliato nel 1742 su progetto di Giovan Battista Caniana e completato nel 1790, si affaccia su quella che un tempo era l’antica piazza commerciale di Albino. Il complesso è composto da una chiesa esterna a pianta quadrata sormontata da una cupola affrescata da Filippo Comerio, e da una interna dotata di una pianta a croce greca, con il coro che custodisce 37 stalli intarsiati, opera di Andrea Fantoni. Nel 1797 il monastero venne soppresso e la chiesa utilizzata come sussidiaria della parrocchiale; successivamente vi si insediò l’ordine delle suore del Sacro Cuore, che vi risiede attualmente.
Più a sud, nella zona che un tempo era posta all’ingresso dell’abitato provenendo da Bergamo, si trova il Santuario della Beata Vergine del pianto.
Edificato nel 1465 come Chiesa di Santa Croce, nel 1655 fu teatro di un episodio miracoloso che vide protagonista un ragazzo muto che ritrovò la parola, avvenuto nell’adiacente cappelletta dell’Addolorata. Ampliato notevolmente nel 1807, su progetto di Simone Elia che ne incorporò la cappelletta, e tra il 1896 ed il 1899, possiede una struttura a croce latina divisa in tre navate.
Al proprio interno conserva opere di Francesco Zucco, di Giovan Battista Moroni (un dipinto raffigurante Cristo che porta la croce), ed una Deposizione eseguita da Enea Salmeggia.
Più a monte, in quella che ora è diventata una zona residenziale, è collocata la Chiesa di Santa Maria della Concezione, conosciuto anche come Madonna del Lupo.
La tradizione vuole difatti che questo piccolo santuario sia stato costruito in seguito ad un miracolo avvenuto, nel 1470, ad un bambino che fu salvato da un branco di lupi dall'apparizione della Madonna. Il restauro avvenuto nel 1970 ha portato alla luce affreschi risalenti al XV ed al XVI secolo, tra i quali un ciclo di Cristoforo Baschenis riferito alla storia di Maria. La struttura è data da un’aula a pianta quadrata sormontata da una volta a vele convergenti, con un porticato esterno.
Poco distante sorge il convento dei Frati Cappuccini, fondato nel 1613 grazie ad una donazione della famiglia Spini. Verso la fine del XVIII secolo il convento fu soppresso dalle direttive napoleoniche e venduto a privati, anche se nel 1856 i frati dell’ordine dei Cappuccini vi fecero ritorno.
Nella struttura si trova la chiesa di San Francesco, con l’altare maggiore raffigurante una Gloria di San Francesco, dipinto da Monzio Compagnoni. Sempre rimanendo nell’ambito delle congregazioni religiose, è presente anche il complesso dei Sacerdoti del Sacro Cuore di Gesù, meglio conosciuti come Padri Dehoniani. Questo, risalente all’inizio del XX secolo e situato in una zona periferica nei pressi della frazione di Bondo Petello, vede al proprio interno la Chiesa del Cuore Eucaristico di Gesù. Progettata da Dante ed Elia Fornoni in stile neogotico lombardo e consacrata nel 1924, la chiesa ha una struttura con pianta a croce latina con tre navate.
Sempre nei pressi del confine con Bondo, ma in posizione più elevata, si trova la chiesa della Madonna della Neve. Questo piccolo santuario a pianta quadrata, posto sulla mulattiera che reca a Selvino, risale al XVI secolo. Di quell'epoca sono anche gli affreschi, collocati su tutte le pareti laterali, restaurati nel 1980. Nei secoli scorsi godeva di una grande importanza per via del fatto che si trovava su una strada molto trafficata, specialmente da commercianti ed allevatori, che sovente si fermavano per una preghiera di intercessione.
Nell’OltreSerio, a monte della strada che reca a Pradalunga, nei pressi della cementeria Italcementi, è collocata la chiesa di San Rocco. Costruita nel XVI secolo, in luogo di un antico castello ghibellino in seguito ad un voto della popolazione minacciata dalla peste, ha una struttura a croce greca con volta ad ombrello. La cappella principale è decorata con un affresco raffigurante l’Ascensione di Cristo, mentre in quella minore di destra vi è un crocifisso ligneo con una cinquecentesca statua della Maddalena.
