Giurdignano, il Giardino Megalitico d’Italia
Se chiudiamo gli occhi per un istante e pensiamo alla Puglia, ci vengono in mente le spiagge bianche del Salento, il mare cristallino, il buon cibo, il vino, la musica tradizionale. Ma la Puglia è molto altro! Alle porte di Otranto, a pochi chilometri da Lecce, si trova il cosiddetto Giardino Megalitico d’Italia, con la sua ricca presenza di dolmen e menhir, monumenti risalenti, in molti casi, ad età preistorica. Per gli studiosi, il loro significato non è ancora chiaro, ma l’opinione più diffusa sostiene che possa trattarsi di altari, monumenti sepolcrali o semplicemente simboli di fecondità.
Il termine “menhir” deriva dal bretone “men” (pietra) e “hirs” (lunga). Si tratta, infatti, di pietre monolitiche, generalmente a forma quadrata, conficcate verticalmente nel terreno, che possono arrivare ad un’altezza di 5 metri. Solo nel comune di Giurdignano, se ne contano più di quindici esemplari. “Dolmen” invece deriva dalla fusione delle parole bretoni, “tol” (tavola) e “men” (pietra), e si tratta di una struttura costituita da un lastrone di pietra appoggiato orizzontalmente su pietre, inserite verticalmente nel terreno.
Alle porte di Giurdignano, Giardino Megalitico d’Italia, svetta il maestoso Menhir di San Paolo, il cui nome deriva dalla sottostante grotta di origine bizantina dedicata a San Paolo, decorata da affreschi di Maria e degli apostoli Pietro e Paolo. Presenze protostoriche si trovano anche a Minervino, Melpignano, Melendugno e in altri centri della provincia di Lecce. Visitare questi affascinanti monumenti è una vera e propria passeggiata nella storia unica e indimenticabile.
Nella campagna di Minervino di Lecce, circondato da masserie e uliveti, c’è il Dolmen li Scusi, mentre, al confine tra i comuni di Giuggianello e Giurdignano, si trova il Dolmen Stabile che molto probabilmente veniva utilizzato per la raccolta del sangue di sacrifici animali rituali. A Martano si resta incantati di fronte al più alto menhir d’Italia, il Menhir de Santu Totaru, che supera i 5 metri d’altezza.
Un’antica leggenda narra che, proprio sotto i menhir siano stati nascosti ricchi tesori e, per possederli bisognava seguire un preciso rituale: a mezzanotte due persone dovevano appoggiarsi con le spalle alle pareti del monolite il quale, sollevandosi da terra, schiacciava quello con l’animo cattivo. Al sopravvissuto spettava la ricompensa.
I menhir nel Medioevo furono cristianizzati, attraverso l’incisione di croci sulla pietra e, in alcuni paesi ancora oggi, il giorno della Domenica delle Palme, si ha l’usanza di far benedire i ramoscelli di ulivo in questi luoghi antichi.
Mariana Mariggiò
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