Destinazioni - Comune

Brinzio

Luogo: Brinzio (Varese)
Brìnzio (/'brintsjo/ ; Brin-sc o Brinš, /brinˈʃ/ in dialetto varesotto) è un comune italiano di 885 abitanti della provincia di Varese in Lombardia. È situato a 11 chilometri a nord di Varese, nella parte nord-ovest della Val di Rasa, tra i massicci montuosi del Campo dei Fiori e della Martica; l'altitudine media del territorio comunale è di 510 metri s.l.m. Il toponimo è a volte citato accompagnato dall'articolo determinativo, sicché ci si riferisce spesso al paese come Il Brinzio (Ul Brinsc nel vernacolo varesotto). Le sue origini risalgono al IX secolo d.C. La particolare collocazione geografica conferisce al comune una posizione di grande interesse paesaggistico, in un ampio contesto agricolo collinare. Il territorio comunale è interamente compreso nel Parco regionale Campo dei Fiori. Geografia fisica Territorio La Val di Rasa, in cui è situato il paese, si apre a sud-est, tramite il passo della Motta Rossa, verso Varese, e a nord-ovest verso la Valcuvia e la Valganna. L'altitudine del territorio comunale è compresa fra una quota minima di 400 metri s.l.m. e una quota massima di 1.032 metri s.l.m.. Il comune confina a nord con il territorio di Bedero Valcuvia, a est con Valganna e Induno Olona, a sud con Varese, a ovest con Castello Cabiaglio e Rancio Valcuvia. Il territorio comunale si trova, stando alla classificazione sismica della Protezione Civile, in zona 4 (sismicità molto bassa). Idrografia Nel territorio comunale si trovano il Laghetto di Brinzio (dichiarato riserva naturale orientata) e numerosi torrenti. Confluiscono nel laghetto, alimentato anche da sorgenti perenni insite nel bacino, i torrenti Rio di Brinzio, Intrino e Buragona. Unico emissario del laghetto è il torrente Brivola. Il torrente più importante del paese (a livello di portata e alveo) è il Valmolina, che nasce dall'unione di alcuni ruscelli sulla Martica in località Pianco, scende dalla montagna, scorre nel centro del paese e poi ad ovest verso la Valcuvia, raccogliendo le acque dei torrenti Brivola e Riazzo (che nasce sul Campo dei Fiori, in territorio di Varese). Poco dopo la confluenza, il Valmolina compie un salto di 27 metri, detto cascata del Pesegh o Pesech, per poi raccogliere anche le acque del torrente Pardomo e infine sfociare nel Rancina. Altre importanti zone umide sono le torbiere; nella zona nord del territorio comunale se ne trovano varie: il Pau Majur è la principale, dichiarata riserva naturale orientata. Clima Data la posizione del paese, adagiato in fondo a una stretta valle, l'influenza mitigatrice del lago Maggiore e degli altri laghi minori della provincia è assente. Per la stessa ragione il territorio comunale è soggetto a un'isola climatica, per la quale può capitare che nei comuni limitrofi il tempo atmosferico e/o le temperature siano diverse da quelle brinziesi. Le temperature minime tardo-autunnali e invernali scendono spesso sotto lo zero, anche a causa della scarsa esposizione al sole del territorio. La piovosità è tra le più alte d'Italia, con oltre 1500 mm di media all'anno, concentrati soprattutto nei periodi marzo - maggio e settembre - ottobre. In inverno la neve cade molto frequentemente, tra novembre e marzo. La media niveometrica del comune è di oltre 60 cm annui. Classificazione climatica: zona E, 2751 GG. Storia Secondo tradizioni locali il paese fu fondato da pastori provenienti da Castello Cabiaglio, che si stabili nella località nota come Casée (considerato il nucleo più antico del borgo); in realtà è stato accertato che la presenza di un insediamento umano nella zona risale alla preistoria. Successivamente la zona continuò a essere abitata anche in epoca romana. La prima fonte scritta su Brinzio è un documento del 979, conservato presso il Sacro Monte di Varese, nel quale si attestano alcune permute di terreni. In un'altra carta, rogata l'8 settembre 1197, appaiono gli organi e le persone preposte al governo della comunità. La carta annota la seguente transazione: Marcius de Vivencis e Giovanni detto Lei, consoli, Guido Sartor, decano, e i deputati Spinacius, Giovanni de Flumine, Pietro Bonacosa, Lanfranco Dodonus, Giovanni Arnaldi, Ambrogio Corda e Pietro Lixia vendono alla chiesa di Santa Maria del Monte numerosi appezzamenti di terreno, da tempo affittati dalla stessa. Da ciò si deduce che il paese è governato da due consoli, un decano e alcuni deputati, più propriamente detti "vicini". Il permanere dell'ordinamento consolare e della vicinia è documentato in ulteriori carteggi risalenti alla fine del XVI secolo e ai primi del XVII secolo; in particolare, il 6 aprile 1645 è attestata la presenza a Cuvio del console Giovanni Maria de Vanino, che presenziò alla presa di possesso del feudo della Valcuvia da parte di Stefano e Pietro Cotta. Nel 1751 il paese fu inserito nel compartimento del Ducato di Milano, XVII distretto della Pieve di Val Cuvia. Con la Rivoluzione francese e la successiva ascesa di Napoleone Bonaparte l'assetto amministrativo del comune mutò. Sotto la Repubblica Cisalpina le municipalità