Destinazioni - Comune

Avezzano

Luogo: Avezzano (L'Aquila)
Avezzano ([avedˈʣaːno] o [avetˈʦaːno], Avezzanë in dialetto abruzzese) è un comune italiano di 42.627 abitanti della Provincia dell'Aquila in Abruzzo, elevato a Città con Decreto del presidente della Repubblica. È il secondo comune più popoloso della Provincia e il sesto della Regione. Documentata come esistente già nel IX secolo, col tempo è diventata la capitale territoriale della Marsica, di cui è il comune più grande. È sede del Tribunale, della Curia vescovile della Diocesi dei Marsi (ospita la Cattedrale dei Marsi ed il seminario diocesano). Ospita la sede distaccata della Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Teramo e anche alcuni corsi dell'Università dell'Aquila. È sede della Comunità Montana Marsica 1. Nei pressi del casello autostradale della A25 è presente lo snodo commerciale dell'Interporto. La Città di Avezzano è Medaglia d'argento al merito civile poiché fu la quinta città d'Italia per gravità di danni da bombardamenti alleati, come ricorda una targa commemorativa nel Palazzo di Città. Geografia fisica Territorio Considerando l'area comunale, Avezzano ha il Fucino a sud-est, il monte Salviano ad ovest, il monte Velino a nord ed i campi di San Pelino ad est. La città è situata tra i 695 m s.l.m. del settore centrale cittadino e i 740 m s.l.m. della zona Nord, nei pressi dell'ospedale civile, e sta estendendosi progressivamente verso il Velino: il nucleo della vecchia città è situato presso il castello Orsini. Il terreno su cui poggia Avezzano è in lieve declivio con salita in direzione nord-nord ovest. Se consideriamo la macroarea centro-meridionale, la grande fortuna di Avezzano è data dall'ottima posizione geografica: oltre ad essere il centro economico e geografico della Marsica, distando in linea d'area solo 79 km da Roma, 149 km da Napoli, 36 km dall'Aquila e 81 km da Pescara, è collegata con queste città da un'efficiente rete stradale e da due reti ferroviarie. Questa condizione ha sicuramente consentito il rapidissimo sviluppo del capoluogo marsicano nell'ultimo secolo. Clima Per la sua posizione geografica, adagiata com'è presso "le rive" dell'ex lago fucense e circondata da imponenti rilievi, Avezzano è caratterizzata da un clima marcatamente continentale. Valori negativi notevoli possono interessare il cuore della città, ricordiamo infatti come punta estrema i -26 °C dell'11 gennaio 1985. In estate talvolta si superano i 30 °C, ma con un tasso di umidità contenuto e relativa ventilazione. Ancora più estremi i valori negativi che si possono toccare nel settore più a sud, appena fuori dal nucleo più urbano, nell'adiacente altopiano fucense capace di produrre localmente temperature minime particolarmente basse; infatti in alcune occasioni nel Fucino si sono raggiunte temperature minime glaciali, come il 17 febbraio 1956 quando si rilevarono -32 °C presso Borgo Ottomila Avezzano ha una temperatura media del mese più freddo, in gennaio, che si attesta a +2 °C; quella del mese più caldo, agosto, è di +20,5 °C. Nel settore urbano, ha una temperatura media annua di 11.3° In base alle medie climatiche ufficiali 1951-2000 pubblicate dall'ARSSA Abruzzo, la temperatura media del mese più freddo, gennaio, si attesta a +2,9 °C; quella del mese più caldo, agosto, è di +21,1 °C. La temperatura massima assoluta per il periodo 1951-2000 corrisponde a +38,5 °C mentre l'estremo termico negativo per il periodo 1951-2000 di Avezzano secondo i dati ufficiali ARSSA risulta pari a -21 °C. (si sono inoltre raggiunti -26° °C l'11 gennaio 1985). La temperatura media annua di Avezzano è di 11,7 °C con 78 giorni di gelo, mentre la piovosità consiste in 765 mm con 89 giorni piovosi. Qui di seguito è illustrata una tabella riassuntiva dei fenomeni annui, riferita alla stazione meteorologica di Avezzano: Storia Il nome A tutt'oggi l'etimologia più corretta e accettata sarebbe quella del toponimo prediale Avidianum (o fundus Avidianus), dal gentilizio Avidius, da cui deriverebbe direttamente Avezzano, con una sola v e la z sonora. Stando a Cesare Letta, tale gentilizio è attestato nel territorio di Alba Fucens. L'epigrafe classificata come CIL IX 4024, in particolare, recante il nome di due liberti della gens Avidia, fu rinvenuta proprio ad Avezzano: ciò sarebbe il segno tangibile di una sensibile continuità tra la colonia romana e il suo ager. L'ipotesi più suggestiva vuole che derivi da “Ave Jane”, un’invocazione posta sul frontale del tempio consacrato a Giano, il Dio bifronte degli inizi, materiali e immateriali, una delle divinità più antiche e più importanti della religione romana, latina e italica. Di solito è raffigurato con due volti, poiché il Dio può guardare il futuro e il passato. Il suo culto è probabilmente antichissimo e risale ad un'epoca arcaica, in cui i culti dei popoli italici erano in gran parte ancora legati ai cicli naturali della raccolta e della semina. Stando alla leggenda attorno al tempio del Dio Giano ebbe origine la borgata formata dai primi agricoltori stanziati nella zona del Fucino. Altra ipotesi è che il nome della città derivi da "Ad vezzianum", per la presunta presenza in zona in età romana di membri della famiglia patrizia Vezzia (i Vetii). In Avezzano esiste ancora oggi una strada che partendo da via Vidimari incrocia via Marcantonio Colonna, chiamata via Vezzia. Quindi l'evoluzione del nome della città potrebbe essere "Ad Vettianum" (pron. Advezzianum), quindi "Avezzano". Il nome designa la zona. La località, dove è sorta la città, si affacciava all'acqua del lago Fucino che (per la scarsa profondità) Virgilio chiama 'liquidi lacus' (Eneide VII, 760). Avezzano deriva da accadico awûm (palude, stagno, acquitrino), con la terminazione -anu dei nomi di luogo che si affacciano all'acqua. L'infisso -za, con raddoppiamento dell'affricata dentale sonora, corrisponde al pronome dimostrativo accadico ša (quello) in posizione anaforica. Il significato del nome dunque è " luogo (quello) alla palude". Il toponimo dialettale Auzzàne è diffuso dalla provincia di Rieti alla valle del Liri (e oltre fino a Roccamonfina e Sessa Aurunca nel casertano) per indicare i boschi di Ontani (Alnus glutinosa) data la vicinanza con gli ambienti umidi, fa pensare per Avezzano un'etimologia formata su alnetianus, con metafonia ALN> au. Pertanto il nome sarebbe "Auzzane" poi diventato "Avezzane" (che è ancora oggi il nome dialettale), quindi divenuto "Avezzano". IX secolo: le origini di Avezzano Il toponimo Avezzano è attestato per la prima volta nella Chronica monasterii Casinensis di Leone Marsicano. Qui appare citata tra i possedimenti del monastero di Sant'Angelo di Barrea, nella seconda metà del IX secolo (873 circa) sotto Ludovico II, come riporta chiaramente il testo: Hic idem christianissimus imperator circa hoc tempus monasterium Sancti Angeli, quod Barregium appellatur, iuxta tenorem praeceptorum antecessorum suorum Karoli atque Lotharii suo quoque precepto roboravit confirmans ibi omnia, que tam in circuitu suo quam et in pago Marsorum atque Balva, Teate, quoque et Penne atque Aprutio nec non et Asculo multipliciter possedisse antiquitus videbatur. Videlicet in Marsia cellam sancte Mariae in Fundo magno cum omnibus sibi subiectis ecclesiis vel rebus; sanctum Euticium in Arestina; sanctum Paulum super ipsam civitatem Marsicanam; sanctam Mariam in Oretino; sanctum Gregorium in Paterno; sanctam Mariam in Montorone; ecclesiam sancti Salvatoris in Avezano; sancti Antimi ad Formas; sancti Angelis in Alba; sancti Cosme in Ellereto; sancti Angelis in Carseolis cum duabus cellis suis. [...] Dopo tale preziosissimo documento il toponimo ricompare in un diploma di Berengario II del 953, in cui si riconferma il possesso del monastero di Sant'Angelo di Barregio delle due chiese di San Salvatore e Santa Maria in Vico (nominata questa anche in una Bolla di Clemente III, insieme alle chiese di San Bartolomeo e Sant'Andrea). Altri documenti hanno evidenziato che Avezzano come vicus esisteva agli inizi del Medioevo: in una lapide scoperta in zona si evince chiaramente che nel 1156 Avezzano era cinta di mura e che signore