Basilica di San Pietro di Castello
Situata all'estremità nord-orientale della città di Venezia, nel sestiere di Castello, fu fondata nel VII secolo sull'Isola di Olivolo e consacrata ai santi bizantini Sergio e Bacco. Divenuta Venezia la nuova capitale del Ducato, nell'841 la Cattedrale fu ridedicata a San Pietro Apostolo. Nel 1120 un incendio devastò la Chiesa e la nuova struttura, riportata fedelmente sulla pianta di Jacopo de' Barbari del Cinquecento, assunse una dimensione più maestosa, con attiguo un Battistero, ora andato perduto. Rimaneggiata più volte nei secoli: nel 1559 ad opera del Palladio; dal 1619 Gerolamo Grapiscia curò la realizzazione degli interni; nel 1807, per volere di Napoleone, la sede patriarcale venne trasferita a San Marco. Con la traslazione della sede, il Monastero attiguo alla Basilica venne trasformato in Polveriera. La pianta attuale risale al 1120, quando un incendio devastò la precedente Chiesa: la struttura aveva tre navate, con facciata tripartita e absidi circolari, riprende anche nella facciata un impianto tripartito, con la parte centrale rialzata, poggiata su quattro semicolonne che terminano in un timpano. È del 1646 il grande altare maggiore nel quale sono conservate le spoglie di San Lorenzo Giustiniani, primo Patriarca di Venezia, opera di Clemente Moli, a cui fu dato il compito di scolpire anche alcune statue su disegno di Baldassarre Longhena, che progettò anche la cappella dedicata al Cardinale Francesco Vendramin, sulla navata sinistra. Il Campanile iniziato nel 1463, venne danneggiato da un fulmine e ricostruito nel 1482, a opera di Mauro Codussi, che lo ricoprì interamente di pietra d'Istria, ma la cupola da lui apposta alla sua sommità venne poi sostituita da un tamburo poligonale. La Cattedra di San Pietro, che secondo la tradizione è appartenuta allo stesso Apostolo quando era vescovo di Antiochia, è costruita da uno schienale ricavato da un'antica stele funeraria islamica recante motivi decorativi arabi e incisioni in cufico di versetti del Corano. Tra dipinti maggiori presenti, la "Cena di Emmaus", di Pietro Malombra e Antonio Vassilacchi, sulla parete di sinistra del portale.