furono sottoposte ai dipartimenti (costituzione del 9 luglio 1797), si istituirono prefetture e vice-prefetture (6 maggio 1802), si divisero i comuni in tre classi sulla base della popolazione (24 luglio 1802) e per i comuni di terza classe (come appunto Brinzio) si istituì per la prima volta la figura del sindaco, capo dell'amministrazione comunale, nominato dal re e sottoposto al controllo del prefetto di competenza (nella fattispecie quello di Cuvio). Brinzio venne inserito nel dipartimento del Verbano, poi conglobato in quello dell'Olona, e infine nel IX distretto di Cuvio. Nel 1800 passò sotto il dipartimento del Lario, nel 1805 venne inserito nel cantone di Cuvio. Il Congresso di Vienna mischiò di nuovo le carte. La Lombardia tornò sotto il controllo degli Asburgo, il che significò un sostanziale ritorno al sistema in uso al tempo dell'imperatrice Maria Teresa. Il 12 aprile 1816 venne introdotto il consiglio degli estimati (erede della vicinia, formato dai proprietari terrieri di maggior rilevanza), che eleggeva tre deputati, il cancelliere del censo e l'agente comunale. Per quanto riguarda l'istruzione pubblica, già nel 1822, per iniziativa del parroco don Luigi Giacometti, fu creata una scuola pubblica maschile, le cui lezioni si svolgevano all'interno della casa del prete. Nel 1853 essa venne aperta anche alle ragazze. Con l'Unità d'Italia, il paese venne inquadrato nel III mandamento di Cuvio, in provincia di Como. Con la promulgazione della Legge Rattazzi (23 ottobre 1859), la popolazione maschile di Brinzio fu chiamata alle urne per eleggere un consiglio comunale. Il 20 gennaio 1860, su 78 aventi diritto votarono in 43 ed elessero 15 consiglieri. Nel 1860 il Re nominò il primo sindaco del paese: il cav. Pietro Vanini. Pochi anni dopo la fine della prima guerra mondiale, con l'avvento del fascismo, il sindaco fu sostituito dal podestà, di nomina governativa. Primo podestà fu l'avv. Franco Piccinelli. Nel 1927 il paese passò dalla provincia di Como alla nuova provincia di Varese. Durante la seconda guerra mondiale centinaia di persone, sfollate dalle città, si rifugiarono a Brinzio. Nel referendum istituzionale del 1946 i cittadini brinziesi si espressero a larga maggioranza per la monarchia e nelle contestuali elezioni politiche diedero la maggioranza alla Democrazia Cristiana. Negli anni cinquanta la Società Astronomica Varesina, presieduta da Salvatore Furia, installò in località Casée una stazione di rilevamento meteorologico, al 2014 ancora attiva. Nel 1973 la comunità dibatté per la chiusura della cava di porfido sita sul monte Martica, accusata di provocare un impatto eccessivo sull'ambiente montano, oltre che a contribuire all'interramento del laghetto (le piogge causano un'imponente dilavamento di detriti, che si riversano nel bacino lacustre). La cava, al 2013 ancora esistente, fu chiusa all'attività estrattiva nel 1993. Nel 1974, sempre su impulso del prof. Furia, si iniziò a discutere sull'opportunità di istituire un Parco Naturale a tutela del territorio del massiccio del Campo dei Fiori; il progetto si concretizzò dieci anni dopo, nel 1984, con l'istituzione del Parco regionale Campo dei Fiori, avente sede proprio a Brinzio. Simboli Blasonatura stemma Blasonatura gonfalone Stemma e gonfalone sono stati concessi con decreto del Presidente della Repubblica N° 1597 del 20 marzo 1984. In precedenza il comune adottava uno stemma, non ufficiale, riprodotto in bassorilievo sulla facciata del municipio: raffigurava un castagno stilizzato dai rami ritorti. Nel 1933 fu avviato l'iter per dotare il comune di un'arma regolare, così composta: E così il gonfalone: Dai documenti dell'Ufficio Araldico dell'Archivio Centrale dello Stato risulta che siffatti stemma e gonfalone vennero concessi con regio decreto del 5 settembre 1942 ma, a causa della guerra in corso e dei successivi avvenimenti, che causarono gravi difficoltà nelle comunicazioni in tutta Italia, l'atto non venne probabilmente mai notificato all'amministrazione comunale. Monumenti e luoghi d'interesse Architetture religiose Chiesa dei Santi Pietro e Paolo Le prime testimonianze dell'esistenza della chiesa di Brinzio, risalgono al 1197. Aveva una sola navata, tre altari, un campanile e all'esterno un cimitero. Resto più evidente della vecchia chiesa è un affresco del 1607, affacciato sulla piazza prospiciente. Sul finire del Settecento, il parroco ne avviò i lavori per la ricostruzione e l'ampliamento, ricostruendo il tetto e allargando la chiesa. Il progetto era in stile eclettico. Nel 1779 si celebrò la consacrazione, effettuata dal vescovo di Como. Nel corso dell'Ottocento e del Novecento si susseguirono vari lavori di ampliamento e miglioramento della chiesa. In particolare, nel 1903 fu riedificato il campanile, dotandolo di un nuovo concerto di cinque campane, e nel 1947 venne effettuato un restauro e un abbellimento generale di tutto l'edificio, che gli conferì l'attuale aspetto. Nel 2002, si attuò un ulteriore rinnovamento del campanile, con rifacimento della cupola in rame, restauro del globo dorato del pinnacolo