Destinazioni - Comune

Brendola

Luogo: Brendola (Vicenza)
Brendola (IPA: ['brɛndola], Brèndoła in veneto) è un comune italiano di 6 757 abitanti della provincia di Vicenza, in Veneto. Geografia fisica Il comune giace gode di una geografia varia e di una discreta escursione altimetrica: il punto più basso (il Palù) è a 39 m s.l.m., il più alto sul Monte Comunale, a 375 m s.l.m.. La sede comunale (quartiere del Cerro) è sita a 156 m s.l.m.. Territorio Brendola è situata nella periferia di Vicenza, ed essendo uno dei comuni che accoglie i Colli Berici, viene anche inclusa nell'Area Berica. Brendola è definita "La porta dei Berici" poiché il suo territorio si estende tra la pianura e le colline. Il territorio, per la precisione, si trova sul margine occidentale dei colli Berici, rivolto verso i Lessini, e si articola in due aree: quella collinare e quella pianeggiante. L'area collinare, di origine vulcanica, è occupata da boschi, prati e coltivazioni, principalmente di vite. Esiste un bosco particolarmente ampio, condiviso in minor parte con Arcugnano e Altavilla Vicentina, ricco di fauna anche prealpina, chiamato La Pineta, nonostante sia composto più da gnetofite che da conifere. L'area pianeggiante si articola nel settore centro-occidentale del comune e si incunea all'interno dei colli; è stata talvolta, prima del XX secolo, a carattere paludoso, a causa dei continui allagamenti che hanno interessato la zona. Terra ricca d'acqua e sorgenti, il fiume principale è il Brendola, che raccoglie i ruscelli discendenti dai colli del territorio, il maggiore dei quali è il rio Scarantello, affluendo poi nel Guà; a Brendola ha origine anche parte del Canale Bisatto, che affluisce nel fiume Fratta nei pressi di Vescovana (PD), percorrendo circa 70 km. Il sottosuolo, specialmente in zona Rondole, accoglie varie falde acquifere comunicanti con alcune risorgive. Nella zona coltivata tra San Valentino e Vo', i canali circostanti confluiscono in un'area lacustre chiamata Laghetto o Palù. Classificazione sismica: zona 3 (sismicità bassa), Ordinanza PCM n. 3274 del 20/03/2003 Clima Le condizioni climatiche di Brendola sono le classiche delle zone della pianura veneta ai piedi dei colli, con precipitazioni medio-alte ed un'ampia escursione termica annuale: in pieno inverno la temperatura scende al di sotto dei -10 °C più volte, mentre d'estate raramente supera i 35 °C in ambiente comunque afoso o molto afoso. Classificazione climatica: zona E, 2495 GG Storia Preistoria ed epoca antica Il primo ritrovamento è datato 1682, molto interessante data la scarsa attenzione mostrata all'epoca verso i reperti: si tratta di una tomba di epoca romana. Ma la scoperta più antica si fa nel 1995, anno in cui in una zona tra pianura e colli è stata rinvenuta una strada risalente al Neolitico. Verso le aree in cui l'acqua scorre in piano, poi, gli archeologi hanno recuperato attrezzi di ogni genere ed epoca, dall'Età della Pietra all'Età del Ferro, prova del fatto che Brendola fosse un luogo insediato sin dagli albori della civiltà. Ci sono anche tracce di culto del tutto simile a quello dei paleoveneti, come dimostra il ritrovamento di un bronzetto della dea Reitia (tra l'altro ritenuta protettrice delle acque). L'influenza di Roma è arrivata solo nel 148 a.C., anno di costruzione della via Postumia, dal quale i reperti romani aumentano consistentemente, con ritrovamenti di case in zona Orna e nei pressi delle sorgenti, e di monete (la più antica è di Tiberio, 22 a.C.). Attraverso Brendola fu eretta anche la "regia" strada Tabernulae-Leonicum. Brendola fu luogo "comodo" anche sul finire dell'epoca romana: dal 421 le invasioni barbariche interessano anche la pianura veneta (vengono ritrovati reperti di incendi nei pressi dell'antica Postumia), ma i colli offrirono rifugio. Epoca medievale Placate le invasioni, i frati benedettini avviano la paziente bonifica del territorio brendolano, grazie alla quale la popolazione torna ad avvicinarsi alla pianura con nuovi insediamenti e coltivazioni più ampie. Tuttora è possibile osservare i "terrazzamenti" ingegnati dai benedettini lungo alcuni versanti dei colli brendolani, per agevolare la coltivazione (uno di questi è in via Valle). Durante le dominazioni longobarda e carolingia (568-888) la zona vede un periodo di pace e benessere, nonché integrazione tra i popoli (ai piedi del castello si trova un mausoleo longobardo con un "protocapitello"); seguono però quasi due secoli di saccheggi da parte degli Ungheri, che facevano razzie delle città non murate. Grazie all'imperatore germanico Ottone I di Sassonia le invasioni terminano: nella seconda metà del X secolo ordina la costruzione di un castello fortificato eretto attorno al colle più popolato di Brendola, con una Rocca sulla sommità, la Rocca dei Vescovi che è arrivata ai giorni nostri. Come descritto nei documenti citati nella nota sul toponimo, dal 1000 al 1084 inviano 7 "diplomi" ai vescovi di Vicenza contenenti le liste dei centri urbani concessi in feudo dal Sacro Romano Impero al vescovado. La vita brendolana però è centrata fuori dal castello, rimasto luogo di riparo per gli abitanti e di residenza vescovile. Il popolo si riuniva in quella che ora è Piazza del Popolo per dibattere sulle questioni cittadine, di fronte al luogo sacro già intitolato a san Michele Arcangelo, come recita il più antico documento originale stilato dal comune di Brendola, datato 25 gennaio 1197: Tra il XII e il XIII secolo si verifica la costante perdita di potere dei vescovi, con Brendola che viene ripetutamente conquistata dai Da Romano, costringendo i vescovi a ripararsi nel Castello, e restituita dagli imperatori tedeschi. Nel 1250 addirittura anche il castello fu preso d'assalto, da Ezzelino III, pretendendo pure la riscossione delle rendite dai brendolani; sarà beato Bartolomeo da Breganze, nel 1259 a porre definitivamente fine al dominio. Ci perviene un atto del 29 dicembre 1262 che descrive un'assemblea tenuta da Bartolomeo e dai sei uomini rappresentanti della comunità di Brendola per chiarire la nuova giurisdizione vescovile (si legge «si riconosce al Vescovo la proprietà