Destinazioni - Comune

Ovodda

Luogo: Ovodda (Nuoro)
Ovodda (Ovòdda o Odda in sardo) è un comune di 1.651 abitanti della provincia di Nuoro in Sardegna. Geografia fisica Territorio Situata nella parte centrale della provincia, ai piedi del monte Orohole, della catena del Gennargentu, confina con i comuni di Gavoi, Fonni, Desulo, Tiana, Teti e Ollolai. È inserita nell’ambito territoriale della Comunità montana “Barbagia Mandrolisai”. Fanno parte del territorio di Ovodda le località Sa 'orrada e Su Ghirone, conosciute in tutto il mondo per la qualità del granito. Storia Il toponimo è di origine oscura, verosimilmente legato alla serie dei nomi locali protosardi. I resti di età nuragica rinvenuti sul suo territorio dimostrano come sia stata già abitata in epoca preistorica. Nell’XI secolo fu aggregata alla curatoria della Barbagia di Ollolai. Successivamente fu concessa in feudo ai Mandas, sotto la cui giurisdizione restò fino al 1839, anno dell’abolizione del sistema feudale e del suo riscatto al demanio. Monumenti e luoghi di interesse Architetture religiose Fra le architetture religiose si segnala la parrocchiale settecentesca dedicata a San Giorgio, caratterizzata dal campanile in granito e, al suo interno, dalla statua lignea di San Pietro. Siti archeologici Ovodda sorge in un'area che fu abitata fin dall'antichità, come testimoniano alcuni monumenti prenuragici e nuragici, quali i menhir di "Predas Fittas" e Domosnovas, importante villaggio abitato anche in epoca romana. Sono visitabili le domus de janas di "S'abba vo'ada" e "Ghiliddoe". le tombe di giganti in località Su nodu 'e Lopene e numerosi nuraghi, tra cui quelli di Nieddio, Osseli e Campos. Murales Ovodda è conosciuta inoltre per i suoi coloratissimi Murales presenti nelle varie piazze del paese. Società Evoluzione demografica Abitanti censiti Sanità A livello sanitario sono assicurati il servizio farmaceutico e il servizio di guardia medica, nonché il servizio ambulatoriale del medico di base. Cultura Istruzione Le strutture scolastiche assicurano la frequenza delle classi materne, elementari e medie; per l’arricchimento culturale è presente la biblioteca civica. Film Nel 1999 fu girato quasi interamente a Ovodda il film Arcipelaghi del regista Giovanni Columbu i cui protagonisti furono tutti attori non professionisti provenienti dai vari paesi barbaricini. Il film uscì nel 2001. Feste e tradizioni popolari Tra le manifestazioni si segnalano: Mêurir de lessia, ovvero il Mercoledì delle ceneri, caratterizzato dalla messa al rogo del pupazzo Don Conte, dopo aver subito il “processo” notturno; la festa di San Pietro, il 29 giugno, e quella della Madonna dell’Assunta, il 15 agosto. La festa del Patrono, San Giorgio, si celebra il 23 aprile. In autunno si svolge la manifestazione Autunno in Barbagia, "Cortes Apertas", occasione per degustare i prodotti locali, e per visitare le case tradizionali con tanta allegria e ospitalità tradizionalmente Sarda. I riti del Carnevale del "Mehuris de Lessia" Il carnevale a Ovodda si festeggia il Mercoledì delle Ceneri, "Mehuris de Lessia", e costituisce un momento di forte identificazione della comunità con le proprie tradizioni secolari. Personaggio principale è Don Conte, fantoccio antropomorfo maschile, talvolta ermafrodito; indossa una larga tunica colorata da cui traspare una grossa pancia fatta di stracci che copre l'anima in ferro che lo sorregge. Il volto, che può cambiare di anno in anno, viene realizzato con scorze di sughero o cartapesta, baffi posticci ed altri simili elementi. Presenta genitali accentuati che, assieme al pancione, gli conferiscono un aspetto ridicolo e alimenta la vena satirica. Viene portato in giro per il paese su un carretto trainato da un asino e addobbato con ortaggi, pelli d'animali e altri oggetti stravaganti. Il suono di un campanaccio dà l'avvio ai festeggiamenti. Inizia così una grottesca processione alla quale si accodano tutte le persone che vogliono partecipare; non esistono percorsi obbligatori, il carretto che viene fatto vagare durante tutta la giornata per le vie del paese; non esistono regole, la gente può seguire il percorso, disperdersi in gruppi, perdersi e rincontrarsi; non esistono transenne che delimitano chi fa spettacolo da chi lo guarda. Il corteo che accompagna per le strade Don Conte è costituito da sos Intintos, uomini dalla faccia imbrattata di fuliggine, generalmente vestiti con stracci, abiti vecchi, lenzuola o coperte ma anche con lunghi pastrani di orbace nero o con gambali di cuoio e vestiti di velluto, abbigliamento tipico dei pastori barbaricini. Alcuni di loro, gli Intinghidores, hanno il compito di imbrattare con polvere di sughero bruciato, "zinziveddu", il viso di coloro che incontrano lungo il cammino; il gesto rappresenta il rituale d'ingresso alla festa, di cui si accetta il caos e l'anarchia. Intanto in piazza è allestito un ricco banchetto e s'improvvisa, intorno al fuoco e al suono della fisarmonica, "su ballu tundu"; alcuni giovani vanno di casa in