e sostituzione di quadranti e lancette dell'orologio, rifatti secondo il disegno originale del 1903. Cappelletta dell'Addolorata All'incrocio tra via Roma e via Marconi, all'estremità ovest del centro storico, si trova la cappella della Madonna Addolorata, chiamata dai brinziesi Re Gisora ("la chiesetta"). Stando ai documenti storici disponibili, è databile all'ultimo ventennio del XVII secolo. La decorazione interna fu realizzata dal pittore Giovan Battista Ronchelli (Castello Cabiaglio, 1715 - 1788), prima allievo di Pietro Antonio Magatti e poi continuatore della sua opera, che realizzò tre affreschi, raffiguranti San Rocco, San Sebastiano e una Madonna Addolorata. Tale cappella, a partire dal 1906, venne talvolta utilizzata per la celebrazione della Santa Messa, usanza sospesa nel 1927, dietro richiesta della sede vescovile di Como e a causa del curioso fatto che il tempietto era stato dato in custodia dalla parrocchia a un privato cittadino, che usava anche fare la questua senza autorizzazione da parte del parroco. Nel 1907 fu costruito il campanile, su cui fu posta una delle tre campane componenti l'antico concerto del campanile della chiesa, sostituite quattro anni prima. Nel 1910 il decoratore Riccardo Donati di Fogliaro ritoccò l'interno, mentre nel 1934 si provvide a rifare il tetto in ardesia, ridistendere l'intonaco alle pareti e porre un'inferriata all'ingresso. Nel 1946 alcune famiglie sfollate a Brinzio durante la guerra finanziarono ulteriori interventi di restauro: la famiglia milanese Cabassi donò un nuovo altare di marmo, contenente una statua del Cristo morto, i varesini Cranna una tela raffigurante l'Addolorata, che fu posta a coprire l'affresco omonimo del Ronchelli, mentre i ritratti di San Rocco e San Sebastiano, ritenuti troppo rovinati furono del tutto rimossi. Nel 1988 il gruppo alpini di Brinzio avviò un nuovo restauro generale dell'edificio, che riportò allo scoperto l'Addolorata del Ronchelli (la tela del 1946 fu traslata nella sacrestia della chiesa parrocchiale), mentre nel 1997 fu stato installato sul lato esterno che dà verso la strada provinciale l'affresco I volti della leggenda, realizzato dal pittore Mario Alioli in onore dei grandi campioni di ciclismo, sport che ha forti legami con Brinzio. Infine il campanile è stato ridipinto nel 2006. Cimitero La localizzazione del cimitero di Brinzio ha conosciuto diversi spostamenti nel corso del tempo. I primi accenni al riguardo risalgono alla fine del XVI secolo, allorché il vescovo Feliciano Ninguarda annotò la presenza di un camposanto contiguo alla chiesa di San Pietro, che a sua volta ospitava altre tombe al suo interno. Nel 1822 si ha notizia di un nuovo cimitero posto sul luogo dell'attuale parcheggio retrostante la chiesa. La situazione rimase tale fino al 1824, quando il camposanto fu spostato nella zona dell'attuale Parco delle Rimembranze; tale terreno si rivelò tuttavia cedevole, motivo per cui nel 1855 fu inaugurato l'attuale camposanto, situato a est del centro abitato, in località Sartiaga, prospiciente la strada provinciale per Varese. La nuova struttura, sopraelevata, si sviluppa su quattro piani, addossati alla montagna. I primi tre piani sono riservati alle tombe, l'ultimo piano ospita due corridoi di colombari. Interessanti le cappelle gentilizie del primo piano, affrescate tra il 1920 e il 1940 da Annibale Ticinese. In questo camposanto riposano Cesare Musatti, padre della psicanalisi in Italia, e il generale dei Carabinieri Enrico Riziero Galvaligi, ucciso dalle Brigate Rosse nel 1980. Architetture civili Per quanto concerne l'architettura civile, nell'abitato di Brinzio si osservano diversi tipi di edilizia. Il più diffuso è quello delle case a cortile, che consentiva di concentrare in un'unica costruzione abitazioni (spesso plurifamiliari), stalla, fienile e granaio, tutti quanti raggruppati attorno a cortili quadrangolari. Se ne osservano due tipi: il cortile aperto, ovvero con un lato che si apre direttamente sulla via più vicina, e il cortile chiuso, accessibile solo attraverso uno o più portoni. Un esempio di cortile aperto è costituito dalla Curt di Badoll, sita in via Vittorio Veneto, mentre un esempio di cortile chiuso è invece il Cantunasc, in via Monte Grappa. In entrambi i casi si osserva la medesima ripartizione degli spazi: a nord è posizionata l'abitazione, a sud la stalla e sugli altri lati il fienile e/o i magazzini. Un altro esempio di edilizia "povera" è costituito dalle case isolate: questi edifici consistevano solo in abitazioni con annesso granaio, senza stalla (che però spesso veniva aggiunta in seguito riattando un locale del pianterreno). Ne è un esempio la Ca' di Architt ("casa degli archetti"), sita in via Trento. In alcuni casi si osserva anche la tendenza a unire più edifici, originariamente separati, per formare dei cortili, che risultano di forma irregolare. Ne è un esempio quello che viene ritenuto il nucleo più antico del paese, Casée, in via Trieste. Appartiene a questa tipologia edilizia anche la Curt di Lobi ("cortile delle logge"), sita in via