Luogo - Punto di Interesse

Teatro Giuseppe Verdi di Castel San Giovanni

Luogo: Piazza Card. Agostino Casaroli, Castel San Giovanni (Piacenza)
Il totale restauro cui è stato sottoposto questo teatro in anni assai recenti, oltre a restituirlo alle sue funzioni, ha riportato alla luce il primitivo edificio in cui fu ricavato nella prima metà dell'Ottocento. Si tratta di una chiesa edificata, in sostituzione di un antico oratorio, nella prima metà del secolo XVII per volere di Ranuccio II signore di Parma e Piacenza, essa era dedicata a Santa Giustina e doveva servire alle monache benedettine dell'attiguo monastero. Napoleone Bonaparte, nel 1805, soppresse chiesa e convento incamerandone le rendite nel fisco della Repubblica Francese e dichiarandoli beni demaniali. Con la Restaurazione l'intero complesso passò alla Camera Ducale di Maria Luigia d'Austria divenuta duchessa di Parma e Piacenza. L'Anzianato di Castel San Giovanni, desideroso da tempo di destinare questi bei locali ad uso di scuola e di teatro, deliberò all'unanimità nel 1821, sotto la podesteria di Pietro Albesani, di farne richiesta alla sovrana. Risulta che Maria Luigia con due rescritti, il primo del 2 maggio, il secondo del 25 luglio 1822, rispose positivamente facendo dono al comune di tutto il complesso, affinché divenisse sede di una scuola, di un ufficio di pesamento pubblico e di una sala di spettacolo, riservandone soltanto una porzione alla caserma dei Dragoni Ducali. Fu dato quindi incarico all' architetto Gazzola di Parma di redigere il progetto del teatro. Con delibera del Consiglio degli Anziani del 26 settembre 1822 l'amministrazione aprì una pubblica sottoscrizione al fine di reperire una parte dei fondi necessari per portare a compimento l'opera, concedendo ai cittadini più facoltosi di costruire a proprie spese i palchi, riservandosi comunque il diritto di esproprio con il rimborso della sola somma di denaro sborsata al momento della costruzione. Il Podestà Pietro Albesani diede avvio alla costruzione del teatro verso la fine del 1822; i lavori terminarono negli ultimi giorni dell'agosto 1823 ed il teatro venne inaugurato con un grandioso spettacolo di gala il successivo 5 settembre. La costruzione completa del teatro venne a costare L. 5.736,37 che furono pagate per L. 3.000 dai palchettisti, L. 1.500 dal Comune e per il resto da Pietro Albesani. In seguito ai palchi già esistenti furono aggiunti quelli di proscenio, inoltre, nella seconda metà dell'Ottocento, la sala teatrale venne nuovamente dipinta e decorata da Bernardino Massari. Fino al dicembre 1911 il teatro venne retto secondo un Regolamento approvato dal Consiglio degli Anziani con deliberazione 11 luglio 1850, ratificato dalla sovrana Luisa Maria di Borbone nel 1856. In base al regolamento i palchettisti erano tenuti a pagare per ogni palco una tratta di dieci lire, ogni qualvolta si fosse tenutanell'autunno una serie di almeno venti rappresentazioni. Nel 1912 fu compilato un nuovo regolamento che prevedeva un notevole aumento nelle tratte dei palchi, al fine di poter disporre di un più largo contributo a favore degli impresari, dando nel contempo ai palchettisti un maggior peso nella Commissione Teatrale. La prima recita, nel 1823, fu La serva padrona di Giovan Battista Pergolesi. Da allora, per oltre un secolo, il teatro funzionò regolarmente, ogni anno si tenevano ben due stagioni liriche, una estiva ed una invernale, oltre agli spettacoli di prosa, operetta e balletto. Il 21 maggio 1841 vi debuttò, giovanissima, Anna Maria "Marietta" Baderna, nativa di Castel San Giovanni, che divenne in seguito famosa in tutto il mondo e fu definita 'la perla della danza'. Risulta inoltre che il palcoscenico castellano sia stato calcato da interpreti di grande fama sia per quanto riguarda la lirica che la prosa. Nel 1919, a seguito delle aumentate esigenze della popolazione fu avanzata la proposta di edificare un nuovo teatro, a tal fine furono formulate due ipotesi: una prevedeva il recupero del teatro già