della Rocca e del Castello»). Nel XIV secolo Brendola si vede di nuovo contesa, principalmente tra gli Scaligeri (Verona) e i Carraresi (Padova), lotta che però ha termine definitivo il 28 aprile 1404, giorno in cui Vicenza si consegna spontaneamente alla Repubblica di Venezia, alla quale tutta la popolazione (specialmente rurale) è devota, in particolar modo per il benessere e la protezione portati. Il castello viene restaurato nel 1417 così i brendolani e persino gli abitanti dei paesi vicini si sentono sicuri di riempire il castello di scorte di cibo, animali e beni di vario genere. Quando i milanesi giungono al castello in cerca di preda non sembra vero di trovare tanta abbondanza; i brendolani non si opposero (a causa dei controversi rapporti tra Milano e Venezia) rischiando però di apparire traditori della Serenissima. Il senso di colpa e il timore di una reazione negativa porta la popolazione, non del tutto rassicurata dall'amnistia garantita dai generali veneziani locali, a scrivere al Doge in persona, chiedendo la conferma che arriva: All'epoca Brendola conta circa di 800 abitanti. Epoca moderna Nel 1513 gli spagnoli occupano il castello, situazione breve e riposta sotto controllo dalla Serenissima già nel 1514; tuttavia Bartolomeo d'Alviano teme che il castello possa fare in futuro da rifugio anche ai nemici della Repubblica di Venezia e per questo ne ordina la parziale distruzione. Questo particolare evento segna significativamente la storia di Brendola, mettendola in un certo modo da parte rispetto ai "grandi" paesi del vicentino. Gli anni tra il XVI e il XVIII secolo passano per Brendola senza particolari eventi, perso ormai il ruolo centrale privata del suo castello, sotto la protezione di Venezia. È questo però il periodo nel quale vengono prodotte mappe di Brendola in grandi quantità, ampie e ad alto dettaglio, con censimenti dei corsi d'acqua e delle partizioni dei campi. La piana brendolana viene inoltre inondata spesso in quest'epoca, anche a causa dell'incuranza e della cattiva gestione idrologica da parte di Montecchio: l'acqua sempre più che abbondante è tale da registrare 2 uniche occasioni di secca totale, eventi per i quali la comunità inviano al Ministero richieste di aiuto che ci sono pervenute (l'ultima grave siccità è del 1639). Un dipinto del 1743 mostra però anche una scena di vita sfarzona, presso Villa Anselmi. Secondo degli atti municipali rinvenuti, al 14 febbraio 1773 il centro di Brendola contava 1.546 abitanti. Epoca contemporanea Il XIX secolo inizia con la caduta della Repubblica di Venezia ad opera di Napoleone Bonaparte, che con il Trattato di Campoformio vede Brendola entrare nell'Impero austriaco. Le vicende politiche però non toccano più di tanto la vita del paese, composta dalle grandi famiglie residenti nelle corti e attive nella coltivazione e l'allevamento, nemmeno con l'instaurazione del Regno d'Italia. Tra gli eventi di fine secolo memorabili si cita una eccezionale rotta del fiumicello Brendola del 1882, dopo la quale l'intera comunità si è arrivata per la ricostruzione degli argini offrendo materiale e manodopera. Il 24 maggio 1915 l'Italia dichiara guerra all'Impero austro-ungarico: alla prima occasione di richiesta di fedeltà alla patria contro i precedenti occupatori, Brendola risponde con 735 cittadini arruolati (cioè oltre un terzo dei maschi, uno per famiglia), di cui 65 perdono la vita e ben 12 vengono decorati al valor militare per le encomiabili azioni (tra cui l'aviatore Ferruccio Marzari). I militari brendolani sono particolarmente impegnati sui territori vicentini luogo di aspra battaglia, il Pasubio e il monte Grappa (in particolare nella vittoriosa Seconda battaglia del monte Grappa). Brendola diventa un vero e proprio quartiere militare, in cui vengono convogliati quando possibile i soldati per riposo o preparazione prima di giungere al fronte: nell'anno 1917 hanno alloggiato in totale 150.000 militari e in Villa Piovene venne istituito un circolo militare obbligatorio per tutti gli ufficiali. Dopo 3 anni viene comunicato l'armistizio, con il bilancio per Brendola sopracitato. Viene eretto il monumento ai caduti di fronte al municipio (oggi spostato in Piazza della Vittoria). Negli anni trenta e quaranta a Brendola arriva la meccanizzazione agricola e iniziano a vedersi le prime vetture (davanti all'ingresso inferiore di Villa Maffei a Vo' era posto il primo distributore di benzina di gestione Texaco). Dopo la Seconda guerra mondiale, Brendola si sposta verso il piccolo polo industriale dei giorni nostri. Simboli Il leone rampante è frequentemente usato in araldica, e quando è dorato simboleggia maggior pregio. Non è dal 1932 che il leone rappresenta Brendola, come dimostrano gli elenchi dei beni ecclesiastici brendolani del 1444 in cui figura una pianeta con un leone. Il colore blu invece ha probabili origini dai Savoia. Il gonfalone è stato concesso solo il 3 febbraio 1998 dal Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, con "drappo di giallo" e "ricami d'argento", mentre la cravatta (il nastro che lega le fronde di alloro e quercia) è tricolore anziché blu savoia come nello stemma. Ricorrenze L'allora sindaco Dal Monte indìce nel 1984, in seguito ai ritrovamenti dei documenti, la celebrazione a cadenza secolare dell'anniversario dell'entrata del nome di Brendola negli atti ufficiali del Sacro Romano Impero, ricorrenza da celebrare unitamente alla Festa di San Rocco; nell'anno di indizione è stato quindi celebrato il 900º anniversario. Monumenti e luoghi d'interesse Architetture religiose Oratorio della Annunciazione (Chiesetta Revese) La cappella fu fatta costruire dalla nobile famiglia Revese, che risiedeva a Brendola in un'importante villa di cui oggi rimane solo la torre, presumibilmente fra il 1486 e il 1499. L'edificio è attribuito ad Alvise Lamberti da Montagnana, mentre alcuni affreschi interni sono attribuiti a Giovanni Buonconsiglio. Corte Benedettina e antica chiesa di S. Vito L'ex convento Benedettino si trova in località S. Vito. Il monastero dipendeva dai Benedettini di S. Felice a Vicenza; i monaci si insediarono a Brendola già prima