Destinazioni - Comune

Lagnasco

Luogo: Lagnasco (Cuneo)

Lagnasco (Lanasch in piemontese) è un comune italiano di 1.390 abitanti della provincia di Cuneo, in Piemonte. Amministrazione Evoluzione demografica Abitanti censiti Economia È la zona in proporzione al territorio comunale più intensamente dedita alla frutticoltura (pesche,mele,pere,Kiwi etc.) della regione Piemonte e in generale dell'Italia .Frutta destinata all'esportazione e al consumo nazionale. Luoghi di Interesse Castello Tapparelli d'Azeglio Fortificato intorno al 1100, notevolemente rimaneggiato nel secolo XVI, ad opera dei Tapparelli, si presenta con un impianto a corte aperta difeso, ai lati, da poderose torri quadrate. All'interno delle maniche di est e ovest è possibile ammirare un ciclo pittorico Rinascimentale di notevole importanza sia per la sua bellezza che per i temi mitologici presentati. Il nome di Lagnasco trae la sua origine dal latino lignascum, cioè luogo coperto da selve e boschi che sino intorno all’anno 1000 circa ricoprivano quella zona di pianura piemontese. Tapparelli è probabilmente una trasposizione del sostantivo tapparsi ossia di coloro che esigevano “la tappa”, il pedaggio che veniva riscosso in età medioevale per l’attraversamento dei fiumi mediante chiatte o barche. La signoria dei Tapparelli si consolida intorno agli anni centrali del 1300 quando, in seguito alle continue liti tra la famiglia e i Falletti, comproprietari del luogo, intervenne Amedeo VI di Savoia come paciere. Questi diede la possibilità ai Tapparelli di diventare, in cambio di transazioni finanziarie a favore dei Falletti, unici proprietari del feudo di Lagnasco e impose loro il motto “D’ACORD”. Nel 1349 la famiglia Tapparelli stabilì nel luogo la propria residenza, all’interno di una grande torre detta “torrazza” che sarà abbattuta nel 1581. Col tempo i membri della famiglia prosperarono e le esigenze di vita fecero sì che l’edificio originale subisse ampliamenti e modifiche. Tra il 1455 e il 1477 furono edificate le tre torri angolari del complesso architettonico, ancora oggi visibili e visitabili, unite da maniche che furono elevate tra il 1500 e il 1530. Grazie agli scavi archeologici sono state riportate alla luce le tracce della manica quattrocentesca che chiudeva il nucleo formando una corte interna, i muri medioevali, i segni dei ponti levatoi e i fossati. Nel 1700 parte di questi ultimi vennero trasformati in peschiere. Tra il 1569 e il 1572 la dimora medioevale si trasformò in una elegante e raffinata residenza rinascimentale, grazie alla committenza di Benedetto I Tapparelli, uomo colto e raffinato, giudice in Saluzzo durante il regno di Francesco I re di Francia. Oggi i castelli sono conosciuti come il castello di Levante, di Mezzo e di Ponente semplicemente per la loro ubicazione sul luogo. Intorno al 1469-1471, durante la guerra tra la Francia e il marchesato di Saluzzo, il castello di Levante ospitò la corte di Jolanda di Francia e Amedeo IX di Savoia, nel tentativo di salvare le terre sabaude in Piemonte dalla dominazione francese. Nel 1560 il castello ospitò la corte di Emanuele Filiberto di Savoia e Margherita di Valois in viaggio da Savona a Vercelli, attraverso il ducato sabaudo appena riconquistato in seguito al trattato da Cateau-Chambrésis. A ricordo di questi avvenimenti rimangono lo splendido salone degli scudi, arricchito da una cospicua raccolta araldica, e la raffinata loggetta delle magiche grottesche, frutto della fantasia di un sorprendente Pietro Dolce, pittore artisticamente completo, artefice di creature immaginarie, stupende e mostruose, fauna di quel mondo figurativo e delirante della tipica pittura nordica del Bosch. Il trionfo del classicismo di stampo archeologico si trova nel castello di Ponente; il visitatore è iniziato nelle cantine, preziosamente affrescate con temi inneggianti il vino, salendo ai piani superiori l’origine misteriosa di un culto pagano, rappresentato da Dionisio e dai baccanali, si dipana attraverso la ragione, determinata dalla cultura umanistica e filosofica dell’uomo del Cinquecento rappresentata dalla conoscenza del sapere del principe intellettuale. Pittori come Giovanni Angelo Dolce, l’Arbasia e il Rossignolo rappresentano, con un linguaggio di sintesi per iniziati attraverso le grottesche, la dicotomia tra reale e immaginario, sogno e realtà. Alla fine del XIX secolo, Emanuele, nipote di Massimo d’Azeglio e ultimo discendente dei Tapparelli, riunì la proprietà, negli anni condivisa con altre nobili famiglie: Raynero, Ginnazzo di Pamparato, i marchesi Pilo Boyl di Puttifigari, Vacca di Piozzo. Inizia così un lavoro di restauro che rimarrà incompiuto.Lo stesso marchese fondò l’Opera Pia Tapparelli di Saluzzo, contemporaneamente l’intera dimora divenne un condominio. Dal 1998 l’associazione d’Acord, in collaborazione con il comune, apre questo misterioso scrigno alla curiosità del pubblico, coltivando l’idea di trasformare la dimora in museo. Idea che, con i recenti restauri, diviene realtà. Note ^ Dato Istat - Popolazione residente al 31 dicembre 2010. ^ AA. VV., Dizionario di toponomastica. Storia e significato dei nomi geografici italiani, Milano, GARZANTI, 1996, p. 340. ^ Statistiche I.Stat - ISTAT; URL consultato in data 28-12-2012.

Immagine descrittiva - BY Di Laurom - Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=48704750 c
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