Occhialì e Le Castella, storia di un pirata calabrese
C’è un luogo magico in Calabria, nella provincia di Crotone, si tratta di Le Castella, dove sembra risuonare il grido “Mamma li turchi!” ed è ancora viva la vicenda di Occhialì e Le Castella, la storia del bambino calabrese che divenne il grande pirata Uluç Alì.
Le Castella-Istanbul andata e ritorno
Passeggiando in uno dei posti più belli della costa crotonese, sul lembo di terra che si protende nel mare con la fortezza de Le Castella, a Isola Capo Rizzuto, ci imbattiamo in uno slargo dal nome insolito, Piazzetta Uccialì, al centro del quale campeggia il mezzo busto di un baffuto pirata saraceno. A ben guardare però, l’epigrafe riporta:
Giovanni Dionigi Galeni – Kilic Ali Occhialì, Castella-Costantinopoli sec XVI”.
Scopriamo così che il grande ammiraglio ottomano Uluç Alì – noto anche come “Alì il Rinnegato", “Alì la Spada” o più semplicemente Occhialì – colui che partecipò come comandante alla Battaglia di Lepanto, l’unico tra i capitani sopravvissuti, altri non era che un giovane del posto catturato dal corsaro Barbarossa nel 1536.
Le Castella e la terra di Occhialì
Visitando la fortezza de Le Castella, che reca i segni dei numerosi assalti succedutisi nel tempo; le cave di Punta Cannone, nell’area del porto (probabile cava per il Tempio di Hera Lacinia, sul vicino promontorio di Capo Colonna); e poi ancora, tuffandosi negli itinerari subacquei della meravigliosa Riserva Marina Protetta, tra relitti e tesori sommersi, non stentiamo a immaginare scorrerie e incroci di popoli venuti da lontano.
Non a caso questi luoghi affascinanti, sospesi tra Occidente e Oriente, sono stati set cinematografico di due grandi capolavori: L’armata Brancaleone, di Monicelli, e Il Vangelo secondo Matteo, di Pier Paolo Pasolini.
La stessa storia di Occhialì sembra la trama di un colossal d’altri tempi: il calabrese convertito che sposa la figlia del pascià e diventa dominatore del Mediterraneo, comandante della flotta di Alessandria, pascià di Tripoli e infine governatore di Algeri. Morirà nel 1587 nel suo palazzo sulla collina di Istanbul, dove aveva fondato il villaggio “Nuova Calabria“.
Lo ritroviamo nella chiesa matrice di Mola di Bari, in un affresco del XVI secolo che lo raffigura come sultano in trono; tra le pagine del Don Chisciotte di Cervantes, e ancora nella sua terra d’origine, la Calabria, nel paese di Celico, dove una copia del mezzo busto indica la casa di Gustavo Valente, scultore, storico e biografo che ci ha restituito la vera storia del pirata calabrese Occhialì.
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