Destinazioni - Comune
San Vero Milis
Luogo:
San Vero Milis (Oristano)
San Vero Milis (Santeru o Sant'Eru in sardo) è un comune italiano di circa 2.500 abitanti della provincia di Oristano in Sardegna. Il comune è posto a 10 m s.l.m. all'estremità nord-occidentale del Campidano, nella regione detta del Campidano di Oristano, a ridosso della catena del Montiferru, a un quarto d'ora dal mare.
È un importante centro agricolo e vinicolo, famoso per l'artigianato dei canestri in giunco, per la produzione della vernaccia e la coltivazione dei mandarini.
Geografia fisica
Territorio
Il comune di San Vero Milis è situato nella zona centro-occidentale della Sardegna all'estremo nord della pianura del Campidano e ai piedi del Montiferru. La zona occidentale del comune si estende in gran parte nella penisola del Sinis.
Il territorio è caratterizzato da un'ampia varietà di ambienti, dalle campagne al deserto alle alte scogliere. Nell'area interna e nella marina è da segnalare la presenza di diverse zone umide di grande importanza ambientale come gli stagni di Sale 'e Porcus e di Is Benas. Queste oasi protette sono frequentate da varie specie di uccelli migratori tra i quali i fenicotteri rosa.
Nel territorio comunale si trova anche una piccola parte della baia di Is Arenas, caratterizzata da una delle più grandi estensioni di Pini marittimi della Sardegna.
Storia
La conformazione pianeggiante e la presenza dell'acqua nel territorio del paese hanno consentito sin da tempi remoti lo sviluppo delle coltivazioni e quindi il costituirsi di insediamenti: sono facilmente visibili le testimonianze dell'uomo neolitico (IV - III millennio a.C.) che ha lasciato le tracce di almeno quattro villaggi e tre necropoli a domu de janas, e del periodo nuragico (II - inizi I millennio a.C.), con almeno 30 nuraghi, di cui il più grande, s'Uraki, è alle porte del paese.
In età fenicio-punica e romana il territorio è intensamente occupato con fattorie destinate allo sfruttamento agricolo: quest'area era, infatti, destinata a granaio di Cartagine, prima e di Roma, poi. Ma lo sfruttamento delle risorse riguardava anche altri aspetti, quasi certamente il sale di Sa Salina Manna e la pesca. A Capo mannu era ubicato un porto legato a queste attività: il Koracodes Portus.
Con la fine dell'epoca romana muta il quadro politico ed economico, molti degli insediamenti vengono abbandonati e la gente si riunisce in piccoli centri, alcuni dei quali ancora abitati. Le attività economiche non si basano più sulla monocoltura cerealicola ma, adesso, la produzione è più variata: vigne, oliveti, orti, allevamento, peschiere.
A partire dal medioevo è attestata l'attività delle saline, più tardi quella delle tonnare. Nel ‘500 anche la Sardegna era dominio spagnolo. Per creare una difesa dalle continue incursioni dal mare di turchi e barbareschi, vennero edificate lungo le coste, anche sanveresi, delle torri di avvistamento.
Toponimo
Il nome San Vero Milis deriva molto probabilmente dalla denominazione originale del centro abitato, San Teodoro (San Teoru in sardo), dovuta alla presenza di una Chiesa dedicata al santo e ubicata con buone probabilità sotto l'attuale Chiesa di Santa Sofia. La trasformazione, avvenuta nel Medioevo avrebbe poi modificato il nome San Teoru in Sancte Eru (San Vero in italiano, traduzione per assonanza effettuata dai piemontesi senza alcuna considerazione per il significato del nome in sardo) del quale troviamo traccia già nel XII secolo nei testi del Condaghe di Santa Maria di Bonarcado.
Milis fu aggiunto in epoca giudicale ad indicare la posizione del Comune nel Campidano di Milis del Regno di Arborea e distinguerlo da un altro Comune omonimo situato nel campidano di Simaxis a cui fu assegnato il nome di San Vero Congius.
Società
Evoluzione demografica
Abitanti censiti
Lingua sarda
Secondo la suddivisione fatta da Maurizio Virdis, il dialetto usato a San Vero Milis rientra nell’area definita Arborense (varietà intermedia tra il campidanese e il logudorese). Ancora molto vitale, il sanverese presenta una base sostanzialmente campidanese evidenziata da:
lessico;
declinazioni verbali in -ai, i, -ì, es. andai (andare), tenni (tenere) e arrì (ridere);
scomparsa della n intervocalica con conseguente nasalizzazione della vocale seguente, es. su pai per su pani (il pane);
articolo plurale is;
vocali finali i ed u, es. su frori (il fiore) e su coru (il cuore);
protesi vocalica per r iniziale, es. arroda (ruota) o arrosa (rosa);
totale elisione o trasformazione in u della l intervocalica, es. su soi (il sole) e sa meua (la mela);
trasformazione dei nessi latino "-ti-" e "-te-" in "-tz-" (es. pratza (piazza) o putzu (pozzo));
accentuata metatesi della lettera r (cabra→craba, cherbeddu→crabeddu);
aggettivi possessivi (miu, mia, mius, mias, tuu, tua, tuus, tuas);
uso dei pronomi atoni ddu, ddi, dda, ddus, ddas; insieme a caratteristiche tipiche dei dialetti logudoresi che differenziano il sanverese dal vicino campidanese di Oristano:
trasformazione di kw iniziale e intervocalico in b, es. abba (acqua), battru (quattro), kimbi (cinque), limba (lingua) e ambidda (anguilla), contro i campidanesi aqua, cuattru, cincu, lingua e angiulla;
trasformazione dei nessi latini "rj" in "rz" (es. arzoa per argiola), "nj" in "nz" (es. anzoi per angioni), "lj" in "zz" (es. fizzu (figlio) e ozzu (olio) per fillu e ollu),
il passaggio c→tz (citadi→tzitadi, certu→tzertu, becciu→betzu);
assenza di palatizzazione delle gutturali iniziali, es. kentu (cento), deghi (dieci), pischi (pesce) e ghenna (porta), invece di centu, dexi, pisci e genna;
oltre a numerose influenze lessicali, es. commu (adesso) per immoi, agasi (così) per aicci, iskì (sapere) per sciri.