Monte Grappa, la cui antichità (si stima possa risalire al XVII secolo) è testimoniata dalla copertura del tetto di uno degli edifici, realizzata in beola, in luogo delle più comuni tegole in cotto. In questo cortile si trova anche un esempio di antica bottega artigiana: la fucina in cui, per circa due secoli, (dal XVIII secolo fino al 1970) operò il fabbro del paese. Tutti e tre gli esempi edilizi di cui sopra presentano la stessa tecnica costruttiva: i muri sono realizzati con ciottoli di fiume, legati da malta e calce a base di sabbia di fiume. Ovunque domina il colore rosso/rosato del porfido. Molto limitato è invece l'uso di laterizi. Del tutto diversa è l'edilizia "ricca", sviluppatasi a partire dai primi del XIX secolo, allorché alcune famiglie di industriali iniziarono a scegliere Brinzio come località di villeggiatura estiva. A tal scopo fecero costruire alcune ville, perlopiù in stile eclettico. L'esempio più importante è Villa Ranchet, sita in viale Cadorna, edificata a inizio Ottocento dalla famiglia Configliacchi, di origine gallaratese, successivamente acquistata dai Ranchet, famiglia di industriali tessili milanesi, che avevano installato proprio a Brinzio una filanda, nei pressi della cascata del Pesegh. Altro Monumento al generale Galvaligi Situato nell'omonima piazza, a ridosso della parete dell'edificio sede della Biblioteca Comunale, è dedicato al generale dei Carabinieri Enrico Riziero Galvaligi, ucciso da due terroristi delle Brigate Rosse il 31 dicembre 1980. Egli era originario di Solbiate Arno e a Brinzio (paese natale della madre) aveva conosciuto la moglie, ivi sfollata da Bologna durante la seconda guerra mondiale. Nel dopoguerra, egli era solito soggiornare a Brinzio con la famiglia nei mesi estivi. La cittadinanza brinziese, a lui molto legata, in seguito al suo assassinio decise di ricordarlo intitolandogli la piazza principale del borgo e posandovi un monumento, che si compone di due lapidi in granito con applicati delle sculture bronzee: nella parte superiore superiore vi è il bassorilievo con il ritratto del generale, che sormonta due tondini con gli emblemi dell'Arma dei Carabinieri e l'iscrizione: Più in basso, sulla seconda lapide, è applicata una scultura raffigurante delle pannocchie di granoturco, contornate dall'epigrafe: Monumento ai caduti Situato in via Trieste, poco sopra Piazza Galvaligi, è costituito da un grosso basamento di granito nero, sormontato da una scultura in bronzo, che mostra un soldato morente aggrapparsi alla Vittoria, che brandisce una corona d'alloro nella mano destra. Creato dallo scultore Pierino Quigliatti di Ganna, requisito durante la seconda guerra mondiale per essere rifuso e utilizzato per fabbricare armi, fu rifatto nel 1956 dal fratello Luigi. Venne inaugurato il 29 aprile dello stesso anno dal generale Guglielmo Orengo. Sul basamento vi è questa iscrizione: Segue l'elenco dei caduti. Aree naturali Laghetto di Brinzio Il Laghetto di Brinzio è un piccolo bacino lacustre di origine morenica situato ad est del centro abitato. Esteso su una superficie di 1,5 ettari e profondo in media 3,5 metri, è un biotopo molto importante dal punto di vista fitologico e zoologico ed è riserva naturale orientata dal 1984. La ricchezza ittica del bacino è tale che il lago è anche una riserva di pesca (con alcune restrizioni). Cascata del Pesegh È originata dal torrente Valmolina, poco dopo la confluenza con i corsi d'acqua della Brivola e del Riazzo. La cascata è costituita da un unico salto, alto 27 metri circa. È situata nei pressi dei ruderi dell'ex filanda Ranchet, notevole esempio di archeologia industriale; dai tempi della seconda rivoluzione industriale e fino ai primi del XX secolo le sue acque furono sfruttate per mettere in moto una turbina, dapprima destinata alla generazione di energia meccanica, in seguito elettrica, per garantire il funzionamento dei macchinari dell'opificio. Nel bosco circostante sopravvivono le condotte forzate e gli alloggiamenti di turbina e alternatori. Masso erratico di Brinzio È un masso di forma tabulare, avente dimensioni di 8x8 m e uno spessore presunto di 3 m, costituito da gneiss, roccia metamorfica di origine alpina e non peculiare della zona brinziese (ove abbondano calcare e porfido). È situato in val d'Intrino, sul versante nord del Campo dei Fiori, a 750 m s.l.m., a sud dell'abitato di Brinzio. Fu trasportato nella sua posizione da un ghiacciaio proveniente dalle zone del Sempione e/o del Gottardo durante la glaciazione del Würm. In origine doveva avere dimensioni ben più ragguardevoli, ridottesi a quelle correnti a seguito dell'erosione degli agenti atmosferici e dell'azione dell'uomo (era uso comune sfruttare la foliazione tipica dello gneiss per tagliare lastre da usare per realizzare muretti delimitanti le proprietà private nei boschi). Dal 1984, con l'istituzione del Parco regionale Campo dei Fiori, il masso è classificato monumento naturale e soggetto a tutela. Alla base del masso si trova una risorgiva che alimenta il torrente Intrino. Parco delle Rimembranze Situato in Via Piave, in