Siracusa e la festa di Santa Lucia
Non c’è dubbio, “il giorno più corto che ci sia” bisogna trascorrerlo a Siracusa, l’incantevole città siciliana che ha dato i natali a Santa Lucia, venerata patrona che si festeggia appunto il 13 dicembre, commemorandone il martirio sotto Diocleziano.
Ma più che sulla passio della Santa protettrice della vista, noi di ViaggiArt vogliamo soffermarci sulle leggende legate a una data così evocativa per la tradizione popolare, tanto da farla ritenere il giorno più breve del calendario – a dispetto del solstizio astronomico ufficiale del 21 dicembre – e festeggiarla, in diverse località, con uno scambio anticipato di doni natalizi.
Il “mistero astronomico” è presto svelato: prima della Riforma Gregoriana del 1582, infatti, la sfasatura tra calendario civile e solare era così ampia da far cadere il solstizio proprio a cavallo del 12 e 13 dicembre. Acora oggi in queste date si avverte una sensazione di brevità, col sole che sembra aver fretta di tramontare e chiudere il suo ciclo invernale.
Tornando al “mistero” che avvolge la figura di Santa Lucia, sappiamo da tradizione che era figlia di un nobile siracusano e che, nonostante visse in pieno paganesimo, si convertì alla fede cristiana, attirando su di sé una feroce persecuzione. Più curiosa appare, invece, l’usanza tutta siciliana che vuole la Santa in viaggio, in compagnia del suo fidato asinello, per recapitare doni ai bambini.
Siracusa si prepara a festeggiare la sua patrona con grande anticipo, in un lungo rituale che precede i festeggiamenti veri e propri di tredici giorni, la cosiddetta “tredicina”, durante i quali nella Cattedrale si apre la nicchia che custodisce il simulacro d’argento che, la mattina del 12, viene traslato dalla sfarzosa cappella, detta affettuosamente “la cameretta”, all’altare maggiore al grido di “Sarausana jè!” (È siracusana!). In occasione dei vespri solenni, viene poi distribuita la “cuccìa“, il dolce tipico benedetto.
Il giorno seguente, 13 dicembre, l’intera città si stringe in processione attorno al simulacro, portato a spalla da 60 “berretti verdi” (i portatori dal caratteristico cappello), e alla vara con le reliquie portate dalle donne, lungo un percorso festoso che dalla Cattedrale scende verso il passeggio Aretusa per poi varcare la Porta Marina, attigua al Porto grande, dove ha luogo il momento più toccante: il saluto dei marinai e dei militari che suonano a festa le sirene delle loro imbarcazioni.
Dopo una breve sosta sul Ponte di Santa Lucia, il corteo prosegue su Corso Umberto e Viale Regina Margherita, raggiungendo il cuore della Borgata intitolata alla Santa e la Basilica di Santa Lucia al Sepolcro, dove la statua rimane esposta ai fedeli per una settimana, al termine della quale una processione altrettanto folkloristica e articolata la riporterà alla “cameretta”.
Eliana Iorfida
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