San Galgano e la Spada nella Roccia
Esiste un luogo magico e misterioso che sembra aver ispirato l’intera epopea di Re Artù e “I cavalieri della Tavola Rotonda”. Pensate all’Isola di Avalon, o al leggendario castello di Camelot? Vi sbagliate!
Ci troviamo nel borgo di Chiusdino, in provincia di Siena, e il luogo che ci accingiamo a presentarvi è davvero avvolto da un’aura incantata, tanto che non ci sorprenderebbe incontrare da un momento all’altro Mago Merlino col gufo disneyano appollaiato sulla spalla.
Il sito include l’eremo noto anche come “Rotonda di Montesiepi” e l’Abbazia di San Galgano, monastero cistercense attivo già nel 1201. Oggi, le sue monumentali rovine e la mancanza del tetto – elemento comune a molte altre abbazie europee dalla bellezza magnetica, da Melrose in Scozia al Convento do Carmo, a Lisbona – le conferiscono un fascino tutto particolare.
Ma il vero mistero dell’Abbazia è legato alla figura del suo Santo titolare, il cavaliere Galgano Guidotti (Chiusdino, 1148-1181) che, convertitosi dopo una giovinezza turbolenta, si ritirò a vita eremitica in questo luogo tranquillo. Notate un’assonanza tra il nome del nostro cavaliere toscano e Gawain, uno dei cavalieri di Artù? Non è l’unica!
Secondo la tradizione, infatti, nel momento culminante della conversione Galgano infisse nel terreno roccioso del colle di Montesiepi la sua spada di guerriero per rinunciare a una vita violenta e trasformare l’arma in una croce. Gli scettici sono invitati a guardare coi propri occhi l’elsa dell’arma che, ancora oggi, corrosa dal tempo e dalla ruggine, spunta dalla ferita del masso nel quale è conficcata.
Che si tratti dell’autentica Excalibur poco importa, le affinità tra Galgano e Artù sono a dir poco sconcertanti: entrambi cavalieri votati alla vita eremitica, l’uno infigge la spada nella roccia, l’altro la estrae.
Lasciamo dunque l’Abbazia di San Galgano col sole al tramonto, prima che, ricoperta unicamente dalla volta stellata, si popoli di presenze sospese tra sacro e profano, invitandovi a visitarla e godere appieno anche del dolce paesaggio che la circonda e del borgo di Chiusdino, quello sì di origini longobarde.
Eliana Iorfida