Infine, in una laterale di via Mazzini adiacente al corso del torrente Albina, sorge il Santuario di Nostra Signora di Guadalupe, edificato verso la fine del XIX secolo per volere del tenore Federico Gambarelli, scampato ad un naufragio al ritorno dall’America Latina. Questi, divenuto in seguito monsignore, lasciò la gestione del santuario all’Istituto del Beato Luigi Maria Palazzolo che vi insediò una congregazione femminile che fino al 1968 ha assistito le orfane. La chiesetta, che ha una struttura in stile gotico-lombardo, con affreschi e decorazioni di Guglielmo Lecchi, conserva una copia autentica della Sindone del 1898 e le reliquie dei santi Teodoro soldato, Agapito e Fortunato.
Il territorio albinese, che amministrativamente è raggruppato in un’unica entità, in ambito ecclesiastico è suddiviso in numerose parrocchie indipendenti. In ognuna di esse è presente la relativa chiesa, sovente accompagnata da un santuario o altre chiese ausiliarie.
A Desenzano si trova la chiesa parrocchiale di San Pietro, risalente al XVI secolo in stile gotico-lombardo. A breve distanza si trova quello che può essere considerato l'edificio sacro che ancora oggi gode di maggior devozione popolare, tanto da essere meta di molti pellegrinaggi da parte tutta la popolazione albinese, e non solo. Il Santuario della Madonna del Miracolo, meglio conosciuto come Madonna della gamba, ricorda un miracoloso evento avvenuto nel 1440: una ragazza guarì miracolosamente dalle ferite riportate ad una gamba dopo aver pregato la Madonna.
Degno di nota è anche il convento dei Carmelitani della Ripa. All’interno vi si trova la chiesa, fondata all’incirca nel 1440, e collocata in posizione ben visibile dal paese.
In Comenduno alla chiesa parrocchiale di Cristo Re, edificata all’inizio del XX secolo, si abbina la piccola chiesa di santa Maria, risalente alla metà del XIV secolo; a Bondo si trovano invece la cinquecentesca parrocchiale di Santa Barbara, accompagnata dalla piccola chiesa agreste di San Bernardo in Bruseto e dal Santuario della Beata Vergine delle Grazie in situata tra i boschi in località Petello.
Nell'Oltreserio grande importanza ricoprono l’Abbazia di San Benedetto, edificata nel 1136 e situata nella frazione di Abbazia, ed il Santuario della Beata Vergine di Altino, posto ad un'altezza di circa 800 m s.l.m., sull’omonimo colle sopra Vall'Alta.
Le origini del Santuario di risalgono ad un fatto prodigioso che, secondo la tradizione, avvenne il 23 luglio 1496 quando Quinto Foglia, abitante di Vall'Alta, si rivolse alla Madonna per chiedere aiuto in quanto sfinito dall’arsura. La Madonna apparve e fece sgorgare uno zampillo di acqua sorgiva.
Nel territorio della frazione in questione si trovano anche la chiesa parrocchiale dedicata Santa Maria Assunta e San Giacomo Maggiore, databile presumibilmente ai primi anni del XIV secolo, la chiesa della Beata Vergine del Monte Carmelo, edificata a metà del XIX secolo, e la chiesa intitolata alla Beata Vergine del Buon Consiglio (XX secolo), che serve le località Grumelduro e Molinello.
Nella vicina frazione di Fiobbio la chiesa parrocchiale, dedicata a Sant'Antonio da Padova ed edificata tra il 1924 ed il 1929, custodisce le spoglie della Beata Pierina Morosini, mentre degne di nota sono anche l'ex chiesa parrocchiale dedicata al medesimo santo patrono, sconsacrata nel 1952, il cui nucleo primitivo risale al XVII secolo con richiami allo stile romanico, ed il Santuario della Santissima Trinità (sec. XVI), posto a sud dell’abitato in posizione panoramica sul capoluogo Albino.
