Festa di Sant'Agata a Catania, tra folklore e devozione
La Festa di Sant'Agata a Catania è una delle più importanti feste religiose del sud Italia, occasione imperdibile per respirare le tradizioni e la spiritualità autentiche catanesi, assaggiando le tipicità dolciare preparate per l'occasione.
Paragonata alla Settimana Santa di Siviglia o al Corpus Domini di Cuzco, in Perù, la Festa di Sant'Agata a Catania è una tra le feste religiose cattoliche più seguite e importanti, capace di attirare ogni anno centinaia di fedeli e turisti desiderosi di assistere a una tre guirni densa di festeggiamenti.
La Festa di Sant'Agata a Catania si svolge tutti gli anni, dal 3 al 5 febbraio, con un richiamo il 12 febbraio legato al martirio della santa, e il 17 agosto, per il ritorno delle sue spoglie dopo che queste furono trafugate e portate a Costantinopoli dal generale bizantino Giorgio Maniace quale bottino di guerra.
Le origini della venerazione di Sant'Agata si fanno risalire all'anno seguente il martirio, ovvero al 252, quando i catanesi decisero di incarnare la devozione per la giovane che si rivoltò contro il volere di un proconsole romano.
Un'altra tradizione, riportata da Apuleio ne "Le metamorfosi", induce ad accostare questa festa a quella dedicata alla dea Iside, nella città greca di Corinto, dove i devoti, vestiti in tunica bianca ('u saccu), prendevano parte ai festeggiamenti tirando i cordoni per il traino del carro lungo il percorso.
Festa di Sant'Agata 2020: il programma
Ecco il programma 2020 per chi desidera vivere l'esperienza della Festa di Sant'Agata a Catania.
La processione del 3 febbraio
Il primo giorno è riservato all’Offerta delle Candele, la suggestiva usanza popolare che vuole che i ceri donati siano alti o pesanti quanto la persona che chiede la protezione.
Alla processione per la raccolta della cera, un breve giro dalla fornace alla Cattedrale, partecipano le maggiori autorità religiose, civili e militari della città: due carrozze settecentesche e undici candelore, grossi ceri rappresentativi delle corporazioni o dei mestieri, vengono portate in corteo. La prima giornata della Festa di Sant'Agata a Catania si conclude in serata, con un grandioso spettacolo di giochi pirotecnici in piazza Duomo.
Il 4 febbraio è il giorno più emozionante:
segna il primo incontro della città con la sua santa patrona. Già dalle prime ore dell’alba le strade di Catania si popolano di devoti che indossano il tradizionale saccu, il berretto di velluto nero e i guanti bianchi, simbolo dell’abbigliamento notturno che i catanesi indossavano la notte del 1126, quando corsero incontro alle reliquie rientrate da Costantinopoli. Tra i fragori degli spari, il fercolo viene caricato del prezioso scrigno con le reliquie della santa e portato in processione per la città.
La processione dura l’intera giornata, ripercorrendo i luoghi del martirio e le vicende della storia della "Santuzza", che si intrecciano a quella di Catania: dal duomo alla marina, fino al ritorno in Cattedrale.
Il 5 febbraio: dal martirio alla purezza
L'ultimo giorno della Festa di Sant'Agata a Catania i garofani rossi (martirio) vengono sostituiti da quelli bianchi (purezza). Nella tarda mattinata, in Cattedrale viene celebrato il pontificale e aI tramonto ha inizio la seconda parte della processione, che si snoda per le vie del centro di Catania, attraversando anche il Borgo, il quartiere che accolse i profughi da Misterbianco dopo l’eruzione del 1669. Il momento più atteso è il passaggio per la via di San Giuliano, che per la pendenza è il punto più pericoloso.
All'alba del giorno 6, in via Crociferi, la santa saluta la città prima della conclusione dei festeggiamenti.
Festa di Sant'Agata: i dolci tradizionali
Tra i protagonisti della Festa di Sant'Agata a Catania non possono mancare i dolci tradizionali.
Oltre alla famosa calia e simenza, presente in ogni festa a Catania, per la ricorrenza si preparano dolciumi tradizionali, con riferimento preciso alla storia santa: i Cassateddi di Sant'Aita e le Olivette.
Si tratta di dolci simbolici, attinenti alla vergine catanese: le Cassateddi, o Minni di Sant'Aita, fanno riferimento alle mammelle che le furono strappate durante il martirio per obbligarla ad abiurare la sua fede; le Olivette, invece, si riferiscono alla leggenda secondo la quale un ulivo comparve dal nulla nel punto in cui la giovane sostò per allacciarsi i calzari.
Ancora oggi, per rinnovare il ricordo di quell’evento prodigioso, è consuetudine coltivare un albero di ulivo in un’aiuola vicino ai luoghi del martirio.
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