del 1000 e vi rimasero fino all'epoca napoleonica. In prossimità della corte si trova la chiesetta dedicata ai santi Vito, Modesto e Crescenzia. Edificata dalla famiglia Chiarelli e donata successivamente ai monaci, divenne parrocchia nel XIX secolo. Per volere del parroco don Gioacchino Dal Ben, nel 1965 venne costruita l'attuale chiesa parrocchiale nel centro del paese e la chiesetta benedettina divenne proprietà privata. Chiesa di S. Michele Arcangelo Le origini della chiesa di S. Michele risalgono al X-XI secolo: è stata trovata una pietra che riporta la scritta in caratteri gotici "CHRISTUS ANNO 1006" ritenuta il portale dell'antico luogo di culto, al tempo compreso nelle mura del castello. Come già citato nella storia di Brendola, il primo documento su questo punto di riferimento civile e religioso della comunità è del 1197. Documenti successivi testimoniano un primo restauro voluto dall'Arciprete Battista Zibiolo nel 1499 dilatando l'ala nord; del 1528 ad opera di Girolamo Dal Toso è la pala d'altare tuttora presente nella chiesa, defraudata da Napoleone Bonaparte ma recuperata in occasione della ricostruzione. Nel XIX secolo i brendolani, cresciuti in numero, si rendono conto che è necessario eseguire delle opere sulla chiesa. Nel 1845 il campanile viene rinforzato ed alzato, mantenendo lo stile classico fino alle campane e gotico al di sopra, installando tre campane (oggi sei). Ci vuole il 1851 per demolire gran parte della chiesa antica e costruire l'attuale chiesa; il 17 novembre 1861 viene inaugurata la Chiesa di S. Michele esistente oggi, ben visibile in lontananza, in architettura neogotica, con la facciata suddivisa in tre parti così com'è divisa la struttura in tre navate. Negli anni successivi poi, all'occasione, è stata via via abbellita con ulteriori opere, come l'altare del 1888 dedicato a Sant'Antonio di Padova in marmo di Carrara e la statua di santa Bertilla degli anni 1960. Chiesa di S. Stefano In un atto stilato in occasione della visita a Brendola del vescovo Michele Priuli si attesta la presenza di un edificio religioso intestata a Stefano Martire già nel 1583; 150 anni dopo il vescovo del tempo Antonio Marino Priuli accerta che nella chiesetta veniva celebrata la messa ogni domenica con il contributo della comunità di 25 ducati. Il luogo di preghiera era posto nella corte di Villa Maffei; venne costruita su spese della famiglia Maffei e inaugurata il 26 dicembre 1881 (giorno di S. Stefano) la chiesa subito di fronte alla villa, dove si trova attualmente. Al suo interno fu inserita una tela di Alessandro Maganza di S. Stefano, unita ad altri 4 dipinti raffiguranti San Domenico, San Giovanni Nepomuceno, Sant'Antonio e il volto di Cristo; venne esposta inoltre una croce astile del XV secolo basata su un crocifisso in peltro di un secolo più antico. La chiesa però non era ancora abbastanza ampia per gli abitanti di Vo', ma nonostante le ripetute richieste l'edificio non venne ampliato prima del 1923 inizio dei lavori per portare la chiesa di S. Stefano al candido edificio visibile ai nostri giorni, lavori terminati nel 1931 dopo la costituzione ufficiale della nuova parrocchia del 18 ottobre 1925 (in antagonia con la costruzione del nuovo duomo). Chiesa di S. Vito La chiesetta di San Vito è la modesta sede della parrocchia dell'omonima frazione. L'edificio, di recente realizzazione è posta sulla piazza centrale di S. Vito, a sud della torre campanaria rialzata negli anni 2000. Chiesa della Madonna dei Prati Si tratta di un complesso monumentale composto da chiesa, campanile, chiostro e canonica risalenti al XIII secolo. Nei suoi pressi (zona archeologica) i ritrovamenti di un tempietto fanno ricondurre ad un antico culto delle divinità delle acque, basato anche sulla posizione della chiesa. Sempre nei ritrovamenti sono state riconosciute immagini di devozione alla Madonna. In antichità, come gli studi di geomorfologia rivelano, il complesso era situato in una sorta di isola più alta rispetto ai terreni adiacenti e alle numerose pozze che circondano la zona: quest'isola, sui disegni, era collegata alla Postumia con quella che era indicata "callis S. Mariæ" che formava un bivio con la "callis Brendolarum" (la strada per Pedocchio). I benedettini di S. Vito hanno fortunatamente tenuto un archivio delle attività alla chiesetta: essa vide un periodo di alta frequentazione specialmente nei primi anni del XVII secolo, con visite provenienti anche da altri paesi, presumibilmente a causa della devozione a un'immagine presente all'interno, ossia Madonna con Bambino e Cardellino, dipinto a olio di scuola toscana del XV secolo. Nello stesso secolo "di gloria" della chiesetta, vi presero sede i Carmelitani, che avviarono il culto della Madonna del Carmine (tuttora attivo). Nel 1620 venne completato l'attuale campanile, "a pigna", con due campane, poco più alto della chiesa. L'esterno della chiesa appare semplice; l'interno armonioso con le ben visibili capriate in legno. Ai due lati del presbiterio sono esposti due dipinti di Francesco Maffei: sant'Alberto degli Abati e sant'Angelo da Gerusalemme. Duomo di Brendola "Incompiuta" In un tempo in cui il campanilismo a Brendola era molto aspro, i 4 parroci di Brendola costituirono nel 1926 un comitato per costruire una nuova chiesa atta ad unire tutti i brendolani sotto un unico campanile centrale (anche geograficamente). Il 14 ottobre 1928 il vescovo Ferdinando Rodolfi giunse al Cerro, l'area acquistata per la costruzione, dando il suo benestare per l'avvio dei lavori. Sotto il progetto dell'architetto Fausto Franco si posò la prima pietra il 3 ottobre 1931 e da subito il progetto si servì dell'unione di forza di molti brendolani di ogni frazione, rigorosamente volontari, usando le pietre del Monte Comunale e la sabbia del Guà, procedendo con una tale fretta da chiedere al vescovo il permesso di poter lavorare di domenica. Nell'estate del 1933 erano già visibili le colonne erette; quando l'arciprete si ammalò 2 anni dopo, i lavori non cessarono e i capi di famiglia continuarono a portare materiale e costruire. Sulla cima della facciata viene posta una imponente statua