Uffizi, il capolavoro di Barocci risplende a Palazzo Pitti
La Madonna della Gatta, capolavoro del maestro della pittura controriformista Federico Barocci, torna a risplendete agli Uffizi dopo oltre un decennio in deposito.
Il grande olio su tela (2,33m x 1,79m, 1598 circa) dell’artista urbinate del ‘500 è indiscusso protagonista della sala di Berenice di Palazzo Pitti insieme ad altre opere del Barocci, riallestite per l’occasione nella Galleria Palatina (il Ritratto di fanciullo; e la copia coeva dall'Annunciazione).
«Quella che il pittore ha immaginato per questo dipinto è una delle più delicate e teatrali interpretazioni della maternità - spiega Anna Bisceglia, curatrice della pittura del Cinquecento delle Gallerie degli Uffizi - Giuseppe solleva la tenda e introduce subito lo spettatore tra le mura domestiche, dove la Vergine sta cullando il suo bambino. La particolarità da cui il dipinto prende la sua denominazione è proprio la gatta che allatta i suoi cuccioli, sistemata dal pittore giusto al centro della scena, morbidamente accoccolata tra le vesti di Maria».
Ereditata da Vittoria della Rovere, per effetto del matrimonio con Ferdinando II de’ Medici, la tela del Barocci arrivò a Firenze e fu collocata nell’appartamento d’inverno della Granduchessa di Toscana, proprio al primo piano di Palazzo Pitti, dove oggi viene nuovamente esposta.
«Il grande ritorno della Madonna della Gatta fa parte della strategia di valorizzare di più Palazzo Pitti, facendoci tornare dei capolavori che in passato vi erano esposti, e che successivamente furono trasportati in altri musei e talvolta finirono nei depositi - spiega il direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt - il nuovo allestimento nella sala di Berenice rende evidente l'importanza dello stile di Federico Barocci per la pittura seicentesca, elemento che si nota particolarmente grazie alla esposizione accanto alla Adorazione dei Magi di Luca Giordano ed anche alla presenza di dipinti seicenteschi della scuola fiorentina. Una composizione di opere che esalta le scelte cromatiche di Barocci, l'articolazione astratta dei suoi panneggi, il senso delle sfumature atmosferiche, fondamentali per la pittura del secolo successivo».
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