A Casale la chiesa parrocchiale, edificata nel 1850, è intitolata al Sacro Cuore di Gesù, mentre quella di Dossello allo Sposalizio di Giuseppe e Maria.
Architetture civili
Numerose sono le costruzioni civili di interesse storico ed artistico. Su tutte vi è il centro storico, che rappresenta il primitivo nucleo del borgo, che si sviluppa attorno alle attuali vie Mazzini, Vittorio Veneto e monsignor Camillo Carrara, che presenta numerose abitazioni che mantengono caratteristiche costruttive dei secoli scorsi. Addossate l’una all’altra, presentano ancor’oggi numerose piccole corti, loggiati e porticati con portali che indicano il casato che vi abitava oppure informazioni circa la data di costruzione.
Numerosi sono i palazzi signorili, quali la cinquecentesca casa della Misericordia, affrescata nel 1570 da Giovan Battista Moroni, la casa Solari, con eleganti colonnati e arcate anch'esse del XVI secolo e la casa dei Conti Spini, affrescata esternamente da Antonio Moroni nel 1630.
Ai margini meridionali del territorio comunale, al termine del XIX secolo si sviluppò il complesso manifatturiero Honegger, a fianco del quale venne costruito un piccolo villaggio operaio che, seppur in scala ridotta rispetto ad altri progetti simili (vedi Crespi d'Adda), permette di comprendere la realtà industriale di un tempo.
Poco distante si colloca il ponte sul fiume Serio che collegava il capoluogo con l’Oltreserio. Edificato nel corso del XIV secolo in stile romanico, ma sottoposto a numerosi successivi interventi di ripristino in seguito alle piene del fiume, è attualmente utilizzato per il passaggio della Ciclovia della Valle Seriana.
Dai primi anni del XXI secolo Albino ha un nuovo e ampio auditorium che può ospitare fino a 300 persone; all'interno si svolgono serate di svago, intrattenimento, spettacoli pubblici, mostre e serate per organizzazioni no-profit.
Nelle frazioni sono presenti due musei etnografici: il primo, denominato Museo etnografico La torre, è situato nella Villa Regina Pacis presso Comenduno, mentre il secondo, con il nome di Museo etnografico Valle del Lujo, si trova a Casale. Entrambi si prefiggono l’obiettivo di ricordare gli stili di vita e di lavoro presenti nella cultura rurale del paese.
Aree naturali
Sentieri
Tra i numerosi sentieri vi sono quelli che salgono verso i monti Misma (raggiungibile da Fiobbio, percorrendo i luoghi del martirio di Pierina Morosini, da Casale, mediante il sentiero del castagno utilizzato anche a scopi didattici e da Abbazia), Rena (da Comenduno e Bondo Petello verso Amora e Ganda, frazioni di Aviatico), Nigromo (dalla località Valgua, nota anche per le sue falesie utilizzate per arrampicate, verso Ama, anch’essa frazione di Aviatico), Purito (mediante la mulattiera sottostante alla Funivia Albino-Selvino), Altino (da Vall’Alta e Dossello) e Cereto (dal capoluogo).
Parco locale di interesse sovracomunale Piazzo
Sulle pendici di quest’ultimo monte si trova la località Piazzo, piccolo polmone verde del centro seriano, che nel 2009 è stato elevato a Parco locale di interesse sovra comunale (PLIS) al fine di valorizzarne le ricchezze naturalistiche.
Società
Evoluzione demografica
Abitanti censiti
Evoluzione demografica per quartieri
Di seguito l'evoluzione demografica di Albino e delle sue frazioni, considerando l'evoluzione territoriale del comune
Etnie e minoranze straniere
Gli stranieri residenti nel comune sono 1.182, ovvero il 6,5% della popolazione. Di seguito sono riportati i gruppi più consistenti:
Marocco, 280
Senegal, 189
Albania, 97
Romania, 87
Ucraina, 68
Bolivia, 59
Ghana, 31
Cina, 28
Costa d'Avorio, 25
India e Filippine, 20
Religione: i patroni
Nel comune di Albino ad ogni frazione corrisponde un proprio patrono specifico.