di San Michele Arcangelo alta 4 m, scolpita da Giuseppe Zanetti. In piena Seconda guerra mondiale però, il cantiere si bloccò senza più ripartire, per cause ancora non completamente chiare. L'edificio, alto 28,5 m e ampio 1 124 m², resta incompiuto a un passo dal completamento, ben visibile sul colle del Cerro, lasciato al degrado per più di 60 anni, durante i quali vengono proposti vari progetti senza mai alcuna conclusione. Nel 2009 viene finalmente approvato un progetto di riqualificazione, i lavori hanno preso il via nel 2011. Durante i terremoti dell'Emilia del 2012, la testa della statua dell'Angelo dell'Incompiuta subisce una sollecitazione tale da spezzarsi; rimasta intatta, è stata riposizionata il mese successivo. Architetture civili Villa Piovene Villa Piovene si trova in Piazza della Vittoria, in contrà Cerro, ed è sede del Municipio comunale. Costruita da un'ignota famiglia nella prima metà del XV secolo e poi diventata dimora della famiglia Piovene, è un elegante esempio di architettura feudale unita ad una residenza rurale: si compone di una torre con una finestra trilobata gotica e una loggia quattrocentesca con 5 archi nella parte inferiore e 6 in quella superiore, nella quale è stata affissa una targa commemorativa a Ferruccio Marzari, aviatore pluridecorato della Grande Guerra. Posta in un punto strategico, a metà tra centro storico e centro principale nonché in prossimità delle vie per le frazioni, nel 1930 viene acquistata dal Comune che provvede ad un restauro prima di renderla sede municipale. Da allora per vari decenni proprio la torre di Villa Piovene è stata sede dell'ufficio postale, adibendo il soffitto ad archivio. Sul retro della villa, a disposizione della comunità era presente una pubblica ghiacciaia, capace 110 m³ di ghiaccio. Villa Piovene inoltre è l'unica villa della provincia di Vicenza in cui ci sono 2 file di archi sovrapposti su due piani; i suoi giardini infine si sviluppano in altitudine collegandosi ad un altro edificio posseduto dai Piovene, attualmente sede della scuola dell'infanzia. Nel 1987 ha subito l'ultimo globale restauro, che l'ha portata a come si vede attualmente. Contrà San Marcello (Piazzetta del Vicariato) La Piazzetta del Vicariato si trova in contrà San Marcello, in una zona protetta dal traffico cittadino, a metà strada tra la valle e il centro storico; su di essa si affacciano Villa Pagello, la piccola Villa Maluta e la Casa del Vicario, antica sede del vicario generale. Villa Pagello Attualmente della famiglia Pagello, è stata realizzata dai Revese nel XVII secolo e affrescata e stuccata da Antonio Maria da Porto. Il prospetto della villa è articolato su tre piani ben proporzionati, mentre l'intervallo di parete tra il piano nobile e il sottotetto dà maggior ampiezza all'insieme architettonico; l'edificio, provvisto di porticato con elementi gotici e rustici, è contornato da statue che imitano lo stile di Orazio Marinali. Villa Maluta Il villino, posto sul lato ovest della piazzetta, è stato costruito nella seconda metà del XIX secolo sul luogo in cui era presente l'antico Oratorio di S. Rocco. L'aspetto è semplice ma grazioso: l'ingresso, sopraelevato da tre gradini in pietra, è circondato da una balaustra sempre in pietra finemente traforata; i lati della villa e i pilastri del portico invece sono costituiti in pietra alternata a mattoni. Curiosamente il parco della villa accoglie flora esotica. Casa del Vicario L'aspetto massiccio di una primitiva casatorre fanno ricondurre le sue origini a ben prima dell'insediamento del Vicario del XIV secolo. L'abitazione ha rappresentato per i brendolani la sede della giustizia locale: il Vicario restò stabile anche dopo la caduta dei Visconti e persino dopo la caduta di Venezia, quando venne costituita una giunta comunale composta anche da colui che era il vicario. Villa Veronese Villa Groppato Ferrari Veronese, considerata da sempre l'antica dimora dei vescovi vicentini, oggi è proprietà della Curia vescovile. Si trova nei pressi della chiesa arcipretale di S. Michele e in passato è stata anche sede dell'asilo d'infanzia. La villa si affaccia su parco e sulla valle di Brendola. Villa Valle (Casavalle) L'entrata della villa è formata da un portale con curiose cariatidi che sostengono vasi di fiori in ferro battuto. Si presenta come un edificio di fine Seicento, con un ampio giardino, un porticato tuscanico, una cappella dedicata all'Assunta e una "colombara" di impostazione quadratica. Villa Maffei Un tempo proprietà della famiglia Zigiotti, storicamente appartenuta ai Maffei (da cui prende il nome), ora possedimento dei Matteazzi. Viene presentata dai documenti come una struttura massiccia e poco estesa in altezza rifinita com'è visibile ora alla fine del XIX secolo, ma alcuni tratti architettonici ne fanno risalire l'edificio originale alla fine del Rinascimento. La villa, nella quale era sita l'antica cappellina di Santo Stefano, contiene tra le sue mura (aperte da due cancelli con imponenti pilastri) un vasto parco storico. Villa Girotto Sede di un vasto maniero realizzato nel XV secolo, la villa è una ricca struttura eretta al centro del terreno dei Girotto che si sviluppa su tre piani, a pianta rettangolare; la villa è stata purtroppo vittima di un grave incendio nel XX secolo che l'ha portata allo stato di rudere. La parte abitabile all'interno delle mura resta un villino rustico con porticato, distaccato dall'edificio principale, edificato nel XIX secolo come residenza dei custodi. Villa Ferramosca Cantarella Eretta nel 1620 nella zona che è oggi il centro urbano principale di Brendola, è stata progettata da un allievo di Andrea Palladio. L'edificio, restaurato negli Anni 2000, è contornato dall'originale cinta muraria e sopraelevato rispetto al livello di costruzione delle mura. Villa Anguissola La Villa Anguissola è un'ampia struttura costituita da due edifici principali e uno minore contornata da mura poste in lontananza dagli edifici. Costruita nel XVIII secolo, si tratta di una residenza rurale annessa a stalle e fienili appartenuti ai signori della zona, posta ai piedi del centro storico sulla strada per