direzione del Campo dei Fiori, sorge sul sito dell'antico cimitero comunale, chiuso alla fine del XIX secolo. Recintato da filo spinato (a ricordo delle trincee), esso si presenta come un giardinetto con quattro aiuole d'erba, divise da un vialetto a forma di croce, con al centro una fiaccola tricolore. Nelle aiuole si trovano 27 cippi in porfido, ciascuno con la foto e il nominativo di un soldato caduto. Di questi cippi 23 appartengono a soldati caduti nella prima guerra mondiale, tre a caduti nella seconda guerra mondiale e uno al Milite Ignoto. In fondo al parco, circondato da sei cipressi, vi è un piccolo tempio contenente un affresco di Annibale Ticinese: Il soldato morente si consacra a Dio. Società Evoluzione demografica Abitanti censiti Etnie e minoranze straniere I cittadini stranieri residenti a Brinzio al 31 dicembre 2011 sono 46, pari al 5,2% della popolazione totale. Lingue e dialetti Oltre alla lingua italiana, a Brinzio è utilizzato il locale dialetto varesotto, una variante della lingua lombarda. Vi sono però alcune differenze dal dialetto parlato a Varese città, essendo la località di Brinzio influenzata dalle parlate locali della vicina Valcuvia e anche del Canton Ticino. Come tutti i dialetti lombardi occidentali, anche il varesotto è sostanzialmente una lingua romanza derivata dal latino. L'uso del varesotto sta lentamente regredendo, anche se in maniera meno marcata di altri dialetti lombardi. Religione La parrocchia di Brinzio (costituita ufficialmente come tale il 17 novembre 1886; in precedenza si parlava di "viceparrocchia"), fa parte della diocesi di Como ed è di rito romano. La prima attestazione di un sacerdote brinziese risale al 1473 e la serie dei viceparroci e dei parroci è nota quasi senza lacune dalla fine del XVI secolo. In virtù di un antico privilegio vescovile, fino al 1943, Brinzio poté eleggere il proprio parroco: un'assemblea popolare, inizialmente composta dagli abitanti più benestanti, in seguito dai capifamiglia, votava a suffragio diretto su una rosa di candidati presentata dal vescovo: il candidato che superava un certo quorum di voti, fissato proporzionalmente, veniva nominato parroco. All'occorrenza i votanti potevano altresì chiedere al vescovo di modificare le candidature e inviarne di nuove. Come è facile desumere, vi furono dei lassi di tempo durante i quali il paese restò senza prevosto, a causa del disaccordo popolare sul candidato da eleggere, che più volte sfociò anche in risse. Dal 1947, previa rinuncia dei brinziesi a tal privilegio (pur tollerato dal Codice di Diritto Canonico), i parroci sono nominati direttamente dal vescovo di Como. Dal 2006 la parrocchia di Brinzio è stata accorpata in una comunità pastorale col comune limitrofo di Castello Cabiaglio, retta al 2014 dal parroco don Enrico Molteni. Il monastero femminile La prima attestazione della presenza di un convento di clausura in paese risale al 1492 e consiste in un testamento il cui beneficiario unico era appunto un certo monastero di suore sito a Brinzio. In un altro documento, datato 23 agosto 1493, l'allora sacerdote reggente della chiesa, don Andrea Cavona, certificò la chiesa di Brinzio come proprietà privata delle suore e deliberò alcuni versamenti di denaro e altri beni in loro favore. In cambio le monache si impegnarono a mantenere don Cavona come cappellano. Il contratto riporta altresì una clausola secondo la quale, qualora qualche punto non fosse stato rispettato, ai parrocchiani brinziesi sarebbe stato concesso di eleggere un parroco vero e proprio, elevando così Brinzio al livello di parrocchia. In un documento, risalente presumibilmente al 1496, sono riportati addirittura i nomi delle romite che fondarono la comunità monastica e la regola che si diedero. In questo documento, scritto in un latino sufficientemente scorrevole, si legge che tre donne, Magdalena de Bossis, Margarita de Petrasanta e Catarina de Blanchis, da più di dieci anni avevano emesso i voti e si erano stabilite in alcune case contigue alla chiesa per praticare la vita religiosa. Tutte e tre si trovavano impossibilitate a entrare in monastero, in quanto troppo povere e prive di dote; da ciò derivava la loro intenzione di fondare una propria comunità. In questo documento le tre donne dichiarano di abbracciare la regola e l'ordine di Sant'Agostino e fanno richiesta di autonomia dalle diocesi di Como e Milano, chiedendo dunque di dipendere solo dal Papa. Non è dato sapere se la richiesta sia andata a buon fine, in quanto le notizie, da allora e per un trentennio, mancano. Il monastero viene citato nuovamente in una bolla papale del 9 settembre 1519, che ne sancisce la chiusura e l'unificazione con quello del Sacro Monte di Varese, dando esecuzione alla richiesta della badessa Eufemia de Zeno de Massinago (italianizzabile in "Eufemia da Masnago"). In questa carta le monache vengono definite come francescane, il che fa presumere che la loro precedente richiesta di entrare nell'ordine agostiniano fosse andata a vuoto. Con il trasferimento del monastero, anche tutti i loro beni, comprendenti