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Su History Lab alcuni documentari del Trento Film Festival

Scritto da Redazione , 26/03/20

Prosegue anche nel 2020 la collaborazione tra Trento Film Festival e Fondazione Museo storico del Trentino che insieme propongono la seconda edizione di VISIONI: Il Trento Film Festival dalle Dolomiti alle vette del mondo .

Nei fine settimana dal 28 marzo al 18 aprile andranno in onda su History Lab quattro film protagonisti delle scorse edizioni del Trento Film Festival: un contributo per trascorrere insieme la permanenza obbligata nelle proprie abitazioni e per promuovere il cinema e le culture di montagna, nonostante lo slittamento della 68a edizione.

Saranno trasmessi quattro film protagonisti delle scorse edizioni della rassegna, in anteprima assoluta su un canale televisivo regionale, che porteranno il telespettatore a scoprire alcuni temi centrali nell’attività culturale del Trento Film Festival: questi temi saranno poi esplorati in maniera più approfondita e torneranno al centro di altre quattro puntate che saranno realizzate in occasione della 68a edizione del Festival.

I film - che saranno introdotti da Sergio Fant, responsabile del programma cinematografico del Trento Film Festival - andranno in onda il sabato alle 20.30, con repliche la domenica alle 10.00, alle 15.00 e alle 20.00. La programmazione di History Lab è disponibile anche in streaming, negli stessi orari, sul sito hl.museostorico.it

Programma:

Sabato 28 marzo
LE RUPI DEL VINO (Ermanno Olmi, Italia / 2009 / 53’)
Presentato al festival nel 2010 fuori concorso e "celebrato" come proiezione-evento. Questo documentario racconta la realtà, la storia, l’eccezionalità e i valori immateriali dei vigneti terrazzati del versante Retico della Valtellina, comunicando quanto di eroico è stato fatto nei secoli dall’uomo che si è rapportato positivamente all’ambiente realizzando un territorio coltivato, che rappresenta ancora oggi una viva e provata testimonianza di sapienza agricola, di capacità produttiva, di rispetto della natura e di valorizzazione del territorio. Di fronte a cambiamenti epocali che segneranno gli orientamenti futuri del nostro vivere, le piccole realtà locali, con le loro distinzioni e specificità, formano la vera ricchezza di tutta la Terra: questo il messaggio del maestro Olmi, ancora più valido in questa fase di emergenza globale. 

Sabato 4 aprile
EVEREST GREEN (di Jean-Michel Jorda, Francia / 2017 / 53')
Un film che testimonia l’impegno del Trento Film Festival nel raccontare e analizzare l’impatto dell’uomo sugli ecosistemi naturali, e nell’individuare possibili soluzioni per la salvaguardia del Pianeta. Le montagne sono delle vere e proprie sentinelle dei cambiamenti in atto e per questo vanno tutelate, in primo luogo da chi le abita e le vive per passione, lavoro o necessità. Il film racconta come dietro l'avventura delle spedizioni alpinistiche himalayane si nasconda una tragica realtà ambientale e umana, che inizia a 8.848 metri sul livello del mare e finisce nelle discariche a cielo aperto di Kathmandu, la città più inquinata del pianeta.

Sabato 11 aprile
LINEA 4000 (di Giuliano Torghele, Italia / 2012 / 40’)
Il film affronta il tema delle grandi traversate delle Alpi. Il regista Giuliano Torghele segue il sogno di Franco Nicolini che, sulle orme di Patrick Berhault, ha accarezzato per molto tempo il traguardo di concatenare tutte le 82 vette che superano i quattromila metri sulle Alpi. Insieme a Diego Giovannini, Nicolini riesce nell'impresa in 60 giorni muovendosi a piedi, sugli sci o in bicicletta. 

Sabato 18 aprile
IL TEMPO DEL FIUME (di Nadja Veluscek e Anja Medved, Italia / 2010 / 63')
Documentario che ci porta a seguire il corso dell’Isonzo, da sempre un fiume di confine. Il suo corso relativamente breve collega due mondi diversi: le Alpi e il Mediterraneo. E’ un fiume ricco di contraddizioni, molto attraente, ma altrettanto pericoloso, famoso per il colore smeraldo ma anche per le battaglie sanguinose. La prima guerra mondiale non ha distrutto solo la vita, i villaggi e i campi, ma anche il rapporto che l’uomo aveva con la natura. Di chi è oggi l’Isonzo? La Slovenia lo ruba all’Italia con le dighe, l’Italia ne spreca le acque con un’irrigazione smodata. Le imprese edili ne saccheggiano la ghiaia e l’industria ne inquina le acque con le discariche. In tutto questo intrecciarsi di interessi contrapposti ci si dimentica che l’Isonzo appartiene in primo luogo a se stesso, e che il ruolo essenziale che svolge da milioni di anni è importante per tutti.

FONTE: US Fondazione Museo Storico del Trentino

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