Goia. Villa Rossi (Carbonara) Opera secentesca dell'architetto Giuseppe Marchi, strategicamente locata tra il centro storico e Vo' con vista sulla valle, voluta dai Salvati-Rosa di Lonigo, venduta nel XVIII secolo ai Facchini-Novello di San Vito di Leguzzano ed ereditata infine dai Rossi, che portarono nel vicentino l'allevamento dei bachi per l'industria del tessile e della seta (vedi Lanerossi). La "Carbonara" è in origine il nome dell'area in cui sorge la villa (ora anche nome della via): il termine fa riferimento all'attività di estrazione della torba dal fondo del Palù, generata in millenni di depositi paludosi. Il lungo prospetto della villa, rivolto a sud, è allungato e, nel breve settore centrale, è sottolineato da un avancorpo che si conclude con un frontone triangolare decorato a dentelli cubici, motivo ricorrente nel rococò vicentino. Sempre il frontone, privo di statue, tende a rialzare la facciata per compensare il dislivello con la strada. L'interno della villa conserva le caratteristiche delle ville patrizie del XVIII secolo, con un salone al pian terreno e uno al primo piano; le porte sono decorate con modanature in pietra dei Berici. Esternamente si trova la parte inferiore di un'antica torre colombaia suddivisa in due piani da una merlatura a fori quadrati per l'uscita dei colombi. A separare l'intero complesso dalla strada è posta la classica barchessa veneta, arricchita da archi bugnati dove un tempo un grande porticato delimitava la stalla. Cimitero Maggiore Originariamente il culto dei defunti di Brendola era localizzato al fianco sud della chiesa di S. Michele. Nel 1813, poco prima della ristrutturazione della chiesa, venne però eretto l'attuale cimitero: come per la chiesa, la popolazione era in tale crescita da rendere necessario un nuovo spazio, senza contare che l'area individuata era pianeggiante e più centrale rispetto alle altre frazioni; inoltre l'Impero Austriaco aveva richiesto una distanza minima dei cimiteri dai centri abitati. Già nel 1822 però il parroco Domenico Gennari si rese conto che non era ancora sufficiente: da allora al 1845 il cimitero subì 6 ampliamenti, arrivando alla struttura base definitiva, consentendo la chiusura dell'antico cimitero permettendo la ristrutturazione della chiesa di S. Michele. Nel 1897 vennero aggiunti un oratorio e una cripta, inaugurati nel 1899, realizzati con una raccolta fondi della comunità (4.728,27 ₤); la cripta accoglie in speciale sede le spoglie dello storico arciprete Camillo Novello. Gli ultimi ampliamenti sono del 1930 per i caduti della Grande Guerra, del 1973 e del 2002. Cimitero di S. Vito La frazione di S. Vito possiede un cimitero proprio (l'attuale costruzioni è dei primi del Novecento), situata ai piedi del colle sul quale giace il centro abitato, ossia a est del Palù; dal cimitero di S. Vito è possibile scorgere il Cimitero Maggiore. Rocca dei Vescovi Dell'antica sede del potere che sovrasta Brendola e del suo ruolo negli anni si tratta nella parte di storia di questa voce. Il castello è, a cavallo tra il XX e XXI secolo, oggetto di ricorrenti restauri e ritrovamenti: scoperte del 2008 e del 2009 sono le mura sepolte facenti parte di un fabbricato a più piani, posto a ridosso della cinta muraria, del quale è stato individuato il perimetro su cui è rinvenuto chiaramente l'originale ingresso principale al castello. Accanto a una porta secondaria inoltre è stato ritrovato un bacino interrato per l'acqua, rivestito con calce e tritume di cotto fine, del diametro di 6 m, al centro del quale si trova ben conservato un pozzo veneziano in mattoni in grado di raccogliere e filtrare le acque. Nel 2013 sono stati tracciati i confini delle mura principali (osservabili in numerose cartine medievali) ed è stata individuata una cerchia muraria secondaria; nello stesso anno sono stati eseguiti dei lavori di ricostruzione dei muri portanti dell'edificio principale nel versante nord-est. Architetture militari Caserma dei Carabinieri Il comune di Brendola è sede della caserma dei Carabinieri, struttura realizzata nel secondo dopoguerra all'interno del centro urbano di Brendola. La caserma serve, oltre al comune, parte di Altavilla Vicentina, Grancona, Arcugnano e Vicenza (quartiere di Sant'Agostino). Altro Croce Bianca Antichissima e rude croce in pietra posta ai piedi del percorso (ora in parte crollato) di fuga d'emergenza dalla Rocca verso la valle per i vescovi, in caso di attacco; ora è posta ai confini dei possedimenti di Villa Girotto ma visibile dalla strada. Nel 1184 il vescovo di Vicenza beato Giovanni Cacciafronte venne pugnalato a morte di fronte alla Cattedrale di Vicenza, dopo essersene andato dal suo rifugio alla Rocca; in occasione dell'omicidio del beato la cittadinanza brendolana volle ergere in sua memoria, sulla via alla quale giunge il suddetto percorso, la Croce Bianca Strabuseno Lungo la Provinciale per Perarolo, prima di giungere alla Pineta, è presente uno storico punto panoramico sopraelevato (indicativamente sopra S. Valentino), in cui un masso sporgente permette di osservare l'intera valle di Brendola avendo la chiesa di S. Michele e la Rocca dei Vescovi alla propria destra. Siti archeologici Brendola presenta molteplici aree di ritrovamenti archeologici, alcune delle quali scoperte molto recentemente (l'ultima è un'ascia del Neolitico trovata nel marzo 2013). Le zone più interessate sono quelle della Rocca, di Madonna dei Prati e del Palù, in cui sono state reperite grandi quantità oggetti dell'uomo preistorico di ogni tipo, alcuni più recenti incise con scritte, costituiti di argilla, minerali, ossa e talvolta bronzo. La maggior parte dei ritrovamenti sono stati spostati ed esposti al Museo Archeologico di Brendola. Aree naturali La Pineta Come già esposto parlando del territorio, nella parte est-nordest del comune è sito un ampio bosco sorvegliato dalla guardia forestale, la Pineta di Brendola. Essa si estende lungo le pendici del colle a nord (sconfinando ad Altavilla) e a sud (fino quasi a S. Valentino), coprendo anche parte del Monte Comunale. Il parco è fitto di percorsi e sentieri di varia lunghezza e difficoltà, tra cui