Isola d’Elba, il vino si produce con l’antico metodo dei greci
L’uva in immersione nel mare, proprio come 2500 anni fa facevano gli antichi greci nell’Isola di Chio. Succede all’Isola d’Elba dove il viticoltore elbano Antonio Arrighi si è messo a produrre vino utilizzando l’antico metodo.
Un progetto, raccontato anche in uno shortfilm dal titolo “Vinum Insulae”, diretto da Stefano Muti e prodotto da Cosmomedia, che si è aggiudicato ben due premi a Marsiglia: il primo come miglior cortometraggio per la rassegna Oenovideo e il Revue des Oenologues, per l’originalità e il valore della sperimentazione.
Il segreto degli isolani di Chio, raccontato da Plinio e dagli antichi georgici latini, era quello di immergere letteralmente l’uva nel mare per qualche giorno così da far eliminare la sostanza cerosa esterna che la caratterizza e garantire successivamente un appassimento lasciando inalterati aromi e le sostanze del vino.
Un procedimento arcaico che prevedeva l’utilizzo di un’anfora come vaso vinario con parte del processo di “macerazione” nelle acque di mare.
La sperimentazione di questo antico segreto dei greci è partito con l’Università di Pisa da un’idea di Attilio Scienza, docente di viticoltura all’università di Milano: «Un esempio di archeologia sperimentale - dichiara Scienza - che ci consente di ritornare alle origini, di capire perché questo vino è più famoso degli altri e di dare così risposte a molti interrogativi rimasti inevasi».
Antonio Arrighi era curioso di sperimentare metodi di lavorazione ereditati dal nostro passato, dalla nostra storia, ha deciso quindi di cimentarsi in questa nuova sfida e di farlo alla maniera dei vii di Chio: «Volevamo riprodurre il vino dei Greci dell’isola di Chio - racconta Arrighi, il viticoltore elbano - Ho un’esperienza nella produzione in anfora e l’Elba ha fondali bellissimi.
Abbiamo utilizzato le ceste di vimini e l’Ansonica, un’uva resistente e originaria di quelle zone, un incrocio tra due vitigni dell’isola di Chio. L’abbiamo messa in profondità per alcuni giorni per poi farla appassire sulle cannucce e successivamente in anfora. La quantità di sale presente dopo 5 giorni in mare ha permesso di evitare l’uso di solfiti: il sale ha fatto da antiossidante e conservante. A marzo, quando abbiamo assaggiato il vino con Attilio Scienza, ci siamo emozionati: è probabilmente un vino come usciva dalle cantine dell’isola di Chio, fino a questo passaggio identico a come lo abbiamo prodotto noi».
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