della città, nel 1181, era Gentile di Paleara, Conte di Manoppello. Il Medioevo La battaglia di Tagliacozzo, detta anche battaglia di Scurcola Marsicana o dei Piani Palentini, fu combattuta il 23 agosto 1268 dai sostenitori di Corradino di Svevia contro le truppe angioine di Carlo I. Fonte: Divina Commedia (Inf. XXVIII, 18). La vittoria di Carlo determinò la distruzione di Alba Fucens i cui abitanti avevano incautamente tifato a favore di Corradino dalle mura della loro città, "Quando Carlo seppelo, Alve fece guastare" come narra Buccio di Ranallo. Negli stessi giorni avvenne per opera di Carlo la distruzione di Pietraquaria per probabili analoghi motivi. Spopolatasi Pietraquaria che aveva tre chiese: S. Maria di Pietraquaria, San Pietro e San Giovanni, gli abitanti scesero ad Avezzano in piazza Pantano (Largo San Bartolomeo) andando a raddoppiare il numero degli abitanti, arrivando a 1.200 - 1.400 individui. Nel 1268, dopo la vittoria di Carlo D'Angiò su Corradino di Svevia, Avezzano viene elevata a centro di contado, anche se per motivi inspiegabili, continuò ad essere definita "Contea di Albe". Tra la fine del Duecento e la prima metà del Trecento ha termine il processo aggregativo che vide i vari villaggi adiacenti Perata, Scimino, Pennerina, Fonte Muscino, Fonte Gagliano, Casole, Vicenna, San Callisto, Cerrito, Vico, Arrio, Le Fratte, confluire ad Avezzano in piazza Pantano. Fonte: Giuseppe Grossi, Una missionaria nell'Avezzano del '700. La città fu feudo dei Conti dei Marsi, dei Normanni e per diverso tempo degli Svevi. Nel 1371 Avezzano fu saccheggiata e distrutta da Francesco I del Balzo, Duca di Andria, poiché gli avezzanesi avevano parteggiato apertamente in favore di Filippo, principe di Taranto, genero ma nemico del Duca Francesco. In una pergamena del 1371 si ha invece notizia di una sentenza con la quale la Regina di Napoli, Giovanna D'Angiò, sposata con il Re d'Ungheria, dava franchigia e l'immunità popolare, con soggezione solo al Re, ad un avezzanese, mentre in un'altra pergamena, scritta in latino e risalente al 1441, vengono messi a nudo usi e costumi dell'epoca, le strade, le contrade, le voci, i vocaboli e financo i motivi di una vertenza sorta tra luchesi ed avezzanesi in ordine al possesso del territorio "La Penna" edificata dai romani durante le operazioni di bonifica del Fucino. L'Età Moderna Le lotte tra gli Orsini e i Colonna Il XV secolo vede sulla scena le continue lotte tra le famiglie romane degli Orsini e dei Colonna per il possesso delle contee marsicane. Nel 1441 Giovanni Antonio Orsini divenne signore di Avezzano, e quindi anche conte di Albe e di Tagliacozzo, arrivando a controllare un'area vastissima che comprendeva tutta la Marsica occidentale. Presa Trasacco si scatena il primo scontro con i Colonna, legittimi signori di tale contado: nel 1443, Alfonso V d'Aragona riconobbe il feudo conquistato dagli Orsini come loro proprietà. Alla morte senza eredi di Giovanni Antonio le due contee passarono al demanio regio per cinque anni. Succeduto al padre, nel 1458 Ferdinando I confiscò i beni delle contee e vi pose a capo un capitaneo con incarichi militari, penali, politici e civili. Durante la prima rivolta dei baroni, gli Orsini si schierarono dalla parte del re e i Colonna rimasero neutrali: entrambe le famiglie speravano di tornare a possedere Albe e Tagliacozzo. A seguito poi della discesa di Giovanni d'Angiò nel 1459, la Marsica ridivenne teatro di continue rivolte, sedate una volta per tutte dagli alleati di Napoli (tra cui Federico da Montefeltro), i quali cacciarono gli angioini e conquistarono, tra le altre località, Avezzano. Nel 1462, però, risalendo dalle Puglie, il generale di Giovanni, Jacopo Piccinino, assediata e presa Celano, si diresse nuovamente verso le contee occidentali della Marsica, ma venne comunque allontanato di nuovo dagli alleati. Risolta la crisi, Roberto Orsini tornò a regnare sul territorio. Morto senza eredi, i Colonna fecero ripartire le ostilità per la riconquista dei feudi tra il loro esponente, Fabrizio, e Virginio Orsini. Albe fu infine venduta a Fabrizio dal re che necessitava di denaro per riconquistare Otranto dai turchi, nel 1480. Alla notizia che gli Orsini avrebbero sostenuto Sisto IV nella guerra con Venezia contro Ferrara, Ferdinando espulse la famiglia dal regno e donò Tagliacozzo ai Colonna. In seguito, dopo la costituzione di una lega che comprendeva le due avversarie, Napoli e Venezia, fu concesso agli Orsini di riprendere i loro territori marsicani, ma da Avezzano, Giovanni Colonna fece intendere di non voler cedere Albe: il papa, con gli Orsini, devastò allora i possedimenti romani dei Colonna. Eletto papa, Innocenzo VIII appoggiò i Colonna che si schierarono con lui durante la seconda rivolta dei baroni (1485), mentre gli Orsini riappoggiarono Ferdinando. Nuovamente la Marsica divenne luogo di scontro, specialmente Avezzano, che si dichiarò fedele ai Colonna: Virginio Orsini cominciò a invadere l'Abruzzo, mentre Fabrizio Colonna venne accolto festosamente dagli avezzanesi e dagli albensi. Dopo la pace tra Roma e Napoli, nel 1486 Albe tornò agli Orsini e i Colonna ripresero possesso dei loro possedimenti romani. Nel 1490 Virginio eresse il poderoso castello, per rivendicare la sua signoria sul contado e, soprattutto, come monito per la burrascosa popolazione di Avezzano (Ad exitum seditiosis Avejani, come riporta un'iscrizione sul portale). Dalla signoria dei Colonna all'abolizione dei feudi L'Età Contemporanea Dalla Restaurazione all'Unità d'Italia Famiglie storiche di Avezzano Dopo l'abolizione dei feudi nel 1806, la contestuale vendita del castello da parte dei Colonna e l'addio dei feudatari, amati per il ruolo centrale che avevano fatto assumere alla città con la loro presenza a palazzo da cui il motto avezzanese "Popolo e Colonna" (Fondo Spina, Biblioteca Cominale Avezzano), la città continuò il suo ruolo guida nel territorio marsicano (XIX sec.) attraverso la nomina della Sottoprefettura, l'apertura del Tribunale e della Scuola Normale Matilde di Savoja. La mutata situazione socio-economica determinò l'emergere di casati che si posero in evidenza nella vita politica e culturale cittadina, dando ciascuno uno o più Sindaci alla città: gli Aloisi, i Corbi, i Mattei, i Miloni, i Lolli, gli Orlandi, i Serafini, gli Spina. 1875: il prosciugamento del Lago Fucino Ad opera del banchiere Alessandro Torlonia, nel 1875 fu interamente prosciugato il lago che aveva una superficie di 14.775 ettari, terzo d'Italia per estensione. (Fonte Archivio Regione Abruzzo in Avezzano, Ex ARSSA). L'opera ancora oggi considerata colossale, seconda solo alla diga di Assuan richiese decenni di lavoro per maestranze e tecnici. Per i calcoli ed il progetto di prosciugamento idrico, il Torlonia si avvalse della collaborazione degli ingegneri Brisse e Afan de Rivera. Il Fucino che aveva una superficie di 14.775 ettari ed una profondità massima nel bacinetto di metri 30, defluì lentamente, riversato nel fiume Liri attraverso i cunicoli dell'imperatore Claudio a cui Torlonia aggiunse altri canali e sfiatatoi. Liberata l'area dalle acque sorse così la Piana del Fucino, una fertile superficie destinata a coltivazioni agricole. Il Torlonia, elevato a titolo nobiliare di Principe dal Re d'Italia per il prosciugamento del Fucino, e proprietario delle terre per 99 anni, invitò dalle Marche e dalla Puglia mezzadri ed agricoltori a cui vennero affidati gli appezzamenti. Con la Riforma agraria gli stessi mezzadri e braccianti marsicani divennero negli anni cinquanta proprietari delle terre. L'economia di Avezzano già in fase di decollo per i servizi locali e la coltivazione di frutta, ebbe una forte impennata con le coltivazioni di ortaggi, carote, patate e barbabietole e con l'indotto venutosi a creare. Il terremoto del 1915 Il Terremoto di Avezzano fu un evento sismico di indicibile gravità, avvenuto il 13 gennaio 1915. Colpì l'intera area della Marsica, nell'interno abruzzese. Il sisma del 1915 ancora oggi per danni e numero di vittime è classificato come il secondo terremoto in Italia: causò più di 30.000 vittime di cui 9.328 ad Avezzano, su