Centro: San Giuliano (9 gennaio)
Desenzano al Serio: San Pietro (29 giugno)
Comenduno: Sant'Alessandro (26 giugno)
Casale: Sacro Cuore (Venerdì dopo l'Ottava del Corpus Domini)
Dossello: San Giuseppe (19 marzo)
Fiobbio: Sant'Antonio di Padova (13 giugno)
Vall'Alta: San Giacomo (25 luglio)
Abbazia: San Benedetto (21 marzo)
Bondo Petello: Santa Barbara (4 dicembre)
Molinello: Madonna del Buon Consiglio (26 aprile)
Grumelduro: Madonna del Carmine (16 luglio)
Bruseto di Bondo: San Bernardo (20 agosto)
Persone legate ad Albino
Giovan Battista Moroni, pittore del XVI secolo
Andrea Moroni, architetto del XVI secolo
Carlo Antonio Marino, musicista del XVII secolo
Giovanni Carnovali detto il Piccio, pittore del XIX secolo
Giosuè Signori, arcivescovo cattolico
Gioele Solari, filosofo del XIX-XX secolo
Leone Nani, missionario e fotografo del XIX-XX secolo.
Pierina Morosini, beata della chiesa Cattolica
Enrico Baleri, designer ed imprenditore italiano
Edoardo Milesi, architetto ed editore italiano
Verdena, gruppo alternative-rock
Infrastrutture e trasporti
Strade
Per quanto riguarda l'aspetto viabilistico, il paese è attraversato dalla S.P.35, strada che per molto tempo è stata la principale arteria della valle. Dopo lunghi periodi di criticità dovuta al grande afflusso di veicoli, la situazione è notevolmente migliorata nei primi anni del XXI secolo grazie a radicali interventi infrastrutturali: in primo luogo la nuova Strada statale 671 della Val Seriana che, situata su viadotto nella zona lungo il fiume Serio, è stata inaugurata il 1º giugno 2007 ed ha permesso di ridurre di ben il 58% il traffico nel centro abitato dei paesi della medio-bassa valle.
Tranvie
Oltre a questa è stata realizzata anche la tranvia Bergamo-Albino, una linea di metropolitana leggera che collega il paese con la città di Bergamo, decongestionando ulteriormente la strade della zona.
È anche molto praticata da tutti coloro che vogliono dirigersi nella valle, grazie alle sue numerose fermate (Torre Boldone, Ranica, Alzano Lombardo, Nembro, Pradalunga e Albino).
Mobilità urbana
Un’altra opera di rilievo è la Ciclovia della Valle Seriana che transita sul comune lungo il corso del fiume Serio. Inoltre è in costruzione un altro tratto della ciclovia per collegare la Valle del Lujo con Albino.
Amministrazione
Sport
Nel paese e nelle frazioni numerosi sono i gruppi sportivi attivi in differenti discipline, su tutte il calcio, il basket, la pallavolo ed il ciclismo.
Calcio
In ambito calcistico il nome di Albino è balzato agli onori delle cronache per i risultati ottenuti dalla società AlbinoLeffe, che dalla stagione 2003-2004 alla stagione stagione 2011-2012 ha militato in Serie B, secondo livello del calcio italiano. Fondato nel 1998 dalla fusione tra l’allora principale squadra del paese, l’Albinese, con la Società Calcio Leffe, milita ora in Lega Pro Prima Divisione.
Le origini del calcio ad Albino riconducono al periodo immediatamente successivo alla Prima guerra mondiale. Era il 1919 quando alcuni appassionati di questo sport fondarono il Circolo Sportivo Falco nome derivante dall’aereo di Gabriele D'Annunzio che volò su Vienna per lanciare manifestini patriottici durante la Grande Guerra.
