La streetart di Blu a Roma: un museo a cielo aperto
Le strade di Roma? Sono un vero e proprio “museo a cielo aperto”, ma senza cornici e tele, dove il supporto delle opere d’arte in mostra è il muro e il suo spazio espositivo è la città stessa. Un museo pubblico fatto di murales che si snodano dal centro alla periferia della capitale, tra i vicoli e le piazze.
Fra le zone più interessate, un posto di rilievo è occupato dal quartiere quartiere ostiense, dove l’archeologia industriale, ha reso la zona prediletta dai writers che gli danno vita nel cuore della notte, ai registi come Ozpetek, il quale ha scelto questo quartiere come teatro della storia “Le Fate Ignoranti”. Pochi giorni fa, passeggiando proprio per via del Porto Fluviale, ho notato il grande murales della facciata dell’ex caserma dell’aeronautica detta Fronte del Porto, da anni ormai occupata. Lo stile è inconfondibile, è quello di Blu.
Sulla facciata dell’edificio sono raffigurati esseri diabolici in tuta mimetica dallo sguardo inaccessibile, oscuro. Un’immagine che vuole dialogare con gli abitanti della zona suscitando importanti riflessioni sul problema sociale dei senza casa.
Blu è stato definito dal Guardian come uno dei migliori street artist del mondo. Ha lasciato traccia di se un po’ovunque: non solo a Roma, ma anche a Milano, Grottaglie, Prato, Modena, Londra, Berlino, Barcellona, Praga, New York, in America e in Palestina. Tutti lo conoscono, ma effettivamente nessuno sa di preciso chi sia veramente perché l’artista di origine marchigiana, che ha iniziato a farsi conoscere nel 1999 a Bologna, protegge da sempre il suo anonimato.
“Voglio che parlino le mie opere. Non si tratta solo di muri”
Parlando con amici, scopro che su una facciata di una casa popolare di San Basilio, nella periferia est di Roma, Blu ha realizzato, proprio in questo ultimo periodo, un murales alto 14 metri. Una spirale multicolore da leggere dal basso verso l’alto e che racconta la storia della vita sulla Terra. Tredici giri di spirale dedicati a tutti gli animali fino all’arrivo dell’uomo, dalle prime tracce di dna, fino ai dinosauri, alle scimmie e poi agli uomini, che danno vita alle piramidi egizie e al il Colosseo. Ma alla fine i colori svaniscono, lasciando spazio ai carri armati, ai palazzi grigi e all’inquinamento, la terra su cui era stato costruito tutto si sgretola e la nostra civiltà precipita nel vuoto.
È chiara la sfida intrapresa da Blu: sostenere il recupero urbano contro le opere che danneggiano il territorio. I suoi lavori attraggono le persone e persino gli stessi turisti a Roma sono entusiasti di quest’arte povera lontana dal glamour delle gallerie, dove non devono mettersi in fila per pagare il biglietto e diventano parte integrante della storia sociale della città.
Mariana Mariggiò