La Torino di Fruttero & Lucentini
C’è una città misteriosa, sfuggente, che affascina e conquista come un labirinto fatto di palazzi imponenti, simboli esoterici da decifrare, viali larghi e ariosi – dove, in realtà, basta un attimo di distrazione e si è perduti per sempre – alternati a portici bui, sotto i quali gli storici Caffè servono deliziosi Bicerin ai clienti di sempre.
È la Torino di Fruttero & Lucentini, svelata, pagina dopo pagina, dalla “premiata coppia” del Giallo italiano. Pionieri del genere e di un modo tutto nuovo, dissacrante e unico, di raccontare la capitale sabauda, gli autori de “A che punto è la notte”, sono stati tra i primi a inoltrarsi nei recessi della città per raccontarne i margini fisici – tra i quartieri di Falchera e Vallette – umorali e psicologici.
Filtrata dal loro sguardo disilluso, Torino non è più la stessa e si moltiplica in mille sfaccettature, dalla mondanità delle ville in collina al ventre oscuro di Porta Palazzo, luogo di misfatti e seduzione. E se oggi l’atmosfera che si respira al Balon, lo storico mercato delle pulci, è molto distante da quella descritta nella letteratura, un brivido ci scuote ancora al pensiero che, alle nostre spalle, l’assassino si aggiri indisturbato tra la folla con un pestello da mortaio.
Ironia e drammaticità, luce e buio, si fondono anche nella trasposizione cinematografica de “La donna della domenica”, di Luigi Comencini (1975). L’oscurità di una Via Po anni ‘70 non è solo quella che avvolge il crimine, ma diventa una dimensione letteraria, il sottofondo atmosferico di Torino.
Eliana Iorfida