una vasta superficie di boschi e terreni coltivabili, oltre all'edificio in cui risiedevano, in parte tuttora esistente, passano nel patrimonio del monastero di Santa Maria del Monte. Il rapporto tra le monache (che a dispetto del trasferimento continuarono a risiedere a Brinzio per un altro decennio) e gli abitanti del paese, stando ai documenti disponibili, furono sempre assai burrascosi e segnati da frequenti litigi: pare che i brinziesi, non gradendo il trasferimento del monastero, si vendicarono addirittura malmenando le suore. Come se non bastasse, furono molti gli atti gratuiti di vandalismo perpetrati ai beni delle romite, che costarono ai villici, nel 1540, una reprimenda da parte del vicario generale della diocesi di Como Georgio de Panifino. Nel 1540 le cronache danno come completato il trasferimento del monastero al Sacro Monte di Varese. I beni e i terreni di proprietà delle suore continueranno parzialmente a essere amministrati dal monastero varesino fino a quando saranno confiscati dal governo della Repubblica Cisalpina e messi all'asta. Gli edifici occupati dalle suore (noti come "case colorate") furono pure loro messi all'asta e venduti a privati, per poi essere riacquistati dalla chiesa di Brinzio negli anni 1990; tuttavia versano oggi in stato di abbandono. Tradizioni e folclore Befana del Fondista, fiaccolata notturna sugli sci (5 gennaio) Cavagna di Oeuv, gara di bocce per le vie del paese (Lunedì dell'Angelo) Festa patronale dei Santi Pietro e Paolo (29 giugno) Festa della Madonna del Rosario (settembre) Cultura Istruzione A Brinzio hanno sede due istituti scolastici, entrambi pubblici: l'asilo infantile "Vanini & Piccinelli", fondato nel 1889, e la scuola elementare "Prof. Daniele Piccinelli", unita in istituto comprensivo con una scuola media di Varese. Dal 1975 è attiva la biblioteca comunale Riccardo Dolcini, che dal 2007 ha sede nell'ex casa comunale di piazza Galvaligi. Nel 2008 è stato aperto, in un antico casolare nel centro del paese, il Museo della Cultura Rurale Prealpina "Fam. Angelo Piccinelli", aperto tutto l'anno ogni fine settimana. Il museo, attraverso un'ampia esposizione di attrezzi da lavoro e oggetti di uso comune, offre un'interessante ed esaustiva ricostruzione della vita quotidiana di un paese a vocazione agricola e contadina, come appunto è Brinzio. Media Stampa Il comune pubblica a cadenza semestrale, dal 1996, un notiziario a diffusione gratuita sulla situazione generale del paese. Cucina La cucina brinziese è tipica dell'Insubria. È legata a tradizioni contadine e al legame culinario con le zone vicine, soprattutto con la cucina milanese e Altomilanese. Alcuni piatti caratteristici sono la cassoeula (che in dialetto varesotto è detta anche cassoeura o casöra) e la polenta (abbinata a vari ingredienti). Di grande importanza sono anche le castagne, principale prodotto dei boschi del territorio. Esse vengono consumate cotte (mondelle), essiccate, trasformate in farina, o abbinate ad altri ingredienti. Tra i piatti principali vi è il macch (specie di zuppa a base di castagne secche, riso, acqua, latte e sale), la zuppa di castagne e, tra i dolci, una variante locale del castagnaccio. Letteratura Brinzio è una delle location in cui è ambientato il romanzo Il pretore di Cuvio di Piero Chiara: a Brinzio si troverebbe infatti, secondo la trama, il capanno di caccia dell'avvocato Mario Landriani, assistente del pretore. Eventi Sagra della Madonnina del Brinzio e campionato provinciale di ciclismo (maggio) Festa del rock (luglio) Festa del Pescatore (luglio) Festa degli Alpini (agosto) Sagra del Fungo - mostra micologica (settembre) Castagna day (settembre) Castagnate e battitura delle castagne (ottobre) Pedala con i campioni, manifestazione cicloturistica di beneficenza con la partecipazione di ciclisti professionisti (8 dicembre) Presepi artistici in parrocchia e in paese (Natale) Persone legate a Brinzio Enrico Riziero Galvaligi (1920 - 1980), generale dei Carabinieri, ucciso dalle Brigate Rosse. Partigiano, stabilito a Brinzio nella seconda guerra mondiale, vi conobbe la moglie e nel dopoguerra vi trascorse lunghi periodi dell'anno. Fu sepolto nel cimitero comunale. Cesare Musatti (1897 - 1989), psicologo e psicoanalista, fondatore della psicoanalisi italiana. Scelse il paese come luogo di villeggiatura e, alla morte, fu sepolto nel cimitero comunale. Giovanni Battista Peruzzo (1878-1963), vescovo della Chiesa Cattolica, già parroco di Brinzio tra il 1916 e il 1918. Geografia antropica Urbanistica Il centro storico del paese, ricco di scorci suggestivi, che conserva lo stile architettonico tipico dei villaggi agricoli lombardi, si sviluppa in modo piuttosto irregolare, con strade tortuose e talvolta piuttosto strette, in larga parte pavimentate con acciottolato (la cosiddetta rizzada). Il cuore dell'abitato è la Piazza Galvaligi, su cui si affacciano la chiesa, il vecchio municipio trasformato in biblioteca e la strada provinciale per Varese, la Valcuvia e la Valganna. Da piazza Galvaligi si diparte via Roma, il corso del paese, dalla quale si