alcuni con viste panoramiche e scorciatoie per giungere a Brendola attraverso il bosco. La Pineta è anche luogo escursionistico per chi usa mountain bike o chi pratica trial. Società Evoluzione demografica Abitanti censiti Etnie e minoranze straniere Al 2011 i dati disponibili contano la presenza di 546 stranieri provenienti da 36 Paesi diversi, rappresentando l'8,1% del totale. Oltre il 50% degli stranieri ha origini europee. Di seguito un elenco delle 10 comunità straniere più numerose: Serbia, 89 (16,3%) Moldavia, 69 (12,6%) Albania, 58 (10,6%) Romania, 57 (10,4%) India, 46 (8,4%) Marocco, 45 (8,2%) Burkina Faso, 36 (6,6%) Ghana, 23 (4,2%) Bangladesh, 22 (4,0%) Nigeria, 14 (2,3%) Lingue e dialetti Il comune non ottempera a particolari normative comunali (come invece fa Montecchio Maggiore), la lingua ufficiale è l'italiano. La quasi totalità della popolazione parla però correntemente anche il veneto, nella sua variante centrale, che si distingue in particolar modo per la fonetica; parte del lessico è invece caratteristica di Brendola e i territori circostanti, con variazioni da lievi ("fretta" si dice prèssia anziché pressa) a significative. Tradizioni e folclore Tradizionalmente, nel periodo natalizio, le 4 parrocchie organizzano il "Canto della Stella". Gruppi di persone vanno di casa in casa cantando l'annuncio della nascita di Gesù e portando la "Stella" lungo le vie di Brendola; le famiglie, durante il Canto, accolgono i coristi offrendo cibo. Istituzioni, enti e associazioni Sala della Comunità La Sala della Comunità "Don Giovanni Burati" si trova accanto alla chiesa parrocchiale di S. Stefano a Vò. Fondata nel 1957 da don Giovanni Burati, all'epoca parroco del paese, si è evoluta da semplice cinema parrocchiale a importante centro culturale, in cui si svolgono numerose rappresentazioni teatrali, concerti, conferenze, incontri, saggi e proiezioni film. Le principali manifestazioni promosse dalla Sala della Comunità sono la rassegna "Teatro e cabaret" (gennaio-giugno), "Porta papà a teatro" (rassegna di spettacoli teatrali dedicati ai bambini, ottobre-gennaio) e "Vò on the folks" (ciclo di concerti di artisti folk provenienti da varie parti del mondo, gennaio-aprile), quest'ultima composta talvolta da ospiti di rilievo come Hevia o i Sonohra. Ieri Oggi Domani È un'associazione socio-culturale ONLUS, attiva da fine anni novanta, che si impegna nel sostegno delle categorie sociali più bisognose e in difficoltà, con attività di lavoro per disabili e anziani e appoggio alle famiglie. Fondazione Massignan ONLUS e fattoria didattica fondata nel 1997, che supporta anche Ieri Oggi Domani, attiva con una casa-famiglia che ospita molti ragazzi disabili. Cultura Istruzione Biblioteche Biblioteca Civica È la biblioteca di maggior rilievo presente a Brendola, l'unica pubblica. La Biblioteca Civica è una delle più ampie e fornite della provincia (e alle altre è legata in una rete di prestiti), contando 77.301 prestiti nel triennio 2010-2012, numero in costante aumento. Scuole Brendola è un comune indipendente dal punto di vista scolastico, per i ragazzi fino ai 14 anni. Questi gli istituti presenti: Scuola dell'Infanzia paritaria "SS. Angeli Custodi" Si tratta della principale scuola materna di Brendola, con sede nei pressi di Villa Piovene, includendo i giardini che conducono al Municipio. Attiva sin dagli Anni 1970, è attualmente gestita da un gruppo di suore. Scuola Materna privata "Cav. O. Rossi" Questo istituto accoglie i bambini di Vo' di Brendola, essendo sito al centro della frazione. Scuola Primaria "S. Bertilla Boscardin" Attualmente l'unica scuola elementare di Brendola, con una sede distaccata a Vo'. Scuola Secondaria di I grado "G. Galilei" Unico storico istituto delle scuole medie a Brendola, già operativo negli Anni 1960, ha da sempre accolto gli studenti di tutto il territorio. Le frazioni di Vo', San Vito e San Valentino hanno avuto per lungo tempo delle scuole elementari proprie, tutte chiuse alla fine del XX secolo per il forte calo degli iscritti e la centralizzazione dell'istruzione. Musei Museo archeologico Presso la sala consiliare del Municipio si trova una mostra permanente di materiale archeologico proveniente dal territorio comunale. L'allestimento è stato curato dal dipartimento di Archeologia dell'Università di Padova e si compone di numerosi reperti, alcuni dei quali databili all'epoca preistorica, e che costituiscono solamente una minima parte dell'enorme quantità di materiale rinvenuta nell'area. Museo Obrietan Si tratta di uno dei più grandi musei italiani con collezioni orientali del Veneto, con oggetti provenienti principalmente da Tibet, Nepal e Cina. Media Per quanto piccola sia la realtà brendolana, è esistita ed esiste con continuità una modesta quantità di mezzi di comunicazione. Radio Negli Anni 1970 e ottanta è stata presente sul territorio una piccola radio privata, Radio Melody. Stampa In Paese, mensile redatto dalla Pro Loco sin dal 2003; Il Corriere Vicentino, mensile del basso vicentino con una redazione dedicata a Brendola; Il Giornale di Vicenza dedica una sezione del quotidiano chiamata Montecchio Maggiore in cui vengono inserite anche le notizie brendolane; Il Corriere della Sera dedica una sezione del suo sito a Brendola e alle notizie inerenti al comune. Cinema A Brendola sono state locate le seguenti produzioni: La collina delle fate (2006), regia di Bruno Scorsone; La dimensione (2009), videoclip del singolo dei Nomadi, estratto dall'album Allo specchio. Televisione Tra centro abitato e zona industriale ha sede una piccola redazione locale di Antenna Tre Nordest. Cucina I piatti tipici della tradizione brendolana sono per la maggior parte riconducibili a cibi preparati in tutta la zona del basso vicentino. Originari di Brendola si possono individuare alcuni dolci carnevaleschi, varianti locali di frìtołe e ciàcołe (o gróstołi) e le "puttane", impasto fritto di uva passa. Brendola giace sulla Strada dei vini dei Colli Berici, possedendo vigneti riconosciuti DOC per la produzione di Tai Rosso. Eventi Festa di San Rocco Ogni anno, nella prima settimana di marzo, si svolge la