Destinazioni - Comune

Dalmine

Luogo: Dalmine (Bergamo)
Dalmine (Dàlmen in dialetto bergamasco) è un comune italiano di 23.169 abitanti della provincia di Bergamo, in Lombardia. Geografia Il comune di Dalmine si colloca a circa 8 chilometri a sud-ovest di Bergamo, sulla sponda orientale del fiume Brembo. Dalmine è il risultato dell'unione urbanistica di sette centri diversi: Dalmine vero e proprio, Brembo, Guzzanica, Mariano, Sabbio, Sforzatica Sant'Andrea e Sforzatica Santa Maria d'Oleno. Il comune è stato istituito nel 1927 unendo i comuni preesistenti di Sabbio Bergamasco, Mariano al Brembo e Sforzatica, oltre alla borgata di Dalmine, che non era sede comunale. Confina a nord con Treviolo, a est con Lallio e Stezzano, a sud con Levate e Osio Sopra, a ovest con Filago e Bonate Sotto. Importante è il reticolo idrografico che compone il territorio comunale: su tutti spicca il fiume Brembo che delimita il confine amministrativo ad ovest. Numerosi sono inoltre i canali artificiali, utilizzati già in epoca medievale per l'irrigazione delle campagne, tra i quali i rami terminali della Roggia Serio, della roggia Morlana e della roggia Colleonesca, che attingono al corso del fiume Serio in val Seriana. Storia Le prime notizie di insediamenti nel territorio di Dalmine risalgono al periodo romano. In particolare, il ritrovamento nel quartiere di Sforzatica d'Oleno dei resti di una costruzione sacra, di un'ara sepolcrale e di epigrafi fa supporre la presenza di un borgo romano di una certa importanza. Nel podere Cimaripa del quartiere Mariano venne rinvenuto un corredo tombale tardo-gallico, che faceva parte di un complesso più numeroso, distrutto nel corso di lavori agricoli alla fine dell'Ottocento, reperti databili alla prima metà del I secolo a.C. In epoca medioevale troviamo memoria di queste terre in numerosi documenti. I due villaggi di Sforzatica e di Oleno sono menzionati in documenti dell'879 (vicus Sportiadica) e del 909 (Aulene). Allo stesso anno risale la prima citazione di Mariano (Marelianus, 909), che insieme a Guzzanica (Jusianica, 970), era una delle 15 terre bergamasche fortificate con un “castello” prima dell'anno mille. Di Sabbio (Sabie) si parla per la prima volta nel 954. Dalmine (Almene) invece appare in documenti del 975. Negli statuti di Bergamo del 1263 i cinque abitati di Dalmine, Guzzanica, Mariano, Sabbio e Sforzatica sono nominati come comuni a sé stanti ed ognuno era dotato di un suo sistema difensivo. La popolazione di Oleno, al tempo del secondo incastellamento, abbandonò il villaggio per rifugiarsi nella vicina e più protetta Sforzatica. Nella descrizione dei confini comunali del 1392, il territorio di Dalmine, corrispondente all'attuale centro abitato e al suolo occupato dall'azienda, appariva come una grande proprietà di Giovanni di Baldino Suardi, il più importante dei capi della fazione ghibellina di Bergamo. Tra il XIII ed il XV secolo la famiglia cittadina Brembati, guelfa, aveva provveduto ad acquisire numerosi terreni in Mariano. Tra la fine del Duecento e l'inizio del Quattrocento gli scontri per il dominio della città di Bergamo tra le fazioni ghibellina e guelfa si trasferirono nel contado, interessando più volte Sforzatica, Dalmine e Mariano. Nel 1440 la Repubblica veneta tolse ai Suardi le loro proprietà in quanto nemici di Venezia. I Canonici Lateranensi di S. Spirito il 19 ottobre 1498 acquistarono questi possedimenti dalla famiglia vicentina da Thiene. La chiesa di S. Maria d'Oleno dipendeva da Bergamo (Pieve di Lallio). Le tre chiese di S. Andrea, S. Lorenzo e S. Michele dal XII secolo appartenevano alla pieve di Pontirolo vecchio (poi Canonica d'Adda) e facevano parte della diocesi di Milano. Nel 1567 san Carlo Borromeo, per affermare la sua autorità in questa parte della diocesi, istituì la Vicaria di Sforzatica, a cui furono assoggettate le 17 parrocchie bergamasche dipendenti da Milano. Nel 1599 furono riunite sotto la nuova