casa a chiedere la questua (si tratta di solito di beni alimentari come dolci, frutta e pietanze varie); le maschere, in groppa ad asini o tenendo al guinzaglio animali di ogni tipo, gironzolano per il paese, mentre urla, canti ritmati, strumenti occasionali e campanacci creano una forte confusione, tipica di questa manifestazione. L'arrivo del tramonto segna la fine di Don Conte che viene prima giustiziato, poi bruciato e infine gettato in una scarpata alla periferia del paese. Da quel momento la comunità si riunisce intorno al ricco banchetto in un momento di forte aggregazione sociale. I festeggiamenti hanno fine a mezzanotte e con il ritorno alla vita normale si ristabilisce l'ordine. Storia dell'evento Sono diversi gli elementi che differenziano questo evento dagli altri carnevali barbaricini: non solo il fatto che si svolge il Mercoledì delle Ceneri, Mehuris de Lessìa, ma anche la totale assenza degli enti istituzionali nell'organizzazione dell'evento e la mancanza di qualsiasi tipo di propaganda. Il rifiuto della standardizzazione porta gli ovoddesi a recuperare in pieno la propria identità culturale; la manifestazione si deve alla spontaneità e alla creatività degli abitanti che partecipano attivamente alla creazione di questo "teatro estremo" rivivendo nel presente momenti del passato, spinti da un bisogno collettivo di ritrovare la memoria. Ma è anche una giornata dominata dalla trasgressione che permette alla comunità di esorcizzare in modo liberatorio, abbandonandosi ad urla, rumori assordanti, bevute collettive e danze, i cambiamenti e le trasformazioni sociali. Scarse sono le informazioni riguardanti le origini delle maschere del carnevale ovoddese. Si racconta di un uomo potente e temuto, Don Conte, che molti anni fa, in un tempo imprecisato, si impossessò di Ovodda. Solo dopo lunghi anni di soprusi, la comunità si ribellò giustiziandolo (sono molti i paesi sardi che concludono il carnevale con il processo e l'eliminazione del fantoccio). Gli ovoddesi da quel giorno rievocherebbero ogni anno l'episodio. È interessante dunque notare come, a differenza degli altri carnevali, a Ovodda non venga impersonato un dio che muore per poi rinascere ciclicamente, bensì venga raffigurato un fatto storicamente accaduto. Inoltre lo stesso fantoccio, Don Conte, nasce e muore il primo giorno di Quaresima, momento dedicato dalla Chiesa cattolica alla preghiera a al pentimento. Un tempo il Don Conte era rappresentato dallo "scemo del villaggio", oggi si utilizza un grosso fantoccio che viene condotto in giro per il paese a chiedere l'elemosina; terminato il giro, Don Conte viene portato nella piazza principale e quindi bruciato. Per quanto riguarda gli altri personaggi che animano questo carnevale, Sos Intintos, vestiti con stracci e abiti vecchi, e col volto imbrattato di zinziveddu (polvere di sughero bruciato), rappresentano i sudditi soggiogati che celebrano la conquistata libertà. L'utilizzo del zinziveddu viene collegato ad episodi di rivolta, probabilmente durante la dominazione spagnola, in quanto annerirsi il volto era un uso dei ribelli che dovevano mimetizzarsi nell'oscurità. Un tempo, il colore esclusivo di questa giornata era il nero e questa ricorrenza era riservata solo agli uomini che vestivano abiti vedovili e si abbandonavano a mille licenziosità. Nel corso degli anni la festa ha subito varie trasformazioni, sia nel modo di mascherarsi sia nel modo di dipingersi il volto, ma il cambiamento più importante riguarda la partecipazione delle donne al corteo. Persone legate a Ovodda Rosa Frau (1901-2013), supercentenaria italiana di 111 anni, la donna più longeva della Sardegna. Gianfranco Matteoli, calciatore Economia Il settore primario è presente con la coltivazione di ortaggi, foraggi, ulivi, viti e altri alberi da frutta e con l’allevamento di bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli. L’industria, discretamente sviluppata, è costituita da aziende che operano nei comparti estrattivo, alimentare, dei laterizi, della produzione e distribuzione di energia elettrica ed edile. Modesta è anche la presenza del terziario. L’apparato ricettivo, che comprende vari agriturismi, offre possibilità di ristorazione e talvolta di soggiorno. Sport Per gli amanti delle escursioni a piedi e in mountain bike si possono compiere percorsi nella valle del Taloro. Note ^ Dato Istat - Popolazione residente al 31 dicembre 2010. ^ AA. VV., Dizionario di toponomastica. Storia e significato dei nomi geografici italiani, Milano, GARZANTI, 1996, p. 464. ^ Statistiche I.Stat - ISTAT; URL consultato in data 28-12-2012. Bibliografia Manlio Brigaglia, Salvatore Tola (a cura di), Dizionario storico-geografico dei Comuni della Sardegna, Sassari, Carlo Delfino editore, 2006, ISBN 88-7138-430-X. Francesco Floris (a cura di), Grande Enciclopedia della Sardegna, Sassari, Newton&ComptonEditori, 2007. Collegamenti esterni La scheda del comune nel portale Comunas della Regione Sardegna
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