Torna il Giro d'Italia in Sila: ricordando Merckx a Montescuro
L’epica del ciclismo conosce bene la Sila. Il Bosco d’Italia ha guadagnato il suo posto negli annali del Giro d’Italia grazie a Montescuro, un valico a quota 1618 metri sul livello del mare.
Eddy Merckx non ha mai dimenticato quel giorno del 1972. Era in difficolta, assalito dalle critiche della stampa e in ritardo sulla maglia rosa Jose Manuel Fuente, lo spagnolo che sognava di arrivare primo alla passerella di Milano. Tutto sembrava confermare questo copione poco eccitante.
La Sila, però, è un posto magico dove persino un campione in crisi riprende il suo scettro, tagliando per primo il traguardo volante di Montescuro davanti a Fuente che crolla definitivamente in discesa. Il resto è una fuga a due con Gösta Petterson, poi vincitore di tappa a Catanzaro senza opposizione del talento belga.
Ma grazie a una montagna calabrese sarà Eddy Merckx il “Cannibale” a trionfare nel Giro d’Italia del 1972.
Memorie dalla corsa rosa che mercoledì 7 ottobre 2020 passa ancora tra queste alture (tappa Mileto-Camigliatello Silano), attraversate in autunno dai cercatori di funghi, soprattutto i prelibati porcini e tra qualche giorno battute dagli amanti del folliage, nome francese per la classica camminata in cerca di colori e foglie morte. Malinconia e bellezza a mezzora dalla città di Bernardino Telesio. Un parco nazionale, due impianti per sport invernali, laghi e vasti campi di patate completano un paesaggio per tutte le stagioni.
A valle sono finite le feste patronali con la tradizionale “Cuccìa”, un piatto tipico di grano bollito e maiale con l’aggiunta, a volte, di carne di pecora. C’è chi dice derivi dal cous-cous. È una prelibatezza. Se fosse in vita il mitico Gianni Mura, racconterebbe il Giro chiedendoci di mangiarne un po’, bevendo un buon Magliocco, rosso calabrese di carattere e forza.
Come lo sono queste montagne, piene di alberi e radure, luoghi dove il distanziamento sociale imposto dal Covid19 diventa possibilità di respirare l’aria più pulita del mondo, conferma un autorevole studio giapponese. Posti dove il silenzio diventa poesia e racconti, neve e inverni.
E tornanti dove, da un momento all’altro, può spuntare Eddy Merckx.
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Alfonso Bombini
Alfonso Bombini è un giornalista professionista di Casali del Manco, in provincia di Cosenza. Redattore e firma di Calabria Ora, poi Ora della Calabria. Ha scritto anche per La Provincia di Cosenza. Si è occupato di comunicazione politica e istituzionale. Appassionato di fotografia, cinema e tennis. A giugno 2020 ha, purtroppo per lui, compiuto già 41 anni.