pieve di Verdello. Dal 1787 le parrocchie milanesi passarono tutte alla diocesi di Bergamo. Nel corso del XVIII secolo vennero costruite tre nuove chiese (S. Andrea e S. Michele, consacrate nel 1754, e S. Lorenzo, nel 1832), mentre quella di S. Maria d'Oleno venne ampliata e decorata. L'abbellimento di queste chiese vide la presenza in loco di importanti artisti come il Quaglio della Val d'intelvi, i Camuzio da Lugano, i fratelli Galliari da Biella. In questo secolo furono attivi due importanti scultori: Pietro Paolo Pirovano (1665-1738), originario di Viganò Brianza, ma residente a Sforzatica dalla fine del Seicento, e il figlio Antonio Maria Pirovano (1704-1770), che fu considerato insieme a Giovanni Sanz uno dei più importanti scultori bergamaschi dell'epoca. Alla fine del Settecento subentrarono nuovi proprietari terrieri. Le terre di Dalmine furono sequestrate ai Canonici Lateranensi dalla Repubblica di Venezia, che le vendette all'asta ai Conti Camozzi. Illustre fu Gabriele, grande patriota del Risorgimento italiano. Nelle proprietà dei Cassotti subentrarono i Dall'Ovo. Nella loro villa si segnala la sala dove è affrescata l'epopea dei Garibaldini. Qui 200 camicie rosse giurarono fedeltà a Garibaldi. A Brembo nel 1840 i fratelli Pesenti comprarono terreni e realizzarono una loro villa con annesso oratorio. Il Conte On.le Gualtiero Danieli, esperto in diritto commerciale internazionale e deputato al regio Parlamento, sposato con la figlia di Gabriele Camozzi, nel 1907 convinse la tedesca Mannesmann ad insediarsi a Dalmine, vendendo loro i terreni e aiutandoli nel realizzare le infrastrutture necessarie (ferrovia di collegamento, albergo, ...). Nella storia del movimento sindacale italiano Dalmine viene ricordata anche per la battaglia per ottenere la giornata lavorativa di otto ore. e proprio a Dalmine, il 15 marzo 1919, ci fu la prima e singolare occupazione della fabbrica, perché la produzione continuò con l'autogestione da parte dei lavoratori. Per sottolineare l'importanza storica del fatto, il 20 marzo 1919 venne a Dalmine per la prima volta Benito Mussolini ed una seconda volta nel 1924, quando era già capo del governo. L'episodio venne esaltato per rimarcarne le fondamenta della politica sociale del fascismo, che voleva basarsi sull'alleanza tra capitale e lavoro, tra impresa e lavoratori. Il 3 marzo 1920 l'azienda, diventata italiana durante la prima guerra mondiale, cambiò la sua denominazione in “Dalmine s. a.”, prendendo il nome dal territorio in cui era collocata. Un dirigente aziendale, Ciro Prearo, nella primavera 1926 fu nominato podestà dei tre comuni di Sabbio Bergamasco, Sforzatica e Mariano al Brembo. Nel gennaio del 1927 deliberò la soppressione di quegli antichi enti e l'istituzione del nuovo e unico comune di Dalmine (Regio Decreto 7 luglio 1927). Il villaggio di Dalmine, fatto di una torre e di poche case coloniche, cominciò a cambiare volto. Negli anni venti e trenta l'azienda diede al centro di Dalmine un'articolazione di tipo cittadino (viali, scuole, monumenti, quartieri, velodromo e piscina). Il 19 marzo 1931 venne inaugurata la nuova chiesa, anch'essa opera dell'azienda, e prese avvio la Parrocchia di S. Giuseppe. Con la crisi economica degli anni trenta la proprietà della “Dalmine” diventò pubblica, con il passaggio del pacchetto azionario della società alla Finsider (finanziaria siderurgica dell'IRI). Nel 1944, nell'ambito della seconda guerra mondiale, la fabbrica del paese subì un bombardamento aereo operato dalle truppe alleate, che causò ben 274 morti. Questo a causa del fatto che la fabbrica stessa nel corso della guerra produceva materiale bellico anche per conto dei tedeschi. Negli anni cinquanta, con la ripresa produttiva, Dalmine diventò un polo di attrazione non solo per l'occupazione, ma anche per nuovi insediamenti. Il Vescovo di Bergamo mons. Bernareggi nel 1949 volle creare nella zona verso il fiume, conosciuta come “Campagna di