un totale di 120.000 persone residenti nelle aree disastrate. Alle ore 07:48 esplose nella sua violenza distruttrice, raggiungendo l'undicesimo grado della scala Mercalli e nei successivi mesi con circa 1000 repliche. La scossa iniziale fu avvertita in tutta l'Italia centrale, con energia liberata pari o superiore al VII grado della Scala Richter. Danni si ebbero a Roma, distante circa 100 km dall'epicentro, come al confine della Campania, a Nord fino a Fermo e verso Est oltre la valle dell'Aterno. L'Italia era alla vigilia dell'ingresso nella guerra contro l'Austria, questo, se da una parte salvò i giovani marsicani partiti per il fronte, dall'altra causò notevoli problemi di ordine logistico nell'affrontare e coordinare i soccorsi. Moltissimi furono i decessi tra i feriti costretti all'addiaccio nei paesi montani della Marsica nei gelidi giorni di quel gennaio, particolarmente rigido. Oltre ad Avezzano scomparirono paesi e città bellissime, Gioia dei Marsi, Collarmele, Lecce nei Marsi, Ortucchio, Trasacco, Pescina, Balsorano, Morino. Tanti i paesi gravemente danneggiati, da Pereto a Pescasseroli, ognuno pagò il suo numero di morti. Avezzano venne completamente rasa al suolo, le vittime furono 9328 su un totale di 15.000 abitanti. I pochissimi sopravvissuti (in gran parte feriti) rimasero senza tetto poiché tutti gli edifici crollarono su sé stessi tranne il villino Palazzi in via della Stazione, al quale è stata applicata una targa commemorativa. Il terremoto isolò completamente la zona e la notizia del disastro fu segnalata solamente nel tardo pomeriggio; i soccorsi, partiti la sera del 13 arrivarono il giorno dopo a causa dell'impraticabilità delle strade causata da frane e macerie. Più di 9000 uomini, fra militari, enti e civili tra cui la Croce Rossa Italiana, i Bersaglieri e i volontari Scouts del CNGEI, vennero impegnati per i soccorsi, i trasporti dei feriti agli ospedali e la distribuzione dei viveri. A coloro che si distinsero maggiormente fra i soccorritori, venne riconosciuta una medaglia di benemerenza. L'evento sismico mise in evidenza l'impreparazione dello Stato dinanzi ad eventi di tale gravità. Erminio Sipari, deputato del collegio di Pescina, portò la protesta di quelle vittime che probabilmente si sarebbero potute salvare se i soccorsi fossero stati più tempestivi. Particolare menzione merita il cittadino Camillo Corradini a cui con riconoscenza l'Amministrazione Comunale e la cittadinanza hanno dedicato la principale strada della città ed un busto bronzeo in piazza Risorgimento. Liberale crociano, negli anni della ricostruzione post terremoto fu Ministro della Pubblica Istruzione, all'epoca anche con ruolo di Lavori Pubblici. Grazie all'impegno di Corradini, notevoli fondi furono spostati sulle opere pubbliche della città che in breve tempo fu ricostruita. Altra menzione merita Don Luigi Orione ora santo, che giunse tempestivamente dopo il sisma ed instancabilmente si prodigò per gli orfani avezzanesi, creando in città l'Istituto Don Orione, in via Corradini. Il terremoto del 1915 interessò un settore della catena appenninica fino ad allora caratterizzato da una sismicità poco documentata. Come per tutti gli altri terremoti della zona, precedenti e successivi, la causa fu lo slittamento di un'importante faglia. Avezzano era una cittadina di circa quindicimila abitanti; il prosciugamento del lago Fucino faceva sentire i primi influssi sull'economia dell'area, nell'agricoltura e nel settore terziario. Le immagini del "Giorno della grande ira", come titolò lo storico Antonio Falcone, resteranno per sempre impresse nelle menti di giovani ed anziani. Nessuno potrà dimenticare la solidarietà dei paesi europei, inclusa l'Austria, nemica sul fronte, l'arrivo dell'allora Re d'Italia, Vittorio Emanuele III, le preghiere di Papa Benedetto XV, l'aiuto alle migliaia di orfani di San Luigi Orione e di San Luigi Guanella, l'opere di Ignazio Silone e Benedetto Croce. Particolarmente impressionanti le immagini riportate dalle oramai rarissime cartoline d'epoca della collana di Furio Arrasich. Avezzano perse i suoi monumenti importanti: il Castello Orsini, la Collegiata di S. Bartolomeo, il Palazzo Torlonia, il Teatro Ruggeri, il municipio e negli anni che seguirono subì, come tutta la regione, un ulteriore forte calo demografico. Una delle cause fu la guerra che impegnò le risorse nazionali per lungo tempo determinando la scarsità di materiali e di manodopera. Dopo una breve ripresa negli anni venti, la ricostruzione si fermò di nuovo a causa di una crisi economica. Alcune casette antisismiche post terremoto sono state trasformate oggi in stalle o rifugi e insieme ai pochi ruderi ancora visibili del terremoto, rappresentano la memoria storica e tangibile dell'evento. Fonte: La Notte di Avezzano, documentario di Raffaello Di Domenico proiettato il 13 gennaio 2010 e 2011 in Avezzano. La Prima guerra mondiale: il Concentramento Austriaco Alcuni giovani avezzanesi ebbero salva la vita dal terremoto perché il 13 gennaio mattina si trovavano in stazione in attesa del treno per recarsi alla visita di leva militare. Nonostante la possibilità di essere esonerati dal servizio in guerra, gli avezzanesi vollero comunque partecipare come soldati dell'esercito alla Prima guerra mondiale. Dato il vuoto generazionale generatosi, il Governo Italiano, decise di istituire un campo di lavoro per prigionieri austriaci ad Avezzano nel quartiere che poi prese nome di "Concentramento". Grazie al lavoro continuo dei prigionieri austriaci che furono impiegati per lavori di opere pubbliche finalizzati a ricostruire la nuova Avezzano, la città rinacque. Tra le opere realizzate da questa comunità vanno ricordate: il rimboschimento della Pineta del monte Salviano, i servizi viari cittadini e varie costruzioni architettoniche. Da menzionare la casa-comando in legno del campo di Concentramento, sita dietro l'attuale chiesa di Madonna del Passo. Fin dalla istituzione del campo di concentramento era presente alla base del monte Salviano (poi via Piana) anche il cimitero dedicato esclusivamente agli austriaci deceduti durante la prigionia. A seguito dell'espansione edilizia della città oltre la Chiusa Resta, nel 2007 si è proceduto alla riesumazione dei resti e con cerimonia ufficiale alla restituzione alle autorità austriache delle spoglie. Avezzano sede della Diocesi dei Marsi Fondata, secondo la tradizione, da San Marco Galileo e retta in seguito da San Rufino e suo figlio Cesidio nel III secolo, la Diocesi dei Marsi ha avuto, nei secoli, diversi spostamenti della cathedra episcopi, dall'antica sede di Marruvium fino a quella definitiva di Avezzano. Nel 1580, con una Bolla pontificia (In suprema dignitatis, di Gregorio XIII), la cattedra venne spostata dall'antica cattedrale di Santa Sabina (sita in Marruvio) a Pescina, nella cattedrale di Santa Maria delle Grazie, ove rimase fino ai primi anni del XX secolo. L'ultimo trasferimento della sede vescovile fu quello definitivo, da Pescina ad Avezzano. Questo fatto, sanzionato definitivamento il 16 gennaio del 1924 con la Bolla Quo Aptius di Pio XI, suscitò non poche polemiche: i pescinesi intrapresero un fitto scambio epistolare con la Curia per evitare il trasferimento. Tuttavia i prodromi per il trasferimento sembrano risalire addirittura a un secolo prima, nel 1811, quando Avezzano venne scelta come capoluogo di distretto: da quell'anno cominciarono i tentativi della città per diventare sede anche della Diocesi. Nel 1843 gli avezzanesi riuscirono ad ottenere il consenso da Roma e da Napoli, ma non dal vescovo appena insediato, monsignor Michelangelo Sorrentino: quella del presule fu una scelta senza dubbio prudente, ma che non teneva conto della sempre più inarrestabile ascesa di Avezzano al ruolo di capoluogo politico ed economico della provincia, di cui già era il comune più popoloso (in quegli anni cominciarono, tra l'altro, i lavori per il prosciugamento del Fucino e Torlonia aveva posto il suo quartier generale proprio in città). Un altro tentativo importante fu nel 1884, quando, dopo l'Unità d'Italia, tutte le faccende amministrative della Curia cominciarono