Scoperta a Cortale la più antica iscrizione della Magna Grecia
È stato scoperto un reperto lapideo di antichissime origini in Calabria, nell’area dell’ex abbazia di Cortale, distrutta nel 1783 da un violento terremoto. Il betilo riporta la più antica iscrizione della Magna Grecia ed è ora custodita a Palazzo Valdesi, nella sede della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Catanzaro, Cosenza e Crotone.
«È una scoperta che darà nuova luce alla storia della Magna Grecia», ha commentato il Soprintendente Mario Pagano all’indomani del rinvenimento.
«La forma di betilo - ha affermato il Direttore - è di per sé testimonianza di notevole antichità in quanto elemento di chiaro influsso fenicio. Proprio del mondo acheo infatti conosciamo un santuario con culto di tipo betilico rinvenuto a Metaponto e risalente alla prima metà del VII secolo a.C. e che sappiamo dedicato ad Apollo Liceo grazie al rinvenimento durante gli scavi negli anni ‘60 di un’iscrizione su un parallelepipedo di pietra».
Il betilo scoperto a Cortale dal Soprintendente è probabile risalga ad epoca ancora più remota: «sembra che esso non sia l’unico perché è stato recuperato nel riempimento di un oleario – continua Pagano - siamo dinanzi all’iscrizione più antica della Magna Grecia e della Sicilia finora rinvenuta: l’iscrizione, che stiamo tuttora decifrando, è in alfabeto acheo e si può dunque datare intorno agli inizi del VII secolo a. C. e sembrerebbe da una prima lettura una dedica a Ercole Boario, paredro di Astarte e la forma del betilo è elemento che ben si adatta a questo culto collegandosi così anche al famoso mito dell’impresa condotta da Ercole che portò i buoi di Gerione dalla Spagna sino alla Grecia passando proprio dalle coste della Calabria e della Sicilia».
Da qui l’importanza strategica dell’istmo lametino: «chiaramente - ha asserito Pagano - il santuario doveva essere crocevia e snodo della transumanza e della viabilità. Normalmente si pensa fosse Crotone ad avere il controllo dell’istmo in epoca molto antica, ma ci sono elementi che potrebbero far pensare a una egemonia di Sibari, ma è questa teoria da approfondire».
Il manufatto, contenente alcune lettere incise, si presenta con alcuni segni impressi sulla roccia coperti da una patina rossiccia.
«Proprio la forma delle lettere - ha concluso il soprintendente - e il loro uso ne attesta l’appartenenza a epoca achea: né in Magna Grecia, né in Sicilia si avevano iscrizioni lapidee così antiche. Quella che sinora si riteneva fosse la più antica era la tavoletta di bronzo rinvenuta durante gli scavi di Francavilla Marittima risalente intorno al 600 a. C.».
Un’eccezionale scoperta quella della Soprintendenza ABAP per le province di Catanzaro, Cosenza e Crotone, a testimoniarlo è la datazione della scritta, la più antica sinora rinvenuta.