ramificano pressoché tutte le vie del centro. La morfologia urbana del centro storico evidenzia come lo sviluppo dello stesso avvenne senza una regolamentazione precisa, sebbene non caoticamente: il nucleo più antico del paese, il già citato Casée, sorse nella zona più settentrionale della vallata, alle pendici della collina del Runchétt, che costituisce una propaggine del monte Martica, allo scopo di beneficiare del maggior numero di ore di sole possibili. Attorno ad esso si raccolsero via via tutte le costruzioni che costituiscono il borgo antico, con una tendenza "ad onda" (da nord verso sud) fino ad arrivare a quello che oggi è il tracciato della strada provinciale n° 62. Nella prima metà del XIX secolo si può affermare che con buona probabilità lo sviluppo del centro storico fosse concluso; gli edifici non si spingevano più a sud perché in tal caso l'ombra del Campo dei Fiori li avrebbe coperti, schermandoli dal sole, per buona parte della giornata. Per la stessa ragione, fino agli anni trenta il campanile presentò l'orologio solo sul lato nord, dovendo servire solo il centro abitato. Complice un progressivo calo della popolazione (che tendeva ad emigrare in cerca di maggiori opportunità di lavoro) e il sopraggiungere delle due guerre mondiali, lo sviluppo urbanistico del paese rimase praticamente fermo fino alla fine degli anni quaranta. Solo dopo questo periodo, complice la costruzione della strada provinciale Varese-Gemonio, la nuova e migliorata situazione economica e la de-ruralizzazione della popolazione brinziese, che riprese ad aumentare (un trend che prosegue a tutto il 2012), la costruzione di nuovi edifici ripartì. Da quel momento in poi sempre più terreni prima destinati ad uso agricolo e/o boschivo furono (non senza abusi) soggetti a inurbamento. Proprio per limitare gli abusi, dal 1970 il comune introdusse il sistema del Piano Regolatore Generale (in seguito Piano di Governo del Territorio), per regolamentare l'edilizia sul territorio municipale (che, dal 1984, è soggetto al Parco regionale Campo dei Fiori). Località minori Oltre a Brinzio stessa, sede comunale, il comune non riconosce altre frazioni. Sono tuttavia attestate dodici località minori, tutte caratterizzate da bassissima antropizzazione e vegetazione prativa e/o boschiva: Pau Majur: situata nella zona settentrionale del paese, nella zona del monte Martica, è costituita principalmente da una torbiera. Ranchèt (re Bögia in dialetto varesotto): situata a ovest, al di sotto della Cascata del Pesegh. Il nome deriva da quello degli industriali milanesi che a fine XIX secolo vi impiantarono una filanda. Fonte del Cerro (Scér in varesotto): si trova alle pendici del versante nord del Campo dei Fiori di Varese, a sud del centro abitato di Brinzio. Prende il nome dalla sorgente che vi si trova. Monte Legnone: designa la porzione di territorio comunale comprendente la suddetta montagna (altitudine 750 m s.l.m.) Monte Martica: designa la porzione di territorio comunale comprendente la suddetta montagna (altitudine 1050 m s.l.m.) Cascina Valicci: (Valicc in dialetto varesotto), si trova a nord dell'abitato, sulla Martica. È caratterizzata dalla presenza di prati magri (denominazione che indica appezzamenti erbosi non concimati, sfruttati come pascoli per il bestiame e periodicamente sfalciati, caratterizzati da una notevole biodiversità). Roccolo: anch'esso situato sulla Martica, a poca distanza dalla torbiera del Pau Majur. Passo Varrò: situata a nord-est del paese, prende il nome dal passaggio che porta da Brinzio alla Rasa di Varese, sul massiccio del Campo dei Fiori. Sass dul Scurbàtt (letteralmente "Sasso del corvo"): è una rupe calcarea che è situata perpendicolarmente alla Punta Paradiso del Campo dei Fiori (altitudine circa 800 m s.l.m.) Cascina Pregambarìt: si trova anch'essa sulla Martica, ma più ad est di Cascina Valicci. È costituita quasi unicamente da un grande prato magro rettangolare. Magolcio (Magolch in dialetto varesotto): frazione contigua a Cascina Valicci. Cascata del Pesegh (Cascada dul Pesech in dialetto varesotto): prende il nome dall'omonima cascata di 30 metri d'altezza. Economia Agricoltura L'attività agricola storicamente di maggior importanza è la castanicoltura. Fino circa agli anni settanta del XX secolo grandi aziende dolciarie (come la Zuegg) acquistavano castagne a Brinzio. Verso la fine del XX secolo tale attività, complice il calo della domanda e la de-ruralizzazione della popolazione del paese, è stata progressivamente abbandonata e le selve castanili sono pressoché scomparse. Per far fronte a tale situazione, a partire dai primi anni 2000, per interesse del Parco regionale Campo dei Fiori e di altre istituzioni, nel territorio comunale è stata attuata una massiccia campagna di recupero e di promozione della coltivazione del castagno. Tra le iniziative di maggior rilievo si annovera il progetto interreg IIIA, noto come La città del Castagno, realizzato in collaborazione con l'amministrazione locale del Canton Ticino e con fondi dell'Unione Europea; in questo quadro sono stati attuati