ad essere svolte dagli uffici civili di Avezzano, ma anche in questo caso le richieste degli avezzanesi non furono soddisfatte. Finalmente, nel 1911, quando Pio Marcello Bagnoli venne ordinato vescovo, ci si rese conto che la cathedra episcopi non poteva che trovare sede nel centro principale della Marsica. Così, dopo il terremoto del 1915, il vescovo fu costretto a scegliere tra il ricostruire tutti gli uffici vescovili di Pescina o il costruirne di nuovi in Avezzano. Fu scelta la seconda possibilità, ma il braccio di ferro tra Pescina e il vescovado continuò fino al 1922, quando il "Comitato per la difesa di Pescina" diffuse un opuscolo intitolato Per la sede episcopale e pel seminario di Pescina - L'antica sede della cattedrale dell'Episcopato e del seminario dei Marsi, in cui venne giustificata la reazione dei pescinesi. Anche quest'ultimo tentativo venne ignorato dal vescovo, che rimase irremovibile nella sua decisione, confermata dalla succitata Bolla pontificia del 1924, la quale recita: Quo aptius dioecesis regimini prospiciatur, attentis etiam praesentis temporis adiunctis, Nos utile ac necessarium duximus episcopalem Marsorum sedem et cathedram transferre a civitate Piscina ad civitatem Aveanum, fere in medio Marsorum territorio sitam, dum Piscina in extremis est: et insuper propter vias ferreas praefata urbs Aveanum etiam faciliorem aditum commerciumque habet cum universa dioecesi. Quare, suppleto, quatenus opus sit, quorum intersit aut sua interesse praesumant, consensu, de Apostolicae potestatis plenitudine, a civitate Piscina sedem et cathedram episcopalem Marsorum, una cum Seminario et cum cathedrali Capitulo [...] ad urbem Aveanum transferimus, cum omnibus iuribus, privilegiis, honoribus et praerogativis, quibus ceterae episcopales sedes gaudent, reservato tamen antiquae ecclesiae Beatae Mariae Virginis ad Nives Piscinae titulo et honore concathedralis. Ecclesia autem Aveani exstruenda sub titulo S. Bartholomaei Apostoli, quum primum fuerit perfecta et consecrata, Cathedra erit pro Episcopis Marsorum; ibique etiam Capitulum cathedrale servitium chorale iuxta canonicas leges obibit. [...] Cronotassi dei Vescovi dei Marsi dal trasferimento della Diocesi ad Avezzano Pio Marcello Bagnoli, O.C.D. † (14 dicembre 1910 - 17 gennaio 1945, deceduto) Domenico Valerii † (9 agosto 1945 - 10 novembre 1973, ritirato) Vittorio Ottaviani † (10 novembre 1973 - 22 aprile 1977, dimesso) Biagio Vittorio Terrinoni, O.F.M.Cap. † (22 aprile 1977 - 23 giugno 1990, ritirato) Armando Dini (23 giugno 1990 - 21 novembre 1998, nominato arcivescovo di Campobasso-Boiano) Lucio Angelo Renna, O.C. (9 giugno 1999 - 2 settembre 2006, nominato vescovo di San Severo) Pietro Santoro, dal 28 giugno 2007 a oggi L'epoca fascista e la seconda guerra mondiale Durante il ventennio fascista fu completata la bonifica del lago del Fucino per volontà di Mussolini, dato che in alcuni appezzamenti il terreno era acquitrinoso. Mussolini desiderava creare più spazio possibile alle coltivazioni della conca. Avezzano e la Provincia dei Marsi Un capitolo caldo della storia recente di Avezzano è certamente quello della lunga e infruttuosa lotta per l'istituzione di una "Provincia dei Marsi". Già dagli anni venti del XX secolo l'avezzanese Camillo Corradini, eletto al Parlamento del Regno d'Italia, si impegnò per sostenere l'istituzione di una provincia che avesse la sua città come capoluogo. Nonostante un forte interessamento della politica marsicana e addirittura nonostante le forti pressioni del vescovo di allora, monsignor Bagnoli, non si raggiunse il tanto agognato obiettivo, senza contare inoltre che tra il 1926 e il 1927 vennero istituite ben diciassette nuove province. Continue furono le istanze presentate negli anni allo stesso Mussolini, ma anche nel 1932 Avezzano non venne elevata a provincia. Nel 1938, nuovamente, la città a gran voce richiese la Provincia al Duce in persona in occasione della sua visita, il 12 agosto di quell'anno: dal palco eretto in Piazza Risorgimento, ai piedi della costruenda cattedrale, Mussolini ebbe modo di dire: "Sono venuto per vedere quello che è stato fatto e quello che si dovrà fare!". Dalla folla osannante si levò un grido: "Desideriamo Avezzano Provincia!". Dopo la guerra, nel 1946, i sindaci marsicani con a capo il primo cittadino di Avezzano, Antonio Iatosti, si appoggiarono invano anche a Benedetto Croce per richiedere nuovamente al Parlamento una proposta di legge atta a istituire la Provincia dei Marsi. Si continuò su tale strada ancora con due progetti di legge destinati a fallire, nel 1957 e nel 1974. Nel 1986 il sindaco di Avezzano, Sergio Cataldi, riuscì a riunire numerosissimi sostenitori del progetto per presentare una definitiva proposta di legge, di iniziativa popolare, per l'istituzione della provincia. Sottoscritta da ben più di cinquantamila marsicani, tale iniziativa fu però, come le altre, destinata al fallimento. Nonostante tutto ci sono stati altri tentativi nel corso degli anni per ottenere tale riconoscimento. La caparbietà nel portare avanti l'istanza di AZ provincia viene vista ancora oggi con profonda ammirazione da tutti i marsicani. Avezzano oggi Nonostante il disastro del terremoto e i bombardamenti del 1944 durante la Seconda guerra mondiale che distrussero la città per la seconda volta e che le fecero meritare il riconoscimento della Medaglia d'argento al merito civile, Avezzano si riprese raggiungendo in pochissimi anni un incremento demografico straordinario e un posto di rilievo nei settori produttivi. Oggi, grazie alla sua evoluzione, Avezzano è una città in piena ascesa ed espansione, tra le più dinamiche dell'Abruzzo, lo dimostra l'esplosione demografica da 1.500 individui superstiti dopo il sisma del 1915 ai 42.600 abitanti nel 2012. Ha valorizzato le risorse locali, potenziato l'imprenditoria agricola e incrementato il tessuto economico e industriale, creando un Nucleo Industriale e favorendo l'insediamento di importanti industrie che hanno determinato una trasformazione della vita sotto il profilo sociale, culturale, economico e turistico. L'investimento nelle strutture scolastiche ha prodotto importanti effetti: nella provincia dell'Aquila è la città che vanta la più consistente popolazione studentesca (media inferiore e superiore). Ospita, come già ricordato, la Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Teramo e la Facoltà di Scienze Infermieristiche dell'Università dell'Aquila. Ha potenziato la Cultura con la nascita della Sezione di Avezzano dell'Archivio di Stato, gli scavi archeologici presso l'ex Colleggiata di S. Bartolomeo e rendendo operativo il Teatro dei Marsi, polo culturale di riferimento per un bacino di 120.000 utenti marsicani. La prevista nuova Biblioteca Comunale nella nuova sede in via Garibaldi verrà destinata ad altro scopo a causa del peso che avrebbe determinato la mole dei volumi. La città ha subito danni insignificanti dal Terremoto dell'Aquila del 2009. Le accelerazioni al suolo, misurate da un accelerometro presso il castello di Avezzano, sono state di circa 69–70 cm/s², un valore dieci volte inferiore rispetto alle accelerazioni misurate nell'Aquilano. Simboli Stemma: d'azzurro, al San Bartolomeo di carnagione, in maestà, aureolato d'oro, capelluto e barbuto di nero, mirante verso l'alto, i fianchi e parte delle gambe drappeggiati di rosso, il braccio destro alzato, la mano destra impugnante il coltello del martirio, posto in banda, con la punta all'insù, d'argento, la spalla sinistra coperta dalla pelle del Santo, al naturale, pendente fino al fianco sinistro, attraversante il drappeggio, terminante con le mani e con il viso, rovesciati, il Santo sostenuto dalla pianura diminuita, d'oro. Ornamenti esteriori da città. Gonfalone: drappo di giallo, riccamente ornato di ricami d'oro e caricato dallo stemma sopra descritto con la iscrizione centrata in oro, recante la denominazione della città, le parti in metallo ed i cordoni saranno dorati. L'asta verticale sarà ricoperta di velluto giallo con bullette dorate poste a spirale. Nella freccia sarà rappresentato lo stemma della città e sul gambo inciso il