Sforzatica”, una nuova parrocchia. Il parroco don G. Piazzoli nel 1957 vi fondò il quartiere Brembo e nel 1974 realizzò il museo del Presepio. Su richiesta della popolazione, Guzzanica si staccò da Stezzano e il D.P.R. del 23 gennaio 1963 sancì l'annessione al comune di Dalmine. Tra la fine degli anni sessanta e la metà dei settanta ci furono lotte sindacali non solo per i contratti, ma anche per la difesa della salute. Il consiglio comunale più volte si pronunciò in merito alle vertenze in corso. Per circa quattro anni, dal 1976 al 1980, la provincia di Bergamo fu colpita da oltre un centinaio di atti di terrorismo. Anche a Dalmine ci furono manifestazioni di questo tipo, non solo per la partecipazione di qualche giovane a quei movimenti, ma anche perché furono progettate e realizzate azioni contro persone e cose. In particolare il 18 ottobre 1977 la caserma dei carabinieri di Dalmine fu colpita con esplosivo e armi da fuoco. La crisi della siderurgia mondiale degli anni ottanta ebbe forti conseguenze sul piano occupazionale, con una diminuzione valutabile in migliaia di posti. L'insediamento di nuove aziende e lo sviluppo del terziario crearono però nuovi posti di lavoro. Nel 1991 si è insediata in Dalmine la facoltà di ingegneria dell'università di Bergamo. Con il Decreto del Presidente della Repubblica del 24 marzo 1994 è stato attribuito a Dalmine il titolo di città, mentre nel 1999 sono stati avviati i lavori per l'insediamento del Polo tecnologico. Nel 1996, in seguito alla privatizzazione di molte aziende pubbliche, anche la “Dalmine SpA è tornata ai privati, entrando a far parte della Techint della famiglia italo-argentina Rocca. Nel 2002 l'azienda ha cambiato denominazione in “TenarisDalmine”, mentre il titolo della “Dalmine” è uscito di scena dalla Borsa di Milano il 16 luglio 2003, dove era entrato nel 1924. Oggi Dalmine è il quarto comune della provincia per numero di abitanti, dopo Bergamo città, Treviglio e Seriate. Luoghi d'interesse Numerosi sono i luoghi d'interesse presenti sul territorio comunale. Delle strutture difensive medievali vale la pena menzionare presso la Biblioteca Civica la Torre Suardi, erroneamente chiamata "Camozzi", dal nome della famiglia che ne fu proprietaria tra il 1787 e il 1936; la torre di Sforzatica e la torre di Guzzanica. Il toponimo di Piazza Castello e la forma della piazza omonima a Mariano ci ricordano l'esistenza appunto di un castello che, secondo lo Jarnut (1980), fu costruito in forma associata e quindi di proprietà comune. Come pure nel quartiere Sabbio (comune a sé fino al 1927), si suppone ci fosse intorno all'anno 1200 pure un castra che peraltro troviamo citato nella pergamena capitolare n°372 conservata in May dove nell'elenco delle proprietà terriere dei monaci di Astino così è scritto:prima petia terra est in castro de Sabio ...(1251); comunque non è il solo documento che ne cita l'esistenza. In ambito religioso molti sono invece gli edifici sacri degni di nota: nel centro la chiesa parrocchiale di San Giuseppe, consacrata nel 1931. Custodisce opere pittoriche risalenti al XVI secolo, tra cui spicca una tela col Cristo Redentore. Inoltre sono presenti anche: la chiesetta di San Giorgio. Erroneamente viene ritenuta la cappelletta di un convento dei Canonici Lateranensi che invece avevano il convento in Santo Spirito in Bergamo. I Canonici ne entrarono in possesso nel 1498, quando riscattarono i possedimenti di Dalmine dalla famiglia da Thiene di Vicenza. la chiesa parrocchiale di Sant'Andrea in Sforzatica, venne edificata in stile rococò e conserva opere dello scultore locale Antonio Maria Pirovano. la chiesa parrocchiale Santa Maria d'Oleno di Sforzatica, che può essere considerata l'edificio più antico e di maggior rilevanza artistica presente sul territorio comunale. Venne edificata in tempi remoti, tanto da essere citata già in documenti risalenti al 909, in luogo di un precedente edificio di culto pagano riconducibile all'epoca dell'insediamento romano in Val Padana, del quale si possono ancora intravedere alcune tracce; venne ufficialmente consacrata nel 1595 dal Vescovo Giambattista Milani. la chiesa antica di Sabbio dedicata a San Michele Arc.