progetti di recupero della castanicoltura ed è stato creato di un percorso museale, all'interno del centro abitato e nei boschi circostanti, volto ad evidenziare luoghi e mestieri afferenti a questa attività e a perpetuarne la memoria. A coronamento di questo percorso, nel 2010, per iniziativa di alcuni agricoltori e piccoli proprietari terrieri, è nato un consorzio di castanicoltori con i comuni di Orino e Castello Cabiaglio. Turismo Nei mesi estivi sono soprattutto le sagre ad attrarre i flussi turistici in paese, oltre che all'ambiente naturale ricco di boschi e campagne che circondano il paese, i quali offrono ampie possibilità di escursionismo. D'inverno l'attrazione principale è la pista di sci di fondo che si sviluppa sui prati a sud dell'abitato. Infrastrutture e trasporti Strade Il paese è attraversato dalle seguenti strade provinciali: Strada provinciale n° 45 del Campo dei fiori (che collega Brinzio a Gemonio). Strada provinciale n° 62 del Sasso Marée (altrimenti detta "del Brinzio", che collega Varese a Rancio Valcuvia). Brinzio non è direttamente servito da autostrade, strade statali, ferrovie o aeroporti. Mobilità urbana Il comune, a causa delle ridotte dimensioni del territorio, non necessita di una rete di trasporti urbani. Esiste un collegamento extraurbano, a mezzo autobus, gestito dalla società Autolinee Castano per conto del CTPI - Consorzio Trasporti Pubblici Insubria.. Amministrazione Di seguito è riportato l'elenco dei primi cittadini di Brinzio dall'Unità d'Italia in poi: Gemellaggi Brinzio è gemellato con: Chaux, dal 2013 Altre informazioni amministrative Il comune ospita la sede del consorzio di gestione del Parco regionale Campo dei Fiori ed è, insieme a Masciago Primo, l'unico comune incluso integralmente nel suddetto parco. Inoltre fa parte della Comunità montana Valli del Verbano. Sport A Brinzio ha sede il Centro Fondo Brinzio, costola della Pro Loco, preposto alla pratica dello sci di fondo e alla gestione del relativo impianto. Inoltre vi è lo Sci Club Brinzio (già Sci Club Sette Termini), preposto invece alla pratica dello sci alpino (nel territorio comunale esiste una pista di ridotte dimensioni, sita sulla Martica, in località Pregambarit). Nel laghetto si pratica la pesca amatoriale, regolamentata dall'Associazione Pescatori Dilettanti Brinzio. Dal 1963 Brinzio annualmente ospita, nel mese di maggio, il traguardo dei campionati provinciali giovanili di ciclismo su strada per le categorie "giovanissimi", "esordienti" e "allievi", nell'ambito della cosiddetta Sagra della Madonnina del Brinzio. Il paese è inoltre stato incluso per due volte nei tracciati di gara dei campionati mondiali di ciclismo su strada: nell'edizione del 1951 (per tutte le prove) e nel 2008 (per le prove a cronometro delle categorie élite donne e under 23 uomini). Impianti sportivi Sui prati a sud del centro abitato, nei mesi invernali viene battuta una pista per la pratica dello sci di fondo, che si sviluppa su due anelli di difficoltà variabile, su una distanza rispettivamente di 3 e 5 km, a un'altitudine compresa tra i 497 e i 530 m s.l.m. La pista è battuta meccanicamente con l'ausilio di un gatto delle nevi e di alcune motoslitte, e si presta alla pratica di entrambe le tecniche dello sci nordico (classica e pattinaggio). Un anello di 2,5 km è altresì dotato di illuminazione. L'impianto è gestito dal Centro Fondo Brinzio in collaborazione con lo Sci Nordico Varese, comprendendo un servizio di noleggio materiale e corsi di avviamento alla pratica sciistica. L'apertura della pista è vincolata all'abbondanza delle precipitazioni nevose, non essendo presente un sistema di innevamento artificiale. Note Bibliografia Piero Chiara, Cesare Colombo, Le Prealpi Varesine, Roma, L'Editrice dell'Automobile, 1964. ISBN non esistente Roberto Fassi; Riccardo Prando, Campo dei Fiori, Varese, Macchione Editore, 1994. ISBN non esistente Cesare Musatti, Questa notte ho fatto un sogno, Roma, Editori Riuniti, 1983, ISBN 88-359-0076-X. Carlo Piccinelli, Brinzio: storia e leggenda, uomini e cose, Varese, Tipografia Galli & c., 1930 (ristampato a cura del Comune di Brinzio nel 2010). ISBN non esistente Carlo Scaramuzzi, Ricordi di un Brinzio lontano, collana Il vento della memoria, Varese, Macchione Editore, 2010, ISBN 978-88-6570-000-6. Comune e Pro Loco di Brinzio, AA.VV., Brinzio, Centocase Millecose, Varese, Ask Edizioni, 1994. ISBN non esistente Comunità Montana della Valcuvia, Tra laghi e monti, Varese, Edizioni Nicolini, 1990. ISBN non esistente Touring Club Italiano, Varese e provincia, Milano, Touring Editore, 2002, ISBN 88-365-2444-3. Voci correlate Campo dei Fiori di Varese Parco regionale Campo dei Fiori Valcuvia Valganna Varese Altri progetti Wikizionario contiene il lemma di dizionario «Brinzio» Commons contiene immagini o altri file su Brinzio Wikivoyage contiene informazioni turistiche su Brinzio Collegamenti esterni Pro Loco Brinzio Biblioteca Comunale di Brinzio Museo della Cultura Rurale Prealpina Parco regionale Campo dei fiori
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