nome. Cravatta con nastri ricolorati dai colori nazionali frangiati d'oro. Onorificenze Monumenti e luoghi di interesse Architetture religiose La Cattedrale dei Marsi, dedicata al protettore di Avezzano, San Bartolomeo. Voluta strenuamente da monsignor Bagnoli come simbolo del trasferimento della Diocesi ad Avezzano, fu progettata dall'autore del Piano Regolatore della città, l'ingegner Sebastiano Bultrini, e venne solennemente consacrata nel 1942. Fu bombardata dagli Alleati nel 1944, ma fortunatamente venne salvata dall'esplosione dal giovanissimo Ennio Piccone, che coraggiosamente entrò nella chiesa, sfilò la spoletta e disinnescò la bomba. Oggi la cattedrale rappresenta sicuramente il simbolo della città di Avezzano, ponendosi come poderoso sfondo dell'ampia piazza centrale, con una facciata neorinascimentale di travertino. I tre portali sono sormontati da mosaici che raffigurano Cristo e i due protettori di Avezzano, la Madonna di Pietraquaria e San Bartolomeo, e sono collegati con altrettante navate spoglie di decorazioni, illuminate dal grande rosone e dalle vetrate della cupola; è affiancata (sul lato di via Marconi) da un alto campanile che svetta su tutta la città e che da ogni punto di essa è ben visibile. La cattedrale è inoltre dotata di un grande organo costruito dalla Ditta Tamburini nel 1975. Il santuario della Madonna di Pietraquaria, sul Monte Salviano, devotamente ricostruita dal popolo avezzanese agli inizi dell'Ottocento su una base del Duecento. La chiesa di San Giovanni Decollato, di originaria costruzione trecentesca, fu gestita dai francescani fino al 1912, quando divenne parrocchia e passò dunque sotto la gestione della Diocesi. Quasi completamente distrutta dal sisma del 1915 (collassò la cupola, oggi non più presente), venne ricostruita negli anni trenta su progetto dell'ingegner Loreto Orlandi, con l'aggiunta di un pregevole portale laterale proveniente dalla distrutta chiesa di Santa Maria in Vico. Il risultato fu comunque una mescolanza di stili, con la presenza di elementi decorativi barocchi all'interno e sulla facciata e il portale centrale rinascimentale. I grandi quadri del catino absidale rappresentano scene della vita del Battista e il battesimo di Cristo. Nel 2012, infine, la chiesa ha subito un restauro totale: in particolare, è stata evidenziata l'iscrizione latina Quam terribilis est locus iste, tratta dall'Antico Testamento (Genesi, 28, 17) e posta sul frontone della facciata. Oltre alla sua importanza storica è da tener conto l'importante ruolo che essa ricopre per il quartiere di San Nicola e per la città: la sua Confraternita è la più antica (fondata nel 1490) e, ogni anno, è impegnata con la parrocchia di San Rocco nell'organizzazione della processione del Cristo morto. La moderna chiesa di San Rocco, progettata dall'architetto Giuseppe Zander. La chiesa della Santissima Trinità, in via Garibaldi. La chiesa di San Pio X, nel rione Borgo Angizia. La chiesa di Santa Maria Goretti, nel quartiere di Borgo Pineta. La recente chiesa dello Spirito Santo, nel quartiere Pulcina. La chiesa di Sant'Isidoro Agricoltore, in piazza Tiziano Vecellio nella frazione di Borgo Via Nuova. La chiesa di San Gabriele dell'Addolorata presso strada 11 del Fucino. Architetture civili Palazzo Torlonia con il retrostante parco ex-ARSSA, sede degli uffici dell'Agenzia Regionale per i Servizi di Sviluppo Agricolo in Abruzzo, ex Ente Fucino. All'interno del parco il casino di caccia ligneo, opera dell'architetto Giuseppe Valadier. Le numerose villette in stile Liberty situate nel centro della città. Liberty anche l'unico edificio che ha resistito al terremoto del 13 gennaio 1915 situato all'angolo tra via Garibaldi e via Valeria edificato agli inizi del XX secolo. Il Palazzo di Città, progettato dall'ingegner Sebastiano Bultrini e inaugurato nel 1923. Presenta uno stile ispirato alle ville toscane del Quattrocento. La sala consiliare è adornata da affreschi eseguiti dal pittore Ferdinando Trabuzzi, uno dei quali raffigurante la decisa e volenterosa ricostruzione di Avezzano dopo il terremoto del 1915. L'ampia e luminosa piazza Risorgimento a pianta rettangolare, opera dell'ingegner Mazzocchi, dotata di una fontana circolare. Il Tribunale, in stile neoclassico eclettico, progettato dall'architetto Luigi Gallo. Il monumentale edificio (uno dei più importanti di Avezzano) venne inaugurato nel 1930 ed entrò immediatamente in funzione. Nel 1944 venne totalmente distrutto dai bombardamenti alleati, ma nel dopoguerra venne riedificato seguendo fedelmente il progetto originario. Nel 2012, a seguito delle manovre di tagli dell'esecutivo di Mario Monti e nonostante una lunga battaglia degli avvocati e dei sindaci marsicani per la sua salvaguardia, si è decisa la chiusura che avverrà nel 2015 insieme ad altri trentasei tribunali in tutta Italia. Il Memorial ai piedi del Monte Salviano, eretto in ricordo delle 9.238 vittime del terremoto del 1915 (opera del pittore e scultore Pasquale Di Fabio). La Biblioteca, sede dell'Agenzia Regionale per i Servizi Culturali con auditorium e biblioteca in via Cavalieri di Vittorio veneto, dell'architetto Paolo Portoghesi. Il Teatro dei Marsi, in via Cavalieri di Vittorio Veneto, inaugurato nel 2006, con una capienza di circa 800 posti. Il nuovo Municipio, di grandi dimensioni, edificato adiacente alla chiesa dello Spirito Santo nel quartiere della Pulcina. Monumenti Totalmente rasa al suolo nel 1915 e di nuovo nel 1944, la città di Avezzano non presenta un aspetto monumentale come altre località abruzzesi. Si ricordano però i due portali in pietra della chiesa di San Nicola, conservati nel Museo Comunale in Piazza della Repubblica; la facciata e il campanile della chiesa di San Giovanni Battista, con il portale laterale, proveniente dalla distrutta chiesa di Santa Maria in Vico; il Museo Lapidario Marsicano costituito di una ricca collezione di reperti lapidei funerari di epoca romana, situato nei sotterranei della sede municipale. Il fontanile cinquecentesco di Marcantonio Colonna, sito nell'omonima strada; la fontana circolare ottocentesca posta al centro di villa Torlonia, donata dai Principi Annamaria e Giulio agli avezzanesi dopo il prosciugamento del lago Fucino. I resti della facciata della Colleggiata di San Bartolomeo in largo S. Bartolomeo, distrutta dal terremoto del 1915, il cui rudere è diventato un simbolo della città. Interessante anche il bronzeo Monumento ai Caduti delle Guerre, precedentemente posto in Piazza Risorgimento, poi in piazza Torlonia, realizzato dallo scultore neoellenistico Ermenegildo Luppi. Quasi alla sommità del sentiero di salita al Salviano si incontra la cappellina che conserva la pietra dove all'inizio dell'Ottocento si dice che il cavallo della Madonna incise con un colpo un suo zoccolo. In quell'incontro Maria chiese ad un pastorello sordomuto avezzanese, ridandogli udito e parola, di invitare gli avezzanesi a ricostruire il santuario di Pietraquaria a Lei dedicato. Castello Orsini-Colonna Il castello Orsini-Colonna è un castello situato nel comune di Avezzano. Fu voluto nel 1490 da Gentile Virginio Orsini che lo fece edificare attorno ai resti della distrutta torre di Gentile da Palearia, signore di Manoppello. Dopo il completamento dei lavori di recupero attuati negli anni novanta, nel maniero è stata inserita a piano terra una platea per lo svolgimento di convegni e spettacoli mentre al primo piano è stato insediato il Museo di Arte Moderna di Avezzano. Un elemento che caratterizza il castello è la disposizione delle quattro torri angolari, che risultano perfettamente allineate con i punti cardinali del magnetismo terrestre. Archeologia La Grotta di Ciccio Felice, alle pendici del Salviano; un insediamento preistorico individuato nei pressi della strada Circonfucense, in corrispondenza di Strada 6. L'area di scavo archeologico dell'ex Collegiata di San Bartolomeo in via Orazio Mattei; i ritrovamenti della villa romana presso il centro commerciale "I Marsi" sulla Via Tiburtina Valeria ed il vicino complesso archeologico romano di Alba Fucens (Comune di Massa d'Albe). L'emissario torloniano del Fucino (il cosiddetto