esistente, l'altra optava per l'edificazione di un nuovo teatro in borgata che potesse meglio rispondere ai bisogni della cittadinanza. Fu dato pertanto incarico ad un'apposita Commissione di analizzare i numerosi aspetti del problema e formulare le relative proposte. Riferisce la Goldonelli che la Commissione interpellò tecnici competenti, analizzò i dati statistici di numerosi teatri di vari paesi e città, accolse proposte e consigli, infine decretò che non era possibile ampliare il vecchio teatro sollecitando la costruzione di un nuovo edificio. Tutt'oggi si conserva nel foyer del teatro castellano il bellissimo progetto dell'ingegner Zanetti per la ricostruzione e l'ampliamento dell'esistente, reso possibile inglobando alcuni edifici adiacenti; sarebbe stata ricostruita la facciata e la fiancata sulla via Gazzotti, quindi all'interno tutta la sala con relativi palchi in stile tipicamente liberty. Nessuna delle due ipotesi fu realizzata e nel 1927 la Questura dichiarò l'inagibilità del teatro che fu pertanto chiuso. Nel 1946 il Consiglio Comunale approva il disciplinare di concessione regolante i rapporti con i fratelli Gapolli per l'uso del teatro. Nell'ottobre dello stesso anno furono avviati pesanti lavori nel teatro (resta da verificare quando sono stati abbattuti i palchetti), che ne modificarono radicalmente l'aspetto. Si legge in un estratto delle deliberazioni del Consiglio Comunale del 5 ottobre 1946 che "la trasformazione del teatro dovrà essere fatta con criteri moderni e di decoro e in base ad un progetto definitivo approvato dal Comune, con impianti di luce, acqua e riscaldamento, tenendo presente che la nuova sala dovrà servire non solo per cinematografo, ma anche per spettacoli lirici, di recitazione e vari per cui occorre l'esistenza di un adatto palcoscenico con relativi servizi. La sala sarà munita di balconata, senza colonne di sostegno, che i concessionari si impegnano di costruire immediatamente." Denominato, da questo momento, Teatro Cinema Verdi riaprì al pubblico nella primavera del 1947. I recenti restauri sono stati avviati all'inizio degli anni Ottanta su progetto degli architetti Baggi e Curtoni di Piacenza. E' stato completamente ripreso l'esterno assai semplice e spoglio, e ripristinato il foyer con la messa a vista delle antiche volte a crociera. Il palcoscenico che tuttora necessita di un ampliamento in profondità, è stato dotato di nuovi camerini e servizi nel retropalco inglobando gli spazi dell'ex caserma dei Dragoni. Per la sala teatrale è stato recuperato, per quanto possibile, l'aspetto dell'antica chiesa la cui struttura originaria è ben leggibile su uno dei due lati lunghi. La galleria costruita nel dopoguerra è stata sostituita da un moderno impianto in cemento, ferro e legno cui si accede attraverso una scala elicoidale posta in fondo alla platea, mentre su uno dei lati lunghi corrono due ballatoi, uno dei quali si raccorda al nuovo graticcio in legno posto sul palcoscenico. Nel febbraio 1990 il teatro è stato nuovamente inaugurato con un'esibizione dei Solisti veneti, da allora svolge una regolare attività di prosa e musicale, la prima gestita mediante una convenzione tra Comune e Teatro gioco-vita, la seconda in collaborazione con il locale Istituto musicale Pier Luigi da Palestrina. Infine è opportuno ricordare che anche il foyer di questo teatro, analogamente a quanto avviene in altri teatri della regione, è stato attrezzato per accogliere mostre, prevalentemente d'ambito locale, di opere pittoriche, sculture e fotografie. L'attività espositiva è gestita direttamente dall'Ufficio Cultura del Comune che attraverso una commissione appositamente costituita seleziona le numerose richieste pervenute, riservando una particolare attenzione ai lavori realizzati da giovani artisti emergenti. Inoltre le pareti della sala teatrale sono arricchite dalla presenza di alcuni dipinti del castellano Carlo Scrocchi, ispirati al mondo dello spettacolo. (Lidia Bortolotti)
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