Cattedrale di Santa Maria Assunta (Duomo)
Si tratta del principale luogo di culto cattolico di Cosenza, sede vescovile dell'arcidiocesi di Cosenza-Bisignano. Riconosciuta nel 2011 "Patrimonio Testimone di Cultura di Pace" dall'UNESCO, l'attuale Cattedrale sorge nello stesso luogo di una chiesa più antica, risalente all'XI –XII secolo, distrutta dal terremoto del 1184. Alla ricostruzione partecipò l’arcivescovo di Luzzi, Luca Campano, il quale vi impresse uno stile connesso alle regole cistercensi. La consacrazione avvenne il 1222 alla presenza dell’imperatore Federico II di Svevia, che per l’occasione portò in dono alla Curia una preziosissima croce reliquiario, opera della metà del XII secolo di orafi palermitani, nota come stauroteca e conservata nel Museo Diocesano. Nel corso della storia le manomissioni del Duomo furono numerose e solo nel XIX secolo, sotto la guida dell’arcivescovo Camillo Sorgente, una serie di restauri gli hanno restituito l’aspetto originario. L'interno è a croce latina, suddivisa in tre navate di otto campate ciascuna con copertura a capriate. Lungo la navata di sinistra, si aprono due cappelle barocche risalenti al XVII-XVIII secolo: la prima dedicata alla Madonna del Pilerio, con l'icona bizantina del XII secolo del tipo Galaktotrophousa (Madonna che allatta il Bambino) alla quale i cosentini sono devoti dal 1576, anno della pestilenza sedata dalla sua azione miracolosa; la seconda, appartiene alla Confraternita di Orazione e Morte ed ospita la sepoltura dei membri calabresi della cosiddetta "Spedizione dei Fratelli Bandiera" del 1844. Sulla navata destra il sarcofago detto di Meleagro, di epoca tardo antica, contenente resti umani forse appartenenti ad Enrico VII, figlio di Federico II. Nel transetto il mausoleo di Isabella d’Aragona, moglie di Filippo III d’Angiò, morta nel 1271. La profonda abside ospita l'altare maggiore marmoreo in stile neoromanico e un pregevole crocifisso ligneo del XV secolo. Entro nicchie sorrette da colonnine si trovano gli affreschi policromi del XIX secolo, opere di Domenico Morelli e Paolo Veltri. Durante i recenti lavori di ristrutturazione sono stati ritrovati resti di epoca paleocristiana e romana.