Incìle) presso il canale collettore principale ed i Cunicoli di Claudio realizzati per la regolazione idrica del livello del lago Fucino. Aree naturali Tra la vegetazione più caratteristica figurano gli alberi con funzione frangivento dimorati in filari attorno ai canali del Fucino: pioppi, carpini e cerri. Le strade di Avezzano sono adornate di alberi di ippocastani i cui frutti hanno potere antinfiammatorio. Pianta tipica di Avezzano è la salvia che ricopre il versante est del monte sacro agli avezzanesi, il Monte Salviano. Questa pianta era usata fino alla fine dell'Ottocento per insaporire i cibi e per l'igiene orale. Le fioriture sono caratterizzate da gigli (specie protetta da una Legge Regionale dell'Abruzzo), campanule, sassifraghe, primule, genziane, garofanini e numerose orchidee. Menzione a parte merita la stella alpina appenninica, una pianta rarissima sulle montagne dell'Appennino. La Marsica è nota per le tradizioni legate alla presenza di serpenti. Ricordiamo la festa dei "Serpari" dedicata a San Domenico a Cocullo, di origine pagana, ed il culto della dea Angizia (dal latino Angitia), dea marsa protettrice dei serpenti (dal latino anguis, «serpente») a Luco dei Marsi. Il viaggiatore inglese Edward Lear, passando attorno ad Avezzano nella prima metà dell'Ottocento, racconta della presenza di questi serpenti durante un viaggio in barca sul lago Fucino in località Petogna. Tra i rettili va segnalata la vipera comune e l'innocua biscia. Quest'ultima staziona nelle pietraie, vicino ai corsi d'acqua e nelle zone di bassi cespugli di ginepro. Una specie di piante della famiglia delle Iridacee tipica di questo territorio è l'Iris Marsica (o Giaggiolo della Marsica). Il Parco Torlonia Situato su un'area pianeggiante a pianta triangolare tra via Roma e piazza della Repubblica, nell'attuale Parco Torlonia originariamente gli avezzanesi mettevano il grano a seccare. Il Parco venne ornato di alberi e siepi e dotato di una fontana circolare dal Principe Alessandro Torlonia e da sua moglie nella fine dell'Ottocento, in dono alla cittadinanza avezzanese. La cittadinanza ricambiò erigendo nello spigolo sud del Parco un busto bronzeo al Principe Alessandro Torlonia. In tale parco, all'indomani del sisma del 13 gennaio 1915, si rifugiarono gli avezzanesi superstiti. Il Parco ex ARSSA Così chiamato per distinguerlo dal Parco Torlonia, pur avendo questo diritto allo stesso nome in quanto esistente all'interno del Parco del palazzo Torlonia. Di pianta rettangolare si estende per vari ettari e comprende spazi espositivi, una sala convegni ed un museo. La pineta Realizzata in Borgo Pineta durante la prima guerra mondiale dagli austriaci detenuti nel campo di concentramentoei ivi localizzato (gli stessi che furono impegnati nel riboschimento del vicino monte Salviano), ha lo scopo di proteggere Avezzano dai venti invernali provenienti dal monte Velino. La vegetazione della pineta consiste esclusivamente in sempreverdi di medio - alto fusto. All'interno sono presenti importanti e frequentati impianti sportivi, nonché un percorso lungo due km, organizzato con attrezzi per l'esercizo fisico guidato. La Riserva Naturalistica del Salviano La Riserva periurbana del monte Salviano è stata istituita nel 1999. È frequentata per fare footing ed esercizio fisico, la Riserva Naturalistica del Salviano è stata recentemente dotata dall'Amministrazione Comunale di un percorso pedonale, protetto dal traffico viario. La strada asfaltata incontra a 3/4 del percorso la Via Crucis che su un sentiero, anticamente usato per salire, conduce al Santuario della Madonna di Pietraquaria, situato sulla sommità. In tale incrocio un sentiero conduce ad un tiro al volo dotato di un bar-ristoro. Recentemente presso il Santuario, dopo ristrutturazione dell'ex bar in pietra in abbandono da decenni, si è inaugurato il centro Culturale "Il Salviano", sala per incontri culturali in cui si svolgono conferenze a tema. Viali alberati Nata con le tipiche caratteristiche di città-giardino, Avezzano è per eccellenza la città abruzzese dei lunghi viali alberati. Quelli più importanti sono quelli del centro: via Corradini, via Cataldi, via Marconi e via Sauro (che delineano Piazza Risorgimento), Corso della Libertà, via Bagnoli, via Valerii, via Pagani, via Annamaria Torlonia e via Giuseppe Mazzini. Società Evoluzione demografica L'ultimo dato, aggiornato al giugno 2012, attesta a 42.627 gli abitanti residenti del Comune di Avezzano. Abitanti censiti Etnie e minoranze straniere Secondo i dati ISTAT al 31 dicembre 2010 la popolazione straniera residente era di 2.777 persone, rappresentante il 6,6% della popolazione residente in Avezzano. Le nazionalità maggiormente rappresentate in base alla loro percentuale sul totale della popolazione residente sono: Romania: 823 - 1,96% (29,6% del totale) Marocco: 541 - 1,29% (19,5% del totale) Ucraina: 282 - 0,67% (10,2% del totale) Albania: 221 - 0,52% (8,0% del totale) Polonia: 125 - 0,3% (4,5% del totale) Bulgaria: 105 - 0,25% (3,8% del totale) Pakistan: 77 - 0,18% (2,8% del totale) Istituzioni, enti e associazioni L'Ospedale Civile polispecialistico SS. Filippo e Nicola. Situato originariamente in via San Francesco, dinanzi alla chiesa dei santi Filippo e Nicola, l'Ospedale prese il nome della chiesa e fu spostato in via Monte Velino dopo il sisma del 1915. Anche oggi, situato a nord della città, è intitolato ai santi Filippo e Nicola. Il centro poliambulatoriale ASL in via Monte Velino in cui si possono ricevere visite ambulatoriali specialistiche. Le Cliniche "Casa di Cura Di Lorenzo" plurispecialistica in centro e, un tempo, la "Santa Maria" (La Covara), frequentata dalle partorienti avezzanesi e marsicane. La casa per anziani comunale intitolata a San Giuseppe ad Avezzano nord e la struttura privata "Marsica per noi" . Cultura Istruzione Biblioteche La città ha una ricca biblioteca comunale con un fondo di 20.000 volumi, tra cui la donazione dell'avvocato Rolando Spina di 8.000 opere. La sede è chiusa e si trova di fronte alla caserma dei Carabinieri, a poca distanza da piazza Risorgimento. L'altra biblioteca appartiene alla Regione Abruzzo, situata presso l'Agenzia di Promozione Culturale in via dei Cavalieri di Vittorio Veneto, posta accanto al Teatro. Si ricordano inoltre le biblioteche cittadine private: Raffaele e Rolando Spina, Enea Merolli, Giovanni Pagani. Inoltre il Comune di Avezzano ha istituito sul web da alcuni anni il portale "Avezzano Digitale", una raccolta digitale di documenti scritti, epigrafi, opere d'arte e foto antiche della città. Università Avezzano è sede distaccata della Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Teramo in via Napoli dopo la ristrutturazione dell'ex edificio scolastico. L'Aula Magna della Facoltà è stata dedicata ad Alessio Di Pasquale, studente avezzanese, morto all'Aquila sotto le macerie del terremoto il 6 aprile 2009. Il corso di Laurea vanta numerosissimi iscritti ed è in piena attività. La città ha inoltre ospitato, sul finire dell'anno accademico 2008-2009, alcune Facoltà dell'Università degli Studi dell'Aquila vista l'inagibilità delle sedi principali in seguito al suddetto terremoto. Musei Mostra della Civiltà Contadina e Pastorale L'Aia dei Musei - Lapidario e Museo del Fucino Pinacoteca d'Arte Moderna Sale e centri culturali La città è dotata di alcune sale per conferenze e appuntamenti culturali: l'Agenzia di Servizi Culturali della Regione Abruzzo in via Cavalieri di Vittorio Veneto, fornita di biblioteca ed auditorium; la sala conferenze del castello Orsini-Colonna; la sala conferenze dell'ARSSA in piazza Torlonia; la sala consiliare e una sala conferenze nel Municipio in Piazza della Repubblica; la sala conferenze del Seminario diocesano in via Bagnoli; il Teatro dei Marsi in via Cavalieri di Vittorio Veneto. Media Radio Radio Luna Radio Monte Velino Radio Stella Radio Antenna Futura Stampa Quotidiani: Il Centro Il Messaggero Il Tempo Avezzano Informa Riviste: Terre Marsicane Periscopio Sipario Il Velino MarsicaTuttoSport TuttoAffari Site.it Televisione ATV7 Telesirio Tele Antenna Due Internet Marsicanews Telesirio Terre Marsicane