Il romantico borgo di Vico del Gargano, il paese dell'amore
Ci sono storie che si scrivono da sole come questa, il San Valentino di Vico del Gargano, una storia affidata alla lentezza del tempo, alla memoria dei gesti, alla buona volontà delle persone. Una storia di paese, uno tra i "Borghi più belli d'Italia", "il Paese dell'amore", che in questo racconto ha un suo colore, un suo profumo e che prende piano piano forma, fino a diventare bellezza assoluta.
Indice
La leggenda di San Valentino a Vico del Gargano
Siamo a Vico del Gargano, il “Paese dell’amore”, protetto da quattrocento anni dal Patrono San Valentino, prete e martire; il 14 febbraio la sua statua, con l’indice alzato verso il cielo, viene portata in processione per le strade di uno dei Borghi più belli d’Italia.
Una storia antica, che a tratti si fa leggenda. La leggenda di San Valentino narra che il Santo protettore fu scelto proprio perché la sua festa cadeva a ridosso di uno dei periodi più freddi dell’anno, quando c’era da proteggere un immenso tesoro di pepite battuto dal freddo e dal gelo: gli aranci, che da sempre illuminano i giardini di questa terra, i preziosi agrumi del Gargano. Un tesoro che attraversava gli oceani su grossi velieri, sfidando venti impetuosi e tempeste, riposto delicatamente in casse di legno e decorato da splendide veline.
Così da anni immemorabili, a ridosso del 14 febbraio prende forma sull’altare maggiore della Chiesa Matrice di Vico del Gargano un maestoso baldacchino di arance del Gargano, che fa da cornice al Patrono San Valentino, chiamato a proteggerle dalle intemperie del tempo.
Cosa vedere a Vico del Gargano per San Valentino
Organizzare le vacanze sul Gargano e nel Paese degli innamorati nel mese di febbraio, significa assistere all'arrivo dei frutti in chiesa, offerti dai proprietari degli agrumeti: il loro profumo intenso, come fosse sparso da un turibolo che brucia incenso, invade le tre navate, gli altari, l’abside e il chorus della chiesa parrocchiale più antica di Vico del Gargano.
Poi le arance vengono riposte una accanto all’altra, ognuna adagiata sulle sue foglie lunghe e verdi, ognuna con il sapore del suo giardino che degrada verso il mare, ognuna con il profumo di fiore di zagara dove l’ape è andata a succhiare il suo nettare. Le arance del Gargano sono legate e intrecciate una all’altra, picciolo con picciolo, da mani che conservano segreti lontani, come quelle di Ignazio, che fa il trono da quando era poco più che bambino, perché così gli aveva insegnato Tommasino, il calzolaio del paese, che ora vive nella memoria del cuore e dei gesti.
Così, mentre il mondo fuori corre in fretta portandosi via le storie, Ignazio, Pasquale e altri uomini del luogo, vanno a formare con le loro mani un unico grappolo di arance, che qui chiamano marròcche; poi un altro grappolo, ancora un altro, e un altro ancora, con la maestria lenta del tempo, dell’occhio e dell’intreccio, in un minuzioso e antico lavorio tramandato, a Vico del Gargano, da memoria in memoria. Grappolo su grappolo, gli uomini del paese, riscrivono sull’altare il preludio di qualcosa di maestoso che sta per compiersi e che i vichesi chiamano “il trono”.
Il Patrono San Valentino viene accerchiato da queste perle della natura, in un baldacchino ingioiellato d’arance, che alla fine dell’opera pare a un grande abbraccio di luce che lascia il popolo intero a bocca aperta, mentre le campane annunciano i giorni di festa che stanno per arrivare nel paese addobbato d’allori e d’arance.
Un maestoso baldacchino di arance, unico al mondo, che promana incanto e luce su ogni sguardo che su di esso si posa e corre, dal Parco Nazionale del Gargano, sugli scatti dei cellulari, arrivando in ogni angolo del pianeta in cui ogni figlio di questa terra benedetta è sparso.
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Si ringrazia per il contributo originale Francesco A. P. Saggese
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