Mendicino tra natura e cultura
Ci sono luoghi che conquistano al primo sguardo. Basta respirarne l’aria pura, immergersi nel verde degli spazi incontaminati – dove l’acqua si fonde agli altri elementi naturali e aziona antichi meccanismi di lavoro – o addentrarsi nei vicoli scolpiti dalla Storia per rivivere sensazioni autentiche che credevamo perdute.
Queste le emozioni che ci regala Mendicino, uno dei borghi d’eccellenza che hanno deciso di farsi raccontare da ViaggiArt.
Natura incontaminata
Il viaggio alla scoperta di questo ricco territorio parte da una vetta maestosa, che si staglia oltre le nuvole per scrutare il mare sullo sfondo: Monte Cocuzzo, la cima più alta dell’Appennino Paolano. La vista da quassù ci lascia senza fiato, godendo appieno di uno dei paesaggi più caratteristici della Calabria.
Questa vetta, tappa del “Sentiero Italia” CAI, è raggiungibile da tutti gli amanti del trekking attraverso una Faggeta Storica e un successivo tratto scoperto, tra affioramenti dolomitici e una grande dolina carsica. Proseguendo la discesa oltre il Pianoro, che ben si presta a ospitare grandi concerti estivi (Paola Turci 2015), ci concediamo una sosta nell’attrezzata area pic-nic del Casellone.
La dolce discesa verso l’abitato di Mendicino passa per una chicca inaspettata: il Parco Fluviale, vera e propria oasi verde a ridosso del centro storico. È qui che si realizza la perfetta sintesi tra il paesaggio antropico, l’antico borgo disposto su tre colli-rioni, e quello naturale, costituito dalla vallata del Caronte e da un ricco Orto Botanico.
Tra musei e antichi palazzi
Il Parco, attrezzato e impreziosito da suggestivi scorci panoramici, narra la storia di una comunità che con l’acqua ha un legame antico, che “scorre” paziente tra le ruote dei mulini e le macine dei frantoi fino ad arrivare al fiore all’occhiello di Mendicino, il motore economico di un tempo e la speranza per un futuro sostenibile: l’antica Filanda Gaudio e il delizioso Museo Dinamico della Seta, espressione attuale dei saperi di un tempo, quando le famiglie vivevano della cura del baco e del gelso.
Prima di tuffarci nelle golosità tipiche e chiudere in bellezza la nostra gita a Mendicino, imbocchiamo la salita che conduce al settecentesco Palazzo Campagna e ci affacciamo dai suoi monumentali porticati per godere di una vista che abbraccia l’intero paese. Accanto alla facciata della Chiesa Matrice di San Nicola, realizzata con la pietra rosa locale, svetta in tutta la sua fierezza la Torre dell’Orologio, simbolo architettonico per eccellenza, a ricordarci come il tempo, che pure sfreccia veloce, in alcuni posti sembra essersi fermato per custodire la vera bellezza.
Eliana Iorfida