Marsicalive Avezzano 24 Il Giornale 24 Avezzano Informa Avezzano Digitale Site.it Teatro Il teatro ha sempre avuto un ruolo importante nelle attività culturali cittadine: già nel Sei-Settecento si svolgeva regolarmente nei sotterranei del castello Orsini-Colonna in un piccolo teatro messo a disposizione dai Colonna. Dalla seconda metà dell'Ottocento e fino al terremoto del 1915 gli spettacoli teatrali si svolgevano nel Teatro "Ruggeri", in via San Francesco, di fronte alla chiesa di San Giovanni e vicino al castello. L'attività teatrale riprese negli anni venti e fino agli anni novanta nel Cinema Teatro Impero in via Garibaldi. Con alterne vicende, dal 1994 al 2005 l'attività teatrale si è svolta presso il ristrutturato castello Orsini-Colonna. Nel maggio 2006, finalmente, il sindaco Antonio Floris inaugurò il nuovo Teatro dei Marsi, in via Cavalieri di Vittorio Veneto, nel quartiere di Borgo Pineta: nella moderna struttura è ripresa a pieno ritmo l'attività teatrale bruscamente interrotta dal terremoto del 1915 e proseguita in sedi temporanee per tutto il XX secolo. L'interesse degli avezzanesi per l'attività teatrale trova l'appoggio nelle più importanti compagnie cittadine, tra cui ricordiamo il "Teatro Lanciavicchio" e il "Teatro dei Colori". Non vanno dimenticate le associazioni amatoriali e dialettali "Je Furne de Zefferine", "Je concentraménte", fiorita in seno alla parrocchia della Madonna del Passo, e le "Tre Conche", con sede presso la chiesa dello Spirito Santo. Il 15 maggio 2009 presso la Scuola Media Vivenza è stato dislocato ed inaugurato il Conservatorio dell'Aquila in Avezzano, ma pochi mesi dopo detto Conservatorio è stato in gran fretta riportato a L'Aquila. Cucina L'antica tradizione gastronomica avezzanese era legata all'attività piscatoria del lago Fucino. Erano cucinati i piisci sott'aje coppe pesci di lago (tinche, carpe, trote, anguille) puliti e riempiti di foglie di salvia, cotti sotto la brace del camino, protetti da un coppo (tegola rurale). Dopo il prosciugamento del lago la cucina avezzanese si è radicalmente trasformata, grazie ai prodotti delle coltivazioni del Fucino, avvicinandosi alla tradizione culinaria dell'Abruzzo interno con personali interpretazioni e contributi. I primi piatti si distinguono per l'uso di formati di pasta abruzzesi come i maccheroni "alla chitarra", i ravioli, le fettuccine (le cosiddette sagnette aje sughe), accompagnati da salse a base di pomodoro con carne di vitello o maiale. Sono usati in inverno brodi a base vegetale o di pollo. Tipico primo originario della Marsica transumante sono gli anellini "alla pecoraia", una pasta a forma di anello servita con una salsa di pomodoro e vegetali a cui si aggiunge la ricotta di pecora. Eredità della cucina povera rinascimentale sono le minestre a base di legumi e farro servite con ceci o fagioli, le sagne ajii faciuli. Le carni usate per cucinare sughi e secondi sono della tradizione pastorale d'Abruzzo: quindi sono usate in maggioranza le carni ovine, ma dopo la scomparsa della transumanza vi è stato un incremento di consumo di carni bovine. Ricetta tipica è la pecora aje cotture. Non mancano, nelle sagre marsicane, i tipici arrosticini. Avezzano è nota in Italia specialmente per la produzione di un'eccellente qualità di patate del Fucino, che ha ottenuto recentemente la certificazione DOP e PAT, e di numerosissime qualità di ortaggi. Dolci tipici sono le ferratelle marsicane, sfoglie dolci invernali realizzate con stampi in metallo dal disegno a rombi in rilievo. Una menzione a parte merita il mosto cotto avezzanese: vino rosso bollito in un pentolino di metallo durante la stagione fredda. Il viaggiatore inglese Edward Lear, di passaggio in Avezzano nella prima metà dell'Ottocento ed ospite della famiglia Corradini, cita il mosto cotto più volte nei suoi scritti. Rinomata, infine, è la produzione di vini rossi di vite Montepulciano (ad Avezzano hanno sede numerose aziende del settore). Eventi 13 gennaio: Ricorrenza del terremoto del 1915 - Il 13 gennaio di ogni anno alle ore 10.00 alle pendici del Salviano, presso il Memorial ai Caduti del Terremoto si svolge una manifestazione commemorativa in presenza del Sindaco di Avezzano, del Vescovo dei Marsi, dei Corpi d'Arma, di varie associazioni. Vi partecipano sempre numerosi cittadini e scolaresche con insegnanti. Al termine solitamente l'associazione locale degli Alpini offre ai presenti il tradizionale vino cotto ed altre bevande calde. 17 gennaio: Festa di Sant'Antonio abate - Una volta coinvolgeva tutta la città. Oggi si organizza ancora nel rione popolare di San Nicola, dove il 17 gennaio viene aperta al culto la chiesetta dedicata al santo. Fino agli anni settanta vi si svolgeva la "salita all'albero della cuccagna", oggi non più. Resta la distribuzione di immaginette del santo eremita e di una "panetta" un po' in sordina con i ragazzi che vanno per le case a fare la questua. Venerdì Santo: Processione del Venerdì Santo - Organizzata a turno dalle due confraternite di San Giovanni e San Rocco. Per avere diritto nell'organizzazione di tale processione, nel 1834, la confraternita di San Rocco entrò in conflitto con quella di San Giovanni. Nel corso degli anni si verificarono scontri tra i membri delle due confraternite, con feriti, arresti e condanne. In passato venivano organizzate due processioni distinte: quella di San Giovanni aveva luogo la sera del giovedì con la visita alla Collegiata ed a San Rocco prima di percorrere le strade della città. La mattina del venerdì era prevista quella di San Rocco, che seguiva il tragitto tradizionale fino a Santa Maria in Vico. La disputa durò un secolo, solo nel 1945 monsignor Domenico Valeri, vescovo dei Marsi, riuscì a mettere d'accordo parroci e rappresentanti delle rispettive parrocchie proponendo che la processione venisse organizzata negli anni pari dalla confraternita di San Giovanni e negli anni dispari dalla congrega di San Rocco. 26 aprile sera: i Focaracci di Pietraquaria - I fuochi di Beltane del 27 aprile, diventarono con il Cristianesimo una ricorrenza cattolica, divenuti ad Avezzano i Focaracci di Pietraquaria. La sera del 26 gli avezzanesi accendono nei quartieri i fuochi devozionali alla Madonna di Pietraquaria (i Focaracci), realizzati con fascine di rami secchi raccolti secondo il rituale caratteristico dello strascìno. Attorno ai fuochi si eseguono canti popolari e religiosi, piccoli concertini musicali e si distribuiscono con offerte bevande e panini. Si narrano molte leggende attorno alla tradizione dei Focaracci. La più credibile (anche se non databile), narra di una disputa tra Avezzanesi e Cesaroli (abitanti di Cese) su quale dei due paesi dovesse ottenere la protezione della Madonna di Pietraquaria. Si decise di porgere la statua della Madonna con lo sguardo rivolto verso sud, cosicché sarebbe stata lei a scegliere chi proteggere. Gli Avezzanesi, per attirare il suo sguardo, accesero degli enormi fuochi, e la Madonna, incuriosita, si sarebbe voltata verso Avezzano divenendone così protettrice. 27 aprile: processione della Madonna di Pietraquaria - Il quadro raffigurante la Madonna di Pietraquaria, viene portato una volta ogni venticinque anni per la via Crucis del monte Salviano, fino a via Napoli dove incontra i fedeli avezzanesi e si forma la porcessione fino in Cattedrale dove si svolge la S. Messa in onore della Madonna protettrice. Normalmente si porta invece la statua della Vergine di Pietraquaria che dalla Cattedrale arriva a Via Napoli per poi percorrere due percorsi differenti, un anno uno e un anno l'altro: il primo passa lungo via XX settembre, e dal Piazzale della Stazione torna in Cattedrale; il secondo passa lungo Via Roma per sostare poi (in Via Corradini) di fronte l'istituto Don Orione dove gli anziani, nella grande commozione, acclamano con canti alla Madonna. Da lì si ritorna in Cattedrale. In entrambi i casi al ritorno in Cattedrale l'organo suona le note che l'orchestra interrompe all'entrata del Duomo. Segue la Messa solenne. Maggio, mese Mariano - Permane l'usanza di recarsi all'alba a piedi al Santuario della Madonna di Pietraquaria, portando con sé la mmutìna (piccola colazione consistente in panino, frutta, bottiglia d'acqua, spesso contenuta in un sacchetto o in un cestino di vimini), usanza che si protrae per tutto il mese di maggio. Processione del Corpus Domini: tarda primavera - Anticamente lungo il percorso veniva preparata l'infiorata. Adesso solo i bambini piccoli spandono mentre camminano, petali di rose. Il Vescovo, dopo aver celebrato la Santa Messa in Cattedrale, sotto un baldacchino di tessuto dorato, sorretto dai membri delle Confraternite della città, porta in processione per le vie del centro l'Ostensorio con il Santissimo Sacramento. Tornato in Cattedrale fa con l'Ostensorio la benedizione solenne e in seguito viene recitata la Sequenza "Dio sia Benedetto". 