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Frascaro

Luogo: Frascaro (Alessandria)
Frascaro (Frasché in piemontese) è un comune italiano di 456 abitanti della provincia di Alessandria, in Piemonte. Storia È molto difficile, per la mancanza di documenti, stabilire la data di nascita di Frascaro, è forse, più semplice spiegare l’etimologia del suo nome. Secondo l’ipotesi più accreditata, la parola FRASCARO deriverebbe da “frasca” e questo perché il primo nucleo di abitazioni sarebbe sorto a ridosso o all’interno di un’area boscosa, probabilmente il bosco della “Cerreta”o “Cerveta”. La presenza di un villaggio barbarico, risalente al periodo compreso tra la metà del V e la metà del VI sec. d.c. è quasi certa sulle basi di quanto venuto alla luce in regione “Isola Grande”, in seguito ai lavori per la costruzione della variante della S.S.30 “Valle Bormida”. Si tratterebbe di un villaggio barbarico abitato da una popolazione di origine germanica, come sembrerebbe provare il rinvenimento di scheletri, di sesso maschile, che presentavano deformazioni craniche diffuse nelle tribù della Germania Orientale. Nell’alto Medioevo, Frascaro, molto probabilmente faceva parte del territorio della “Scamelaria”, insieme a Gamalero. In seguito ad alcuni Diplomi imperiali (**), il suddetto territorio passò sotto la giurisdizione del Vescovo di Acqui Terme. Secondo il Ghilini, la fondazione di Frascaro era addirittura antecedente a quella di Alessandria, in quanto faceva parte dell’antico territorio di Gamondio, insieme ad altri paesi (***), ma questa tesi è osteggiata da altri storici, in particolare il Canonico G. Buzzi ( autore della “Storia di Gamondio”) criticava la tesi del Ghilini sostenendo che la fondazione di Frascaro era posteriore a quella di Alessandria in quanto il suo nome non era citato negli Statuti Alessandrini del 1300 e nei Cataloghi del 1350 e che veniva nominato, per la prima volta, nel 1393 nel Registro delle Matricole. Lasciando agli Storici il compito di dibattere e di approfondire l’argomento, il primo sicuro cenno di Frascaro lo troviamo in due documenti notarili del 1192, citati dallo storico F. Gasparolo. Nel primo (Febbraio 1192) a tal Guglielmo di Frascaro veniva concesso un prestito in denaro da Rolando di Canneto e da Grillo; nel secondo (Settembre 1192) un certo Bonizzone da Frascaro concedeva a Bongiovanni da Pena un mutuo gratuito di otto lire (probabilmente si trattava di lire tortonesi) con l’obbligo di restituirlo entro l’anno successivo. Tutto questo fa presumere, che Frascaro, se non come entità politica, esisteva come entità fisica. Frascaro e il suo territorio non restarono del tutto estranei alle lotte tra Guelfi e Ghibellini. Questi ultimi, nel 1315, con l’aiuto di Marco Visconti Signore di Milano, si impossessarono della città di Alessandria, ma senza porre fine alla guerra tra le due fazioni. Gamalero e Frascaro, ritornati in mano ai Guelfi, subirono una dura punizione da parte di Marco Visconti, il quale, come riporta lo storico Ghilini, “li prese a viva forza mettendo a soqquadro tutto il paese e in grande confusione”. Nello stesso anno Alessandria e il suo contado entrarono a far parte del Ducato di Milano, sotto la Signoria dei Visconti, e vi rimasero, pur tra alterne vicende, sino al 1595. Nel 1402, alla morte di Gian Galeazzo Visconti, il casalese Facino Cane (*) si impadronì di Alessandria. Appena un anno dopo, gli Alessandrini, capeggiati da Guido del Pozzo, dai fratelli Obizo e Tommaso Trotti, diedero vita ad una rivolta contro Facino Cane, assente dalla città perché impegnato nell’assedio della città di Piacenza. Informato della ribellione, abbandonò l’assedio e si diresse su Alessandria per riprenderne il controllo. I fratelli Trotti, per sottrarsi alla vendetta del casalese, si rifugiarono a Frascaro nel castello di proprietà (occupava l’area a ridosso dell’attuale edificio comunale scendendo verso via Mazzini), ma fu inutile. Dice il Ghilini: “ritornò, li prese con l’inganno, li giustiziò e ne confiscò i beni”. La ferocia di Facino Cane si accanì, anche, contro il castello che fu distrutto completamente. I beni confiscati, probabilmente, passarono alla famiglia ghibellina degli Angeleri, che approfittarono dell’occasione per istituire un “Benefizio Parrocchiale” con il titolo di S. Nicolao, con diritto di nomina del “Prevosto”. Tale diritto venne, poi ceduto alla famiglia Guasco. Imitando le decisioni prese, alcuni anni prima, dagli abitanti del quartiere Marengo, quelli di Gamondio, con atto sottoscritto in Santa Maria della Corte il 9 aprile 1486, concordarono di ripartire il Bosco della Cerreta tra le seguenti famiglie: Merlani, Frascaria, Porta, Boidi, Martina, Granari, Spandonari, Baratta, Angeleri, Falaneri, Lanzavecchia, Filiberti, Milanesi, Buscaci, Bagiazza, Giuberti, Castellani, Trucchi, Zavattarello, Bevilacqua, Bagliani, Gatti, Tordella, Bellini, Stracca, Gandini, Malvicini, Porchi, Masuale, Gambarotta, Antichi, Barberi, Vespa, Pellati, Canefri, Lerma, Felizzani, Gamaleri, Cacciaguerra, Ardizzone, Ottobelli, Macia, Fornari, Boschi, Cermelli, Rossi, Ratti, Tempia, Cappelli, Pettinari, Trotti, Aulari. Il13 Luglio 1534, Frascaro entrò a far parte dei “Corpi Santi” della città di Alessandria. La permanenza nei “Corpi Santi” durò (secondo gli storici Buzzi, Guasco e Casalis) sino al 1658, anno in cui Frascaro decise di staccarsi per inadempienza agli obblighi assunti dalla città di Alessandria. Il 10 maggio 1674 il Conte Carlo Guasco di Bisio (****) acquistò da Re Carlo II, tramite la Regia Camera di Milano, il feudo di Frascaro, al prezzo di £ 2.332 (lire imperiali), con lo scopo di unirlo ai terreni della cascina “Aymonetta”. Secondo il Chenna, il territorio di Alessandria si divideva in varie zone: la città, circondata dalle mura, il contado, che rappresentava la zona rurale, e le terre separate, che godevano di una certa autonomia, ma erano comunque soggette alla città. ... 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