Torino Film Festival, dalla letteratura al cinema
L’attesa è finita! Il Torino Film Festival (TFF), uno degli eventi cinematografici più importanti nel panorama nazionale e internazionale, gestito e organizzato dal Museo Nazionale del Cinema, torna a far sognare la capitale sabauda.
Dunque, una Torino che da “Luogo di Carta”, amato e costantemente presente nella letteratura di ogni epoca, diventa anche “luogo di pellicola”, facendosi città attrice e spettatrice di se stessa e di altri infiniti luoghi raccontati attraverso la macchina da presa, all’ombra della monumentale Mole Antonelliana.
Goldoni, nel 1751, è colpito dalla compostezza e dalla “misuratezza garbata” del pubblico di Torino che interviene alle sue rappresentazioni teatrali. E la stessa immagine equilibrata si riflette nel volto esteriore della città, nella sua uniformità stilistica, nella simmetria delle ampie piazze e dei viali che colpiscono la fantasia di viaggiatori e scrittori celebri, non ultimo Mark Twain, che ne descrive con stupore i portici e le “lastricate prodigiose”.
Venendo ai giorni nostri, chi più della premiata ditta Fruttero&Lucentini ha saputo cogliere l’ambivalenza dello spirito torinese, sospeso tra lucida razionalità e attrazione per l’occulto? Il “giallo” delle loro pagine ha tinto anche il grande schermo, regalandoci un brivido tra Via Po e Porta Palazzo in “La donna della domenica” (Luigi Comencini, 1975) e “A che punto è la notte” (Nanni Loy, 1994)
Dalla letteratura alla trasposizione cinematografica il passo è breve. Torino brilla presto e meritatamente tra le capitali del cinema italiano, passando da set ideale e ambito di celebri pellicole – firmate Scola, Argento, Calopresti, Sorrentino e molti altri – a kermesse di spessore per i volti e le suggestioni più belle di tutti i tempi.
Eliana Iorfida
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