L’Aspromonte di Alvaro: una tormentata bellezza da scoprire
L’Appennino meridionale, che si distende maestoso tra l’abbraccio delle marine, è una bellezza che toglie il fiato e ispira l’anima. La penna di Corrado Alvaro, il più grande scrittore calabrese, ne ha saputo cantare la “vita cruda”, tra fiumare, gole e dirupi dal fascino antico e selvaggio.
Oggi, l’Aspromonte di Alvaro è un Parco Letterario. Un territorio che incanta la vista, grazie alla bellezza incontaminata dei paesaggi del Parco Nazionale, e lo spirito, narrando ancora storie di travagliata umanità.
“Non è bella la vita dei pastori in Aspromonte, d’inverno, quando i torbidi torrenti corrono al mare, e la terra sembra navigare sulle acque”.
(“Gente in Aspromonte”, 1930)
L’itinerario proposto si snoda in un silenzio sospeso, tra fitti boschi e borghi abbandonati, lontani anni luce dagli stereotipi di una Calabria che fa solo “sensazione”, al cospetto di una montagna che incanta e merita un viaggio fino all’estrema punta dello Stivale. Dalla roccia plasmata dal tempo della Valle delle Grandi Pietre, a quella scolpita dall’uomo dei paesi-fantasma di Roghudi e Pentedattilo, l’Aspromonte regala scorci indimenticabili, come quelli già tratteggiati nell’Ottocento da Edward Lear (scrittore e paesaggista inglese) nei suoi “Journals”, e riproposti agli amanti del trekking lungo il cosiddetto “sentiero inglese”.
Partendo dalla casa natale di Corrado Alvaro, oggi divenuta Museo e sede della Fondazione a Lui intitolata, è possibile visitare il piccolo centro storico di San Luca: la Chiesa Madre di S. Maria della Pietà, i resti di Palazzo Stranges, citato in “Gente in Aspromonte” e “L’uomo nel labirinto”, e la Loggia del Petto. Proseguendo lungo la fiumara del Buonamico, si scoprono i resti dell’antica Potamìa (abbandonata nel XVI secolo), citata in “La cavalla nera”, per poi addentrarsi verso il Santuario della Madonna di Polsi, al quale lo scrittore dedicò la sua opera d’esordio (1912).
Un viaggio nel tempo, nella natura e nella letteratura, dritti al cuore di una Calabria che vuole raccontarsi.
Eliana Iorfida
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