Sul Blockhaus il Giro fa sul serio!
Finalmente una tappa per scalatori puri. Si parte soft da Montenero di Bisaccia, ma sul Blockhaus il Giro fa sul serio! Il solo modo per stare a ruota è scaricare gratis la nostra App e seguire #ViaggiArtGiro100 su questa ripida salita d’Abruzzo che non mancherà di regalare emozioni forti.
Dal Molise all’Abruzzo ci scaldiamo per la salita
La 9° tappa del Giro d’Italia parte da Montenero di Bisaccia, in provincia di Campobasso, paese adagiato tra le colline molisane che deve il proprio nome al fitto bosco che lo ricopre. Le origini di fortezza cinta da mura e dieci torri sono oggi testimoniate dalle antiche porte d’accesso al borgo: Porta Nuova e Porta Mancina. Proseguiamo lungo la “Costa Verde”, attraversando l’incantevole lungomare e il porto turistico, e varchiamo il confine con l’Abruzzo.
La nostra carovana è accolta dalle spiagge della località regina della cosiddetta “Costa dei Trabocchi” (così chiamata per via delle tipiche piattaforme di pesca), ovvero la città di Vasto, che si dispone attorno al Castello Caldoresco, alla Cattedrale e soprattutto al Palazzo d’Avalos, sede di un complesso di musei che le vale il titolo di “Atene degli Abruzzi”.
La strada scorre liscia e veloce fino a San Vito Chietino e Ortona. Quest’ultima, ricostruita ex novo dai Longobardi, custodisce nella sua Cattedrale le reliquie di San Tommaso Apostolo. Infine, prima di affrontare la salita, passiamo per Chieti, l’antica Theate di Greci e Romani, città ricca di storia e archeologia, che dal Teatro Romano ai Tempietti, passando per i percorsi sotterranei, offre ai visitatori un ghiotto assaggio dei suoi fasti.
Il Gigante Cattivo non ci spaventa!
Ed eccoci alle pendici del Blockhaus, il “Gigante Cattivo” che svetta tra le cime più alte d’Abruzzo e del Parco Nazionale della Majella. Cominciamo a salire sui pedali per scalarne la vetta e godere di un panorama mozzafiato.
Il nome Blockhaus, di origine tedesca, significa “casa di roccia”, ed era abitualmente usato per indicare i fortini militari che l’esercito italiano opponeva all’avanzata del brigantaggio subito dopo l’Unità, proprio quassù, tra gli anfratti e i valloni che oggi incantano il Giro. Uno di questi fortini, ormai sotto forma di rudere, è ancora presente oltre i 2.000 metri, corredato di un cippo a ricordo degli eventi.
Noi che non siamo briganti scaliamo il fianco del monte alla luce del sole, godendo appieno di un paradiso naturale che difficilmente scorderemo. All’arrivo, indossata la nostra personale Maglia Rosa, piantiamo la bandiera di #ViaggiArtGiro100 e ci abbandoniamo alla sensazione di essere padroni del mondo…almeno fino alla prossima tappa!
Eliana Iorfida
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