(1754), in cui è presente una bella pala di Gio' Paolo Cavagna (Madonna in trono con bambino tra San Michele e S.Alessandro 1590); un organo della famiglia Bossi (rifatto nel 1881), stucchi attribuiti ai Camuzio di Lugano (1751) e sulla torre campanaria in cotto un leone di San Marco in pietra (1770) opera dello scultore sforzatichese Antonio Maria Pirovano. Presso il casello d'ingresso al tratto autostradale Milano-Venezia, è stato posto un particolare monumento a memoria dell'omicidio di due agenti di polizia da parte del bandito Renato Vallanzasca. Il monumento ha la forma di un grosso tubo, che richiama la principale produzione industriale di Dalmine, con alcuni fori di arma da fuoco a rappresentare il fatto delittuoso che commemora. Tempo Libero Per Dalmine passa il fiume Brembo (che denomina anche l'omonimo sobborgo), il quale viene simpaticamente chiamato "il mare di Dalmine". Non è infrequente infatti, durante i weekend che vanno in genere da Pasqua (e il lunedì in Albis in particolare) sino ad ottobre, vedere moltitudine di persone che si ristorano sulle sponde del fiume, in aree appositamente attrezzate vicino il rifugio degli alpini. La città dell'azienda e del fascismo Un primo sguardo al centro comunale consente di apprezzare le "nuove" costruzioni e di cogliere nell'aspetto urbanistico della città le gerarchie del potere presenti negli anni trenta del Novecento. Due le strade realizzate in quel periodo che immettevano a Dalmine: l'asse principale, il cardo maximus nord-sud (viale Benedetti, oggi Betelli), incrociava quello secondario est-ovest (viale Locatelli / Marconi), il decumanus, dando origine alla Piazza Impero (oggi Piazza Libertà), l'antico Forum, con al centro il monumento al tubo alto 60 metri, comunemente chiamato "antenna". Su un lato della piazza era posto il Municipio a cui si contrapponeva la Casa del Fascio con la Torre littoria. “Nel 1938 le torri littorie non erano più le torri campanarie del Comune. Non stava più lì il simbolo comunitario del potere e dello Stato. Quella era l'ideologia urbanistica del '32, che si rifaceva all'Italia dei comuni”. Nel '38 invece l'ideologia urbanistica s'è radicalizzata: il fascismo è lo Stato, il potere vero è là ”. Per cui la torre littoria, simbolo del potere politico, fu posta a completare la casa del fascio. Ma per Dalmine la Piazza Impero non era il vero centro del potere, perché mentre a nord si apriva verso l'aperta campagna, a sud il cardo era sbarrato dal Palazzo della direzione dello stabilimento. Tra questi due estremi erano poste le abitazioni, i negozi, la chiesa e la scuola. L'effetto che l'architetto Giovanni Greppi aveva ottenuto era quello di “monumentalizzare una via chiudendone la prospettiva sulla facciata di un edificio rappresentativo”, quello della vera sede del potere: la sede della direzione dello stabilimento. La chiesa di S. Giuseppe era significativamente orientata verso l'azienda, invece che sul tradizionale asse est-ovest, ed era priva del campanile. Davanti allo stabilimento, a ricordo della venuta di Mussolini a Dalmine, si apriva la Piazza 20 marzo 1919, ancora oggi esistente ma chiamata Piazza Caduti del 6 luglio 1944 (bombardamento di Dalmine), circondata dagli italici pini marittimi. La fontana era sovrastata da un grande pannello in marmo (abbattuto nel 1945) con riprodotto il discorso del Duce che enunciava l'accordo tra capitale e lavoro, alla base della politica corporativa fascista. Dalmine era così diventata il grande palcoscenico delle manifestazioni fasciste. Spazzando via il vecchio centro e la villa Camozzi (1840 circa), che ad inizio Novecento ospitava un museo di cimeli del risorgimento appartenuti a Gabriele Camozzi, l'azienda