Raimondo di Sangro e la Cappella Sansevero del Cristo Velato
Quando Raimondo di Sangro incaricò il giovane artista napoletano Giuseppe Sanmartino di realizzare una statua di marmo di nostro Signore coperto da un sudario, nacque il Cristo Velato della Cappella Sansevero, una delle statue più magnetiche e misteriose al mondo, che ogni anno attira a Napoli migliaia di turisti.
Indice
Raimondo di Sangro e le origini della Cappella Sansevero
Raimondo di Sangro, principe di Sansevero, interviene sull'omonima cappella napoletana isolo nel Settecento, facendole assumere l'aspetto attuale, con la celebre statua del Cristo Velato al centro a catalizzare fascino ed energie. Tuttavia, la Cappella Sansevero era già leggendaria, legata a un episodio miracoloso.
Si narra che nel Cinquecento un uomo innocente, trascinato in catene verso il carcere, passando dinanzi al giardino del palazzo dei di Sangro vide crollare una parte del muro di cinta e apparire, al suo posto, un’immagine della Madonna, alla quale fece voto. Poco dopo, anche uno dei membri della famiglia di Sangro si rivolse alla Madonna per ottenere una grazia e, miracolato, fece erigere sul posto dell'apparizione la picciola cappella denominata, in origine, Santa Maria della Pietà o Pietatella.
Della fase seicentesca della Cappella Sansevero sono rimaste pressoché inalterate le dimensioni perimetrali, la decorazione policroma dell’abside e quattro mausolei nelle cappellette laterali.
L’attuale assetto, invece, e la quasi totalità delle opere scultoree in essa contenute sono frutto della volontà di Raimondo di Sangro, settimo principe di Sansevero che, a partire dalla metà del ’700, riorganizzò la Cappella secondo criteri propri, ispirati a interessi esoterici e alchemici.
Ma chi era davvero il principe Raimondo di Sangro?
Nato a Torremaggiore nel 1710, Raimondo di Sangro fu un nobile massone e appassionato esoterista. Grande studioso, si occupò di anatomia e alchimia, non trascurando di porsi come figura di mecenate, a sua volta scrittore, letterato e accademico. Un uomo illuminato, quindi, personalità eclettica che bene incarnava lo stile del tempo.
Oltre al "mito colto", numerose leggende popolari sovrappongono la figura "sinistra" di Raimondo di Sangro, legata a esperimenti simili a quelli che condussero alla realizzazione e all'esposizione delle cosiddette Macchine Anatomiche, a partire da cadaveri decorticati.
Alcuni contemporanei descrivevano così l'atmosfera che si respirava attorno al Palazzo di Sangro:
Fiamme vaganti, luci infernali passavano dietro gli enormi finestroni che danno, dal pianterreno, nel Vico Sansevero [...] Scomparivano le fiamme, si rifaceva il buio, ed ecco, romori sordi e prolungati suonavano là dentro: di volta in volta, nel silenzio della notte, s’udiva come il tintinnio d’un’incudine percossa da un martello pesante, o si scoteva e tremava il selciato del vicoletto come pel prossimo passaggio d’enormi carri invisibili.
Un'ultima misteriosa leggenda su Raimondo di Sangro ci giunge niente meno che dalle parole di Benedetto Croce:
Quando sentì non lontana la morte, provvide a risorgere. Si lasciò tagliare a pezzi e ben adattare in una cassa, donde sarebbe balzato fuori vivo e sano a tempo prefisso.
Fu lo stesso Raimondo di Sangro ad alimentare un vero e proprio mito intorno alla propria persona, ancora oggi rimasta insondabile.
Conosciuto anche come "il Principe" per antonomasia, il nome di Raimondo di Sangro è indissolubilmente legato alla Cappella Sansevero e al Cristo Velato di Napoli, la più importante opera di Giuseppe Sanmartino.
Raimondo di Sangro e i segreti del Cristo Velato di Napoli
La cosiddetta "leggenda nera" legata a Raimondo di Sangro si alimenta di numerosi presunti "prodigi" compiuti dal principe, il più noto dei quali riguarda proprio la trasparenza del sudario che avvolge il Cristo Velato, che molti vogliono essere il risultato di un esperimento alchemico in grado di marmorizzare il tessuto.
Cuore della Cappella Sansevero, il Cristo Velato di Napoli è una delle opere più note e suggestive al mondo, tanto da richiamare, da oltre due secoli, viaggiatori, turisti e studiosi increduli della trasparenza e della plasticità che hanno reso un sudario di marmo un “velo”.
Raimondo di Sangro incaricò il giovane Giuseppe Sanmartino di realizzare una statua di marmo di nostro Signore coperto da un sudario funebre che avessse la consistenza di un velo: un unico blocco di pietra trasformato in qualcosa di impalpabile.
Proprio il velo è il messaggio stilistico dell’opera, che dona movimento e vitalità alle membra del corpo del Cristo, per questo chiamato “Cristo Velato”.
Le pieghe del tessuto gli imprimono sofferenza, la vena gonfia sembra ancora palpitante sulla fronte, le trafitture dei chiodi sui piedi e sulle mani esili, così come il costato scavato e rilassato nella morte liberatrice sono il segno di una ricerca intensa, che, ancora oggi, ci colpisce e ci emoziona.
Il “velo” è leggendario e misterioso proprio come la figura del suo committente, il Principe di Sansevero Raimondo di Sangro, come il resto della complessa simbologia narrativa della cappella che lo ospita.
Raimondo di Sangro rese questo luogo uno dei più bei capolavori di arte ermetica ed esoterica al mondo, all'interno del quale ogni dettaglio acquista significato solo se si comprendono i simboli celati nei marmi e negli affreschi di quello che è un vero e proprio "Tempio"
Tutto ruota attorno alle cosiddette statue della Virtù, nove delle quali dedicate alle consorti di alcuni membri della famiglia di Sangro e una, il Disinganno, dedicata ad Antonio di Sangro, padre del principe Raimondo.
Disinganno insieme a Pudicizia e al Cristo Velato costituisce un trittico di opere importantissime, tra le più belle e significative della cappella.
Raimondo di Sangro e le Macchine Anatomiche
Quanto alla realizzazione delle Macchine Anatomiche si dice che Raimondo di Sangro...
fece uccidere due suoi servi per poterne imbalsamarne stranamente i corpi; analogamente, pare che abbia ucciso sette cardinali e con le loro ossa costruì sette seggiole, mentre la pelle, opportunamente conciata, ricoprì i sedili.
Nella cavea sotterranea della Cappella Sansevero sono oggi conservate, all’interno di due bacheche, le famose Macchine Anatomiche, ossia gli scheletri di un uomo e di una donna in posizione eretta, con il sistema arterovenoso quasi perfettamente integro.
Le Macchine furono realizzate dal medico palermitano Giuseppe Salerno. Fonti settecentesche attestano che la macchina maschile fu acquistata nel 1756 da Raimondo di Sangro, in seguito a una esibizione pubblica che l’anatomopatologo siciliano tenne a Napoli.
Le due Macchine Anatomiche sono tra le presenze più enigmatiche della cappella: a oltre due secoli di distanza si dibatte ancora sui procedimenti mediante i quali si è ottenta l'eccezionale conservazione dell’apparato circolatorio, fomentando la macabra leggenda secondo la quale Raimondo di Sangro inoculò nei vasi sanguigni di due corpi una sostanza che ne avrebbe procurato la “metallizzazione”.
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