24 giugno: San Giovanni - Il 24 giugno in piazza Castello si svolge la Festa di San Giovanni, dedicata al Battista Decollato. Curata dalla Parrocchia di San Giovanni, dopo la Santa Messa seguono uno spettacolo musicale, giochi e premi. 24 agosto: San Bartolomeo - Fino a pochi anni fa veniva onorato il santo protettore con la "Festa Marsicana" a dimostrazione della centralità della città di Avezzano nel circondario. 2 novembre: Festa dei defunti - La popolazione avezzanese si reca in questo giorno, per tradizione, a fare visita nei due cimiteri cittadini ai cari defunti. Durante il periodo natalizio la piazza centrale di Avezzano ospita il Mercatino di Natale. L'evento, già da qualche anno, attira numerosi turisti e cittadini che amano questo tipo di eventi, ma anche l'esclusiva pista di pattinaggio sul ghiaccio che, per l'occasione, viene allestita vicino le numerose casette. Persone legate ad Avezzano Geografia antropica Urbanistica Urbanisticamente ed architettonicamente Avezzano risulta una città del Novecento, ricostruita dopo il terremoto del 1915. Numerosi elementi lapidei furono recuperati dalle macerie del sisma e testimoniano la plurimillenaria storia della città, menzionata la prima volta nell'anno 854 D.C. Avezzano Città Giardino Grazie ai notevoli fondi recuperati da Camillo Corradini, la città fu ricostruita con il Piano Regolatore del 1918 firmato dall'ingegnere Sebastiano Bultrini. Ispirata urbanisticamente a Roma, Avezzano presenta due punti generatori presi dalla Città Eterna: Piazza della Stazione da cui parte il tridente via Montello, via Garibaldi, Corso della Libertà (ispirata a Piazza del Popolo) e Piazza Castello da cui parte una raggera di strade (ispirata a Piazza Re di Roma). L'urbanistica da città giardino, tipica degli anni venti in Italia, è definita anche "balneare" da architetti ed urbanisti ed è insolita nell'Abruzzo interno. A struttura regolare, con strade frequentemente incrociate in angoli retti, Avezzano presenta un sistema viario dotato di marciapiedi larghi ed alberati. Le strade sono dimorate di piante di ippocastani. Quartieri Il centro, originariamente contrada Melazzano o le vigne; la vita di questo quartiere ruota essenzialmente attorno alla spaziosa e luminosa Piazza Risorgimento su cui si affaccia la cattedrale. È la zona in cui sorgono il municipio, i principali esercizi commerciali, le banche, le scuole (elementari, medie e il Liceo Classico "Alessandro Torlonia"), gli uffici, la Curia vescovile, la chiesa di Don Orione, la chiesa di San Giuseppe (ora legata alla locale comunità di rumeni ortodossi), la Asl Avezzano-Sulmona-L'Aquila, il tribunale, gli alberghi e la stazione ferroviaria. Vi sono inoltre due tra le principali aree verdi della città, Villa Torlonia e Piazza Torlonia. San Nicola, da Piazza Castello sino alla fine di via San Francesco, nella zona più a sud della città; quartiere tra i più antichi e popolosi, centro del quale è l'antica parrocchia di San Giovanni Decollato. La maggiore attrazione di questo quartiere è senza dubbio il Castello Orsini-Colonna. Altra testimonianza storica è offerta dalla chiesetta di Sant'Antonio Abate, legata ad alcuni residui delle festività in onore del santo, il 17 gennaio. Sono inoltre presenti la casa circondariale e alcuni impianti sportivi. Via Napoli, composto dalle strada omonima e da quelle ad essa adiacenti, a sud-ovest, tra San Nicola e Chiusa Resta; vi hanno sede la Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Teramo e lo Stadio dei Marsi. Chiusa Resta, attorno a via America, ad ovest, tra Via Napoli e Pucetta; prende nome dalla ex chiusa dei Conti Resta. Pucetta (da "focetta"), ora Borgo Angizia, ad ovest, tra Chiusa Resta e i Frati; quartiere della parrocchia di San Pio X. I Frati, ad ovest di via Roma, tra Pucetta e Cesolino. Cesolino, all'estremità nord-ovest della città; vi sono frequentati impianti sportivi e gli svincoli per l'Autostrada A25 e per la Avezzano-Sora. Borgo Pineta, a nord, tra la stazione ferroviaria e la pineta da cui prende nome; conosciuto anche come Concentramento, dal campo di concentramento per i prigionieri di guerra del primo conflitto mondiale e poi riutilizzato nel Secondo. Quartiere molto popoloso e ricco di attività commerciali e culturali: sono infatti presenti il Teatro dei Marsi, la biblioteca e il centro servizi culturali. Centro della vita religiosa è la parrocchia dedicata a Santa Maria Goretti. Presenta inoltre ampi giardini pubblici e i maggiori impianti sportivi della città. Barbazzano, a nord, tra Borgo Pineta e la Pulcina. La Pulcina, all'estremità nord della città, tra Borgo Pineta e Scalzagallo; quartiere di recente inurbamento in cui sono presenti gli altri maggiori istituti superiori (Liceo Scientifico, Istituto Magistrale e Istituto Tecnico-Industriale), i nuovi uffici del comune in via di completamento e la parrocchia dello Spirito Santo. Più a nord vi è l'ospedale civile, il principale presidio sanitario della Marsica. Scalzagallo, all'estremità nord-est; quartiere esclusivamente residenziale in attuale fase di inurbamento. San Rocco, a est del centro, incluso nel quadrilatero composto da via Montello, via XX settembre, via dei Fiori e via Sturzo; la parrocchia di riferimento è dedicata al santo che dà nome al quartiere. Il Cupello (da "copella"), a est, tra via Garibaldi, via XX settembre e Sant'Andrea. Sant'Andrea, a est, tra Piazza Cavour e il Cupello; la parrocchia è dedicata alla Santissima Trinità. Recentemente nei locali dell'ex mattatoio comunale è stato allestito in via definitiva il Museo Lapidario Marsicano, fondato nel 1888 e finora tenuto chiuso nei sotterranei del municipio. Piazza Cavour, a sud-est, tra San Nicola e Sant'Andrea; la vita di questa zona ruota tutta attorno alla piazza omonima, da cui partono le due strade che collegano la borgata di Via Nuova e il nucleo industriale al centro cittadino. Frazioni Antrosano, adagiata sul versante meridionale del colle di Alba Fucens, sorge 4 km a nord dal centro di Avezzano. Fu costruita dagli abitanti di Albe fuggiti dalla loro città, fatta distruggere da Carlo I d'Angiò dopo la battaglia di Tagliacozzo. Secondo il Febonio il toponimo deriverebbe dall'antro nel quale si provvedeva alla salute degli infermi. Altra ipotesi sarebbe quella che vorrebbe la derivazione dal latino drausia (pozzanghera), da cui il dialettale ndruscià (guazzare) che porterebbe a Ntrusciane, nome in dialetto del borgo. Nei suoi primi anni Antrosano apparteneva a Tagliacozzo e le sue chiese vennero elencate nella Bolla di Clemente III: San Pancrazio e Santa Croce, questa prima intitolata a San Satiro (patrono di Antrosano). C'è da ricordare che il borgo divenne universitas forse nei primi anni del XVII secolo e tale rimase fino a tutto il XVIII secolo, mentre nell'Ottocento passò sotto il comune di Massa d'Albe, per poi definitivamente essere annessa al comune di Avezzano nel 1959 con una sottoscrizione popolare. Negli ultimi cinquant'anni ha cambiato molto il suo aspetto: da centro agricolo è diventata zona residenziale. Borgo Incile, posta 4 km a sud di Avezzano, è la frazione più meridionale del comune. Ai tempi del prosciugamento fu proprio in questo luogo che vennero convogliate le acque del Fucino per permettere che defluissero poi nel Liri attraverso un grande canale collettore. L'opera venne inoltre
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