aveva risparmiato due strutture medievali: la torre Suardi e la chiesetta di S. Giorgio. Quasi a significare che questo territorio, grazie al suo contributo, era passato direttamente dal Medioevo all'età moderna. I rifugi antiaerei Già nel 1939 il territorio di Dalmine venne suddiviso in “settori di esodo”, in ognuno dei quali vennero costruite trincee di ricovero. Nel 1943, su un'area di 6.097 km² c'erano ben 159 ricoveri antiaerei, con una cubatura di 14.385 m3 ed una capienza massima di 12.000 persone. In gran parte questi erano dislocati all'interno dello stabilimento o nelle immediate vicinanze nei quartieri “Garbagni” (detto “Baggina”) e Leonardo da Vinci (detto “Ville). Si trattava di rinforzi con travi posti all'interno di ogni caseggiato. Nel frattempo la Dalmine SpA diede avvio alla progettazione ed alla realizzazione di rifugi antiaerei, scavati nei due quartieri anzidetti. Esternamente i due rifugi mantengono ancora oggi il loro aspetto originale anche se soltanto quello del quartiere “Leonardo da Vinci” conserva ancora i caratteristici camini di aerazione. I due rifugi risultano essere strutturalmente uguali. Sono costituiti da due pozzi che contengono ciascuno una scala a chiocciola attraverso la quale si giunge ad una profondità di 20 metri. A questo punto i due pozzi sono collegati tra loro da una galleria lunga circa 40 metri, che costituisce il vero e proprio rifugio antiaereo. Alle due estremità sono ricavate delle stanze che costituivano la sala comunicazioni e l'infermeria. In altre stanze erano collocati i servizi igienici e i locali dove erano sistemati i macchinari per il ricircolo dell'aria. Tra le caratteristiche di questo impianto c'erano le cosiddette “biciclette”, cioè degli elettroventilatori a quattro pedaliere che dovevano produrre un ricircolo forzato dell'aria. Il pavimento è costituito da piastre in cemento di 1 x 0,45 m, posate in modo da creare un'intercapedine di circa 20 cm tra il pavimento e il terreno. Grazie a questa caratteristica costruttiva, all'interno della struttura il livello di umidità risulta relativamente basso e non vi è traccia di infiltrazioni d'acqua. Nel rifugio del quartiere “Leonardo da Vinci” si possono osservare alcuni tratti dell'impianto elettrico originale e i resti di due cartelli che imponevano il divieto di fumare. A metà galleria si può ammirare una stalattite filiforme, unico esempio di concrezione rilevata in queste strutture. Il rifugio antiaereo del quartiere Garbagni venne riaperto al pubblico in occasione del 50º anniversario del bombardamento nel 1994. Cultura e istruzione A Dalmine ha sede la facoltà di Ingegneria dell'Università degli Studi di Bergamo con i corsi di studio attivi di Ingegneria Meccanica, Edile, Informatica e Gestionale. A Dalmine ha anche sede il polo per l'innovazione tecnologica della provincia di Bergamo, nel quale sono attive numerose aziende dell'Information Technology. A Brembo di Dalmine è operante l'interessante Museo Permanente del Presepio inaugurato nel 1974 e dedicato all'arte presepiale italiana ed estera. Persone legate a Dalmine Livio Fanzaga, presbitero dell'ordine dei Padri Scolopi e direttore di Radio Maria Pietro Paolo e Antonio Maria Pirovano, scultori del Settecento Quattro donne che hanno influenzato la storia di Dalmine: Maria Elisa Camozzi, Cecilia ved. Scaramuzza e poi sposata con Roberto Da Thiene, Lucia Suardi, Bernarda Visconti in Suardi Gabriele Camozzi Arch. Giovanni Greppi Sport Il 2 giugno 1997 la 16ª tappa del Giro d'Italia 1997 si è conclusa a Dalmine con la vittoria di Fabiano Fontanelli. Formazioni calcistiche dilettantistiche affiliate alla FIGC presenti in Dalmine: Città di Dalmine (1ª categoria), la nuova compagine Dalminese "F.C.D. Dalmine 2012" e poi S.S.Brembo, US Sabbio e Mariano Dalmine (3ª Categoria) Queste squadre danno spesso origine a derby molto vivaci e sentiti nella cittadina quando si trovano a confronto nello stesso