Le vie dell’Arte
Durante la rappresentazione del Premio Pandosia, le strade di Marano Principato si riempiono di opere d'arte diventando le caratteristiche Vie dell'Arte.
Lungo questo interessante percorso, che tocca tutto il territorio di Marano Principato, si trovano sia opere che rappresentano la cittadina locale che luoghi dove poter trascorrere il tempo libero, come Il Parco degli Elfi; il Parco Comunale; le opere Recicle di D'Agostino Diego; La Terra è un Paradiso l'Inferno è non accorgersene; Gea di Smirnova Olga; A misura d'uomo di Cojocaru Victoria; Solchi di Pinnelli Iacopo; Aracne di Rizzuti Costantino; Il guardiano di Costo Carmela.
Le Vie dell'Arte ospitano diverse opere degli artisti in gara per il Premio Pandosia ma soprattutto alcune opere di Cesare Baccelli.
Recicle di D'Agostino Diego - via Bisciglietto n.1627
L'opera è una riproposizione del toroide, forma presente nelle strutture che compongono l’Universo, siano esse, un atomo, un essere vivente, un pianeta, una Galassia o l’universo stesso. L’opera, creata attraverso delle forme circolari che si susseguono ad una distanza sempre costante, vuole sottolineare la capacità dell’Universo di RICICLARE l’energia presente in esso, facendola fluire attraverso dei cicli che si ripetono periodicamente nel tempo.
La terra è un Paradiso, l’Inferno è non accorgersene - via Giorni n. 24
L'Opera "La terra è un paradiso. l’inferno è non accorgersene…” - Jorge Louis Borges spiega il concetto che l’uomo nel suo essere dominante, cerca in tutti i modi di essere creatore, ma allo stesso tempo diventa distruttore. Non si volta indietro per riscoprire le proprie radici e il proprio essere , ma continua a non capire che proprio la terra e soprattutto la memoria di quel che era lo potrebbe salvare.
Gea di Smirnova Olga - via Annunziata.
La scultura è composta dalla terra rappresentata da un triangolo al cui interno è posta una sfera Genesa, il tutto avvolto da una spirale. La sfera Genesa, è un potente strumento in quanto la sua forma è perfettamente allineata con la Natura e genera un vortice spazio-tempo, attraverso il quale le forze Universali lavorano per ristabilire l’armonia. Il nome della scultura è “Gea”, ovvero Terra, dimora e luogo d’origine dell’Umanità, che è stata spesso venerata. L’Uno si specchia con il tutto, il tutto nasce dalla Terra, la Terra rinasce dal Cielo, il Reale con l’Illusione e la Sfera si chiude nel grembo di Madre Terra, con noi stessi.
A misura d’uomo di Cojocaru Victoria - via Savagli n.6
L’opera è composta da due elementi: il primo si sviluppa sullo spazio a sinistra della parete e allude concettualmente ad una caduta verso il basso degli elementi lì rappresentati . La verticalità che, paradossalmente, non allude ad un’elevazione dello spirito ma al suo contrario; le parti basse dell’uomo nella sua impossibilità di rigenerarsi. La seconda (sulla parte destra) ha una disposizione orizzontale e le sue “icone” rammentano all’uomo la caducità della sua vita rispetto a quella di altri esseri viventi che hanno un tempo relativamente meno limitato. L’orizzontalità cosi contestualizzata diventa la possibilità di rigenerazione insita in tutti gli elementi che fanno della natura.
Solchi di Pinnelli Iacopo - via Bisciglietto
L'opera è caratterizzata da moduli sono separati uno dall'altro, in modo da creare delle interruzioni che richiamano il solco che il vomere, trascinato dall'aratro, traccia nella terra. Anche la componente materiale dell'opera è costituita essenzialmente da prodotti frutto della attività umana tipica del territorio quale il tessuto autoctono, composto da fibre vegetali (cotone, lino, canapa ecc.), supportato da gesso alabastrino. Ogni modulo delimitato dal solco racchiude e simboleggia l'impegno e la fatica che ogni singolo contadino ha riversato sulla propria terra per renderla fertile e fonte di vita per la propria famiglia. Nel contempo, gli stessi rappresentano il divenire naturale e dinamico della zolla che può diventare violento se sollecitato dalla incontrollabile energia sprigionata da un terremoto.
Aracne di Rizzuti Costantino - via Bisciglietto
Due ragni giganti su una grande ragnatela sovrastano uno strano oggetto che ricorda la forma di un albero cresciuto all'interno della fermata dell'autobus. I ragni emettono suoni e rumori. La Natura si riappropria degli spazi che l'Uomo le sottrae. Più di frequente, ciò accade in maniera silenziosa, lenta e innocua, a volte, invece, questo accade in maniera improvvisa, vistosa. Aracne propone una riflessione sul fenomeno del degrado e del rapporto tra agire umano e Natura. I ragni spesso tessono le loro tele in luoghi abbandonati e in via di degrado: l’azione artistica volta a porre l'attenzione sul bisogno di una nuova sensibilità verso gli spazi della nostra quotidianità che sia capace di dargli senso e valore per sottrarli agli inevitabili fenomeni di degrado e di abbandono.
Il guardiano di Cosco Carmela - via Piano delle Forche
L’artista ha scelto l'Acquedotto come raccordo metaforico di acqua, aria e terra. Storicamente la funzione della torre era quella di “avvistare” quindi di “proteggere” la popolazione da tutto ciò che potesse nuocere alla sicurezza. L’ idea progettuale consiste nell'istallare una grande torre scolpita in pietra vicino l'entrata dell'acquedotto. Metaforicamente parlando, la natura con i corsi d’acqua, le pietre e l’aria stessa sono la “popolazione” straordinaria da salvaguardare e tutelare proprio perché “niente nasce dal Nulla, tutto nasce dalla Terra”; come guardiano di questo concetto l’artista ha scelto di porre questa torre, così che possa abbracciare terra e cielo in un colpo solo. L’acquedotto fu costruito nel 1935/36 grazie all’influenza politica dell’On Cesare Molinari, già segretario del partito fascista a Cosenza, nonché Onorevole in Parlamento. Nasce come consorzio tra Marano Principato e Castrolibero, ancora tutt’ora in funzione. Sono ben visibili i fasci con la data dell’era fascista: XIV.