festa dedicata a San Rocco. Secondo la tradizione, Brendola fu risparmiata da una pestilenza (probabilmente l'ultima epidemia di peste del Nord Italia del 1743) grazie all'intercessione del Santo e da allora San Rocco è patrono del paese e, come ex voto, si svolge ogni 3 marzo una processione per le vie del centro. Per l'occasione vengono allestite varie mostre e le giostre. Carnevale di San Valentino Dopo alcuni anni di festeggiamenti modesti, dal 1987 proprio nella frazione di San Valentino si organizza un carnevale, la domenica successiva al giorno di San Valentino. La festa si svolge con la consueta sfilata di carri mascherati in partenza dal centro di Brendola, che risalgono il Cerro per giungere alla piazza centrale di San Valentino, dove viene organizzata una degustazione di cibi locali carnevaleschi con l'allestimento di alcuni giochi popolari, come la cuccagna o il classico Indovina il peso del maiale. Dal XX secolo fino al 2009 si è svolto, in segno di unione, il Palio dei 4 Campanili, evento in cui abitanti delle quattro parrocchie di ogni età si sfidavano in giochi medievali, partecipando in abiti trecenteschi. Persone legate a Brendola Santa Maria Bertilla Boscardin (Brendola, 6 ottobre 1888 - Treviso, 20 ottobre 1922), religiosa dorotea proclamata santa nel 1961; Ferruccio Marzari (Brendola, 1894 - Malpensa, 10 agosto 1921), 3 volte medaglia d'argento al valor militare; Benvenuto Volpato (Brendola, 23 aprile 1920 - Torrebelvicino, 12 aprile 1945), partigiano medaglia d'argento al valor militare; Pietro Giacomo Nonis (Fossalta di Portogruaro, 24 aprile 1927 - Vicenza, 15 luglio 2014), vescovo della diocesi di Vicenza dal 1988 al 2003, dal 2004 residente a Villa Veronese a Brendola; Fabio Baldato (Lonigo, 13 giugno 1968), dirigente sportivo ed ex ciclista. Geografia antropica Urbanistica Mentre il centro storico di Brendola corrisponde alla parte urbana compresa tra il Cerro e la Rocca, dal XVII secolo in poi le abitazioni si sono inevitabilmente estese in pianura, dove ora si trova il centro principale. La conformazione del territorio (le cime dei colli e i fiumi) ha fatto sì che i confini amministrativi fossero già definiti dal XIII secolo, a grandi linee gli stessi confini di oggi. Sono state disegnate (e giunte ai giorni nostri) molte mappe di Brendola, la maggior parte delle quali costruite per essere allegate alle domande di utilizzo dei terreni e delle acque presso il "Magistrato dei Beni Inculti" di Venezia. Tra le più significative pervenute, un disegno dell'intero territorio datato 17 aprile 1568 nel quale si distinguono: "Giesia de Brendole", l'attuale chiesa di S. Michele; "Rocca de Brendole", chiamata ora Rocca dei Vescovi; "Locho detto Cavo de Là", ciò che tuttora è il Cao de là (letteralmente, "l'altro capo [della corda]"), la zona opposta a Brendola rispetto alla piana; "S. Vio e la Chosta", riconducibile a "S. Vito e la chiesa"; "Strada de la Ciexa", l'attuale Bocca D'Ascesa (SP12); "Pradi et paludo della Communità di Brendole" e "Locho ditto El Palù" (luogo detto "il Palù"), la parte pianeggiante contornata dai colli dedita alla coltivazione, l'area più bassa è ancora chiamata Palù; "Ponte de Carbonara", oggi "via Carbonara", che conduce dal Cerro a Vo'; "Pradi de ser Zuan Revexe" (Prati del signor Giovanni Revese), adiacenti a ciò che adesso è contrà Revese. In una seconda cartina disegnata il 30 ottobre 1689 appare inoltre "Il Piochio", l'odierna frazione di Pedocchio. Datata 17 maggio 1762 è una delle prime mappe che segnano dei precisi confini tra ciò che competeva a Brendola, a Montebello e Meledo, scritta in italiano e non più in veneto arcaico: si leggono, tra l'altro, "Chiesa della Madóna dei Prà di Brendola" e "Osteria del Piocchio", ancora esistente. Questo illustra come l'urbanistica di Brendola non sia mai stata repentinamente modificata nemmeno in tempi recenti: la presenza di terreni incolti tra il centro urbano di Brendola e la Strada Reggia da Lonigo a Vicenza (SS500) ha permesso uno sviluppo programmato della zona industriale sin dal XIX secolo in una zona strategicamente fortunata. Addirittura, esistono ancora dei settori verso i quali Brendola (ma anche Vo') si sta espandendo: dal 2001 al 2011 il numero di abitazioni è passato da 2.336 a 3.149. Frazioni Lo Statuto di Brendola riconosce lo status di frazione a 4 centri urbani (in ordine di popolazione): Vo', San Valentino, San Vito e Pedocchio. Queste 4 frazioni corrispondono a grandi linee alle 4 parrocchie di Brendola (unendo S. Valentino a Brendola centro), tenendo sotto di sé le varie località di seguito elencate: San Michele Arcangelo (Brendola centro e S. Valentino): Cerro e centro storico, Goia, Muraroni, Scarantello, Valle; Madonna dei Prati (Pedocchio): zona est di Brendola centro, Orna; San Vito: Ca' Vecchie, Arcisi, Ponticelli; Santo Stefano (Vo'): Rondole, Ca' Nova. Vo' Il centro antropico di Vo' ha origini preromane, come testimoniano i (seppur modesti) ritrovamenti paleoveneti rinvenuti nei pressi della località. Vo' però diventa zona importante per la vita dei brendolani con la costruzione del castello: il centro sorge sulla via che collega Brendola alla Regia Strada Vicenza-Lonigo (via realizzata su un lembo di terra leggermente rialzato dove non arrivava la palude), diventando un'area di passaggio, da cui ha origine il nome, prima Vadum e già dal 1208 Vado (diventato poi Vo' in lingua veneta). Il passaggio per "il Vo'" è stato importante proprio perché Vo' è adiacente ai colli che portano alla Brendola storica ma si estende in pianura, lungo i corsi d'acqua: il grano coltivato a Montebello e Meledo, per essere portato al riparo al castello di Brendola, doveva passare per Vo', dove grazie ai vari mulini costruiti era possibile macinarlo direttamente lungo il cammino. Nel corso dei secoli, intorno ai mulini si sono estese le abitazioni dei contadini, stabilitisi al Vo' restando prossimi alla zona agricola di Brendola, estensione urbana progredita unitamente alla messa in sicurezza da alluvioni delle terre circostanti (le prime case del Vo' sono comunque ai piedi dei colli e sul Monte dei Martiri). Sin dalle origini