campionato, particolarmente i Brembo-Mariano e Sabbio-Brembo. Ma Dalmine è anche basket; la compagine del CRAL DALMINE milita dal 2005 nel campionato di C2, ed ha squadre in sei campionati giovanili per un totale di 250 atleti. Dal 2008, anche il rugby sarà presente a Dalmine con l'iscrizione al Campionato Italiano di Serie C della neonata Rugby Dalmine, costola del Cus Bergamo Rugby. Evoluzione demografica Abitanti censiti Amministrazione Note ^ Dato Istat al 31/12/2013 ^ Il toponimo dialettale è citato nel libro-dizionario di Carmelo Francia, Emanuele Gambarini (a cura di), Dizionario italiano-bergamasco, Torre Boldone, Grafital, 2001, ISBN 88-87353-12-3. ^ AA. VV., Dizionario di toponomastica. Storia e significato dei nomi geografici italiani, Milano, GARZANTI, 1996, p. 247. ^ http://demo.istat.it/bil2013/index.html Dato Istat al 31/12/2013 ^ Notizie storiche sul bombardamento: 6 luglio ‘44 ^ Dalmine-Operazione 614 ^ Mueo del Presepio ^ Sforzatica: Chiesa di Santa Maria d'Oleno. ^ [Antonio Pennacchi, Fascio e martello. Viaggio per le città del duce. Laterza, 2008] ^ Statistiche I.Stat - ISTAT; URL consultato in data 28-12-2012. ^ Si dimette dopo essere diventata assessore regionale. Bibliografia PAGNONI Luigi, Chiese parrocchiali bergamasche: appunti di storia e arte, Bergamo 1992. LANGÉ S., PACCIAROTTI G., Barocco Alpino. Arte e architettura religiosa del Seicento: spazio e figuratività, Milano 1994, 220. MAZZARIOL Paolo, I Camuzio di Montagnola. Stuccatori a Bergamo e nel Bergamasco, in Giorgio Mollisi (a cura di), Svizzeri a Bergamo nella storia, nell'arte, nella cultura, nell'economia dal Cinquecento ad oggi. Campionesi a Bergamo nel Medioevo, Arte&Storia, anno 10, numero 44, settembre-ottobre 2009, 236-245 (con ampia bibliografia). PESENTI Claudio, CORTESE Valerio, SUARDI Enzo, Le campane e la sirena. Le comunità parrocchiali nelle trasformazioni del lavoro e del territorio: 1909-2009, Edizioni Kolbe, 2010. ISBN 978-88-8142-063-6. Oltre alla descrizione riguardante il centro comunale durante il fascismo, un capitolo è dedicato alla istituzione del comune, alle vicende della guerra e della fine del fascismo, alla fondazione del nuovo villaggio del Brembo e al periodo del terrorismo. MERLA Paolo, Da Garibaldi a D'Annunzio. Storia, libri e gesta di una famiglia lombarda, Eurolito, Bergamo 2005. MERLA Paolo, Il generale De Chaurand e la dignità della memoria, Grafica & Arte, Bergamo 2009. MERLA Paolo, Garibaldi, Un UOMO dimenticato, Sestante Edizioni, Bergamo 2007. PESENTI Claudio, SPERONI Vasco, SPREAFICO Edi, Dalmine: cenni di storia dalle origini al 1963, Comune di Dalmine, 1982. NICOLI Dario, Dalmine: l'azienda, i lavoratori, il territorio. La pastorale di fronte alle nuove realtà del lavoro, Edizioni Kolbe 2008 (pp. 128). ISBN 978-88-8142-062-9 Tomaso Ghisetti ALLA RICERCA DELLE RADICI DI DALMINE (2 VOLUMI) Dalmine 1998 prima edizione vol. 1 480 pagine, vol. 2 286 pagine, con illustrazioni Video GANDIN Michele, Villaggio modello, Incom, 1941. GANDIN Michele, Andando verso il popolo, Incom, 1941. COMUNE DI DALMINE, Dalmine, Operazione 614, Multimagine, Bergamo, 1994. Regia: Luigi Corsetti. Sceneggiatura: Luigi Corsetti, Mattia Rossi, Vasco Speroni. Ricerca storica: Claudio Pesenti. PARROCCHIA CUORE IMMACOLATO DI MARIA AL BREMBO, Brembo: Una parrocchia un quartiere, Multimagine, Bergamo, 1995. Regia: Luigi Corsetti. Sceneggiatura: Luigi Corsetti, Claudio Pesenti. PARROCCHIA S. MARIA D'OLENO, S. Maria d'Oleno, Alle radici della storia di Dalmine, Multimagine, Bergamo, 1995. Regia: Luigi Corsetti. Sceneggiatura: Luigi Corsetti, Claudio Pesenti. I RIFUGI ANTIAEREI DEI QUARTIERI LEONARDO DA VINCI E MARIO GARBAGNI DI DALMINE, AJP Studio, Dalmine, 2007. Regia: Alberto Nacci. Testi: Andrea Thum. Sceneggiatura: Alberto Nacci. Voci correlate Stazione di Verdello-Dalmine Altri progetti Commons contiene immagini o altri file su Dalmine
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