Calabria che Passione! Pasqua tra i borghi di Davoli e Badolato
Se avete scelto la Calabria per le vacanze di Pasqua preparatevi a vivere emozioni intense, parola di ViaggiArt! I riti della Settimana Santa in Calabria, infatti, tra i più antichi e suggestivi del sud Italia, abbinano in modo unico i culti pagani, legati alla fertilità e alla rinascita primaverile, alle tradizioni più care ai fedeli.
La “Naca” di Davoli
La sera del Venerdì Santo il borgo di Davoli si accende di fiammelle e mistero. I vicoli sono attraversati da una lunga processione che, fin dal Seicento, accompagna il Cristo deposto con un rito davvero originale, che affonda le “radici” (è il caso di dirlo!) negli ancestrali culti arborei e per compiersi necessita di abeti e… centinaia di lanterne!
Tutto ha inizio con largo anticipo, quando l’intera comunità si riunisce per realizzare a mano le lanterne e tutti gli elementi che andranno a comporre la “Naca” di Davoli (parola che deriva dal verbo dialettale “annacare”, ovvero “dondolare”), perpetuando una tradizione secolare che, di anno in anno, rinsalda legami e appartenenze. Non c’è traccia scritta di quest’usanza, ma il ricordo degli anziani favoleggia di piante spontanee, “varvasche”, impiegate inizialmente come torce per illuminare una notte buia, di tempesta, durante la quale le poche fiammelle rimaste accese vennero sistemate su un abete trovato lungo il cammino.
Oggi gli abeti consacrati per la Naca di Davoli provengono dai boschi di Serra San Bruno (VV). È qui che dopo attenta selezione si prelevano gli alberi più adatti, alti e solidi. I loro rami, carichi di lampioncini colorati che oscillano al vento, accompagnano la statua del Cristo lungo le vie del centro storico, in un corteo che appassiona tanto i fedeli quanto i semplici visitatori.
Il giorno successivo, sabato santo, la bussola di ViaggiArt punta al borgo antico di Badolato per assistere a una processione molto speciale, che sprigiona tutto il pathos della rievocazione storica e si snoda per le vie del centro e le campagne circostanti per l’intera giornata.
Anche in questo caso la tradizione è secolare e coinvolge l’intera comunità – che nel caso di Badolato, paradigma nazionale d’accoglienza sin dai tempi della prima migrazione kurda in Calabria, è esempio di integrazione cosmopolita – e l’intero borgo, scenario perfetto per una rappresentazione intensa e piena di fascino. Oltre duecento fedeli seguono i portatori della statua di Maria Addolorata, quelli della “Varetta” col Cristo morto e una folta schiera di figuranti che vestono i panni di alabardieri, ladroni, centurioni, penitenti, giudei, “addoloratine”, cantori e membri delle confraternite locali.
Fedeli e visitatori percorrono insieme gli angoli più suggestivi e caratteristici del borgo medievale, trasformato per l’occasione in una piccola Gerusalemme, lungo un percorso di circa otto chilometri scandito da un crescendo di toni drammatici e attimi commoventi.
La domenica di Pasqua è la volta della “Cunfrùnta”, “l’incontro”, tra il Cristo risorto e la Madonna, rito caratteristico e diffuso della Pasqua calabrese, che a Badolato assume il carattere di un vero e proprio “ballo degli stendardi”, durante il quale l’emblema di ciascuna confraternita partecipa all’annuncio della Resurrezione. Tre inchini e la corsa: Gesù va incontro alla Madre, che si spoglia del lutto e mostra le vesti bianche, luminose. La tensione della folla si scioglie in un mormorio festoso.
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