Chiesa di Santa Maria Nuova
La Chiesa di Santa Maria Nuova, in stile romanico, è situata nel centro storico di Viterbo, non distante dal quartiere medievale di San Pellegrino e da Piazza San Lorenzo. È sede della parrocchia più antica della città, risalente al 1217. La Chiesa era luogo prediletto dal Comune per le assemblee di maggior rilievo e per la conservazione del tesoro e dell'archivio cittadini, oltre che sede dell’Arte dei Bifolchi e sepoltura di nobili casate. La purezza del suo stile romanico-lombardo venne contaminata, tra XVII secolo e XIX secolo, da grossolane aggiunte e modifiche. Solo i restauri effettuati dal 1907 al 1914 riportarono la Chiesa alla sua primitiva bellezza. La facciata è semplice, aperta da tre monofore e un portale sormontato da una lunetta. All’angolo sinistro, vi è un pulpito esagonale dedicato a Tommaso d’Aquino, che nel 1266 predicò spesso in questa Chiesa su richiesta di Clemente IV, e accanto si apre il portale laterale con motivo ornamentale a punta di diamante. L'interno è diviso in tre navate da due file di sei colonne e due semicolonne monolitiche sormontate da capitelli differenti. Il soffitto è a capriate, decorato da pianelle e travi dipinte a tempera con motivi floreali (1460-1490). In fondo alla navata, tra stemmi e lapidi, vi è la sepoltura del letterato viterbese Orazio Carnevalini, indicata dal busto marmoreo scolpito da Pietro Tenerani. La Chiesa ospita una vera e propria galleria di pittura viterbese dal XIV al XVI secolo: una tavola raffigura la Madonna col Bambino tra san Bartolomeo e San Lorenzo; a seguire, due grandi nicchie affrescate; nel sottarco, medaglioni raffigurati i santi; nell’archivolto, lo stemma dei Monaldeschi; sull'altare di destra, una Madonna in trono con Gesù Bambino e, all’ingresso alla sagrestia, un tabernacolo marmoreo. Delimitato da una balaustra bronzea di Carlo Canestrari raffigurante l’Ultima Cena (1964), sono l’altare maggiore del XII secolo e il coevo ciborio. Due scale ai lati del presbiterio conducono alla suggestiva cripta a oratorio, dov'è collocato il fonte battesimale in peperino e travertino dei fratelli De Alexandris (1961). Sull’altare di sinistra, c'è un trittico di scuola romana del XIII secolo, dipinto su cuoio, recante al centro l’immagine del Cristo benedicente tra la Vergine e San Giovanni, opera rinvenuta nel 1283 da alcuni contadini che aravano un campo presso le terme. In cima alla navata, un grande tabernacolo gotico a tre cuspidi, che inquadra una moderna Pietà in peperino (1958), ancora del Canestrari, lì sepolto. Attraverso una scala si raggiunge il piccolo chiostro longobardo (parte di un edificio paleocristiano preesistente), riportato alla luce grazie a un lungo restauro. Gli archetti, in laterizi, sono sorretti da esili colonne terminanti in capitelli a forma di stampella. Il lato minore, opposto all’ingresso, presenta invece tre ampi e massicci archi romanici sostenuti da pilastri.