Il campo di gioco sorse inizialmente sull’area antistante le scuole elementari, in Piazza dei Caduti; in seguito la squadra disputò le gare casalinghe al "Centro Sportivo Comunale" in via Madonna del Pianto. Cinque anni più tardi nacque un'altra squadra: la Fulgor, formazione oratoriale fondata da Don Cristoforo Rossi, che divenne un centro di aggregazione per i ragazzi della comunità. Nel 1969, in seguito ad un referendum esteso a tutta la popolazione albinese, le due società sportive optarono per la fusione, che diede vita all’Albinese Calcio. Questa, che disputava gli incontri casalinghi presso lo stadio Kennedy attiguo all’oratorio, militò a lungo nei principali livelli dilettantistici della provincia, fino a giungere negli anni ottanta e novanta nel Campionato Nazionale Dilettanti, conquistando poi la promozione in serie C2 nel 1996/97.
Attualmente nelle categorie inferiori militano formazioni dilettantistiche tra cui la Falco Albino, la Nuova Albinese e l’Oratorio Albino.
Basket
Nel paese importante è la tradizione anche in ambito cestistico, specialmente in campo femminile. Su tutti merita particolare menzione il Gruppo Sportivo Edelweiss che, nato nel 1963, riuscì a lungo a farsi spazio tra le categorie nazionali. Dopo numerosi anni nella categoria cadetta, arrivò a calcare le scene della serie A1 nella stagione 2000-2001, al termine della quale però rinunciò all’iscrizione al campionato successivo per motivi economici. Attualmente milita in serie B. In ambito maschile è invece presente l’Albino basket A.S.D. che milita in serie C2.
Personalità sportive legate ad Albino
Michela Azzola, sciatrice
Romano Buschi, ex calciatore
Ivano Camozzi, ex sciatore
Dante Carrara, ex calciatore
Matteo Carrara, ex ciclista
Eugenio Gamba, ex calciatore
Mario Gritti, ex calciatore
Mario Noris, ex ciclista
Note
^ Abitanti comune di Albino al 24 giugno 2014
^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF) in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Ente per le Nuove Tecnologie, l'Energia e l'Ambiente, 1 marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012.
^ Il toponimo dialettale è citato nel libro-dizionario di Carmelo Francia, Emanuele Gambarini (a cura di), Dizionario italiano-bergamasco, Torre Boldone, Grafital, 2001, ISBN 88-87353-12-3.
^ Il castello scomparso di Albino nella nebbia delle guerre medievali
^ Statistiche I.Stat ISTAT URL consultato in data 28-12-2012
^ Abitanti comune di Albino al 24 giugno 2014
^ La stima, approssimativa, è ricavata dal numero dei nuclei familiari presenti, considerando una media di cinque componenti per famiglia
^ Abitanti comune di Albino al 24 giugno 2014
^ Bilancio Demografico e popolazione residente straniera al 31 dicembre 2010 per sesso e cittadinanza, ISTAT. URL consultato il 26 agosto 2013.
^ Grazie a superstrada e galleria oggi la Val Seriana respira, L'eco di Bergamo, 8 novembre 2009
^ a b Storia del Club, Albinoleffe.com
Bibliografia
Paesi e luoghi di Bergamo. Note di etimologia di oltre 1.000 toponimi, Umberto Zanetti. Bergamo, 1985
Atlante storico del territorio bergamasco, Monumenta Bergomensia LXX, Paolo Oscar e Oreste Belotti.
Storia delle terre di Albino, AA.VV.,Albino, 1996.
Chiese e Santuari di Albino, Umberto Ceruti, 2009.
Voci correlate
Abbazia di San Benedetto in Vallalta
Abbazia (Albino)
Bondo Petello
Casale (Albino)
Comenduno
Desenzano al Serio
Fiobbio
Beata Pierina Morosini
Funivia Albino-Selvino
Stazione di Albino-Desenzano
Tranvia Bergamo-Albino
Unione Calcio AlbinoLeffe
Vall'Alta
Valle del Lujo
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