quindi Vo' è concepita come parte integrante del territorio di Brendola; una grande pianta della piana brendolana realizzata tra aprile e maggio del 1691 riporta annotato "Contrà del Vo' sotto Brendola". La piccola comunità di Vo' ha sviluppato lungo il II millennio una devozione verso Santo Stefano martire (è plausibile che il Monte dei Martiri sia per questo così chiamato): lungo le contrade del Vo' si contano 7 capitelli dedicati al santo, eretti in epoche diverse, mentre a lui è intitolata la chiesa della frazione costruita nei primi del '900. Al 2012 Vo' conta circa 1500 abitanti. Economia Sul territorio di Brendola sono presenti più di 800 piccole-medie imprese, la maggior parte delle quali site nelle due zone industriali, addossate all'Autostrada A4. Esistono anche aziende di un certo calibro, come la Ansaldo S.I. S.p.A., diretta anche da Claudio Andrea Gemme, e la Attiva S.p.A., il principale distributore per l'Italia di prodotti Apple. Agricoltura e allevamento. L'intero territorio è dedito alla coltivazione di cereali, ortaggi (e frutta), frumento e foraggi; molto importante è anche la coltivazione di viti e ulivi. L’allevamento è centrato su bovini, suini (antica è la pratica del fare el mas-cio) ed è presente anche l'avicoltura. Artigianato. Al 2001 il 20% delle imprese brendolane operano nell'artigianato. Industria. Brendola ha sviluppato un settore secondario ampio e robusto, con stabilimenti attivi in settori come l'abbigliamento (designer e produttrice di livello nazionale è la Volcar), il legno, l’editoria, la chimica, i materiali da costruzione (importanti produttori sono la CaviNord e la Triveneta Cavi) e gli articoli in plastica (esempio ne è la Fimez s.r.l., produttrice europea di caschi, dichiarata però fallita nel 2007). Altre aziende del territorio operano nella metalmeccanica (in produzione di macchine per l’agricoltura, la silvicoltura e l’ufficio), l'elettronica, l'automobilistica, cantieristica, l'edile, la gioielleria e l'oreficeria, articoli sportivi, giocattoli e giostre, produzione di gas. Servizi. Nel terziario sono attive più imprese di consulenza informatica e di ambito bancario. Per quest'ultimo in particolare, si cita la Cassa Rurale e Artigianale di Brendola, organo tuttora indipendente con alcune filiali in provincia e in regione, aperto per volere dei brendolani stessi unitisi per la fondazione dell'istituto di credito, avvenuta il 21 giugno 1903. Infrastrutture e trasporti Strade Ha inizio a Brendola, allacciandosi alla SS500, la Strada Provinciale 12 Bocca d'Ascesa, che come suggerisce il nome fa risalire da est i Colli Berici giungendo ai loro piedi nel versante sud, a Orgiano; La Strada di Perarolo collega la SP12 alla Strada Provinciale 19 Dorsale dei Berici, importante connessione tra Vicenza e Barbarano Vicentino; Per un breve lembo il territorio di Brendola è attraversato dalla Padana Superiore; La Strada statale 500 di Lonigo è l'asse principale della zona industriale di Brendola, nonché la più trafficata via di comunicazione verso i principali centri; Autostrada A4 Torino - Trieste: il casello intitolato a Montecchio giace sul territorio comunale di Brendola. Ferrovie Tra l'autostrada e la SS500 passa sul territorio comunale la ferrovia Milano-Venezia; Mobilità urbana Brendola è servita da autolinee delle Ferrovie e Tramvie Vicentine. Amministrazione Sport Calcio Il principale sport praticato a Brendola è il calcio, organizzato dal 1950 e dal 1981 iscritta alla FIGC la squadra Brendola Calcio. Il club brendolano non ha mai avuto grandi risultati, arrivando alla Prima Categoria. Nella stagione 2013-2014 milita in Terza Categoria, sotto la presidenza di Giuseppe Visonà. Il Brendola Calcio è affiliato al Calcio Padova. Golf All'altezza di circa 300 m s.l.m., a nord del castello, è presente un'area pianeggiante sulla quale esiste dal 1988 un vasto campo da golf, presieduto dal Golf Club Colli Berici. Il campo, completo di settori cespugliosi e specchi d'acqua, ha una superficie di 58 000 m². Polisportiva Il 4 febbraio 1985 viene fondata a Brendola la A.S.D. Polisportiva Brendola, attiva in 20 discipline (tra cui pallacanestro, pallavolo, tennis e karate), che conta al 2013 circa 500 iscritti ed è affiliata al Comitato Olimpico Nazionale Italiano. Impianti sportivi Nel cuore del centro sono siti tutti i principali impianti sportivi di Brendola, adiacenti gli uni agli altri. Stadio Comunale Il campo delle partite interne del Brendola Calcio, in erba naturale, dotato di una piccola tribuna con 400 posti a sedere. Piattaforma Polifunzionale Tra la sede delle scuole elementari e i campi da calcio, è presente un'area in cui sono presenti più campi validi per diversi sport, tra questi 2 campi da tennis coperti, un campo in sabbia da beach volley e un playground circolare dedicato alla pallacanestro e al futsal. Palazzetto dello Sport Dopo 4 anni di lavori, nel 2012 viene aperto un palazzetto sportivo all'avanguardia, usato principalmente dalla Polisportiva come impianto casalingo degli sport disponibili, dotato di 3.000 posti a sedere. Il palazzetto sostituisce funzionalmente tutte le piccole e vecchie palestre presenti sul territorio. Note Bibliografia Vittoria Rossi, Giuseppe Storato, Mario Dalla Via e Giuseppe Visonà, Uno sguardo su Brendola, Altavilla Vicentina, Publigrafica Editrice, 1993 Renato Cevese, Le ville vicentine, Treviso, Edizioni Canova, 1954 Gaetano Maccà, Storia del territorio vicentino (Brendola), Caldogno, 1813 Bernardo Morsolin, Brendola - Ricordi storici, Edizioni Forni-Burato, 1879 AA.VV., I Colli Berici, natura e civiltà, Verona, Athesis Editrice, 1988 Voci correlate Piovene (famiglia) Colli Berici Storia della vita religiosa a Vicenza Altri progetti Commons contiene immagini o altri file su Brendola Wikivoyage contiene informazioni turistiche su Brendola Collegamenti esterni Sito ufficiale del Comune di Bendola Sito Turistico e culturale della Pro Loco di Brendola Sito della Sala della Comunità a Vò di Brendola Sito Turistico delle Valli Agno e Chiampo Comprensorio dei Colli Berici
Immagine descrittiva - c
Risparmia sul tuo hotel - hotelscombined.it

Cosa vedere