Peculiari del dialetto sanverese sono, infine:
la pronuncia delle lettere r e n, a volte scambiate [es. ananzu (arancio) per aranzu, anea (sabbia) per arena o sambiri (sangue) per sambini;
la pronuncia della vocale della prima sillaba accentata, spesso modificata in a (es. caori (colore) per colori, crabeddu (cervello) per crebeddu).
Cultura
Cucina
La vernaccia
La vernaccia è un vitigno molto diffuso in Sardegna in un'area geografica limitata tra i comuni di San Vero Milis, Zeddiani e Baratili San Pietro. Il nome vernaccia sta infatti a significare uva vernacula cioè uva del luogo.
Caratteristica distintiva della vernaccia sanverese e suo pregio principale il delicato odore di mandorle, un tempo dovuto ad una muffa che forma una sottile patina sul vino quando la botte non è completamente piena e che gli conferisce questo aroma. La produzione della vernaccia nel paese avviene sia a livello artigianale sia a livello industriale.
Il pane
Quella della panificazione artigianale è una tradizione che sta conoscendo una nuova giovinezza negli ultimi anni. Sono infatti parecchie le famiglie del paese che in tempi recenti hanno ripreso la tradizione, per consumo proprio o anche per la vendita.
Il pane viene classificato in base alla farina utilizzata per la panificazione, alla lavorazione ed alla forma che assume. Dalla farina più pregiata (sa simbua o farra limpia) si prepara il pane bianco più pregiato e dalle forme più elaborate. Si passa poi a su scetti con la quale si confeziona il pane giornaliero, fino a su crivazu (il cruschello) con il quale si confezionava un tempo un pane scuro e di scarso valore che oggi non viene più quasi prodotto. Infine dalla crusca (su poddini) si prepara il pane per i cani.
Le forme del pane sono molteplici. Le principali sono su crivazzu che viene prodotto con su scetti e su coccoi, più pregiato.
Intrecci di giunco
Il paese di San Vero Milis è conosciuto in tutta l'isola per i suoi intrecci di giunco (Juncus acutus), pianta che cresce abbondante nelle zone umide circostanti il paese. Il giunco, essiccato ed intrecciato, veniva usato principalmente per la produzione di cestini ma col tempo la tecnica si è evoluta diventando una vera e propria espressione artistica ed integrando nella realizzazione altri materiali. In tempi più recenti sono stati realizzati ad esempio finissimi rivestimenti per bottiglie (di cui fu maestra Erina Spanu da cui hanno ereditato la passione le nipoti) bicchieri e cestini finemente decorati secondo i motivi della tradizione.
Nel corso dei secoli l'attività dell'intreccio ha rappresentato, oltreché un'espressione dell'artigianato domestico, anche un'attività di un discreto rilievo nell'economia locale perché i cestini e gli altri manufatti prodotti con questa tecnica venivano poi venduti in tutta la Sardegna.
Ancora oggi diverse famiglie portano avanti la tradizione dell'intreccio e i cestini vengono tuttora usati in molti lavori domestici tra i quali spiccano sicuramente la produzione del pane e della pasta.
Geografia antropica
Il territorio comunale comprende anche l'isola amministrativa di Capo Mannu, avente una superficie di 44,25 km².
Note
^ Dato Istat - Popolazione residente al 31 dicembre 2010.
^ Statistiche I.Stat - ISTAT; URL consultato in data 28-12-2012.
Bibliografia
Manlio Brigaglia, Salvatore Tola (a cura di), Dizionario storico-geografico dei Comuni della Sardegna, Sassari, Carlo Delfino editore, 2006, ISBN 88-7138-430-X.
Francesco Floris (a cura di), Grande Enciclopedia della Sardegna, Sassari, Newton&ComptonEditori, 2007.
Voci correlate
Stagno di Sale 'e Porcus
Altri progetti
Commons contiene immagini o altri file su San Vero Milis
Collegamenti esterni
Sito ufficiale del comune di San Vero Milis
La scheda del comune nel portale Comunas della Regione Sardegna
Sito sulla borgata turistica di Putzu Idu
Sito sulla località di S'Arena Scoada